RENZI “LITIGA” CON JUNCKER
2016, anno di elezioni nel bel paese: di oboli in cambio di voti; del lenzuolo della fiducia steso per occultare le macerie, in attesa che altre se ne aggiungano; di ladri professionisti i quali, facendo l’occhiolino ai derubati s’indignano perché altri rubano; di alleanze politico militari che scaldano i motori, in attesa di rimpinguare il già cospicuo cimitero; di banche che faranno pagare le somme divenute inesigibili, (distribuite a piene mani a finanzieri e imprenditori d’assalto), a chi, spesso dopo una vita di sacrifici ha accantonato due euro per la vecchiaia.
In questo contesto, l’ultimo rampollo del vivaio di Napolitano, Renzi, all’apparenza immemore della bava compiaciuta sparsa sulla magnificenza dell’italiano “più tedesco di tutti”, Monti, cavalca con ostentazione l’europeismo “buono”, cioè il suo, contro quello “cattivo”, cioè di Juncker.
Ciò che vede il cittadino medio, quello che attribuisce all’Euro la causa di tutti i mali, che è spaventato dal miliardo di migranti potenziali trasformati dai media in stupratori, ladri, usurpatori di posti di lavoro, quello che “ama” la Costituzione, ma fondamentalmente ancora di più l’atteggiamento rassicurante dell’uomo al comando, non è altro che un tranquillizzante: fa i nostri interessi.
Certamente il monopolio dei media ha una buona dose di responsabilità nella definizione degli umori delle masse, ma ciò non toglie che sia necessario analizzare anche gli errori della sinistra comunista, errori senza i quali probabilmente la situazione generale risulterebbe più chiara, anche ai settori delle masse più confusi.
Se si considera che in nessun momento della storia repubblicana, dalla tribuna parlamentare è emerso chiaramente un progetto di società alternativo a quello della borghesia e che, anzi, ciò che è apparso anche nei momenti migliori è stato sempre e solo un semplice rimescolamento di carte, che mai ha messo in discussione dalle fondamenta il potere della classe dominante, si capisce anche perché sia diffusa la convinzione che tutti sono uguali.
Del resto, anche guardando ai molti tentativi d’affermazione elettorale degli ultimi anni, non si può certo dire fossero basati sulla proposta di un modello di società alternativo.
Senza farla lunga, se il problema è l’Euro e non l’uso della moneta in questa società, se è quello dei banchieri disonesti e non l’uso delle banche da parte del capitale, se sono i ladri in Parlamento e non il fatto che essi sono la propaggine di un sistema basato sulle esigenze di un’esigua minoranza, se l’Europa fagocita gli interessi nazionali e non quelli dei popoli europei, non c’è da stupirsi che su questo terreno possa apparire credibile, per alcuni persino di sinistra, lo sfoggio populistico di Renzi.
Alla fine occorre dirlo, se i populismi sono sempre strumenti complementari del capitale, essi attecchiscono tanto più, quanto più manca l’alternativa rivoluzionaria.
Sul suo terreno la borghesia vince sempre.
G Angelo Billia
2016, anno di elezioni nel bel paese: di oboli in cambio di voti; del lenzuolo della fiducia steso per occultare le macerie, in attesa che altre se ne aggiungano; di ladri professionisti i quali, facendo l’occhiolino ai derubati s’indignano perché altri rubano; di alleanze politico militari che scaldano i motori, in attesa di rimpinguare il già cospicuo cimitero; di banche che faranno pagare le somme divenute inesigibili, (distribuite a piene mani a finanzieri e imprenditori d’assalto), a chi, spesso dopo una vita di sacrifici ha accantonato due euro per la vecchiaia.
In questo contesto, l’ultimo rampollo del vivaio di Napolitano, Renzi, all’apparenza immemore della bava compiaciuta sparsa sulla magnificenza dell’italiano “più tedesco di tutti”, Monti, cavalca con ostentazione l’europeismo “buono”, cioè il suo, contro quello “cattivo”, cioè di Juncker.
Ciò che vede il cittadino medio, quello che attribuisce all’Euro la causa di tutti i mali, che è spaventato dal miliardo di migranti potenziali trasformati dai media in stupratori, ladri, usurpatori di posti di lavoro, quello che “ama” la Costituzione, ma fondamentalmente ancora di più l’atteggiamento rassicurante dell’uomo al comando, non è altro che un tranquillizzante: fa i nostri interessi.
Certamente il monopolio dei media ha una buona dose di responsabilità nella definizione degli umori delle masse, ma ciò non toglie che sia necessario analizzare anche gli errori della sinistra comunista, errori senza i quali probabilmente la situazione generale risulterebbe più chiara, anche ai settori delle masse più confusi.
Se si considera che in nessun momento della storia repubblicana, dalla tribuna parlamentare è emerso chiaramente un progetto di società alternativo a quello della borghesia e che, anzi, ciò che è apparso anche nei momenti migliori è stato sempre e solo un semplice rimescolamento di carte, che mai ha messo in discussione dalle fondamenta il potere della classe dominante, si capisce anche perché sia diffusa la convinzione che tutti sono uguali.
Del resto, anche guardando ai molti tentativi d’affermazione elettorale degli ultimi anni, non si può certo dire fossero basati sulla proposta di un modello di società alternativo.
Senza farla lunga, se il problema è l’Euro e non l’uso della moneta in questa società, se è quello dei banchieri disonesti e non l’uso delle banche da parte del capitale, se sono i ladri in Parlamento e non il fatto che essi sono la propaggine di un sistema basato sulle esigenze di un’esigua minoranza, se l’Europa fagocita gli interessi nazionali e non quelli dei popoli europei, non c’è da stupirsi che su questo terreno possa apparire credibile, per alcuni persino di sinistra, lo sfoggio populistico di Renzi.
Alla fine occorre dirlo, se i populismi sono sempre strumenti complementari del capitale, essi attecchiscono tanto più, quanto più manca l’alternativa rivoluzionaria.
Sul suo terreno la borghesia vince sempre.
G Angelo Billia
Nessun commento:
Posta un commento