In queste ore, dopo i fatti di Parigi, mi sembra di individuare 3 tipi di silenzio:
1)
il silenzio di quelli che intervengono su Facebook per dire "Silenzio!".
il silenzio di quelli che intervengono su Facebook per dire "Silenzio!".
E questo non è evidentemente silenzio.
Se uno sente il bisogno di stare in silenzio, sta in silenzio e non dice agli altri "silenzio!".
Se uno sente il bisogno di stare in silenzio, sta in silenzio e non dice agli altri "silenzio!".
2)
il silenzio che alcuni vorrebbero imporre in virtù del fatto che qualunque cosa si dica è inutile o, nella migliore delle ipotesi, marginale, inadeguata e, a prescindere dai contenuti, manchevole di competenze. In genere è l'atteggiamento tipico degli intellettuali di sinistra, dei fascisti e dei preti.
il silenzio che alcuni vorrebbero imporre in virtù del fatto che qualunque cosa si dica è inutile o, nella migliore delle ipotesi, marginale, inadeguata e, a prescindere dai contenuti, manchevole di competenze. In genere è l'atteggiamento tipico degli intellettuali di sinistra, dei fascisti e dei preti.
Il meccanismo è quello di delegittimare i luoghi di discussione e le persone in quanto non competenti.
Tutte e tre le categorie (intellettuali, preti e fascisti) non accettano che il popolino possa avere idee e luoghi di confronto diversi dai loro.
Per loro non esiste l'agorà, solo la sagrestia, l'aula magna dell'università e l'olio di ricino.
3)
il silenzio di quelli che stanno in silenzio
il silenzio di quelli che stanno in silenzio
(Io in silenzio non riesco a starci ma tra i "silenziosi" preferisco gli appartenenti alla terza categoria).
Antonio Musa Bottero
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