sabato 30 novembre 2013

Quando la politica s'interessa di arte e territorio: Enrico Lobina.

Benvenuti a Cagliari
Benvenuti a Nootempo Sardinia Kombo Live Set – primo appuntamento della Sardinia indie factory

Cagliari è Sardegna – voi siete Sardegna – cagliari è vostra – prendetela, amatela, cambiatela

Abbiamo bisogno di musica indipendente? Abbiamo bisogno di autoproduzione?

Cosa vogliamo per la Sardegna? Vogliamo Marco Carta, vogliamo Valerio Scanu?

O vogliamo Bentesoi, Quilo SaRazza, Gangalistics, Mustayonis Project?

Oggi è sul palco la scena artistica indipendente sarda. Il primo Party della Factory sarda.

Ed io sono qua con Tavor Mobile, la Tavor Mobile project, il progetto del duo artistico Ardau- di Caterino

Cosa fanno Barbara Ardau e Mimmo di Caterino? forti dell’esperienza del Rockbus Museum (Museum of Contemporary Public & Social Art), il museo di arte e lotta di Campo Pisano, a Iglesias, dei lavoratori della Rockwool,
Barbara e Mimmo propongono un ciclo di sei mostre bimestrali nell’abitacolo della propria automobile, dunque quotidianamente itineranti.

Loro mi hanno portato dentro il mondo dell’arte, delle gallerie, ,di Flash Art, del rapporto malato tra artista e gallerista, tra artista e mercato.

Siamo passati per la ex-Q di Sassari, ed oggi siamo qua a parlare di musica indipendente, di autoproduzione, di libertà

Cos’hanno in comune? Cosa abbiamo in comune?

Abbiamo la voglia di praticare un sistema in cui gli artisti, in una rete di relazioni tra artisti, decide autonomamente cosa fare del proprio lavoro e del proprio prodotto. Come e se spenderlo, come e se divulgarlo, come e se commercializzarlo.

L’autoproduzione è questo, ed è lo stesso che si fa qua, ora

Ed è lo stesso che si fa, anche in Sardegna, in altre realtà

Vogliamo rafforzare le potenzialità sociali contro la chiusura individualistica, vogliamo scambiare liberamente senza specularci, vogliamo dare una vita ed un futuro agli artisti, e a tutti gli esseri umani, per avere noi una vita

Perché un politico? Perché un politico qua?

Domani, a pochi metri da qua, chiederemo a gran voce che si dia seguito ai risultati di un referendum. Che dice una cosa semplice: l’acqua non può essere date a singoli che la usino per scopi personali.
Abbiamo vinto, ma non abbiamo vinto. Perché c’è la politica in mezzo. C’è sempre la politica in mezzo.

Non facciamoci ingannare: l’anti-politica è contro il popolo e gli interessi popolari. L’unico modo attraverso il quale le lavoratrici, i lavoratori, le pensionate, i pensionati, i disoccupati, gli studenti, possono migliorare collettivamente la loro condizione di vita è la politica.
Se non vi è politica, vince l’economia, l’economia neoliberista, una nuova religione, e nell’economia liberista è il più debole che perde sempre.
E non facciamoci ingannare dai titoli di giornale o dai telegiornali. Non esistono governi tecnici, e questo governo, il governo Monti, è tutto politico: ha il preciso compito di attuare, e lo sta facendo, la terribile lettera della Banca Centrale Europea (BCE) del luglio 2011.

E cosa significa tutto questo nella colonia Sardegna? Significa umiliazioni e povertà, con alcuni nostri conterranei, servi dei servi, che per essere ricchi e soddisfare le proprie perversioni opprimono un popolo

Un politico qua serve a dire questo, e a dirvi: capiamo qual è il quartier generale, e bombardiamolo. Con tutta la nostra forza, sacrificio, con tutte le nostre idee. Per costruirne uno nuovo, basato sulle idee di Barbara Ardau, di Mimmo Di Caterino e degli artisti liberi, autoprodotti e autodeterminati

W L’AUTOPRODUZIONE, W LA TAVOR MOBILE, W LA FRATELLANZA TRA GLI ARTISTI E TUTTI NOI. BUONA SERATA


Enrico Lobina

domenica 24 novembre 2013

Woodns

sabato 23 novembre 2013

Marco Lavagetto? Un artista da rimuovere!

Ricapitoliamo un poco di Storia dell'arte contemporanea, di quella scomoda, di quella omessa dai media specializzati e dagli addetti ai lavori.

Nel 2001, attraverso la rubrica "Lettere al Direttore", un finto Oliviero Toscani, attraverso email finte (oggi si direbbe profili fake), dopo una intensa e carica corrispondenza con Giancarlo Politi, il Direttore di Flash Art, la rivista d'arte contemporanea più credibile e attendibile d'Europa, riesce a farsi invitare come curatore alla Biennale di Tirana.

Il fake Oliviero Toscani per l'occasione creò a tavolini quattro sottofake, comprese di produzione e percorso artistico, profili creati attraverso la ricampionatura di materiale accessibile e disponibile su un web che all'epoca era ancora una terra di frontiera da esplorare (era il tempo dove il cyberattivismo passava per Indymedia e non via facebook per intenderci), scrisse il finto Toscani anche un testo critico sostenendone il lavoro dal punto di vista teorico, sociale e culturale.

I quattro artisti erano la nigeriana Bola Ecua (che attraverso il suo lavoro denunciava le brutture e le nefandezze politiche, economiche e culturali della sua terra); l'arabo Hamid Picardo (portavoce di Osama Bin Laden nel sistema dell'arte contemporanea); l'italiano Carmelo Gavotta edicolante di Cuneo e lo slavo pedofilo Dimitry Bioy.

i quattro artisti taroccati sono stati esposti regolarmente alla Biennale di Tirana, lo stesso catalogo della Biennale e i relativi gadget e manifesti sono stati progettati e ideati dal finto Oliviero Toscani, scaricando qui e li materiale sottoculturale liberamente prelevato dal web e elevato a forma d'arte attraverso il nome e la monografia degli artisti creati a tavolino dal finto curatore e fotografo.

La truffa è stata smascherata dopo l'inaugurazione della mostra, quando Politi pensa bene d'invitare il vero Toscani, inviandogli il catalogo dell'evento, il vero Toscani ignaro di tutto querelò il finto Toscani e lo stesso politi; Kostaby invoco l'intervento della C.I.A. e del F.B.I. e la notizia fece rapidamente il giro del globo.

Dopo diverse ricerche, il responsabile della beffa venne individuato, si trattava dell'artista Marco Lavagetto.

Non so come sia andato il procedimento penale Toscani-Lavagetto, quello che so è che i finti artisti creati da Lavagetto nel mio immaginario artistico e collettivo hanno continuato a vivere, anche se Lavagetto uno l'ha fatto morire ed è Dimitri Bioy.

Lavagetto è a conoscenza della stima che nutro nei suoi confronti, pochi artisti sanno navigare controcorrente con la forza e il coraggio di raccontare con il loro lavoro la pochezza di contenuti di questo sistema dell'arte globalizzato, per questo mi ha consentito di acquisire frammenti di quel lavoro e di quella ricerca-indagine sui limiti del sistema dell'arte, ovviamente entusiasta lavoro nel quotidiano per divulgare un lavoro e una ricerca scomoda, che tutti sembrano avere dimenticato, al punto che scopro che qualcuno tra i miei contatti che non conosce (o conosce troppo bene) la storia di Marco Lavagetto, ha pensato bene di segnalare una fotografia dove mostro il lavoro di Dimitri Bioy, tutto giusto, sacro e legittimo, l'arte può offendere sensibilità e coscienze e non sempre elevarle, ma con tutto quello che accade nel sistema dell'arte (spesso a carico del contribuente o di chi vorrebbe ma non può) possibile che tredici anni dopo avere mostrato il futuro ed essere arrivato a rivelare il presente, il lavoro di Marco Lavagetto, privo della giusta protezione (che come Oliviero Toscani aveva trovato), susciti ancora così tanta indignazione? Quanta ipocrisia diffusa c'è tra gli addetti ai lavori dell'arte contemporanea?




Domenico “Mimmo” Di Caterino:
Marco, il tuo nome è naturalmente associato all'operazione "di adescamento" che ti vedeva coinvolto nell'operazione dell'organizzazione della prima Biennale di Tirana organizzata da Flash Art e Giancarlo Politi nel 2001, curata di fatto da te o meglio da un finto Oliviero Toscani che poi si è scoperto essere te, come è nata questa operazione è stata progettata?
Marco Lavagetto: Un anno fa preparai un testo sulla storia di Tirana per il mio catalogo. Le interviste non mi piacciono, mi ricorda sempre quell'intervista su Rolling Stone mai pubblicata per paura di querele. Ma sulla vicenda della Biennale di Tirana, il primo giornale che ne parlò fu “Amica”. Andato in Marocco per rivedere un amico, conobbi Michele Ciavarella, caporedattore della rivista citata e ne rimase affascinato a tal punto che pubblicò quella notizia in anteprima, nei primi di ottobre. Poi, “Carta” di Pablo Echaurren, “L'Espresso”, Arte di Mondadori, una rivista coreana e altre riviste d'arte.

Mimmo: 
Il tuo primo contatto tra te e Politi è stato a firma Oliviero Toscani?

Marco Lavagetto: 
Prima dell’operazione su Tirana, spedii a Politi un messaggio firmandomi Marta Bellano. Ci cascò e ci fu un momento che progettai il look della mia ennesima personalità, parrucca, pelliccia e collane incluse, per presentarmi lì, in Via Farini.

Domenico “Mimmo”Di Caterino:
Certo, che della tua operazione artistica se ne sia parlato moltissimo e che abbia fatto il giro del mondo è un fatto, a dirla tutto io penso che sia stata l'operazione artistica più importante di questo secolo, ha il merito di avere evidenziato tutte le degenerazioni di un sistema che antepone il prodotto sotto forma di provocazione al processo, dobbiamo però anche ragionare sul perché tale azione sia stata anche omessa e dimenticata in tempo reale, perché? Come te lo spieghi, o meglio come lo spieghiamo a chi cerca di comprendere i motivi della tua omissione attraverso questa intervista?

Marco Lavagetto: Ci sono cose riguardanti la biennale albanese che erano fantasmi e adesso risorgono: il sito pirata Tiranax cancellato; il libro non disponibile, "il Complotto di Tirana", edizioni DeriveApprodi con un prezzo assurdo (150 euro); il testo in inglese pubblicato sul sito e-flux firmato da un improbabile Francesco Bon amì. Per non dimenticare il Politi che, lapidario, mi chiuse la porta in faccia, definendomi il "becchino dell'arte"…, ma questa definizione è perfetta! Io sono stato il becchino che ha introdotto violentemente, il nuovo millennio costruendo una bara virtuale dell'arte contemporanea…
Mimmo:
Nel dicembre del duemila, spedisti un'e-mail a Giancarlo Politi, presentandoti come Oliviero Toscani. Intuivi che stavi tramando la prima opera d'arte criminale del nuovo millennio?
ML:
Quando inizi un'opera senza un progetto, ti senti libero di esprimerti senza pensare alle conseguenze e da un piccolo movimento delle ali di una farfalla, si crea un terremoto: funziona sempre così, anche nell'arte. Si era entrati in una nuova epoca piena di foschi presagi e meditando sulla sporcizia che c'era in giro, scelsi di mettermi in gioco usando internet. Volevo farmi sentire senza farmi vedere e sfruttai la clandestinità, che si adattava alla mia mente camaloentica, costruendo, giorno per giorno, passaggi tra il mondo reale al mondo della finzione. Usai tutte le mie piccole conoscenze per bollire a fuoco lento l'arte contemporanea, governata da critici deficienti con artisti noiosi e strapagati. Se avessi esposto un quadretto del Lavagetto in una galleria a New York e se una collezionista me lo avesse comprato, non mi avrebbe dato quella soddisfazione che provai. Sapevo già che, prima o poi, sarei stato scoperto: l'arte senza rischio è priva di tensione. Questa è stata la prima operazione chirurgica-artistica che mi ha fatto capire quanto sia debole il sistema immunitario dell'arte. Se fossi nato nel Mondo Duplex, sarei già diventato famoso! In quel mondo cubico si può fare di tutto e i vigili ti fanno la multa perché non hai sporcato un muro, cose che sulla terra non si possono fare. Per tornare al nocciolo della questione, conoscevo Politi solo dalle sue lettere irritanti pubblicate sul suo giornale, un uomo che poteva accettare la sfida senza abbassare la guardia. Tornando alla questione del battito d'ali di una farfalla, la cosa che mi fece premere il grilletto, fu la classica hit parade dei cento artisti su Flash Art pubblicata nel 1999: io ero l'ultimo della lista ed il penultimo era Oliviero Toscani. Così, colsi l'attimo fuggente e cambiai identità usando un nome famoso e conosciuto solo per le sue continue provocazioni. Con quello specchietto per le allodole ero sicuro che potevo manovrare di nascosto il settore debole dell'arte “per vedere l'effetto che fa”, come cantava il cinico Jannacci. Poi fu fondamentale l'ingenuità e, perché no, la ignorante resistenza del Politi che contribuì in toto a costruire un'opera senza dimensioni e incatalogabile.
Mimmo:
Ma Politi non ha mai avuto un sospetto, un minimo dubbio, che stava scrivendo a Oliviero Toscani?
ML:
Giancarlo era sicurissimo che, tutti i santi giorni, scriveva al “vero” Toscani. Nell'arte c'è sempre qualcuno che accetta il ruolo della vittima per aumentare il valore aggiunto... Politi ha partecipato casualmente ed io volontariamente. Lui si era immedesimato a tal punto che battezzò, i Fantastici quattro artisti di Toscani, sul suo giornalaccio con un titolo grottesco, “Saranno famosi".
Mimmo:
In nove mesi sei riuscito a partorire con facilità e con giubilo, le tue mostruose creature. Lo avevi già fatto in passato?
ML:
Nei primi anni Ottanta, avevo ideato un'Enciclopedia illustrata delle arti normali (Eian) con nomi di artisti fittizi, ma non potei pubblicarla perché non avevo i soldi e non avevo il permesso di usare immagini tratte da un libro per ragazzi. Per farti un esempio, usai il nome di Achille Bonito Oliva, storpiandolo come Avion Bolito spa. Usavo sempre pseudonimi: Aldo Samuele, Toni Kupì, Oreste Vitale, Santo Colella, Lorenzo Quadro, Tito Mussoni e mi fermo qua per non annoiarti. Non trascurando che pubblicai nel 1984 su Panda's Over, un articolo Sulle false arti con artisti inesistenti. In quel tempo, non conoscevo Borges ma sarà stato il suo meme potente che si era già infilato nella mia mente. Arrivando al 2001, anno importante per cambiamenti storici, mi resi conto che avevo in mano una bomba, come quella scatoletta di cartone ticchettante che esposi nella Galleria Kaiman per il G8 nel 2001 di Genova. Avevo un ordigno mediatico pronto per esplodere in faccia a quelli che guardavano solo programmi infarciti di commozioni pilotate, politicanti sempre in tv, con Vittorio Sgarbi onnipresente e gli opinionisti di bella presenza per dare un messaggio (?). Anche Sgarbi ne parlò su Il Giornale, citando la brutta figura che fece Giancarlo Politi, “invitando artisti inesistenti proposti da un finto Oliviero Toscani”. In quel momento, pregno di significanti e significati, avevo solo voglia di farmi una bella cagata in santa pace. E io la feci! una cagata assoluta, una situazione che coinvolse tante persone – giornalisti, critici d'arte, avvocati, puttane, clandestini e carabinieri – ribaltando completamente il concetto dell'arte. Vomitai quattro biechi personaggi votati all'attualità del secondo millennio quali il terrorismo, la pedofilia, la pornografia, il voyerismo, la guerra, la violenza e la religione.
Mimmo:
Ho letto il libro autoprodotto Il Complotto di Tirana e ho notato che, in alcuni punti, mancano i nomi e le corrispondenze sono state cancellate. A mio parere, sembra un “opera collettiva”. Come hai fatto a spedire quelle opere da Marrakesh, Gainsville, Lagos e da Moiola?
ML:
Sicuramente! Avevo un team di collaboratori e amici che contribuirono in ombra a celebrare questa opera barbarica. Ora non me la sento di fare nomi perché non mi va di essere di nuovo querelato. Se vai su Wikipedia e cerchi “Il Complotto di Tirana”, trovi anche il mio nome. Un anno fa, su quella pagina, sembrava una operazione senza appartenenza e senza esiti. Adesso qualcuno – un ignoto wikipediano – ha avuto il coraggio di citarmi. Non so chi sia e non voglio saperlo.
Mimmo:
C'è stato qualche momento in cui ti sei sentito di mollare il colpo?
ML:
Se abortivo, non sarebbe mai nata questa creatura. Io ero il dottore e decisi di continuare fino alla fine. L’arte, se si può chiamare arte, continua a sopravvivere grazie agli imbecilli che c'hanno creduto, come Giancarlo. Il Politi giudicò “immagini estremamente interessanti, a detta anche di altre persone esperte, opere straordinarie, richieste da altri galleristi”... Sì, persone esperte dei catarri nel mondo opaco dell’arte contemporanea.
Mimmo:
Esistono ancora i tuoi artisti?
ML:
Sì, ma non sempre. Vorrei aprire uno spazio per la Biennale di Bolzaneto. Se fosse vivo Vitelli, lo inviterei a suonare il suo violoncello presentando, musicalmente, i miei e i suoi cospiratori artisti.
MIMMO:
Per te cosa significa l'identità e come ti rapporti, concettualmente, con un'opera d'arte?
ML:
Per fare un esempio paradossale, Isidore Ducasse - che era stato uno dei primi situazionisti – scriveva: ”Scavare una fossa, spesso, sorpassa le forze della natura ”. E la performance di Bola Ecua, Funeral in Chinguetti, ne è stata la prova.
MIMMO:
Su cosa stai lavorando adesso?

ML:
I miei ultimi lavori, sono basati sugli incidenti funebri ma vorrei anche citare una frase esponenziale del Quaderno verde di Jusep Torres Campalans, perfetta per l'epilogo: “Mutare sempre la verità in menzogna perché non cessi di essere verità”. Concludendo, dovrei per forza “creare pietre”- come mi ha consigliato l'artista sopra citato - per lanciarle sulle vetrine illuminate delle gallerie d'arte, istigando sempre a delinquere.

Marco Lavagetto in galleria con un suo collaboratore.

mercoledì 20 novembre 2013

Complimenti a pagamento | P-Ars 2013

COMPLIMENTI A PAGAMENTO
Andrea P-Ars Roccioletti & Enrico Miceli, 2013.

Il campo di gioco di questa performance è il social network Facebook.
L’idea iniziale prende forma da un post di Enrico Miceli:
“Ma se vi faccio un complimento al giorno me le date 50 euro a settimana?”
Dunque la performance pone in essere questa richiesta paradossale:
essere pagati per fare complimenti.
Vuole portare l’attenzione sul concetto di “apprezzamento” sul social network FB.
Sulla presenza di un pulsante “like”, ma sull’assenza del suo contrario.
Dunque sul fatto che il non-apprezzamento si converta in silenzio.
Inoltre, pone di fronte allo spettatore della performance la questione:
i complimenti/apprezzamenti possono essere disinteressati oppure interessati;
materia di scambio, oppure dono. Pagati, più o meno nascostamente.
Inoltre, allo spettatore viene palesato un apprezzamento da valutare:
per la verità contenuta, soggettiva oppure oggettiva,
e se sminuita o meno dal fatto che viene espressa dietro ad un compenso.
Come si dimostrava apprezzamento nell’era pre-facebook?
I meccanismi più o meno inconsci di “scambio” del passato
sono stati travasati anche in questa realtà? Con quali modalità?
Oppure ve ne sono di totalmente inediti?

Complimenti a pagamento - le fotografie dei post

ALFONSO SIRACUSA: LaLocomotiva Magazine | MILANOBlogdedicato agli a...

ALFONSO SIRACUSA:
LaLocomotiva Magazine | MILANOBlogdedicato agli a...
: La Locomotiva Magazine | MILANO Blog dedicato agli artisti impegnati in un'arte di denuncia e critica sociale. Alfonso Siracu...

martedì 19 novembre 2013

Introduzione ad "Oltre il sistema dell'arte", quando e se uscirà, di Iskra Iskra.

"Domenico Mimmo di Caterino è quell’artista ed intellettuale che ha precisato un fatto.
Il fatto è che negli anni ottanta dipingessero centinaia e migliaia di artisti e non solo le tre c: Cucchi, Clemente, Chia.
Vanno aggiunti Paladino e forse De Maria.
La transavanguardia della mia giovinezza, a cui abdico.
La teoria dell’importante critico Achille Bonito Oliva lui precisa non volesse dire pittura espressionista ne solo pittura.
Una giustizia non è stata resa e sono stato ossequioso ma per Bonito Oliva la pittura con la citazione era ready made, preso fatto.
Un dimenticare a memoria.
Io penso al concetto Junghiano di “criptomnesia”lo stesso Nietsche in così parlò Zaratustra scrive: Scendemmo in un isola infestata da conigli.
Erano le stesse parole di un romanzo popolare.
Quindi il grande Nietsche mise sulla sua pagina spesso breve aforismatica quelle parole che aveva letto in precedenza.
L’artista senza saperlo è un ladro.
La memoria ed il nascondimento.
Cosa ha detto Roland Barthes sul testo sull’entrarvi dentro ci ha fatto vedere in modo diverso quelli che in letteratura chiamiamo classici.
Un esempio l’uso che i cosiddetti operaisti fanno di Marx, entrando nei suoi testi in modo incredibile dal dentro di questi importanti concetti di Marx e riattivandoli non trattando mai Marx come cane morto ridotto a classico mummificato.
Bonito Oliva è andato a scuola di Roland Barthes? 
No a suo modo la transavanguardia è una teoria tutta sua.
Il manierismo estremizzato e spinto alla fine di una visione ottimistico progressiva dovrebbe incontrare il concetto hard di Fukuyama di fine della storia.
Bonito Oliva ha detto altro vuole che al concetto di invenzione venga sostituito il concetto di citazione e che l’artista in qualche modo impotente ed incapace di trasformare il reale che non gli piace si rifugi nel passato e lo riprogetti.
L’artista Pontormo manierista che annota cosa mangia e non esce di casa, un arte apolitica che non ci piace che segnò il riflusso ideologico prodotto dalle persecuzioni ed arresti da parte dello stato.
Gli operaisti sono in disaccordo con altre parole la fine della storia ed il post moderno sono uno stato d’animo di chi è soggetto al concetto primaditutto psichiatrico del dejavù, falso riconoscimento malattia che porta a credere di aver già vissuto un momento o aver già incontrato qualcuno, ripeto falso riconoscimento dejavù, che per squisitezza filosofica riporto con le parole di Paolo Virno la realtà si scinde in realtà ricordata e realtà percepita la realtà ricordata ha il sopravvento sulla realtà percepità, cosa ricordiamo il nostro falso riconoscimento è nel linguaggio unica dimensione che non sapremmo situare in un prima preciso e che ci trascende.
Il grande filosofo del linguaggio fa l’esempio dei soggetti affetti da questa patologia e delle disfunzioni proprie della patologia.
In rete trovate a nome di Virno la lezione che io ho maltrattato.
La mania di riferimento altro concetto psichiatrico che vorremmo che Virno trattasse sempre in rete dove c’è un accesso più diretto e pubblico.
Bonito Oliva su questo piano va portato.
Vogliamo la rivoluzione in questo paese vogliamo Marx sulle nostre bandiere e non la madonna come misero quelli di Solidarnosch.
La classe lavoratrice che è sistematicamente sfruttata, chi lotta e lavora fa la storia ed è erede della filosofia e diventa protagonista.
Bisogna scendere in strada accanto alle masse che lottano allora anche Pontormo esce di casa".

Introduzione ad "Oltre il sistema dell'arte", quando e se uscirà, di Iskra Iskra.

Mimmo Di Caterino vs Bonito Oliva

lunedì 18 novembre 2013

Luigi Ruggero Malagnini per la Tavor Art Mobil.

Tavor Art Mobil n.14

Gennaio – Giugno 15: Inverno – Primavera – Estate.

 “Lo smalto urlante” di Carlo Sain, Angelo Barile, Luciano Perrotta, Luigi Ruggero Malagnini, Michele Mereu e Chiara Schirru,  Jimmy Rivoltella, Pasquale Di Caterino.




giovedì 14 novembre 2013

Loredana Salzano per la Tavor Art Mobil.


Tavor Art Mobil nr.13

7 Settembre –  31 Dicembre 2014: Autunno – inverno al vento.

Pablo Echaurren (Premio ricerca pittorica Tavor Art Mobil 012)
Feat  Claudio Parentela, Antonello Roggio, Cirillo Salvatore, Mario Pugliese, Mario Di Giulio, Giacomo Bresciani, Antonio Conte, Loredana Salzano e Ugo Giletta



domenica 10 novembre 2013

Ivano Marchionne per la Tavor Art Mobil.


Giugno 15 – Gennaio 16: Estate – Autunno – Inverno.

“Existential Travels” di Lucilla Esce, Priamo Pinna, Ivano Marchionne, Michele Mariano e Paolo Cervino


giovedì 7 novembre 2013

Quando si dice la buona reputazione d'artista...

Il problema principale rimane il fatto che non si può parlare di memoria, d'arte e di lotta, quando proprio con la storia del Rockbus Museum si tradisce la memoria stessa, omettendo sia una parte importante della storia sia la mission con cui, noi, avevamo ideato (dal nome a tutto il resto) il Rockbus Museum.

Per la cronaca
Nel 2010 i cassaintegrati ex Rockwool contattano Eleonora Di Marino per chiedere supporto alla lotta. Erano pochi ed invisibili, la maggior parte degli operai non partecipava neppure alle manifestazioni ed al presidio, quindi decidemmo di organizzare una serie di performance ideate dagli artisti del collettivo, nel ponte, a Roma ed a Milano. Nell'estate ideammo anche un festival, Festivalrock(wool), insieme agli operai ed il Baccanale Sulcis Concerti. La vertenza, grazie a queste sinergie ottenne finalmente la giusta visibilità sia nel territorio che sui media nazionali. Dopo l'estate Salvatore Corriga riesce ad ottenere un autobus, da li ci è venuta l'idea (a noi, solo a noi ) di trasformarlo in una sorta di museo, che chiamammo appunto RockBus Museum (come risulta anche dal diario del Rockbus sull'Isola dei Cassaintegrati...Maggio 2011 http://www.isoladeicassintegrati.com/2011/05/26/diario-dal-rockbus-un-museo-della-lotta/). Iniziammo a realizzare la scritta ed a progettare il concept: il RockBus avrebbe ospitato artisti provenienti sia dal territorio che dal panorama artistico nazionale ed internazionale, la condizione era quella che avrebbero dovuto creare esclusivamente opere inerenti alla vertenza non solo Rockwool ma di tutto il Sulcis, progettando anche forme di lotta; inoltre alcuni si stavano attivando per migliorarne il confort, dotarlo di autonomia energetica (pannelli fotovoltaici) e di rimetterlo in moto per fare dei tour (d'arte e di lotta). Solo allora entrò in campo il Mimmo Di Caterino, che non era coinvolto attivamente nel progetto tanto meno nell'ideazione, arrivando a cose fatte. Propose, con il patto che fosse a breve termine, di aprirlo alla scena underground. Ci sembrava una buona idea, e collaborammo insieme nei primi tre eventi. Giusto il tempo, per il Di Caterino, di seminare una serie di menzogne tra i cassaintegrati, tra cui il fatto che la nostra fosse una galleria privata, e non un collettivo dedito al non profit estremo, facendo credere loro che sfruttassimo la causa solo per avere visibilità, quando era palese il contrario: come detto all'inizio furono i lavoratori stessi a contattarci proprio perchè la GFG godeva, e gode, di una propria visibilità nel territorio e nel panorama artistico nazionale. Nel manifestare il nostro disappunto e lo stupore nel vedere alcuni degli amici cassaintegrati dargli pienamente credito, decidemmo di lasciare perdere, anche per evitare che si creassero due fazioni tra di loro (non erano pochi quelli che ci scrivevano o venivano a Normann a chiederci di rientrare in gioco): per noi la loro vertenza era più importante delle nostre ragioni e della proprietà intellettuale dell'opera. Ma neppure il tempo di pensarci su che il Di Caterino fa piovere un piccolo esercito di artisti che invece di coinvolgere artisti ed operai in un'opera comune, copre e ricopre l'autobus quasi a voler compiere un gesto vandalico nei nostri confronti. Federico Carta viene persino invitato a dipingere sopra la nostra scritta, rimasta miracolosamente intatta per richiesta di alcuni lavoratori. Scritta che ci piacerebbe veder almeno rimossa, in quanto è pratica di questi sciacalli ometterne persino l’autore (Eleonora Di Marino). Oltretutto è l'unica cosa non andata in malora nonostante le intemperie, dal momento che è stata pensata per resistere anche all'abbandono, a cui è stato lasciato il Rockbus durante tutto questo tempo, impegnato come era Di Caterino a cercare di affermarsi nel sottobosco culturale isolano. L'interno dell'autobus ha ospitato ogni sorta di opere, con rarissimi casi di attinenza alla vicenda. Pura e semplice testimonianza di un passaggio, richiamando pietà invece di riscossa. Tanto è vero che i cassaintegrati per ricevere risposte serie, avrebbero abbandonato le azioni artistiche per ritornare alla forma più antica di lotta: quella di chiudersi dentro l'ingresso della miniera di Monteponi. Ad oggi il valore artistico del Rockbus è pressoché nullo e quello storico è fondato su un falsare la storia, e non solo quella dell'arte. Sarebbe più dignitoso anche per loro lasciarlo in qualche deposito ad invecchiare, piuttosto che correre il rischio che la sua vera storia risalti fuori ogni volta che tenti di rinascere dalle sue ceneri. Oggi per fortuna almeno loro sono tutti al lavoro, riconquistandosi di fatto una dignità: noi non staremo a guardare il compiersi di un'ennesima ingiustizia nel territorio in cui di ingiustizie ne sono state compiute tante, e non solo a danno degli operai, ma anche a chi come noi dedica ogni sua energia alla rinascita.




Artisti visivi per il Rockbus Museum:

Bob Marongiu - Mauro Rizzo - Alberto Balletti - Alberto Spada - Simone Lecca - Federico Carta - Stefano Melis - Valeria Tola - Peppe Esposito - Donato Arcella - Michele Mereu - Chiara Schirru - Stay on fango - Francesco Cogoni-  Alessio Zara - Davide Carcanella - Barbara D'Annunzio - Movimento Oscurantista - Roberto Follesa - Roberto Serra - Nama- Antonio Enas - Robberto - Matteo Sanna - Alessandra Cherchi - Bravopie - Barbara Ardau e Mimmo Di Caterino - Fema - Lineadarte officina creativa - Antonello Roggio.

Pino Pinelli-Marco Tirelli-Agostino Bonalumi





Primo viaggio ad Iglesias per incontrare gli ex operai Rockwool in presidio permanente: http://youtu.be/7mqF2XXpE74

Festival Rock-Wool: http://youtu.be/3_E-BLud6G4 

Rockwool e la Galleria Giuseppe Frau: http://youtu.be/tVTYshXjqYg

Ex operai Rockwool e la riforma Gelmini: http://youtu.be/KKlg71HkSCc

Tore Corriga illustra il progetto Rockbus; http://youtu.be/ovg59QvbRHg

Joe Perrino al Rockbus Museum http://youtu.be/HUBz0ry4y0s

Alberto Balletti al Rockbus Museum: http://youtu.be/tmiwmVms0t8

Alberto Sanna al Rockbus Museum: http://youtu.be/5sFH4AlEMuE

Quilo al Rockbus Museum: http://youtu.be/FDAanp5w2d4

I Balentia al Rockbus Museum: http://youtu.be/tgOlfpAFsoY

Giuliana Sgrena al Rockbus Museum: http://youtu.be/-ICA-pPXVAI

Marco Fadda al Rockbus: http://youtu.be/WqKGBot5Mu8

Flavio Soriga ed i Ratapignata al Rockbus http://youtu.be/_bCQyJOeuq0

Dr.Drer e Crc posse al Rockbus Museum: http://youtu.be/1-qV6DFWnug

Il Rockbus a Marina café noir: http://youtu.be/xtifdRfOwqI

Gli ex operai Rockwool alla festa dell'Unità: http://youtu.be/Iii1cfyTiA0

Dr.Drer e Crc Posse con gli ex operai Rockwool alla festa dell'Unità di Cagliari http://youtu.be/9ze7eanSPdk

Ex operai Rockwool occupano la miniera http://youtu.be/iewNCGVnPws
Marcia a sostegno degli ex lavoratori Rockwool nella miniera occupata: http://youtu.be/Chn_dyiQpfQ


Sulcis Iglesiente in rivolta a Cagliari:

Sulcis: Rabbia e rivolta. Miniera occupata un anno dopo

Ferrero incontra gli ex operai Rockwool:

Quilo Sa Razza, Sbarre:

Claudia Aru - Il blues della Rockwool

Concerto di Natale a Villa Marina occupata:

A.Sanna, F.Bachis e Dr.Drer- "La luce delle sei":

mercoledì 6 novembre 2013

A proposito del "tarocco" Luca Rossi...


Luca Rossi
Le opere sono circondate da un "non detto"...o al massimo da "mi piace". "interessante", "funziona". Incapacità o disinteresse? Capita lo stesso per le altre "opere" che incontriamo nella quotidianità?
  • Domenico Mimmo Di Caterino Troppo banale....


    • Domenico Mimmo Di Caterino quasi b-anale:)


    • Luca Rossi: 
      banale ma non sai rispondere, il torno subito di cattelan va superato
    •  Appunto, quando è cambierai marcia? Troppo retrò...


    •  La cosa che trovo più pornografica è la tua pochezza iconica, non esiste un reale vissuto emotivo e simbolico nell'operazione Luca Rossi e questo ti e vi condanna al fallimento o al confine nella riserva di Artribune funzionale a Artribune se questa è una rivoluzione...


    • Luca Rossi:
       Sei nell'ottica sbagliata. Non ci interessa la vittoria alla Cattelan, che comunque anche tu hai in testa. Quindi ben venga il fallimento, rispetto alle solite dinamiche. Questa concezione in cui tutti vogliono essere Cattelan (anche tu eccome!) ci condanna a reiterare Cattelan all'infinito. Ogni cosa che esce dalla mediocrità viene subito ricacciata indietro, perché se tutto è mediocre anche io sono al sicuri. Questa impostazione non ci interessa.
    •  Sei banalmente simpatico, perdonami quale sarebbe la tua impostazione? Forse mi sbaglio ma sembri non Cattelan, ma un altro Cattelan sotto forma d'intelligenza collettiva, altrimenti è inspiegabile il tuo presenzialismo da commentatore addetto ai lavori che rincorre la notizia targata Artribune, sei evidentemente funzionale alla logica dell'idiozia dello spettacolo come business ed è questa l'impostazione che non interessa, insegui il finto fallimento che ti faccia celebre per la nicchia, come bene sai si chiama sistema dell'arte contemporanea.


    •  Ciao mi chiamo Luca Rossi, non voglio essere Maurizio Cattelan, ma fingendo di criticarlo vivo di un poco di sua luce riflessa e questo è il mio blog, tu come ti chiami?http://whlr.blogspot.it/...


    • Luca Rossi:
      Che fine analisi....abbiamo intervistato decine di persone (anche linda randazzo o giulia de monte), e considerare cattelan un importante operatore mi sembra assolutamente giusto che ti piaccia o no cattelan....se uno intervista uno stupratore, vuol dire che vuole vivere di luce riflessa??? Ma per favore....lascia perdere. Sei tu che ragioni in modo vecchio e stantio. Passo e chiudo.
    •  ahahhahahahahahah, ma scusa chi intervista uno stupratore dandogli un volto umano per alzare l'audience non è uno sciacallo dell'informazione e della notizia? Non crea di riflesso l'effetto emulativo? Mi sembri un tantinello superficiale nelle tue analisi sulla comunicazione ipermoderna e iperconnessa, il vecchio e stantio neoconservatore Accademico che legittima il tutto mi sembri tu, il web è molto più ampio di quanto pensi.