sabato 29 settembre 2012

Arte extra-comunitaria

Una comunità è fondata su regole ristrette su limiti diffusi ma chiari, netti, definiti, limiti che determinano anche quando vengono infranti la determinazione di nuove identità interne alla comunità, la progressione e le scoperte in una comunità hanno il loro tempo e non dovrebbero cercare con affanno il contempo, nel luogo e nel tempo comunitario l’extra comunitario quando è un prodotto artistic
o suscita ed alimenta curiosità, per la sua diversità, perché innalza la soglia e la volontà della difesa e della comprensione del sé.
La vera sfida artistica di questo tempo consiste nel convivere in maniera sana con il prodotto artistico extracomunitario imposto dal libero mercato, accogliere l’extracomunitario solo in quanto interazione con il bene pubblico identitario, un valore culturale ed artistico da scambiare con consapevolezza con altre terre e frontiere di ricerca, questo e solo questo può fare cambiare rotta ad una idea di mercato del segno e del gesto artistico che considera la comunità un fatto privato da penetrare; un altro mercato ed un altro sistema dell’arte passano per una idea comune della comunità, dove un extracomunitario inteso come prodotto o come vita umana vale quanto un comunitario e nel suo interesse vitale privato e in quello pubblico e comune, se l’arte è veramente un linguaggio un linguaggio si evolve quando c’è scambio linguistico, non si tratta di comunismo o liberismo che nel mondo dell’arte e degli artisti sono forse sovrastrutture relative, ma si tratta di bilanciare la figura dell’artista all’interno della propria comunità attraverso un equilibrio ed uno scambio di segni e gesti artistici tra il comunitario e l’extra comunitario.

venerdì 28 settembre 2012

Altro sistema, nota di presentazione.


BREVE PRESENTAZIONE DEL LIBRO "ALTRO SISTEMA":

“Con questo lavoro non si vuole diffidare o diffamare qualcuno, si vuole semplicemente tentare di aprire nuove strade in un sistema dell’arte che oggi è per la libera ricerca artistica vincolante e limitante, non solo per l’artista ma anche per il suo possibile spettatore. Quello su cuoi tenta di fare riflettere è che gli unici veri “addetti ai lavori” del sistema dell’arte sono gli artisti. Vi è stato un tempo non molto lontano dove la discussione intorno al senso dell’arte era propria degli artisti, poi è arrivato il mercato privato insieme a critici, curatori e galleristi che in nome dell’omologazione e del libero mercato hanno convinto gli artisti che per farsi comprendere dal loro pubblico e dalla loro comunità avessero bisogno di un critico, di una galleria e di un collezionista mecenate, ma tutto questo è proprio vero? In nome di un’idea di autodeterminazione d’artista formata dai tempi dei miei studi Accademici di Storia dell’arte ho negli anni collezionato una serie d’insulti e diffide legali che mi hanno collocato alla periferia estrema di tutti i dibattiti ufficiali sul senso dell’arte contemporanea, a tutto questo ho deciso di rispondere con questo testo molto caotico nella scansione filologica e temporale, dove tento di rinegoziare gli attuali equilibri del sistema mercantile dell’arte contemporanea che relegano spesso l’artista nella condizione (unica) di libero professionista impossibilitato a partecipare a dibattiti e convegni che riguardino direttamente il suo lavoro, un tentativo di aprire un nuovo percorso che porti ad un altro sistema dell’arte dove gli artisti siano nuovamente liberi di dibattere dinanzi ad un pubblico il senso del loro lavoro per orientarlo ed orientare nella lettura della contemporaneità, senza filtro di casta e nepotismi di sorta”
Domenico “Mimmo” Di Caterino

mercoledì 26 settembre 2012

Marcello Fois sulla faida pre Giusti targata SEL a Nuoro


Una politica pessimista e infastidita? Da cosa?

man
Cagliari avrebbe una Presidente della Commissione Cultura di SEL, tale Francesca Ghirra, che a proposito della nomina a Nuoro di Lorenzo Giusti come direttore del MAN afferma: “Il MAN ha un nuovo direttore artistico e io, lungi dal dubitare della sua preparazione e competenza professionale, sono molto pessimista e infastidita di come nel nostro paese vengono condotte le selezioni pubbliche”.
Affermazione ambigua quant’altre mai: l’accorta politica è “pessimista e infastidita” da cosa esattamente? Dal fatto che Lorenzo Giusti, della competenza quale è lungi dal dubitare, non sia sardo? O dal fatto che la commissione non l’abbia escluso in quanto non sardo? O peggio che l’abbia incluso in quanto unico maschio continentale? O del fatto che, come scrive il blog cagliaritano che riporta la sua dichiarazione, “una carica prestigiosa esce dalla Sardegna e da chi ne saprebbe forse valorizzare meglio la cultura”? O ancora, dalla inconsistenza culturale della commissione che ha deciso un tale sgarbo etnico? Non si capisce o, forse, si capisce troppo bene.
Io di quella commissione ho fatto parte: è la prima volta in assoluto che ho accettato un incarico del genere, non conoscevo i commissari miei colleghi ne tantomeno, tranne Margherita Coppola e Giorgia Atzeni, nessuno dei candidati. A tutti ho fatto la stessa domanda: “Lei da domani è il Direttore del MAN, qual è la sua prima mostra?”. Avevo il compito di fare domande “creative” a cui pochi hanno risposto in maniera creativa, fra questi pochi, ma non solo, il fiorentino, anzi pratese, Lorenzo Giusti. Ma, considerato che per il MAN si cercava un Direttore Artistico e non un Curatore, durante il colloqui erano previste anche una serie di domande “tecniche”, su argomentazioni ben specificate dal Bando, a cui pochissimi hanno saputo rispondere, tra i pochissimi, Lorenzo Giusti.
Mi chiedo secondo quale base etnica si sarebbe dovuto sorvolare rispetto alle lacune stratosferiche di tutti gli altri, per altro registrate durante i colloqui, e quindi riascoltabili in tutta la loro straordinaria incompetenza. E’ probabile che la Signora Ghirra preferisca alla guida del MAN, che tanto si trova a Nuoro, un sardo, o una sarda, mediocre a un ottimo fiorentino, anzi pratese, ma dubito che questa tendenza faccia bene alla Sardegna. Mi chiedo cosa accadrebbe se noi applicassimo a lei le stesse categorie locali considerato il fatto che fa parte di in una compagine/movimento di matrice pugliese, e che la qualcosa dovrebbe suscitare in tutti noi fastidio e pessimismo per come i sardi aderiscano ai movimenti politici. Senza contare che gli argomenti della Ghirra, SEL, sono spaventosamente contigui a quelli dal suo omologo Alto Atesino, Giorgio Leonardi, PDL, in merito alla nomina di Cristiana Collu al MART di Rovereto, che ha detto: “Ma dove sta la difesa della identità culturale del trentino? Forse solo nell'acquistare le divise per le bande e per i cori, o forse l'assessore Panizza si accontenta che la nuova direttrice del Mart arriva (congiuntivo?) anch'essa da terra d'autonomia?”
Siamo in una stagione confusa in cui chi parla non si preoccupa minimamente di rappresentare un pensiero che vada oltre il proprio ombelico. Ma quando SEL, movimento che dovremmo intendere come progressista, e PDL, nella sua fascia più destrorsa, dicono la stessa cosa restiamo davvero “infastiditi e pessimisti” oltre che confusi sul piano politico.

Il compagno Pablo


Lo confesso, mi sento profeta in patria. E gongolo. Lo so che non si dovrebbe mai - dico mai - gioire delle sventure altrui. Ma se servono ad aprire gli occhi e a prevenire danni futuri, allora è un'altra cosa.
Lo sgretolamento del Madre di Napoli (ma anche il commissariamento del Maxxi di Roma e lo stop del progettato Mac di Milano) conferma le mie più fosche previsioni e ci restituisce il polso della situazione in cui versa l'istituzione dell'arte contemporanea in Italia. Un polso debolissimo che, anche auscultandolo con strumenti sofisticati, non rilascia segnali. Non si sente volare una mosca, al massimo si avverte una cosca di sottofondo.

Eppure all'apertura del Madre (Museo d'Arte contemporanea Donna Regina) tutti avevano strillato al miracolo di San Germano (Celant), finalmente c'era la cattedrale nel deserto (del Sud). Ma di solito questo tipo di "cattedrale nel deserto" in breve si converte nel "deserto nella cattedrale". Passata la sbronza del prosecchino inaugurale il pubblico diserta. Se non fosse per le riviste di settore compiacenti & interessate questi luoghi sarebbero dei miseri buchi nell'acqua, delle trivellazioni a vuoto, dei tronfi tonfi. Splash Art.

E' una prerogativa dei nostri curatori, avere una visione unilaterale, parziale, caparbiamente faziosa e fregarsene delle conseguenze. Badano solo alle apparenze del "sistema dell'arte" che li sorregge per istinto di conservazione, si preoccupano esclusivamente delle convergenze coi loro artisti e galleristi di riferimento, mirano dritti al riconoscimento degli amici degli amici. Il loro è un uso personale & ombelicale di spazio pubblico. E' il più palese conflitto d'interessi del nostro paese. Da codice.
Ma guai a criticarli, si passa subito per dei retrogradi ignoranti. Guai a chiedere ragioni delle scelte operate, sono cose da menti obnubilate dal pregiudizio. Loro sono i curatori, i guaritori, gli sciamani che decidono cos'è arte e cosa non lo è. Si sono dati la facoltà di decidere.

Il principale dei valori non negoziabili da questi "signori dell'arte" è proprio l'opacità. La volontà di suonarsela come gli pare e piace alla faccia di chi non è d'accordo. Tanto alla base c'è il concetto che la gente non capisce niente di arte contemporanea. Concetto a cui si adeguano comuni, regioni, nazioni intere che affidano loro edifici di extra lusso a spese dei contribuenti. E se un artista (si suppone in qualche modo competente) protesta, lo si taccia di essere prevenuto in quanto "escluso, invidioso, emarginato". Emarginato da chi? Ovviamente da loro curatori controllori che fanno il bello & il cattivo tempo e che tengono a bada i disturbatori.

Non avrai altra arte se non quella che ti dico io! L'undecimo comandamento. Un avvertimento. Chi li tocca muore. E' fuori, sciò! Via! scacciato con ignominia dal consesso delle persone raffinate & aggiornate. Il villaggio globale dell'arte è come quelle cittadine del Far West dove un pugno di mandriani prepotenti detta la legge del più forte a tutti gli altri pecoroni. Il pubblico è considerato alla stregua del gregge che deve solo seguire, ubbidire e belare di piacere.

Basti pensare che durante la grande mostra antologica dedicata a Damien Hirst (Tate-Londra) il critico Julian Spalding, che aveva osato criticare (dovrebbe essere la funzione vitale di un critico quella di criticare), è stato rudemente allontanato come indesiderato. Ma qui siamo alla dittatura sotto dettatura, alla recensione con obbligo d'incensazione, alla cultura pura & dura che non ammette repliche ma si chiude a riccio, a feticcio.

Pablo Echaurren

DC ed Alberto Burri

A Pesceafore: nel 1949 esponenti della Democrazia Cristiana mossero un'interrogazione parlamentare per l'acquisto da parte dello Stato di un'opera 'artistica', pagata due milioni di lire, composta da pezzi di sacco sdruciti messi insieme. 
L'opera era di Burri, probabilmente uno dei pochi investimenti dello Stato Italiano rivelatosi redditizio.


Redditizio per chi? Il parametro di reddito quale è 
quello del mercato? Il pubblico come recupera la somma e la rende investimento? Rivendendo il pezzo ad un privato? Ad uno stato? Insomma diamo valore a questi discorsi facendoli diventare dei ragionamenti pratici, non sarebbe stato meglio valorizzare e creare degli artisti piuttosto che acquistare un pezzo di un dottore ex fascistone passato per la riabilitazione made in United States? Se la tua idea di redditizio è nella quotazione galoppata a carico del pubblico non sono d'accordo e non lo trovo un investimento reale, un reale investimento è un artista diffuso che crea nella sua terra per la sua terra e che per comprenderne l'opera devi passare per i suoi luoghi, in quel caso l'investimento è comunitario e non verticistico, certo bisogna rischiare, determinare un artista è diverso dall'inseguirlo, parliamo tanto di mecenatismo a sproposito, il mecenate i suoi artisti li creava e determinava in base alle sue esigenze.

martedì 25 settembre 2012

Lettera all'Unione


Direttore le scrivo, in riferimento all’articolo sul saggio “Generazione bim bum bam” presentato al Man di Nuoro,  per continuare a segnalare il mio sdegno e quello di operatori artistici e culturali che in terra sarda sono costretti a subire abusi e soprusi culturali in nome della contemporaneità.
 Punto ancora i riflettori sul Man di Nuoro e sulla pagina della cultura del suo quotidiano e le chiedo: Si può elevare a prodotto culturale critico e sociologico un libro che si chiama “Generazione bim bum bam” (di Alessandro Aresu)?
La mia generazione mass medio-idiota sedata e generata dai mezzi di comunicazione di messa delle arti, della cultura e del libero pensiero della ricerca artistica, deve anche rappresentarsi come protagonista per avere subito spersonalizzanti cartoon?
Come può il Direttore di un Museo pubblico d’arte contemporanea nel centro Sardegna parlare della “ricostruzione di una categoria generazionale attraverso i cartoni animati”? Come lei saprà il 6 Ottobre c’è la giornata nazionale AMACI dove gli artisti con i loro studi e gli spazi  privati d’arte contemporanea manifestano attraverso la loro apertura ed organizzazione espositiva solidarietà e sostegno al circuito espositivo e museale contemporaneo italico, alla luce di tali abiure istituzionalizzate pubblicamente in nome del contemporaneo io chiamerei tale giornata ODIACI!  Certe letture offendono il senso comune di una generazione, con affetto e stima, Mimmo Di Caterino.

lunedì 24 settembre 2012

Succede a Cagliari: Stefano Melis, artista e scultore di cartone.


Cagliari (ITALIA)
La crisi economica attraversata dal nostro paese è di certo un grosso ostacolo iniziale per molte persone, in particolare non rappresenta un elemento di incoraggiamento per i nostri giovani. Tanti rinunciano ai loro sogni o cambiano i loro obiettivi iniziali perchè si scontrano delle difficoltà spesso insormontabili, che partono dall'area economica e si propagano inevitabilmente in quella lavorativa, sociale, etica.
Per una “categoria” come quella degli artisti, il discorso diventa decisamente più complicato. In una società generalmente orientata al denaro come unica fonte di felicità, l'artista -che in teoria dovrebbe essere una figura quasi profetica secondo ciò che ci insegnano i libri- si ritrova spesso e inevitabilmente a cadere in un circolo di paradossi. Il mercato dell'arte infatti, dietro pennellate colorate, sinuose sculture e innovazioni tecnologiche, nasconde gli stessi principi economici proprio di quel mondo spietato che funge da deterrente per i giovani. E' possibile nella società attuale prendere coscienza delle proprie capacità e giungere alla realizzazione personale? Adeguarsi per guadagnare o lottare per dire a quel mondo “Io valgo”? Le scuole di pensiero sono numerose, e spesso discordanti: anche se a sentire la storia di Stefano Melis, pare proprio che uno dei segreti per sentirsi speciali in questo contesto sia proprio uno dei più inflazionati: mai rinunciare alle proprie idee ed insistere su ciò che si vuole costruire, sostenendo che un piccolo traguardo ne attira un altro, anche se la situazione si presenta difficoltosa.
Stefano è un giovane di Decimomannu che lavora come agente assicurativo e contemporaneamente opera in campo artistico come illustratore e scultore. “Una sorta di Dr. Jekyll e Mr. Hyde”, dice sorridendo. Introduce l'incontro mostrandomi un suo lavoro all'ingresso dell'ex Liceo Artistico (una pittura murale che raffigura uno dei suoi particolarissimi omini), e guidandomi poi in un suggestivo angolo verde, un giardinetto improvvisato sulla via Stretta del quartiere di Castello a Cagliari.
Illustratore? Scultore? Pittore? Street-artist? Stefano afferma di non aver mai avuto nessuna influenza in particolare, e -come lui stesso ammette- di non aver voluto studiare la storia dell'arte con troppa precisione, per non subire influenze di alcun tipo.
Probabilmente tra i suoi lavori è possibile trovare caratteristiche molto altalenanti, ma a lui non interessa particolarmente. Crede che le etichette diano dei limiti, che lui non vuole avere.
Si definisce un illustratore, perché si diverte spesso a rappresentare degli “omini” -è lui stesso a chiamarli così- su fogli di carta e cartone, ma allo stesso tempo anche come “scultore” perché ha trovato il modo di dare vita e forma nello spazio reale a quegli omini modellando gli scarti di cartone con l'ausilio del filo metallico. É proprio questa particolare modo di operare che gli ha procurato la nomea di “Scultore di Cartone”. Talvolta sono dipinti sui muri, altre volte su pannelli di cartone poi posizionati per le strade e esposti ai passanti (una street-art non convenzionale?), altre volte disegnati a penna e colorati a pastelli su fogli di carta bianca. Non vuole avere il vincolo delle superfici tradizionali. Ricorrono nei suoi lavori colori accesi, bidimensionalità, assenza di sfondo.
Sono omini che raccontano scene di vita quotidiana, stati d'animo passeggeri, che ritraggono personaggi incontrati per strada. Qualche volta sono accompagnati da una storia, ma Stefano preferisce che quella storia la immagini chi li osserva. Lascia i suoi personaggi senza uno sfondo, perché chi lo vede debba inventarselo, costruendo la scena secondo la propria immaginazione.
Ha avuto le sue prime nozioni teoriche sul mondo dell'arte proprio al liceo artistico, dove il professore di modellato Mimmo di Caterino -lo stesso che per la prima volta lo ha chiamato Scultore di Cartone- gli ha trasmesso, oltre alle nozioni scolastiche da programma, soprattutto la capacità di plasmare un'idea e realizzarla nella sua materialità.
Stefano ha sempre provato molto fascino verso il ritratto, quindi verso le persone in particolar modo: è un ragazzo che ama parlare, chiedere con interesse, confrontarsi con curiosità, perchè pensa che ognuno di noi abbia qualcosa di speciale da raccontare e da insegnare.
Trova la giusta chiave di interpretazione della realtà focalizzando sul superamento delle barriere che spesso la mente costruisce attorno a noi, limitando la nostra espressività: nei suoi lavori questo si può notare all'abolizione della linea di contorno e la costruzione dell'immagine tramite la stesura di campiture uniformi di colori vividi e brillanti.
Pensa che sia fondamentale per un artista emergente il “sentirsi pronto”. Con questa locuzione -mi spiega- intende un momento in cui l'artista emergente raggiunge un grado molto alto di soddisfazione personale: ha cioè realizzato esattamente l'idea da cui era partito, ricostruendola fedelmente nella realtà, operazione non sempre facile, ritornando al discorso introduttivo.
Gli chiedo allora quali sono gli ostacoli che possono inibire un artista dal punto di vista creativo: mi confida che la prima e la più grande è la lotta con se stessi. La timidezza, l'inesperienza, la paura di sbagliare, di lasciarsi andare. Nel suo percorso questo è stato spesso un grosso limite, che sente oggi di avere brillantemente superato. Arriva poi a parlarmi delle difficoltà legate al mondo esterno, insomma quelle oggettive: lo snobismo iniziale, ad esempio. Ricevere dei rifiuti -anche più di una volta- può essere deludente: tuttavia con molta lucidità riconosce che sia del tutto normale, considerata l'inesperienza iniziale che contraddistingue ogni nuovo cammino. L'importante è sempre crescere qualitativamente. Altro ostacolo sono state senz'altro le critiche a priori: non è certo un tipo che si fa scoraggiare, ma sostiene di aver provato e di provare tuttora sempre un senso di dispiacere quando i suoi lavori non piacciono. É molto interessante invece ascoltare le opinioni delle persone, dice Stefano: le sfrutta per migliorare, ne trae spunto per i lavori successivi, per colmare le piccole lacune, anche dal punto di vista tecnico. Sono degli strumenti che permettono di capire gli errori: possono risultare dure da accettare talvolta, ma è sempre importante rigirarle a proprio vantaggio per capire sia i punti forti e i punti deboli del progetto, ma anche il gusto del pubblico e di quel mondo che spesso sembra tanto ostile.
Affermarsi in questo ambito non è affatto semplice, perchè oggi molti pensano al denaro, ma se un artista crede fermamente nel messaggio che vuol trasmettere con la propria opera, e questo messaggio arriva dritto a destinazione, è un enorme passo avanti. Fortifica l'artista stesso a livello individuale, e rafforza la sua posizione nel mondo.
La forte volontà di costruire e disegnare solo ciò che la mente gli suggerisce; la curiosità delle persone verso i suoi “omini”; le proposte di esposizione inaspettate, o molto più semplicemente i complimenti sinceri: sono sfaccettature che sicuramente nella carriera di Stefano attenuano il duro impatto con la realtà e contribuiscono a colorare una situazione apparentemente grigia con toni vivaci e ricchi di ottimismo.
Serena Maffei 21/09/2012

venerdì 21 settembre 2012

Arte determinata dalla comunità?

Ti dico la mia da pluridiffidato con vanto, l'arte ha da sempre avuto bisogno di assistenza, vero, ma se io dico che in quanto bene culturale e spirituale ed anche economico le potrebbe bastare l'assistenza della comunità che la determina ti sembro un folle? Se sostengo che certi musei d'arte CONTEMPORANEA, nati su basi private ed economiche sono una imposizione piuttosto che una interazione comunitaria esagero? Mi dici giustamente che l'arte ha un valore extraterritoriale ed io sono assolutamente d'accordo su questo, ma che cosa lo determina? Anche io penso che per conoscere sul serio il valore di un artista si debba viaggiare, ma non per migrazione culturale indotta, per la scoperta dei suoi luoghi, quelli lo hanno determinato ed aiutato ad autorappresentarsi e non il Museo dove l'hanno inchiodato, esagero?

mercoledì 19 settembre 2012

Kounellis e gli operai in lotta:)


Sulcis in tempi di crisi economica globale




Il rapporto tra l’insediamento dei paesaggi minerari del Sulcis Iglesiente e la costa, e le possibilità di trasformazione del contesto, sopratutto nelle zone più problematiche. Sono questi gli obiettivi che si pone la Scuola estiva Internazionale di Architettura, promossa dall’Università di Cagliari nelle sedi del capoluogo e di Carbonia. Su questa base si analizzeranno infatti alcune tematiche fondamentali come architetture e infrastrutture che hanno perduto la loro destinazione d’uso e che spesso sono ridotte allo stato di rudere, le relazioni che le infrastrutture portuali e minerarie instaurano con i waterfront e gli interventi a sostegno del turismo. L’iniziativa si articola in una serie di attività che prevede laboratori di progettazione, workshop, conferenze e seminari, che nell’arco di due settimane daranno la possibilità a settanta studenti, provenienti da Svizzera, Canada, Berlino, Marsiglia e Cagliari, di confrontarsi nel tentativo di restituire una lettura complessiva morfologico-formale del territorio e formulare esemplificazioni progettuali della vasta area archeologico-mineraria.
Nell’intento di sostenere un confronto tra diverse culture di progettazione, la prima parte dell’iniziativa – che si svolgerà nell’Aula Magna di via Corte D’Appello – vedrà l’alternanza di artisti del calibro di Mimmo Jodice, Jannis Kounellis, Alfredo Pirri, e Eduardo Souto de Moura, vincitore del premio Pritzker nel 2011. La seconda tappa prevede, invece, il meeting Arte e architettura, idee per il Sulcis, tenuto da Joao Nunes, Andrè Dubuc e Vittorio Magnago Lampugnani nella Grande Miniera di Serbariu a Carbonia.
Un importante evento che coincide con un momento particolarmente delicato per la Sardegna, dove le tensioni per le gravi problematiche del mondo lavorativo sono al limite e che vedrà l’intervento straordinario di Kounellis intenzionato a visitare la miniera di Nuraxi Figus e incontrare gli operai che la occupano da giorni per impedirne la chiusura.
-      Roberta Vanali


"...ma si può? Il sud Sardegna affonda e per quattro spiccioletti pubblici questi alimentano il valore iper quotato di artisti sostenuti da quotazioni bancarie, facoltosi collezionisti e gallerie private, nonché dagli stessi politici, facendogli incontrare gli operai, la firma dell'articolo la dice lunga ed io mi ostino a contorcermi ed a pensare che certo provincialismo in Sardegna sia autoprodotto, ma gli operai in lotta hanno bisogno di artisti internazionali che li sostengano? Ma alle Pussi Riot il sostegno di Sting e Madonna è vero o non è vero che non è servito ad un cazzo?"

Lettera all'Unione Sarda in merito al Man di Nuoro

Direttore, le scrivo in merito all'articolo pubblicato oggi 19 Settembre sul Man di Nuoro e il dibattito sul sostegno e la creatività nella pagina della cultura del suo meraviglioso quotidiano; esordisco puntualizzando che tale dibattito non era aperto, Lorenzo Giusti il neodirettore ha deliberatamente ignorato alcune importanti realtà locali che da sempre lavorano e promuovono ricerche artistiche 
contemporanee in terra sarda, lo stesso motivo della riunione era prettamente assistenzialista anche se lo si negava negli intenti, il giorno prima ad Oristano si erano riunite infatti delle realtà che tale ricerca di visibilismo ed assistenzialismo la negavano in nome dell'autodeterminazione e del rispetto della comunità e del territorio che accoglie l'arte e l'artista e dove l'arte e l'artista non andrebbero mai imposti in nome della qualità e del valore di mercato, perché ciò vuole dire annientare le differenze identitarie e culturali che nel prodotto artistico dovrebbero trovare la loro naturale espressione simbolica ed affettiva, per cui la scarsa preparazione in materia di ricerca artistica non è solo della classe politica Dirigente, come si afferma a conclusione dell'articolo, ma degli stessi "addetti ai lavori" che attaccando la classe politica dirigente in realtà reclamano visibilità, sostegno ed assistenza economica, niente di più lontano dall'arte, noi ci auguriamo che tale provincialismo culturale cessi una volta per sempre e che spazi come il Man di Nuoro chiudano il prima possibile, più importanti sono le scuole d'arte veri luoghi di educazione alla libertà di pensiero ed espressione come forma di disciplina, ma si sa, in tempi di crisi economica si diventa incapaci di leggere la realtà e di determinarne la priorità nel nome del si salvi chi può sempre a carico del contribuente, certi artisti prima di spulciare l'operato della loro classe dirigente dovrebbero avere il giusto spirito autocritico per capire come e dove si autodeterminano.

domenica 16 settembre 2012

Man: Su demonio

Succedeva nell'isola come in ogni parte del globo, Musei e finte istituzioni a carico del pubblico ancora ambivano a dirottare il gusto ed a creare a tavolino finti artisti usando l'arma della diffusione mediatica della rivista specializzata fatta di addetti ai lavori in permanente conflitto d'interesse operanti su delega, si sguazzava nel pubblico per incrementare interessi privati, questo nonostante questo malcostume stesse portando all'unica conseguenza possibile: la chiusura del pubblico al pubblico.

Il Man nel capoluogo del centro dell'isola rischiava la chiusura, il governo isolano di destra non voleva attestare tale scatafascio di cui non aveva colpa alcuna e populisticamente si era impegnato personalmente a tenerlo in vita, un inutile accanimento terapeutico di cui si erano fatte carico le più illuminate intelligenze politiche di centro sinistra dell'isola.

La direttrice isolana come Schettino aveva avuto l'intelligenza di abbandonare la nave prima che affondasse con tutti gli inconsapevoli passeggeri a bordo, in un primo momento si era pensato di farla sostituire da una giovane artista che aveva l'innegabile merito di curare personalmente da anni le mostre del padre, la sua nomina aveva creato una faida ed una serie di screzi e pettegolezzi isolani che a quel punto portavano chiunque a rivendicare a pieno titolo il ruolo di possibile Di retto re; Pisci a Forasa invocava Bob Maroni-giù, l'unico artista isolano ed ingiustamente isolato ad avere un reale e materiale valore di mercato comunitario.

Nel bel mezzo della faida da Artcurvasud si monitorava la faccenda, Wanda Alì sul suo blog aveva pubblicato la graduatoria provvisoria sul suo blog, non riusciva a tollerare che ci fossero tra le persone candidate personaggi che rifiutavano l'allineamento e la copertura della sua idea trash dell'arte, secondo la quale omologare la cultura artistica isolana al pensiero unico d'artista imposto dal mercato globale significasse svecchiarla.

Questo e solo questo era il motivo che portava all'urlo della liberazione da parte di Artecurvasud quando pubblicata la graduatoria definitiva tale nefasto ruolo di accompagnare l'equipaggio del Man di centro isola allo scatafascio per graduatoria definitiva veniva attribuito a Lorenzo il Giusto della corte Medicea del giovane rottamatore; il giovane e simpatico moderatore e facilitatore toscano aveva già manifestato la sua inadeguatezza al ruolo avendo avuto in affidamento un spazio che nasceva già come Ex spazio chiuso nel giro di sei mesi, aveva quindi meritato sul campo questa nuova missione impossibile, fare chiudere il prima possibile il Man che non aveva più motivo alcuno di esistere.

Sciamani intanto sollevavano nubi oscurantiste, volavano palle di colore che giustiziavano falsi Maestri, si dipingeva direttamente con le mani visto il prezzo dei pennelli e si reclamavano idee di quadro dal valore commerciale di un euro e cinquanta.



La truffa del centro isola si autorappresentava come lo spazio più importante d'Italia ma in Italia non era, si difendeva Lorenzo il Giusto che purtroppo non aveva lo stesso spessore ed intelligenza tattica di chi aveva abbandonato la nave prima del naufragio; si rappresentava l'isola come realtà frizzante a cui mancava il collezionismo privato, ma come? Si ignorava che l'isola era un riflesso di ciò che accadeva nel cuore dell'impero? Si arrivava a dire che servissero corsi di formazione per collezionisti.

Una guerra, si era nel bel mezzo di una guerra, bisognava indicare la rotta a quei quattro ignorantelli agli arresti domiciliari dell'arte per saccheggio del pubblico ai danni del pubblico per interesse privato, che invocano il loro ruolo professionale ed il merito, come evitare il naufragio, bisognava aprirgli gli occhi, fargli vedere che quel mondo che invocavano come specialistico era stato processato in piazza durante "Occupy Wall street", che Sotheby's, mentre loro si svendevano per quattro spiccioli al migliore offerente politico, aveva avuto profitti record da 680milioni di dollari e che il suo amministratore delegato guadagna 60000 dollari al giorno, ma loro si sentivano furbi nella loro beata ignoranza, prendevano le distanze dalla realtà che giudicavano ridicola.

Una guerra tra  due visioni del mondo, nel Man del centro isola l'arte era semplicemente decorazione e distrazione nel Contro Man era uno strumento di relazione e movimento, la rotta di movimento era riportare in vita il legame tra politica ed arte popolare  e fare rintanare l'invasore privato nel Man di centro isola.

venerdì 14 settembre 2012

Man di Oristano, il video


Vergogna, basta con questo vecchio Man fatto di scopiazzanti artisti di carta straccia e artisti travestiti da galleristi agli arresti domiciliari per evitare denuncia per atti osceni in luogo pubblico a carico del pubblico, basta, basta, basta.

Si vergognino e muoiano dall'imbarazzo pubblico per la gestione dei loro malaffari privati agli arresti domiciliari dell'arte certi presunti addetti ai lavori che si arrogano il diritto di selezionare il gusto senza ragionare direttamente con chi con il proprio gusto vive e ragiona.
Certe selezioni sono veramente fuori dal tempo, una visione di sistema contemporanea che finalmente riesca ad accettare il punto di vista degli artisti senza filtro potrebbe solo contribuire a creare pubblico interesse la dove il disinteresse pubblico è stato alimentato e rinchiuso dal privato.
Il primo ad essere autodeterminato direttamente dagli artisti e che non può sprecare perché ha tagliato già tutte le spese superflue fatte di inutili addetti ai lavori che storicamente hanno una colpa ben peggiore di quelle dei nostri politici, hanno la pubblica responsabilità di avere allontanato l'arte contemporanea dal pubblico per i loro spiccioli introiti privati.

Ieri 13 Settembre 2012, è nato a Solarussa un altro Man, il primo libero spazio di ricerca e confronto tra artisti indipendenti Sardi, all’inaugurazione presieduta dall’unico consigliere comunale rosso di Cagliari Enrico Lobina sono stati invitati da i direttori artistici della nascente istituzione (che vanta una folta collezione di artisti cinesi, nigeriani, brasiliani e della repubblica dominicana che hanno lavorato sulla tematica specifica “Who is the man?”) per una performance collettiva:
gli artisti del Movimento Oscurantista e la loro pittura di scontro per attivare il confronto; lo street artista che dipinge con le mani Stefano Melis appena rientrato dal Portogallo; il certosino ed onirico Matteo Tauriello e le sue visioni generate dal pennarello e non dal pennello; l’eteronomo collettivo iconoclastico che purtroppo causa vecchi baronismi artistici operando in terra sarda “Stay on fango” e la Tavor Art Mobil del duo artistico Ardau-Di Caterino con la sua terribile propaganda artistica mirante a commercializzare beceramente “idee di quadro” alla modica cifra per i residenti in Sardegna di un euro e cinquanta centesimi.
Che Artribune non ne abbia parlato è una vergogna, ma forse dipende dal fatto che la Vanali oggi al Man di Nuoro lavori per Artribune?

mercoledì 12 settembre 2012

Listino Diprè


Andrea Diprè, un "uomo un perché" è il caso di dire.
Il perché dovrebbe essere il vostro.

Perché rivolgersi ad Andrea Diprè?

Andrea Diprè, fantomatico critico di caratura galattica e quotidianamente in onda su Sky, sembra la creatura perfetta per dare giudizi su qualsiasi forma d'arte, purché lo si paghi, è uno scopritore di talenti, soprattutto i talenti che pagano, più pagano e più li scopre; le opere di cui ne decanta in stile aulico e meccanico la profondità artistica sono solo qualcosa in più per riempire la trasmissione.

Storie di vita vissuta, grazie a Dio solo in terza persona 

Viene direttamente a casa vostra con il suo cameraman personale, vi filma, si guarda intorno, chiede soldi ma se non avete soldi state tranquilli, potete dargli mobili, vestiti, i vostri parenti; perché lui riconosce subito l'artista, basta che gli sia dia la cauzione.
Vi fa firmare un contratto che per qualche ragione sconosciuta al diritto non si può rescindere. 

E' un avvocato, cosa credevate! Svelato l'arcano! 

Ma che c'azzecca? In fondo chiunque può disquisire di arte, perché la fruizione dell'arte è soggettiva e Andrea Dipré ama l'arte, purché lo si paghi affinché la ami.
Voi direte che è il mondo dell'arte che funziona così, certo, è così, e dovete mettervelo in testa anche voi, tutto si muove solo se qualcuno ci mette i soldi. 
Non esistono maghi, e ne parlo a ragion veduta, conoscendo abbastanza il mondo della musica e della scrittura. 
Andrea Dipré non fa eccezione e non è altro che l'ingranaggio che fa gioco su chi sta sotto, lo pagate e lui crede in voi, vi recensisce, vi manda in televisione si prende un vostro quadro come cauzione fingendo di apprezzarlo, non si sa mai che sfonderete così potrà rivendersi il vostro quadro.

Cari artisti sconosciuti non fatevi abbindolare da presunti amanti e venditori delle vostre opere, il mercato dell'arte si muove su cifre molto più alte, dovete mettervi il cuore in pace. I mecenati sono rari, quasi personificazioni mitologiche.
Se dovete investire i soldi per farvi pubblicità, fatevi fare un sito Internet, qualche campagna online, contattate giornali, partecipate a concorsi (anche lì i soldi spesso fanno la differenza), e qualche risultato, seminando un po' alla volta forse riuscirete ad ottenerlo. 
E comunque continuate a comporre e creare, lo dovete a tutti, pensate a ciò che fate come un dono ai vostri posteri e alle persone che saranno in grado di emozionarsi senza chiedervi soldi.

Riporto a seguire il listino di Andrea Dipré, scovato su Internet e simile alle proposte che ho ricevuto per email.

- 1 registrazione di 5’ con l’artista e le Sue opere direttamente a domicilio dell'artista + messa in onda della registrazione su SKY una volta alla settimana per 6 mesi per un totale di 26 uscite: costo complessivo 300 euro.
- 1 registrazione di 15’ con l’artista e le Sue opere direttamente a domicilio dell'artista + messa in onda della registrazione su SKY tutti i giorni per un totale di 20 uscite: costo complessivo 800 euro.
- 1 registrazione di 15’ con l’artista e le Sue opere direttamente a domicilio dell'artista + messa in onda della registrazione su SKY tutti i giorni per un totale di 52 uscite: costo complessivo 1500 euro.
- 1 registrazione di 15’ con l’artista e le Sue opere direttamente a domicilio dell'artista + messa in onda della registrazione su SKY tutti i giorni per un totale di 104 uscite: costo complessivo 2500 euro.
- 1 registrazione di 15’ con l’artista e le Sue opere direttamente a domicilio dell'artista + messa in onda della registrazione su SKY tutti i giorni per un totale di 208 uscite: costo complessivo 4000 euro.

o in quest'altra versione

- 1 registrazione di 5' con l'artista e le sue opere in studio televisivo a Milano o a Roma o direttamente a domicilio dell'artista + messa in onda della registrazione su SKY una volta alla settimana per 6 mesi per un totale di 26 uscite: costo complessivo 300 euro
- 1 registrazione di 60' con l'artista e le sue opere in studio televisivo a Milano o a Roma o direttamente a domicilio dell'artista + messa in onda della registrazione su SKY una volta alla settimana per un mese per un totale di 4 volte: costo complessivo 800 euro.
- 1 registrazione di 60' con l'artista e le sue opere in studio televisivo a Milano o a Roma o direttamente a domicilio dell'artista + messa in onda della registrazione su SKY una volta alla settimana per 3 mesi per un totale di 13 uscite: costo complessivo 1500 euro.
- 1 registrazione di 60' con l'artista e le sue opere in studio televisivo a Milano o a Roma o direttamente a domicilio dell'artista + messa in onda della registrazione su SKY una volta alla settimana per 6 mesi per un totale di 26 uscite: costo complessivo 2500 euro.
- 1 registrazione di 60' con l'artista e le sue opere in studio televisivo a Milano o a Roma o direttamente a domicilio dell'artista + messa in onda della registrazione su SKY una volta alla settimana per 12 mesi per un totale di 52 uscite: costo complessivo 4000 euro.

Riflette prima di elargire soldi a Diprè il cui interesse è vendere fumo negli occhi e illusioni per spillare soldi esponenzialmente, partendo da cifre basse per poi chiedere sempre di più.

Se volete farlo prendete coscienza delle vostre scelte, ci sono tanti modi per spendere soldi e trovare vetrine, valutate sempre tutte le alternative.
Questo discorso dovrebbe essere applicato più in generale a qualunque settore artistico nel quale si tenti di sfondare.

Giorno dopo giorno seminate, sono convinto che prima o poi il raccolto arriva, in Italia con molta calma, ma anche qui qualcuno ce la fa.

P.s.
Tenete a mente questo principio:
"Un artista deve essere pagato, non pagare, altrimenti significa che qualcosa non torna."

martedì 11 settembre 2012

Un artista spaventato porge le sue scuse al santone Diprè


Un artista spaventato porge le sue scuse al santone Diprè

Ciao Mimmo, ti volevo rubare un minuto per dirti che qualche tempo fa avevi esposto in modo a mio parere simpatico, un dialogo che ti era capitato di fare con Andrea Diprè, rinomato ed autorevole critico.
Io avevo commentato con atteggiamento complice, mi sento di fare le mie scuse ad Andrea. 
Ho agito istintivamente scoprendo nei fatti, che non mi ha assolutamente celato dei lavori di critica, ho pagato e lui ha eseguito il lavoro. 
Ora sento di fare mie scuse a lui, ora lo chiamo. 
 Te lo dico cosi per dire, visto che parlandone lo avevo definito come "poco onesto", cosa  non vera. 

Per un periodo di qualche mese io avrei perso i messaggi in cui lui mi chiedeva dove spedirmi il video,  ribadisco Andrea Dipre` seppure con un carattere particolare sente con passione problematiche legate all'arte. 
Certo percepisce un compendio, sicuramente, ma come in ogni tipo di lavoro che si definisce tale. 
Non l'ho mai incontrato personalmente ma telefonicamente è stato sempre interessato , mai mettendomi sotto pressione. a
Ieri  l`ho chiamato e mi ha chiesto che nel caso non trovassi il video di 5 min. me ne spedirebbe  un altro gratis. 
Non voglio giustificare nessuno, ma per me è una persona sincera.

Ciao Mimmo, scusami per il messaggio chilometrico, ciao.

A.M.

sabato 8 settembre 2012

Paolo Carta, chi è?

Non sapevo dell'esistenza di questo artista di nome Paolo Carta, ho scoperto navigando sul tubo che è famoso per duettare live con Laura Pausini, so che coltiva un poco di frustrazione per essere un signor nessuno quando non duetta con lei, con i miei potentissimi mezzi investigativi ho intercettato un chiamata al cellulare tra lui ed il Di retto re del Man di Oristano:

"Driiiiiiin, Driiiiiiin, ciao sono Paolo Carta, senti ti volevo dire se per piacere puoi non fare esporre Mimmo Di Caterino al Man di Oristano, non per altro è aggressivo, poi alla luce di questa telefonata, se vuoi posso anche pubblicizzare il tuo Man sul mio portale d'arte che non serve a nulla, come la vedi? 
So che questa chiamata è stata per te illuminante e confido nel tuo buon senso...."



martedì 4 settembre 2012

Man di Oristano

Con l’inaugurazione del MAN di Oristano, fissato per le ore 16.00 del 13 settembre 2012 a Solarussa, si consolida quella vocazione verso la cultura del contemporaneo, che già connotava l’attività di alcune realtà espositive della Provincia, rappresentandone perciò, la naturale evoluzione progettuale.
L’apertura del MAN rappresenta infatti, una delle numerose iniziative culturali che la Provincia, attraverso l'impegno costante e la determinazione delle realtà artistiche prese
nti nel territorio, ha proposto in questi ultimi anni, e che hanno portato Oristano a guadagnarsi, nonostante le sue ridotte dimensioni e l'assenza di finanziamenti, una forte connotazione intellettuale all'interno della Sardegna.
Il sostegno attivo degli artisti che si muovono con la stessa forza e decisione in altre parti dell’Isola, hanno dato la spinta finale per dare vita a una realtà che intende porgersi indipendente, mobile e soprattutto "aperta" alla trasversalità espositiva.

Askosarte
3407201761
3420063562





WHO’S THAT MAN?

13 settembre 2012 ore 17.30

Project Space
Askosarte 





Nella relatività del sapere nessuno può credere di possedere la verità certa e quindi tutti siamo portatori di conoscenze opinabili.
(Sofisti)

Posso avere un'opinione?
(Askosarte)



Quando nel gennaio 1898, sull’Aurore fu pubblicata la lettera aperta dello scrittore Emile Zola contro lo scandaloso processo a Dreyfus, in nome dei valori superiori di giustizia e verità, numerosi furono gli accademici, ma anche gli architetti, avvocati, medici, artisti, scrittori e musicisti, che fecero sentire la loro voce, scrivendo le famose protestations (pubblicate sul quotidiano per 15 giorni di fila), manifestando l’avvento di una nuova, potente forza, nata dal senso di responsabilità di un comprendere superiore, a sostegno di un'idea con-divisa, da difendere oltre la partigianeria e l’interesse personale.
Questi uomini furono definiti, per la prima volta da Gorge Clemanceau, con l’appellativo di “intellettuali”: aspettativa e speranza erano che con l’impegno di questi uomini si delineasse una forza indipendente dagli schieramenti consolidati, neutra e al servizio dell’intera società.
Le cose, non sempre sono andate in questo modo, e intellettuali al servizio di regimi, o prostituiti avidi solo di fama e di denaro, sono esistiti ed esistono.
Non si può negare tuttavia, che tra l’intellettuale narciso, scollegato dalla realtà sociale, impegnato unicamente a fare bella mostra di sé, e il sempre presente intellettuale organico, piegato a ideologie costrittive e manipolatrici, co-esista, a fatica ma in maniera inconfutabile, l’intellettuale protagonista del suo pensiero, animale sempre più raro che non accetta limiti alla sua libertà di pensatore, e che rivendica la perfetta autonomia delle sue opinioni da qualsiasi dogma o dottrina chiusa.
Ma questi individui che, a volte, si chiamano anche artisti (o così dovrebbero chiamarsi in virtù del loro essere capaci di partecipare e influenzare il clima e il modo di sentire comune), riluttanti per definizione al moralismo e a qualsiasi forma di censura, liberi di raccontare, con la propria arte, il contemporaneo fatto di bene e di male, di trasformazioni politiche, etiche e sociali, di conflitti ed emozioni, esistono ancora?
E qual potrebbe essere il loro "senso" in un tempo in cui si definisce “artista” chiunque, compresi tronisti, attori pornografici e veline?

Lungi dal voler fare del moralismo, nel pieno rispetto di qualsiasi scelta umana o artistica e coscienti che tra avere un’opinione e fornire una verità assolutamente valida ci sia una bella differenza, la sola cosa certa è che, forse, (e magari in buona fede) molti individui si sono calati nel ruolo di “artista” con troppa convinzione e pochi dubbi, ponendosi un gradino sopra gli altri.
L’arte dovrebbe, invece, metterci un gradino più in basso, non più in alto.
Dall’alto infatti, si vede sfocato, mentre per poter percepire il mondo e continuare a parlarne come artisti, occorre essere nel mondo, e spesso con tormento.
Da bambini abbiamo imparato a considerare l’artista come colui che più di tutti merita onori e successo e questo sarà vero fino a quando, a questo MAN, onori e successo saranno indifferenti.

Chiara Schirru