Direttore caro, leggo al solito con molta attenzione le cronache dalle pagine del suo quotidiano, sui tanti scempi nei confronti delle forme artistiche contemporanea e degli artisti che la producono in questa isola, artisti che con energia e passione ne rappresentano l'identità e ne animano il dibattito e il confronto linguistico e culturale.
In questa ottica, volevo manifestare solidarietà all'artista scultore Sergio Fronteddu, che a Nuoro ha inscenato un funerale per sue tre opere d'arte, danneggiate durante una mostra, sfilando con esse adagiate in tre bare fino ad arrivare al museo Tribù di Nuoro.
Le tre sculture defunte "Matto", "Mattone" e "Mattonella", erano tre abiti scultura (seunesi) realizzati con colla termofusibile.
Vorrei soffermarmi su come si è materializzata questa performance processione-provocazione.
L'artista le aveva presentate al premio Babel 2013, dove era stato anche premiato nella sezione Scultura.
Il premio concorso consisteva in un tour per rinomati e patinati spazi d'arte contemporanea in Sardegna e un corso di specializzazione che mirava a introdurre gli artisti premiati, all'interno del sistema e del mercato dell'arte contemporanea nell'isola.
Il problema reale di tutto questo scenario?
Che non esiste un reale sistema dell'arte in Sardegna, al punto che Fronteddu giustamente ritenne opportuno abbandonare e rinunciare al premio.
In fondo che premio è quello attesta un professionista come subalterno e studente da introdurre in un sistema?
La vera questione è che rinunciando al premio, l'organizzazione le ha spedite all'artista imballate con cura ma gravemente danneggiate, al punto da sembrare tagliate con le forbici.
Secondo l'organizzazione al momento dell'imballaggio erano intere, ma chi le avrebbe tagliate allora con delle forbici?
Da vero professionista, Fronteddu ha risposto non cavalcando facili e becere polemiche, ma con la sua conoscenza dialettica dei linguaggi dell'arte, dando degna sepoltura alle sculture in bare in colla termofusibile; donandole alla fine della performance al Museo Ciusa di Nuoro, senza passare per tour organizzati da "addetti ai lavori" e per "corsi di specializzazione per inserirsi nel sistema dell'arte sardo".
Così si comporta un vero professionista, aggiungo che le polemiche che sui social network, promosse dalla stessa organizzazione, che lo bollano come piantagrane, sono ingiuste e ingenerose e dequalificano i tanti professionisti dell'arte, operativi nell'isola, che pensano che i processi del fare artistico contemporaneo nell'isola siano una cosa seria.
Con affetto e stima, Mimmo Di Caterino.
Lo scultore Sergio Fronteddu.
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