I LINGUAGGI DELL'ARTE: Formalizzazione di una etica del bisogno
Evitiamo un poco di luoghi comuni, l'arte non è democratica mai dal punto di vista dell'artista, non esistono idee espositive libere e democratiche, si può però cominciare a ragionare in termini di reti affettivo simboliche e partecipate, eludendo così i meccanismi clientelari e di rappresentanza fatti di critici, curatori, direttori, mercanti e collezionisti, eludendo quei pochi intimi che seduti a tavolino ragionano per te su cosa è e cosa non è arte.
Superiamo l'idea del valore assoluto di Damien Hirst e Maurizio Cattelan, superiamo il mito di Vincent Van Gogh figlio di un corto circuito finanziario e simbolico, distinguiamo tra valore commerciale e valore artistico affettivo, simbolico e comunitario.
Non tutti lo sanno ma negli Stati Uniti di Obama, artisti senza mediazione alcuna, hanno sottoscritto un appello al Congresso per rivendicare il diritto di essere riconosciuti come parte attiva e integrante del sistema sociosanitario.
L'arte difatti è ricerca di un linguaggio e un linguaggio è utile a scopo terapeutico, educativo e espressivo.
La ricerca e la formalizzazione di un linguaggio consente di elaborare e produrre una estetica del bisogno.
Nuove generazioni di artisti e specialisti di ricerca didattica dell'arte dovranno cominciare a produrre laboratori in grado di formalizzare cognitivamente non solo estetica, ma un etica del bisogno.
Quanto in laboratori artistici e accademici si riflette in Italia sulla capacità delle immagini di creare un dialogo socratico con lo studente e i suoi bisogni o con il malato e la sua malattia?
In un laboratorio di ricerca artistica di un linguaggio non deve esistere gerarchia tra i suoi attori sociali, ma partecipazione e condivisione; il ricercatore didattico dell'arte o l'artista si deve autodeterminare e riconfigurare in un nuovo modello laboratoriale che gli consenta di camminare con il sociale sciogliendo nodi.
Il sistema di un laboratorio di formazione e in-formazione necessita di professionisti in grado di dialogare con testimonianze e speranze, l'artista è quel curatore del laboratorio che entra in dialogo comunitario attraverso il linguaggio dell'arte, forte del fatto che non esistono realtà indipendenti da interpretazioni diverse, niente è vero e oggettivo nei linguaggi dell'arte, questo consente ai linguaggi dell'arte di costituire una fonte di emancipazione, certo è difficile fare comprendere che attraverso l'idea del vero assoluto si determinano possibili dominii e violenze, ma questa è la verità da conquistare e accettare.
Oggettivo è che le immagini attivino sensazioni, emozioni, sentimenti, associazioni mentali, immaginazioni, fantasie, attribuzioni di senso, elaborazioni di senso, interpretazioni e sollecitazioni della creatività, espressioni di sé, apprendimento e orientamento attitudinale, problem solving, riduzione della sofferenza psichica e fisica e regolano anche il tono dell'umore, quello per immagini laboratoriali è un nuovo apprendimento, immediato e imporovviso, il processo diventa prodotto e il prodotto diventa processo simbolico di ricerca di conoscenza.
Per inciso in Finlandia è stata già prevista una formazione specifica per creare un linguaggio comune tra arte e sanità che prevede l'utilizzo dell'arte per risvegliare capacità cognitive e di benessere, l'assunto è che attivare la ricerca di un linguaggio artistico vuole dire incentivare voracità, famelicità e irrazionalità.
L'istruzione artistica cosa è se non una istituzione e una risorsa comune?
Noi la concepiamo come uno schema di autogestione per processi partecipati e democratici, orientarsi è conoscere linguaggi artistici è un patrimonio comune ed il linguaggio artistico è una chiave di accesso della conoscenza, per questo ragioniamo su uno schema di libero accesso, l'accesso è la risposta al decesso, l'accesso
Noi la concepiamo come uno schema di autogestione per processi partecipati e democratici, orientarsi è conoscere linguaggi artistici è un patrimonio comune ed il linguaggio artistico è una chiave di accesso della conoscenza, per questo ragioniamo su uno schema di libero accesso, l'accesso è la risposta al decesso, l'accesso
rende l'istruzione una istituzione del comune.
Istruzione artistica non è solo conoscenza e competenza, limitarsi a questo vuole dire limitarne l'accesso, è nutrimento e addestramento del pensiero, auto istruzione guidata, nessuno studia e pensa per noi e per voi, il buon docente d'arte non pensa per lo studente, lo guida nella definizione nel pensiero e crea linguaggi dopo avere formalizzato un linguaggio, lo studio non si può esercitare per rappresentanza, per fare questo l'ambiente istituzionale va mutato, va mutato per svoltare in una direzione che trasmetta il senso dei segni, quando lo studente pensa e distingue il senso dei segni l'insegnamento cessa di essere autoritario e pubblico e diventa autorevole luogo comune.
L'auto-istruzione come studio dell'essenza dell'istruzione è qualcosa di ancora molto e troppo rara nelle attuali forme di rappresentazione didattica dell'istruzione artistica, servirebbe infatti organizzare e concertare istanze mutate e diverse per il libero accesso al comune, i social network e i social media sono un forte strumento di libero accesso al comune se ben veicolati nella determinazione e l'interazione di un linguaggio artistico, idealmente sono privi di ostacoli finanziari, di dogma e di censura, ovviamente se si lavora per l'autoistruzione e non per il geniale isolamento individuale trascendente e mistico.
Autoistruzione artistica vuole dire lavorare sul simbolico, l'affettivo, il sociale e lo scientifico, non c'è spazio per l'individualità ma per la singolarità del comune.
Non una istruzione aziendale mirata al prodotto, le necessità aziendali oggi sono maggiori in aree linguistiche, comunicative, intellettuali artistico umanistiche, proprio in un momento dove il finanziamento a queste aree si è drammaticamente ridotto, questo spread cognitivo espressivo lo si supera solo con una idea dell'istruzione come istituzione rivolta al comune, guidata da interessi sociali e non aziendali e sindacali, studio, espressione artistica e cultura non necessitano di rappresentanza, questo è il motore costituente della cultura comune.
Istruzione artistica non è solo conoscenza e competenza, limitarsi a questo vuole dire limitarne l'accesso, è nutrimento e addestramento del pensiero, auto istruzione guidata, nessuno studia e pensa per noi e per voi, il buon docente d'arte non pensa per lo studente, lo guida nella definizione nel pensiero e crea linguaggi dopo avere formalizzato un linguaggio, lo studio non si può esercitare per rappresentanza, per fare questo l'ambiente istituzionale va mutato, va mutato per svoltare in una direzione che trasmetta il senso dei segni, quando lo studente pensa e distingue il senso dei segni l'insegnamento cessa di essere autoritario e pubblico e diventa autorevole luogo comune.
L'auto-istruzione come studio dell'essenza dell'istruzione è qualcosa di ancora molto e troppo rara nelle attuali forme di rappresentazione didattica dell'istruzione artistica, servirebbe infatti organizzare e concertare istanze mutate e diverse per il libero accesso al comune, i social network e i social media sono un forte strumento di libero accesso al comune se ben veicolati nella determinazione e l'interazione di un linguaggio artistico, idealmente sono privi di ostacoli finanziari, di dogma e di censura, ovviamente se si lavora per l'autoistruzione e non per il geniale isolamento individuale trascendente e mistico.
Autoistruzione artistica vuole dire lavorare sul simbolico, l'affettivo, il sociale e lo scientifico, non c'è spazio per l'individualità ma per la singolarità del comune.
Non una istruzione aziendale mirata al prodotto, le necessità aziendali oggi sono maggiori in aree linguistiche, comunicative, intellettuali artistico umanistiche, proprio in un momento dove il finanziamento a queste aree si è drammaticamente ridotto, questo spread cognitivo espressivo lo si supera solo con una idea dell'istruzione come istituzione rivolta al comune, guidata da interessi sociali e non aziendali e sindacali, studio, espressione artistica e cultura non necessitano di rappresentanza, questo è il motore costituente della cultura comune.