lunedì 31 agosto 2015

UN’OPINIONE PER L’ALTERNATIVA di G Angelo Billia


UN’OPINIONE PER L’ALTERNATIVA di G Angelo Billia



Lo stesso gruppo industriale, in una sede chiede (e ottiene) gli straordinari, mentre in un’altra denuncia esuberi, avvicinando i licenziamenti.
Ordinaria amministrazione, tanto da non fare più notizia.
Se chiedete in giro, frequentemente vi risponderanno che si tratta della crisi, e tanto dovrebbe bastare.
 Pochi, veramente pochi, anzi, direi sempre di meno si pongono il problema che è insito nel fatto che l’azienda, quest’entità spesso impersonale, è padrona della vita dei dipendenti.
Per nascondere questa semplice verità si ricorre ad artifici dialettici ormai entrati nel linguaggio comune. 
Il più ricorrente è il riferimento alla produzione, entità talmente corporea da rendere legittima la subordinazione ad essa degli uomini e della loro vita.
Conosco personalmente decine di operai che, in una certa fase della loro esistenza, hanno “sposato” la fabbrica, non tanto per la parte lavorativa, quanto piuttosto con l’accettazione acritica di ciò che da essa veniva in termini di annientamento di qualsiasi interesse personale, che non fosse legato alle esigenze della produzione.
L’imbroglio, poi, nel momento in cui il sindacato scelse la “gratificazione” di “difendere” i lavoratori spiegando agli industriali come gestire al meglio la produzione, ha avuto nuovo impulso.
La crisi, in seguito, ha aperto gli occhi a molti “sposi”, ma, se non era troppo tardi, era comunque impossibile cambiare in modo alternativo il modo di pensare.
Credo che una delle cause maggiori della quiescenza intellettuale di molti lavoratori, attivi e no, sia proprio da ricercare nell’abitudine alla delega, intesa in senso politico sindacale. 
L’altro elemento interconnesso con questo, è l’abitudine a ragionare mutuando argomenti e forme di “chi ne sa”, cioè gli stessi che si sono fatti regime successivamente, o coloro che si sono caratterizzati come supporti ad esso, sul versante sindacale.
Vorrei qui, mettere in evidenza due elementi, il primo, pur considerando tutte le differenze del periodo, credo debba essere la constatazione dei punti in comune nel pensare istintivo, fra molti lavoratori odierni e gli schiavi integrati, che vedevano nelle fortune della famiglia del padrone la loro possibilità di sopravvivenza. 
Non credo servano esempi per dimostrarlo.
Il secondo, invece, riguarda la possibilità di sbocchi alternativi a questo stato di cose. 
E’ fuor di dubbio che la sostanziale inerzia del movimento operaio non può essere attribuita né alla repressione, né ad un’entusiastica accettazione del sistema. 
Semplicemente si è persa completamente ogni cognizione d’identità di classe. 
Ognuno fa per sé, per i suoi problemi e per le sue confusioni.
D’altronde, dopo il passaggio al campo della borghesia del partito che, a torto o a ragione veniva considerato portatore, anche culturale, dell’alternativa, e dopo le “rifondazioni”, fatte sempre senza por mente alle cause della degenerazione, perseguite pervicacemente in un’ottica parlamentaristica, ciechi a qualsiasi reale proposta alternativa, che non fosse la riproposizione di modelli socialdemocratici della gestione del potere borghese, la tendenza al disimpegno non poteva che rafforzarsi.
Per molti, tempi difficili equivalgono a tempi di “semplificazioni”, come se nulla fosse accaduto e le “semplificazioni” non fossero, in fondo, le principali responsabili dello stato presente.
Nessun appello all’unità, se non è unito ad un chiarimento politico, perlomeno per separare il grano dell’alternativa di classe dal loglio della socialdemocrazia, nelle sue mille forme, potrà portare a risultati diversi da un peggioramento ulteriore della situazione all’interno della classe operaia.
Aggiungo che le diatribe ideologiche, legate al periodo storico nel quale il proletariato ha assunto e gestito il potere, possono aspettare, in questa fase, infatti, costituiscono solo un appesantimento senza nessuna utilità, se non quella di rafforzare divisioni senza nessun riscontro nella realtà attuale.
La discriminante oggi, il faro attorno al quale costruire l’unità propedeutica alla costruzione dell’organizzazione d’avanguardia, idonea a sua volta alla costruzione dell’alternativa di classe, è la separazione netta della linea d’alternativa rivoluzionaria da quella socialdemocratica. 
Chi si balocca immaginando resurrezioni impossibili passando da Ingroia a Tsipras, volente e cosciente o no, è strumento del rafforzamento del potere borghese.



sabato 29 agosto 2015

"L’arte se non passa alla geografia passa dal rigattiere" di Iskra Iskra


Il libraio gallerista Giuseppe Casetti è un curatore.

Decolorato i capelli e girava con una bombetta.
Lo abbiamo conosciuto a Portaportese dove per vent’anni è stato titolare di un suo banco.
Allora si faceva chiamare Cristiano; durante il resto della settimana pochi soldi vendendo libri all’università dove i vigili gli avevano dichiarato guerra.
Finì con un processo, aveva rotto in commissariato una ceramica di Lucio Fontana, è nella leggenda che si racconta del suo processo.
Casetti trasforma l’attività di rigattiere in quella di antiquario.
Il problema delle opere rinvenute dopo decenni?
Gli artisti non guadagnandoci nulla non autenticavano il loro lavoro passato e da Casetti rinvenuto.
Il duro lavoro di questo ricercatore a Portaportese ha fine.
Lascia Portaportese e Cristiano torna a chiamarsi Giuseppe.
Aveva iniziato andando nei maceri a raccogliere roba, libri foto, ora ha da vent’anni lasciato Portaportese.
Il suo negozio, ”Il museo del Louvre“, dovrebbe essere una libreria, ma crea vetrine che hanno la dignità d’opere d’arte, fetish, dada e futuriste.
Giosetta Fioroni l’incoraggia e sostiene.
Capelli lunghi bianchi un bell’uomo con  una parlata molto romana.
L’arte se non passa alla geografia passa dal rigattiere.

Iskra Iskra

venerdì 28 agosto 2015

Buone ferie di G Angelo Billia

BUONE FERIE DI G ANGELO BILLIA

(come sempre senza peli sulla lingua)






Relax, relax sanguinario, fatto di sogni truculenti perchè una parte dei tuoi simili collabora con l’inquisizione, perché è convinta che quella sia la strada della legalità.
Settantun morti, arsi dal sole festaiolo in un forno semovente, e altri duecento, caduti sul calvario del mare

Si aggiungono ad altri, tanti altri che tutti i giorni pagano così l’illusione di una vita migliore.
Un’esclamazione contrita per gli atei, una prece per i credenti, e avanti, verso altre destinazioni, paradisi d’arte, naturalistici, di cultura culinaria. 

Avanti! 
Un sorriso all’ennesima “novità”, ai bimbi che fanno tanta tenerezza con la loro ingenuità, agli animali che sono “tanto dolci”, ai fiori “bellissimi”, che ripetono all’infinito, in forme non sempre diverse, i colori che tutti conosciamo.
Avanti! Anche se la parte più numerosa dei nostri simili vive all’inferno, nell’anticamera del forno crematorio “naturale”, che “naturalmente” noi non vediamo.
Avanti! 

Sul selciato, dal quale l’acqua della nostra labile memoria ha già cancellato anche le tracce delle vittime insepolte.
Avanti! 

Un selfie per magnificare, in una cornice più o meno esotica, l’addome, spesso prominente per il troppo cibo, e via, verso nuove mete vacanziere, verso l’effimero, incontro senza se e senza ma all’oblio della ragione.
A ognuno il suo “io” appagante: l’intellettuale “puro”, dedito a dimostrare che i suoi interessi, anche se festaioli, sono sempre profondi; il “combattente” a parole, che ostenta le ferie come farebbe un soldato sottratto temporaneamente alla prima linea; lo scanzonato “impegnato”, che affida ad ermetiche frasi il suo essere “superiore” rispetto alla media; quello che “non ha più i mezzi”, che aggiunge i festaioli al lungo elenco delle sue sterili, a volte “rivoluzionarie”, lamentele.
Avanti così! 

Senza sapere che anche i nostri itinerari vacanzieri sono resi lievi dal nostro essere umanamente disumani, e dalla carne di milioni di fratelli in decomposizione, ignari d’essere stati, inconsapevolmente, uno strumento che ha permesso ai banditi del mondo, di pagare ai propri complici anche le ferie.



giovedì 27 agosto 2015

"Dovrei essere come loro..." di Bruno Carboni



"Dovrei essere come loro...
Indifferente al massacro dei migranti...
Dovrei odiarli perché ci rubano il lavoro...
Dovrei chiedere di pensare prima a noi....
Dovrei chiedere di bombardare i barconi...
Dovrei essere felice per la morte di cinquanta invasori dentro un camion frigo....
Dovrei essere come chi vuole usare le ruspe per i ROM....
Si perché mi renderebbe la vita più facile, saprei chi odiare, per rendere la mia vita più semplice, per sentirmi superiore...
Già mi sentirei superiore, fino a quando il migrante divento io!!!"


Bruno Carboni


"Pigliaru, ascolta Don Bastiano" di Pier Franco Devias



La Sardigna galleggia su un mare di metano che potrebbe essere sfruttato per i prossimi trecento anni.
Lo ho scoperto la Qatar Investment Authority, circa un anno fa, facendo un’indagine della quale i vertici regionali erano, come di consueto, all’oscuro.
Ebbene, scoperto il tesoro, la QIA avvisa immediatamente Renzi, il quale ovviamente non avvisa il presidente della Sardigna ma contatta subito l’Eni. 
Si, parliamo della stessa Eni che ha avvelenato impunemente Porto Torres.
Ebbene dopo tanto girare e parlottare nei corridoi alla fine, dopo tanto, lo viene a sapere anche Pigliaru, che dovrebbe rappresentante i Sardi, almeno per la legge italiana. 

In teoria.
E insomma Pigliaru, saputa la notizia, invece di comportarsi come il padrone di casa che scopre il petrolio in giardino, anziché ricevere a casa sua eventuali offerte raggruppa i suoi e corre a Olbia assieme a sindaci della zona, tutti col cappello in mano al cospetto dei qatarioti, che essendo in costa smeralda gli viene più comodo.
Poi in queste ore si incontreranno, parleranno, gli illustreranno le volumetrie della costa smeralda, il Mater Olbia e il metano.
Come le tre carte.
Le mischieranno per bene e poi gli chiederanno quale scelgono.
Volumetria, Mater Olbia o metano, questa la vince questa la perde, fate il vostro gioco.
E loro, dimenticandosi di essere i padroni di casa e i padroni di questa terra, sgomiteranno per scegliere quella giusta, ed esulteranno quando alla fine a quelli resterà il tesoro e a noi qualche posto di lavoro.
A noi, che dovremmo essere padroni del mazzo.
Ed è a quel punto che sarebbe bello se all’uscita da questo incontro i nostri politici incontrassero Don Bastiano del Marchese del Grillo, e ascoltassero il discorso che fece al popolo prima della sua esecuzione.
Forse, almeno lui, sarebbe in grado di perdonarli.
“massa di pecoroni invigliacchiti, sempre pronti a inginocchiarvi, a chinare la testa davanti ai potenti”
“ma soprattutto posso perdonare a voi, figli miei, che non siete padroni di un c...o!”


Pier Franco Devias

sabato 15 agosto 2015

"Ferma opposizione della destra casteddaia" di Antonio Musa Bottero

Ferma opposizione della destra casteddaia  di Antonio Musa Bottero



Ferma opposizione della destra casteddaia che rivendica il diritto di sedersi su una panchina a guardare una fottuta duna in santa pace a su Poettu.
I leader massimi dei riformatori, dei forzaitalioti e delle associazioni di oligofrenici allo sbaraglio, denunciano violentemente i dossetti in cemento in mezzo alla carreggiata in quanto costituiscono un inaccettabile attentato identitario alla leggendaria e ancestrale "camminata casteddaia trisinàndo le crazzòle", rito di origine dionisiaca che ormai da secoli si perpetua nel lungomare del Poetto ciucciando distrattamente un ghiacciolo e toccando il culo alla fidanzata.




venerdì 14 agosto 2015

"FRANK & FRANK" di Antonio Musa Bottero


"FRANK & FRANK" di Antonio Musa Bottero



Conosco due Frank che stimo tantissimo.
Uno dei Frank, esimio professore comunista di Harvard, scrive in un commento che l'Isis dovrebbe far saltare in aria non solo i mega-yacht ma tutti gli yacht che girano per i mari, solo perché simbolo dell’occidentalismo, del capitalismo e del neoliberismo.
L'altro dei Frank, esimio giornalista juventino, scrive:
"Quelli che stanno più a sinistra di tutti in questo periodo tacciono. 
Sono a regatare sui velieri e al largo lo smartphone non prende. 
Appena approdano allo yacht club riprenderanno i loro proclami a favore dei tupamaros uruguaiani.”
Appare chiaro che i due Frank hanno qualche problema col mare, col vento, con le vele, con gli yacht club e, sopratutto, qualche idea confusa sulla rivoluzione.
Vediamo di capire perché.
Il primo Frank, quello di Cambridge (Massachusetts) esimio professore di Harvard di cui tutti noi apprezziamo le riflessioni, scrive benissimo e spesso ci delizia con analisi politiche di livello stratosferico. 
Lo spessore è indiscutibile.
Il suo immaginario rivoluzionario, però, spesso deborda in affermazioni che appaiono molto lontane dal suo solito standard. 
L’esimio professore pare viva nella continua e maniacale aspettativa che qualcuno (per lui) dia un inizio materiale alla tanto agognata rivoluzione. 
Le sue irrazionali e spesso compulsiva speranze rivoluzionarie vengono di volta in volta riposte in personaggi che niente hanno a che fare con le sue splendide elucubrazioni accademiche: prima Grillo, poi Salvini, ora addirittura l’Isis. 
La sua idea pratica di rivoluzione è giacobina, feticistica, serve una “Bastiglia”, un “Palazzo d’Inverno” un simbolo inequivocabile da mandar giù, da chiunque, non ha importanza se da Grillo, da Salvini, da Isis o da chicchessia.
E quale simbolo è più inequivocabile di uno yacht?
Frank di Harvard avrebbe un suo fascino indiscusso se solo riuscisse a ricondurre a coerenza il suo giacobinismo teorico e la sua idea pratica di rivoluzione.
Con infinito rispetto e umiltà, mi permetto di segnalare una figura storica, estremamente affascinante ed eroica, assimilabile parzialmente (solo parzialmente) all’esimio professore.
Il personaggio è Carlo Pisacane. 
La differenza (sostanziale) sta nel fatto che Pisacane non aspettava, comodamente avvolto nell’ermellino di Harvard, che altri dessero inizio alla rivolta. 
Pisacane, pur consapevole che chi inizia le rivoluzioni va a morte sicura, il 25 giugno del 1857 salpa con altri 24 prodi a bordo della motonave “Cagliari” per liberare, tenetevi forte, nientepopodimeno che l’intero sud dai Borboni!
I partecipanti all’impresa, ricordata come “Spedizione di Sapri”, firmarono il proclama che segue:
« Noi qui sottoscritti dichiariamo altamente, che, avendo tutti congiurato, sprezzando le calunnie del volgo, forti nella giustizia della causa e della gagliardia del nostro animo, ci dichiariamo gli iniziatori della rivoluzione italiana. 
Se il paese non risponderà al nostro appello, non senza maledirlo, sapremo morire da forti, seguendo la nobile falange de’ martiri italiani. 
Trovi altra nazione al mondo uomini, che, come noi, s’immolano alla sua libertà, e allora solo potrà paragonarsi all'Italia, benché sino a oggi ancora schiava »

Con infinito rispetto e umiltà suggerisco all’esimio Frank di Harvard di dedicare qualche attimo di riflessione alla gigantesca figura di Carlo Pisacane invece di sparare minchiate su Salvini, Grillo, Isis, gli yacht e l’andar per mare.
Il secondo Frank, l’esimio giornalista juventino, al contrario di Frank di Harvard, lui, odia Salvini, lo perseguita, interviene sulla sua bacheca, non fa altro che attaccarlo in maniera durissima, costante, spesso compulsiva.
È una persona onesta, Frank il giornalista, tutti lo sanno, 
Nel suo immaginario, però, nei suoi processi di auto-percezione egli si vede come un rivoluzionario.
Solo perché ha trascorso giovinezza a inveire su Berlusconi prima e su Salvini poi, il nostro Frank di Gallura crede onestamente di essere un rivoluzionario.
Ma qualcuno di voi l’ha mai sentito dire una parola su renzifonzi, su Bersani, su Civati, sul Pd, su Sel? Qualcuno di voi ha mai letto una sua condanna nei confronti delle più significative violenze al mondo del lavoro, ai diritti e alle tutele dei lavoratori, quali il pacchetto Treu, le coglionerie di Ichino, il jobs act di renzifonzi? 
Frank di Gallura, si sa, riserva le sue invettive solo a Berlusconi e Salvini.
Qualcuno di voi ha mai visto un suo editoriale, una sua riflessione, uno straccio di commento su fatti politicamente rilevanti come l’elezione del segretario regionale del Pd o le primarie per la designazione del candidato Governatore?
Frank di Gallura è molto prudente ma si autopercepisce (e si mostra al pubblico) onestamente “rivoluzionario”.
Pur essendo infinitamente più bravo e preparato della maggior parte dei giornalisti che circolano nell’isola, Frank di Gallura, al contrario di Frank di Harvard, mostra alcune gravi carenze culturali tipiche del conformismo bigotto e radicale dei comunisti d’altri tempi (vi ricordate quando affermò che Jackson Pollock è stato un’artista insignificante frutto di una montatura della Cia?) ma non ha importanza. 
Per lui è importante solo l’onestà, l’apparenza rivoluzionaria e l’adesione a tutti i luoghi comuni del conformismo proletario.
Per avere continua e rassicurante conferma della sua autopercezione rivoluzionaria, Frank di Gallura si circonda di figure mediocri, moderate, banali, disposte ad ogni acrobazia intellettuale pur di fare visualizzazioni.
Sin qui nessun problema, il problema arriva dopo e riguarda la gestione di questa sua forzatura identitaria.
 Infatti la caratura rivoluzionaria di Frank di Gallura è drasticamente vincolata all’annullamento o alla denigrazione di tutto quanto stia più a sinistra della sua moderatezza.
Chiaro che il suo tentativo risulta quantomeno acrobatico.
Persino la buon’anima di Mino Martinazzoli si collocava più a sinistra di lui.
Dati questi presupposti, non è affatto casuale che anche lui, da buon cultore della sua personalità rivoluzionaria e proletaria (di gomma), mostri avversione per il mare, per le vele, per gli yacht, sciorinando i più banali luoghi comuni di un’Italia francescana, comunista (di gomma) e bigotta.
Ecco, vorrei dire a entrambi i Frank, verso i quali nutro sincera stima, che dovrebbero avvicinarsi ad uno di questi "abominevoli" yacht club e fermarsi un attimo ad osservare i bambini che apprendono le prime nozioni di vela.
Mi ricordo Michele, mio figlio, il giorno in cui incontrò il vento, quello vero. 
Quando tornò a terra aveva gli occhi ancora pieni di paura.
“Papà, col Maestrale così forte non si può andare! 
Ho preso un colpo di boma terribile alla nuca (aveva un bernoccolo come una palla da tennis) ho scuffiato, sono riuscito a raddrizzarla, ho preso un altro colpo di boma e ho scuffiato di nuovo! 
Non salirò mai più su una barca a vela con il vento forte! 
Il gommone era lontanissimo, ero solo!”
Due giorni dopo il vento era ben più forte e quando andai a prenderlo pensai a lui rifugiato nel gommone ben lontano dalla barca a vela.
Invece mi venne incontro con gli occhi sprizzanti di gioia:
“Papà oggi il vento era fortissimo, sono stato sulla barca tutta la mattina da solo, sono riuscito a tenerla benissimo, andava velocissima, ero solo ma ho capito il vento!"
“Ero solo” disse Michele con gli occhi pieni di paura il primo giorno
“Ero solo” disse Michele con gli occhi pieni di felicità e orgoglio qualche giorno dopo.
Vedete, cari amici Frank & Frank, il 90% degli yacht club sparsi nel mondo sono cosa ben diversa dai vostri preconcetti ideologici. 
Il 90% dei marinai sparsi in mare sono cosa ben diversa dalle vostre fantasie proletarie (di gomma).
Chiusi dentro i vostri pregiudizi e tabù ideologici, non riuscite a capire che l’andar per mare è una delle attività umane che più concretamente si avvicinano all’ideale astratto di libertà.
Cari amici Frank&Frank, vi invito a riflettere sul fatto che il rivoluzionario senza il senso della libertà e senza il senso della solitudine non esiste in natura.
Quel senso della solitudine che anche un bambino di dieci anni, scaraventato su una barchetta a vela, impara ad affrontare e a conviverci.
Dall’andar per mare scaturisce la consapevolezza di esser soli, navigare significa allenarsi alla solitudine, significa diventare amici della solitudine.
E come diceva L.F. Céline:
“Esser soli significa allenarsi alla morte”.
(e torniamo a bomba a Carlo Pisacane)






martedì 11 agosto 2015

T.A.M. Cagliari nr.58 # Michele Mariano "Silence".

T.A.M. Cagliari nr.58 # Michele Mariano "Silence".


"A PROPOSITO DI PENSIONI"di G Angelo Billia

A PROPOSITO DI PENSIONI di G Angelo Billia



Caro viceministro dell’economia Enrico Morando,
lei possiede la trasparenza cristallina delle acque sorgive meno inquinate e, proprio come loro, è perfettamente inconsapevole di questa sua qualità.
Nella sua intervista a “La Stampa”, con grande probabilità cercando di non allarmare la categoria dei pensionati, si affretta a smentire l’ipotesi di una nuova “riforma” pensionistica.
Vede, probabilmente lei, dopo un anno di governo, ha finito con l’assumere per buono il concetto di riforma da esso utilizzato. 

Nell’accezione comune del termine, riforma corrisponde ad un provvedimento migliorativo di una regola esistente, esattamente l’opposto di ciò che voi avete fatto.
Si comprende, quindi, come lei cerchi di rabbonire la categoria dei pensionati dichiarando che la “riforma” è già stata fatta da Monti.
Caro viceministro, ci rimane male, se leggo le sue dichiarazioni come un condannato per eresia, dopo che è stato rimandato all’auto da fè successivo a quello in corso?
Per come la vedo io, a lei non manca il pelo sullo stomaco per peggiorare ancora la situazione dei pensionati, semplicemente si adegua alla scaletta del capo, nella quale dev’essere scritto:

 “Lì la ‘riforma’ è fatta da poco, lasciamogliela digerire mentre procediamo con le altre. 
E’ cosa che va trattata dopo le elezioni.”
Tanto per dire, anche se lei non ci crede, che qui i fessi sono sempre meno.
Un augurio: 

Dio la salvi, quando i fessi saranno in minoranza!


venerdì 7 agosto 2015

T.A.M. Cagliari nr.57 # Luciano Gerolamo Gerini "Surreal Nostalgia"

T.A.M. Cagliari nr.57 # Luciano Gerolamo Gerini "Surreal Nostalgia"




E L’ASPIRINA? di G Angelo Billia

E L’ASPIRINA? di G Angelo Billia



Ricordate?

 Se ne parlò a profusione più di un anno fa: “presto in commercio l’aspirina priva degli effetti collaterali negativi dell’attuale”. 
Ne avete più sentito parlare? 

Non ho dati statistici ufficiali, ma credo di non essere distante dal vero se dico che un terzo della popolazione ultrasessantenne usa l’aspirinetta, cioè l’aspirina tradizionale a dosaggio ridotto per fluidificare il sangue. 
Già, il sangue. 
Non capirò mai perché mia madre dai sessantacinque iniziò ad usarla su prescrizione medica. Problemi cardiaci, vero, ma colesterolo 138 su 65!
Mannaggia, il caldo mi porta fuori.

 Torniamo all’aspirina senza effetti collaterali, voi l’avete vista?
Delle due l’una: o nel villaggio del Burundi dove l’hanno testata, (ma può essere un altro villaggio in un altro paese), sono morti tutti per emorragia, o costa meno e rende di più continuare a produrre e prescrivere veleno.
Il tutto può essere tradotto tranquillamente con un “è l’associazione a delinquere chiamata capitalismo, bellezza”. 

Eppure, chissà perché, sono convinto che le porcherie, quando avvengono, hanno una base d’appoggio molto solida nella nostra smemoratezza. 
Anche nel silenzio complice dei media, ma certamente ci mettiamo del nostro.


ARMATI DI TUTTO PUNTO E PRONTI ALL’INVASIONE di G Angelo Billia

(riflettendo nella canicola d’agosto)
ARMATI DI TUTTO PUNTO E PRONTI ALL’INVASIONE di G Angelo Billia




Assodato che il razzismo ha mille volti, spaziando fra i due estremi esemplificati con “esseri inferiori” e “poverini! Aiutiamoli, che rende tanto”, ed essendo dimostrabile che, nel paese “più bello di tutti”, anche tutte le forme di razzismo sono presenti, non vedo una ragione, una, per non dire ciò che penso dei migranti.
Noto in essi l’irrazionalità che quasi sempre è alla base delle migrazioni umane: 

rischiano la vita per inseguire una chimera quando potrebbero rischiarla, con maggior profitto, cercando di linciare i gruppi dirigenti dei loro paesi, asserviti ai colonialisti vecchi e nuovi.
Il meccanismo mentale ha molti punti in comune con chi, da noi, una volta perso il lavoro si suicida.
Io stesso, per comodità, trattando d’immigrazione, mi fermo sempre all’aspetto fondamentale: 

sono esseri umani e dobbiamo trattarli da pari, perché lo sono.
Ma questa impostazione, seppur corretta, ha il limite di porci dalla parte di chi giudica, esattamente come quando guardiamo al suicidio per disperazione di qualcuno. 

Sbaglierò, ma mi pare frutto di un meccanismo inconscio, che nasconde un’inconfessata supposta superiorità.
Forse, alla fine, l’approccio più onesto è rivolgersi a loro come faremmo con noi stessi.
Parlando di noi, quindi di me stesso. 

Domando come abbiamo potuto permettere che, a causa dei nostri gruppi di potere, ci sia mezzo mondo che non ha neanche idea di cosa sia l’acqua potabile a disposizione. 
Perché l’abbiamo permesso? 

Per vigliaccheria abbiamo fatto emigrare l’onestà e il raziocinio in un dimensione che, di volta in volta definiamo razionale, democratica, onesta, caritatevole, comprensiva, scientifica, equilibrata. 
Ecc. 
Insomma, tutto, pur di non fare l’unica cosa che andava e andrebbe fatta, rischiare del nostro per eliminare la causa della sofferenza di miliardi di uomini.
Allora, mentre ragiono, non sul letame di Salvini&C., ma sull’antirazzismo, sogno miliardi di uomini che, dopo aver regolato i conti con i loro assassini, non giungono da noi in veste di questuanti, ma armati di tutto punto per regolare i conti anche con noi. 

Sì, non parlo delle figure fisiche degli imperialisti, parlo di noi, dell’altra classe, illuminati che non sanno fare di meglio che recitare formulette antimperialiste di maniera, sentendosi tanto antirazzisti.


mercoledì 5 agosto 2015

"Lettera aperta a Matteo Salvini" di Bruno Carboni


Lettera aperta a Matteo Salvini


Signor Matteo Salvini, chi la scrive è un sardo che vive e ama la sua terra, che la rispetta per le sue tradizioni e contraddizioni.
Persone come me sono costrette a convivere con propri conterranei che non conoscono i valori che questa terra la contraddistingue, noi tentiamo in tutti i modi di far capire a questi individui che sbagliano e ormai siamo convinti che sono irrecuperabili.
Per questo motivo le chiedo la cortesia, visto la sua vicinanza a questi temi, di fare uno scambio.
Noi che amiamo la nostra terra ci teniamo gli immigrati e ROM, dato che lei non li vuole, noi gli mandiamo a casa sua i fascioleghisti di etnia sarda.
Sicuro che lo scambio sia equo per tutti e due le porgo i miei saluti!











Bruno Carboni

Backbeat - visual hypothesis




Collages
Andrea Roccioletti
P-Ars 2015
www.p-ars.com

domenica 2 agosto 2015

Far parte del contemporaneo - Bursich, Di Erre, Roccioletti

FAR PARTE DEL CONTEMPORANEO è un dialogo - nato spontaneamente, e poi adattato per il pubblico - tra 3 artisti: Vesna Bursich, Michele Di Erre e Andrea Roccioletti.

In un percorso di esperienze, riflessioni e progetti, ci avvicineremo per gradi e approssimazioni alla questione centrale che coinvolge, in modi diversi, tutti coloro che vivono sulla propria pelle l'essere "artista" e "contemporaneo".

Il file pdf completo è disponibile gratuitamente per il download, aspettiamo i vostri commenti.

sabato 1 agosto 2015

- Una camicia per Zedda- di M.C.


- Una camicia per Zedda-  di M.C.
Il Comitato Mojto rende noto che è indetta la raccolta fondi per comprare nuove camicie a su Sindigu. 
Ragazzi mobilitiamoci! da quando è stato eletto Massimino non ha avuto neppure il tempo di cambiare camicia.
Zaccando rotonde a destra e a manca, asfaltandone gente, seminando wi-fi, srotolando piste ciclabili , sciusciando piazze a più non posso, sempre con l'immancabile camicia bianca.
Contribuisci anche tu !
partecipa a : " Una camicia per Zedda" 
Non lasciamolo solo, varieghiamo il suo guardaroba.
Per info :
Banchetto con birrino in
P.zzetta Savoia 

Oppure via mail : laghenonhotempomancudemisciaquai@gmail.com



Maurizio Concas