venerdì 31 agosto 2012

Man di Oristano, perché noi ci siamo e qualcuno no.

Man di Oristano, noi ci siamo, perché qualcuno è assente?

Nel sud dell'isola stava arrivando un autunno 2012 ancora più caldo di una estate torrida, emergevano manfrine artistiche e culturali che non potevano che contribuire ad affossare la vecchia Atlantide terra dei giganti che sapevano parlare con le stelle, era emerso che l'attribuzione della carica politica di Di Retto Re del Man di Nuoro, ruolo chiave nel suo posizionamento strategico e politico di smistamento di fondi per l'arte e la cultura provinciale e regionale, a carico del contribuente, questa carica attribuita in un primo momento ad una artista isolana finendo per creare una insurrezione popolare tra i pretendenti la si era assegnata ad un toscano con la tacita consegna di non disturbare troppo gli equilibri degli ultimi anni fatti di associazionismo no profit veracemente profit quando si trattava di andare a reperire fondi e risorse a carico dell'ignaro contribuente nel nome di una sinistra (che sinistra non era) pronta a mettere mano al portafoglio in nome dell'arte e della cultura nell'isola.

I PROGETTI DEL MAN DI NUORO 

I progetti che venivano discussi in un mega summit sull'arte contemporanea al Man di Nuoro rasentavano il ridicolo ed il comune senso del pudore, ma si sa se si ragiona sull'arte contemporanea il senso del pudore è da bigotti cattocomunisti di Pasoliniana memoria e ci si ritrova in un attimo ad essere considerati aggressivi, incolti, ignoranti e pericolosi per la sana diffusione imposta ed obbligatoria dell'arte contemporanea.
Transgender svendevano artisti isolani on line per conto di una rivista specializzata d'arte nata dal naufragio di una altra rivista specializzata d'arte contemporanea abbandonata prima che affondasse; qualcuno proponeva di fare esporre gli artisti direttamente a casa loro o a casa di case di tolleranza di quartiere disposti ad ospitarne le opere; qualcun altro reclamava che anche gli spazi okkupati in nome della libera ricerca artistica necessitavano di aiuti e fondi in nome della libertà di ricerca artistica; fioccavano teste pelate precocemente di artisti di carta che lievemente e facendosi trasportare dal vento scopiazzavano idee e progetti a destra e a manca o gestivano fatiscenti gallerie dove in realtà erano domiciliati nelle quali si allevavano ed amavano ingenui artisti da batteria nutrendoli di sogni, prelevandoli in aule di pittura dove si ragionava sulla luce negandola, dipingendo a piedi scalzi; collezionisti che acquistavano giovani artisti con carta straccia in attesa di piazzare la loro privata collezione in uno spazio pubblico per incrementarne il valore di mercato (che effettivamente non esisteva su scala nazionale ed internazionale), scandaloso che il collezionismo d'arte contemporanea fosse anche un titolo che consentisse d'insegnare Storia dell'Arte Contemporanea nei conservatori, chi comprava faceva la Storia ed il pubblico doveva solo sostenerlo, anche se gli artisti stessi lo trovassero insostenibile.
Per onore di cronaca nel 2009 con il precedente Di retto re del Man di Nuoro si era organizzato un summit sul futuro dell'arte isolana ed isolata, stessi ospiti, stesso taglio e forse stessa truffa dal momento che nulla era cambiato in tre anni.
Una cosa però era realmente incredibile ed era ritrovarsi dinanzi la voce di artisti isolani, molto provinciali nella loro concezione radical chic ed iper borghese del fare artistico, inconsapevoli della loro specificità ed identità artistica millenaria, sollevare la loro voce a sostegno di questi progetti culturali (?) pro isola, a carico del contribuente ignaro si rivendicava la necessarietà del denaro pubblico per organizzare selezioni private e produrre cataloghi (ma nel 2012 per divulgare ricerche artistiche erano ancora necessari?), i più temerari e svenduti senza alcun senso del pudore sostenevano fosse inutile sollevare polveroni e che in fondo progetti come quello di Wanda Alì del portale internet pro artisti isolani divenuto di fatto una chat porno potesse avere un senso, in definitiva si era tutti sulla stessa isola e da questa si avallava l'incapacità degli artisti isolani di autodeterminarsi e vivere nel contemporaneo, addirittura a detta dei fautori più entusiasti del summit sembrava fossero anche incapaci di collegarsi al web, autopubblicare le proprie opere, condividerle e sostenerle culturalmente in un portale, incredibile!!!
Vi era di tutto nella mangiatoia del Man, ma si trattava solo di piccioni d'allevamento dalle traiettorie standard, qualcosa altro succedeva altrove ed era sul serio indy.

ASSE DI GOVERNO PD-SEL A SOSTEGNO DELL'ARTE E DELLA CULTURA?

Un dato era assolutamente sconcertante ed era che tutti gli addetti ai lavori attestati dal Man di Nuoro in questa mappina delle mappature sullo stato dell'arte contemporanea in Sardegna era in realtà una associazione a scopo di lucro che da anni si muoveva melliflua ed in maniera democristiana sull'asse PD-SEL, addirittura erano stati invitati senza ritegno segretari di assessori del sindaco ciuffo di plastica che avevano anche la colpa di essere collaboratori in pianta stabile di Flash Art, insomma si era davanti diavoli che vestivano prada e quando non lo facevano era per cercare consenso ed approvazione, sarà stato un caso ma in questo summit realtà culturali anarchiche e rosso comunista non trovavano rappresentanza, così come erano assenti destre liberali e liberiste e sociali, si era davanti ad una lotizzazione bipartisan arrivata direttamente dall'Italia a colpi di spot mediatici ed elettorali sull'arte e la cultura bipartisan, agli Accademici il Padiglione Italia Sardegna con il suo taglio conservatore di destra, agli avanguardisti illuminati e rivoluzionari della sinistra di plastica (meno reale della destra culturale ed artistica che Sgarbi rappresenta con cultura e dignità) targata Bersani-Vendola e tristemente Casini l'arte e la cultura di ricerca che non può esistere senza pubblica assistenza pure essendo al servizio dei privati.
La cosa triste era che la cultura rosso di ricerca reale stava scomparendo dalla rappresentanza politica, culturale e sociale Europea ed Italiana e che ad i minatori della Carbonsulcis non restava niente altro da fare che scendere in miniera e tagliarsi le vene in rassegna stampa, il caos regnava sovrano la cultura della sinistra che ambiva al governo e che di fatto "tecnicamente" già lo era era destra, la cultura della destra di governo era di fatto di sinistra, ci sarebbe stato da schierarsi con Sgarbi, Bonami e Beatrice non fosse che avrebbe significato distruggere ed azzerare una idea politica e sociale dell'arte storicamente di sinistra.

LA STAMPA SPECIALIZZATA ITALICA

Intanto la stampa specializzata italica si occupava d'altro, l'arte e gli artisti sardi non avevano mai interessato sul serio, l'argomento era la performance da condannare di Julian Charrière, il quale dopo avere catturato e dipinto colombi colorati li ha lasciati svolazzare in Piazza San Marco a Venezia, a detta di Julian che si definisce un osservatore socio urbanista, svizzero di 25 anni, altro non è che un safari nel landscape urbano, in fondo i piccioni (più degli artisti sardi aggiungo) fanno parte del nostro common ground ed il colore sparirà nel giro di pochi mesi, i piccioni si legge sono stati dipinti con un sistema di erogazione ad acqua, lo stesso che si usa per segnare le migrazioni degli uccelli, cento piccioni colorati in piazza San Marco a Venezia e gli artisti isolani non esistono, le varianti sono blu cobalto, verde smeraldo e rosso tiziano.

MAN DI ORISTANO

Nell'Oristanese nasceva in parallelo un altro Man, voluto fortissimamente da due artisti locali di Solarussa Michele Mereu e Chiara Schirru (Direttori), un MAN più maschio di quello del nuorese che di fatto aveva cominciato a contraddire lo spirito barbaricino, il tutto nasceva con la benedizione dell'unico consigliere comunale rosso del capoluogo sud isolano, un bizzarro ed eroico personaggio che negli ambienti indipendenti ed underground delle arti visive non solo isolane chiamavano Clark Kent Lobina, perché in realtà quello che contraddistingueva sul serio l'isola da tutte le altre realtà artistiche del sistema occidentale era che le realtà indy erano sul serio indy; si stava configurando con tanto di attestato di rappresentanza politica uno scenario dove da un lato vi era una arte contemporanea sarda isolana e non isolata che non cercava assistenza e dall'altra artisti di plastica sardi per caso che avevano come unica causa comune quella di svendersi a privati con fondi pubblici, insomma erano a carico di un contribuente che difficilmente avrebbe potuto comprarne le opere.

INAUGURAZIONE DEL Man di Oristano il 13-09-2012

Direttori del Man di Oristano: Uby Atza, Michele Mereu e Chiara Schirru.

Tira somme preventivo: Ivo Serafino Fenu.

Primi artisti visivi indipendenti firmatari l'appello per la nascita del Man di Oristano:

Augusto Murgia - Valentina Siddi - Stay on Fango - Francesco Cogoni - Andrea Basciu - Stefano Melis - Michele Melis - Matteo Campulla - Movimento Oscurantista - Matteo Tauriello - Tavor Art Mobil - Barbara Ardau - Domenico "Mimmo" Di Caterino.

Appuntamento ore 14 a Solarussa

Presenzierà l'operazione Man di Oristano, l'unico consigliere comunale rosso di Cagliari Clark Kent Enrico Lobina alle ore 16.


lunedì 27 agosto 2012

Tavor Art Mobil, route n.5: il video.

http://www.youtube.com/watch?v=j-NrZnZ7iF0&feature=colike


Tavor Art Mobil, route n.5

26 Agosto - Ottobre: Antonella Pani, Alfonso Lentini, Daniele Denaro, Angelo Barile, Angelo Riviello, Eliseo Pau, Gianfranco Sergio, Alfonso Siracusa, N.F.A. Nuova Figurazione Anarchista, Accademia Nomade (Cristina Aldrighi, Geremia RENZI & LUCIA Rosano), Lucilla Pesce, ARIA UNDERGROUND - ROSSO, Giovanni Manunta Pastorello, Nuria Metzil.

In automobile:Davide Pisu, Enrico Lobina e Vanessa Podda.

http://www.youtube.com/watch?v=j-NrZnZ7iF0&feature=colike

venerdì 24 agosto 2012

Documenta a Cagliari

L'avevo scritto nel 2004 su Exib Art e purtroppo per noi non mi sbagliavo, Documenta si smista a Kabul, il pensiero unico d'artista ed il suo mercato mascherato da cultura libera, libertaria e liberista approda in una terra depredata.
La Direttrice dello scempio è Carolyn Christov Bakargiev, i curatori che fingono d'estirpare il cancro trapiantando il tumore sono l'italiano Andrea Villani e Aman Mojadidi artista afghano americano (quanti Obama producono gli States convinti di dimostrare così la loro tolleranza interculturale?
L'afghano americano mira a dimostrare che la guerra produce fatti ma l'arte può rispondere producendone superiori, il presupposto è che l'arte ed il suo valore simbolico non va determinato dalla comunità ma da una cultura di ricerca superiore che può elevare per un popolo barbaro spirito e coscienza.
La stampa specialistica ci informa che molti artisti afghani prima ritenevano di non dovere essere influenzati dalla cultura occidentale e che la loro cultura artistica fosse puramente distillata, piano piano hanno riconosciuto che le identità fisse non esistono, sono una invenzione, capiscono che la cultura è ibrida e diventano curiosi.
Duemilasettecento visitatori.
Altra sede di Documenta? in Egitto, Al Cairo, grandi sale dedicate ad artisti arabi selezionati in base al livello di occidentalizzazione del pensiero, privi di finanziamenti pubblicitari, arte indy, tira di meno nonostante sia ospitata al Hotel Viennaise.
A questo punto prevedo documenta future in una Siria liberata non in Ecuador dove il fondatore di Wikileaks Assange ha trovato rifugio in una sede diplomatica a Londra, Wikileaks ha un peccato originale rispetto a Documenta, l'avere mostrato gli omicidi collaterali e gli elicotteri Apache che a Baghdad uccidevano in maniera indiscriminata civili, il vero volto della guerra in Iraq ed a Kabul, ma non finisce qui questa pazza estate dell'incoerenza artistica, a Londra la Tate Gallery rifiuta una donazione di opere d'arte di Saarchi stimate in trenta milioni di sterline, dal cuore dell'impero arriva una news d'alta finanza da ascoltare: La crisi economica globale rende insostenibile il mercato gonfiato da parte del privato nel pubblico.
La Tate forse comincia a dire basta alle speculazioni mascherate da donazioni.
Intanto cosa succede nel sud dell'isola, montano i primi malumori per un summit organizzato dal Man sulle realtà espositive isolane ed isolate, lo scopo è quello di mappare per futura memoria il sistema dell'arte isolano ed isolato, anacronismo a parte che vuole ancora l'artista impossibilitato a curare direttamente il proprio lavoro impossibilitando ad escludere la rappresentanza curatoriale ed escluderlo se non colluso non si può non pensare a Kabul ed a come si stia lavorando per appiattire il gusto e continuando a parlare di crescita si prendeva l'isolano per il deretano.

domenica 19 agosto 2012

Don Benito Ulivo e Buren

Don Benito Ulivo continua a perdere colpi, sostenendo l'intervento fuori dal luogo e dal tempo di Daniel Buren al Parco Archeologico di Scolacium a Catanzaro, arriva a sostenere dalle pagine di Repubblica che non esiste un arte contemporanea ma una storia contemporanea all'arte, acrobazie linguistiche di un politologo attaccato alla storia contemporanea del mercato imposto come una cozza ad uno scoglio di un mare con la bandiera nera.

venerdì 17 agosto 2012

Crisiiiiiiiiiiiiiii!

«La crisi economica? È fantastica. Rimarranno solo i veri artisti. Perché i veri artisti hanno la maledizione dell’arte e non hanno altra scelta». Barbara Rose parla con il sorriso sulle labbra, ma dice cose durissime. Soprattutto sugli artisti che non ama: «Koons, Hirst, Cattelan? Tutti sopravvalutati. Vogliono fare impressione, ma lo choc non dura nel tempo. I nipotini di Duchamp hanno rovinato l’arte. Basquiat? Vale davvero poco e il mercato è pieno di falsi. Per fortuna la storia e il tempo correggeranno tutto».
Barbara Rose dal Corriere della sera del 2-4.9

Niente di nuovo sotto il sole, noi queste cose senza cercare un posto al sole le sosteniamo da vent'anni senza che nessuno si sia mai preso la briga di farci argomentare se non per tentare di ridicolizzarci, un segnale come un altro sul fatto che dopo questa crisi tutto tornerà ed allora morrò dalla voglia di riconfrontarmi con qualcuno, in terra sarda si sa aspettare senza mai dimenticare.
La cosa più ridicola di tutto questo? 
Che gli addetti ai lavori parlano con disinvoltura degli artisti imposti ed indotti da loro quasi a sollevarsi da ogni responsabilità, come se loro non facessero sistema e non avessero nulla a che vedere con il tutto, ridicolo, il loro ruolo è un ruolo superfluo e spero che la crisi spazzi via anche questa paccottaglia di inutili addetti ai lavori pronti a salire sul carro del vincitore.

Pussy Riot

Le Pussy Riot hanno un merito storico ed artistico di essere riuscite a rendere finalmente evidente nel 2012 come una certa idea estrema d'indagine tra arte e vita che non passa per nicchie ecologiche e compromessi di target non può essere accettata come immagine dal potere economico politico imperante, dopo di loro sarà un poco più difficile per certi artisti "protetti" rivendicare la loro idea d
i comodo valore assoluto, ci sono problemi più grossi in questo mondo? Forse è vero, ma lasciate agli artisti la libertà di gridare la loro indignazione professionale e di urlare a certi altri addetti ai lavori di smetterla di sostenere che arte e politica non hanno nulla in comune, non è mai stato vero nella nostra storia globale imposta ed indotta.

Altro sistema: Tavor Shirt


sabato 11 agosto 2012

Conversando amabilmente con Luca Rossi:)


Luca:
Secondo me dovresti iniziare a pensare che tutto quello che pensi è sbagliato. Provaci

Mimmo:
Secondo me dovresti cominiciare a pensare che tutto ciò che pensi non è giusto, ci provi?

Luca:
Sì, ma sono anche libero di fare quello che voglio e i report che voglio. Tutta questa libertà sinistroide e poi mi costringi a parlare di una cosa che decidi tu? Ma dai...
Certo che mi rivolgo al sistema dell'arte e non solo. Come la fiat si rivolge al sistema dell'auto o il panettiere al sistema di chi vuole il pane...ma che discorsi fai??? Bada ai contenuti. E' chiaro che se hai una concezione di arte distorta e anacronistica non ci capirai mai niente. Come un ingegnere che studia su i libri di fine ottocento e pretende di lavorare alla ferrari oggi.

Mimmo:

Anacronismo?
Nessun anacronismo, il mio ragionamento e non il tuo è il naturale frutto di un sistema eteronomo, soggetto al fascismo liberal socialista ed un poco comunista nelle apparenze dei mercati finanziari, la mano invisibile dell'interesse economico privato e la rappresentazione tecnoscientifica e digital-virtuale del mondo contemporaneo rischia di compromettere ed estinguere l'identità artistica dell'umano con la tua complicità, siamo entrambi generati da questo, la nostra natura creativa è comunque deformata e danneggiata ma possiamo ancora rappresentarla e possiamo rappresentare un altro sistema dell'arte come un viaggio in questo tempo.
Per fare questo nessuna indifferenza, noncuranza o superficialità, queste cose preservano il sistema imperante, bisogna non pensare al modello economico imposto per recuperare e preservare un approccio all'arte ego-logico.
L'arte non può più ignorare e sottrarsi al dibattito politico, altrimenti si consegna una unica storia dell'arte al pianeta che non parla di r-esistenze artistiche e creative ma solo di eletti, ma tu che cazzo potrai mai saperne di queste cose? Le tue analisi si fermano all'ultimo libro della Vettese ed ambisci a diventare il meccanico della Ferrari?

Luca:

Secondo me ti rifugi nell'arte solo perchè credi che nell'arte non ci sono regole e nessuno che ti possa dire che stai sbagliando tutto. Ogni atto è politico (anche fare il pane). L'arte è un laboratorio come un altro dove muoversi. Come qualsiasi altra disciplina. Attira mediocri proprio perchè c'è la presunzione che tutto possa andare bene. E invece non è così.

Mimmo:

Posso essere d'accordo se stiamo parlando d'arte, ma quella la giudica il tempo e non il contempo e quantunque io possa essere un mediocre basta un Diprè qualunque a dimostrare che la anche la mediocrità proletaria in questo tempo malato reclama la sua visibilità, io quantomeno non pago le trecento euro a Diprè, mi chiedo però quelli come te quale parametro hanno nella valutazione della qualità delle regola davanti al contemporaneo, che non sia quello economico selezionato dal mercato s'intende, altrimenti non stiamo ragionando sull'arte e tu saresti impossibilitato a dire che sto sbagliando tutto...

Tavor Art Mobil, route n.5




Tavor Art Mobil, route n.5

26 Agosto - Ottobre: Antonella Pani, Alfonso Lentini, Daniele Denaro, Angelo Barile, Angelo Riviello, Eliseo Pau, Gianfranco Sergio, Alfonso Siracusa, N.F.A. Nuova Figurazione Anarchista, Accademia Nomade (Cristina Aldrighi, Geremia RENZI & LUCIA Rosano), Lucilla Pesce, ARIA UNDERGROUND - ROSSO, Giovanni Manunta Pastorello, Nuria Metzil.

In automobile:Davide Pisu, Enrico Lobina e Vanessa Podda.
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Route n.5 con Alfonso Lentini e le sue superfici segnate dal segno; la denuncia sulla raggiunta libertà ed emancipazione della donna di Daniele Denaro, il nostalgico pop disincantato di Angelo Barile puntato sul comandante Spoke, la passione e l’incubo euro di Angelo Riviello, il sound emigrato e fotografato di Eliseo Pau, la pittura dal forte contenuto di Gianfranco Sergio, Alfonso Siracusa con il suo mistico ed allucinato Fresh Art, la castica satira di N.F.A., l’Accademia nomade in movimento, la denuncia pittorica attraverso la pittura di Pastorello, Lucilla Pesce ed il nord Sardegna  anni sessanta superato, Antonella Pani e la sua indagine fotografica sul senso ed i sensi della luce che disegna la forma e non ed il progetto Aria Underground.
Nuria Metzil sublima oggetti di scarto rivalutandoli e sublimandoli in chiave pop ma anticonsumistica, i suoi lavori sembrano figli di uno Schifano geneticamente modificatosi dopo avere incontrato Koons in Messico ed averlo sfidato in singolare tenzone artistica per la conquista di Frida Kahlo.

In automobile a relazionarsi con queste ricerche artistiche:
Il curatore artista - attivista al servizio del proprio quartiere  con l'Associazione Urban Center Davide Pisu; la performatica ed olistica artista trasversale Vanessa Podda ed Enrico Lobina l’unico consigliere comunale rosso a Cagliari.

venerdì 10 agosto 2012

Luca Rossi e la Ferrari


Luca Rossi:
Parli per slogan. Dipende se l'omologazione è giusta o sbagliata. Si tratta di argomentare i contenuti. Non procedere per slogan. Io non sfuggo tanto per sfuggire ad un sistema ma propongo un modo di fare le cose all'interno di un laboratorio che ha certe regole.

Mimmo:
...in altre parole sposi le logiche economiche del sistema dominante, critica passiva finalizzata alla distribuzione di sé, nulla di attivo nel tuo lavoro, celebri il futile e l'inutile, ti piacciono i cinepanettoni?


Luca Rossi:

sì, ma sono anche libero di fare quello che voglio e i report che voglio. Tutta questa libertà sinistroide e poi mi costringi a parlare di una cosa che decidi tu? Ma dai...
Certo che mi rivolgo al sistema dell'arte e non solo. Come la fiat si rivolge al sistema dell'auto o il panettiere al sistema di chi vuole il pane...ma che discorsi fai??? Bada ai contenuti. E' chiaro che se hai una concezione di arte distorta e anacronistica non ci capirai mai niente. Come un ingegnere che studia su i libri di fine ottocento e pretende di lavorare alla ferrari oggi.

Mimmo:

Anacronismo?
Nessun anacronismo, il mio ragionamento e non il tuo è il naturale frutto di un sistema eteronomo, soggetto al fascismo liberal socialista ed un poco comunista nelle apparenze dei mercati finanziari, la mano invisibile dell'interesse economico privato e la rappresentazione tecnoscientifica e digital-virtuale del mondo contemporaneo rischia di compromettere ed estinguere l'identità artistica dell'umano con la tua complicità, siamo entrambi generati da questo, la nostra natura creativa è comunque deformata e danneggiata ma possiamo ancora rappresentarla e possiamo rappresentare un altro sistema dell'arte come un viaggio in questo tempo.
Per fare questo nessuna indifferenza, noncuranza o superficialità, queste cose preservano il sistema imperante, bisogna non pensare al modello economico imposto per recuperare e preservare un approccio all'arte ego-logico.
L'arte non può più ignorare e sottrarsi al dibattito politico, altrimenti si consegna una unica storia dell'arte al pianeta che non parla di r-esistenze artistiche e creative ma solo di eletti, ma tu che cazzo potrai mai saperne di queste cose? Le tue analisi si fermano all'ultimo libro della Vettese ed ambisci a diventare il meccanico della Ferrari?

Altro sistema dell'arte

Altro sistema dell'arte vuole dire investire sui circuiti brevi di distribuzione e sugli artisti radicati nel loro territorio, sul locale prima che sul globale, l'economia comunitaria locale la si rivitalizza soltanto estirpando gli omologanti artisti internazionali, diffusi e sostenuti dai privatissimi fondi d'investimento di pochissimi.
La globalizzazione ha trasformato il gusto e la sensibilità degli spettatori dell'arte meno avveduti, dei disattenti e degli attenti all'apparenza, contenti di distinguersi ammirando Hirst o Cattelan, ma questo è necessario? Qualcuno lo trova sensato?
Come i consumatori italiani collegati a Slow Food, noi diciamo consumo artistico a chilometro zero e facciamo rete e diffusione di ricerca solo attraverso gli artisti, zero spese di trasporto ed assicurate basta la posta prioritaria, zero spese per il critico basta uno spettatore, zero spese pubblicitarie basta un link su you tube da cliccare, zero rifiuti artistici dal valore economico imposto e privi di qualsiasi valore comunitario ed affettivo, zero stress per noi e per voi che non dobbiamo dare conto a nessuno sul nostro lavoro dal significato e dal senso condiviso.
L'arte e gli artisti radicati in un territorio non sono roba per ricchi.
Il sistema economico dell'arte planetario è andato avanti dal dopoguerra ad ora ad un ritmo infernale, il processo è stato irreversibile e ad esso si sono adattati solo i ratti di fogna adatti a sostenerlo, noi lo troviamo insostenibile e violentissimo.
Quanti sono i sognatori, gli indolenti, i flemmatici, gli incuranti, i moderati, gli ingenui dell'arte?
Quelli che alimentano il portafoglio di Diprè?
Sono gli artisti più fragili del sistema, se non fosse per loro il sistema dell'arte non esisterebbe, nel contempo consumatori da abbindolare e produttori senza prezzo, hanno cercato un posto per sé e senza sapere come si sono ritrovati onestamente ai margini.
Bisogna smettere di alimentare certe verità dell'arte fasulle per riappropriarsi del proprio denaro, occorre autosostenere una vera politica prima culturale simbolica e poi monetaria locale, altrimenti come conservare il potere d'acquisto dei residenti? I flussi monetari devono restare all'interno della propria terra e della propria regione.
Una volta il denaro simbolizzava la reciprocità tra le persone, legava gli attori di una comunità sociale, la moneta donata era il simbolo dell'anima, un disegno può costituire fonte di rendita per un artista radicato in un territorio anche al costo di un euro e cinquanta se quel valore gli è riconosciuto, il resto sono forme di frustrazione indotta ad arte, un uso consapevole del denaro può veicolare scambio dei saperi e delle ricerche e può diventare sistema se condotto direttamente dagli artisti e non è utopia se gli artisti sono in grado di rappresentare questa altra realtà possibile.
Incredibilmente gli artisti di retroguardia non imposti ad una comunità in questo sistema in forte crisi economica a rischio default si trovano incredibilmente in prima fila, il momento ci impone un sistema costituito dall'altrove.
Nessun anacronismo, tutto questo è il naturale frutto di un sistema eteronomo, soggetto al fascismo liberal socialista ed un poco comunista nelle apparenze dei mercati finanziari, la mano invisibile dell'interesse economico privato e la rappresentazione tecnoscientifica e digital-virtuale del mondo contemporaneo rischia di compromettere ed estinguere l'identità artistica dell'umano, siamo generati da questo, la nostra natura creativa è comunque deformata e danneggiata ma possiamo ancora rappresentarla e possiamo rappresentare un altro sistema dell'arte come un viaggio in questo tempo.
Per fare questo nessuna indifferenza, noncuranza o superficialità, queste cose preservano il sistema imperante, bisogna non pensare al modello economico imposto per recuperare e preservare un approccio all'arte ego-logico.
L'arte non può più ignorare  e sottrarsi al dibattito politico, altrimenti si consegna una unica storia dell'arte al pianeta che non parla di r-esistenze artistiche e creative ma solo di eletti.

Re-Azione Tavor

Gli artisti possono oggi in autonomia offrire la loro produzione relazionandola al loro pubblico od ad un loro contatto, possono pianificare in autonomia processi, progetti e percorsi condivisi ed anche prodotti, possono raccontare direttamente il loro lavoro ed autoprodurlo, gli artisti  sono la soluzione al guasto del sistema economico dell'arte contemporaneo.
L'artista in grado di gestirsi le proprie risorse economiche e culturali è un artista autonomo, riduce lo spreco, si tratta di riappropriarsi del proprio lavoro o di una parte di esso che è stato trasferito ad inutili intermediari, a commercianti che sanno benissimo come fare pagare allo stesso artista il costo del servizio che offre. Per fare questo bisogna investire nel proprio tempo, produrre meno e consumare di meno, bisogna investire nei beni relazionali, nei beni e nella propria cultura, la propria automobile con un uso mirato dei social network può diventare una galleria di processi artistici contemporanei, la nostra automobile (le cui spese di gestione sono nostre) può diventare un bene comune, oltre le comuni rivalità tra artisti e non esclusiva, la nostra automobile è un bene relazionale comunemente "vissuto", esiste con il piacere degli ospiti in macchina, amici prima di tutto, ed una conversazione con loro.
Il bene su cui stiamo investendo è l'amicizia e la conoscenza diretta del lavoro degli artisti che sanno accettare il gioco e la sfida, ci scambiamo idee, opinioni e ricerche in cerca della riappropriazione della nostra vita e del nostro lavoro, liberarsi dagli addetti ai lavori è il mezzo migliore per liberarsi dalla schiavitù della ricerca artistica imposta dal sistema economico dell'arte diffuso.

giovedì 9 agosto 2012

Decrescita dell'arte e dell'artista fuori tempo?

Dal 1950 importiamo il marketing e subiamo la conseguente nascita della società dei consumi, l'utopia sembra una merce possibile, il sistema economico dell'arte libera tutto il suo potenziale creativo e distruttivo all'insegna del soldo mai in saldo davanti al sogno, in questa maniera si materializza il sistema della catastrofe artistica contemporanea.
2012, forse è il caso di fermarsi, sembra quasi insanabile la distanza tra gli artisti e la loro comunità, anche gli artisti esclusi e scartati di produzione parlano forse un linguaggio troppo diverso dalla loro comunità, vivono una iperspecializzazione di un prodotto che non ha più un mercato reale ed il mercato reale è forse scomparso va ricostruito, fatto di culture e simboli dal valore comunitario ed affettivo identitario pubblico.
 Bisogna  lavorare su nuovi ragionamenti sull'arte che partano dalla logica della convivialità e non dall'accumulo frenetico di prodotti (penso alla volontà di capitalizzare del collezionista o del gallerista ma anche dell'artista che lavora a costo zero per sé producendo l'inutile per chi non esiste e forse non è reale), bisogna dire stop, decolonizzando il nostro immaginario.
Lavorare per la riconquista della percezione del tempo presente, a rischio evaporazione virtuale in un tempo di vita mediamente allungato senza il tempo per vivere, bisogna diffidare dai ricercatori dell'arte, che invece che al servizio delle loro comunità e della loro identità, si collocano al servizio dei poteri economici e politici.
Il sistema dell'arte fondato sull'accumulo del capitale non è statico come sostiene Politi il Direttore di Flash Art o Luca Rossi il finto critico o detrattore creato a tavolino.
 L'impulso principale di questa spaventosa macchina è la ricerca immediata ed ossessiva di un profitto sempre più grande, questo crea l'iperquotazione del contemporaneo che non sarà mai un investimento sicuro, il contemporaneo è destinato a crescere e poi a lavorare per espandere questa crescita.
La moneta unica? Ha un unico scopo, metterci in concorrenza planetaria, chi si ferma ha perso.
La crisi? La chiusura delle gallerie? Renderà poche cose inutili beni di lusso, inaccessibili alla massa ma a disposizione dei privilegiati, vedi Telemarket, ma certi artisti saranno condannati al fuori mercato ed i ricchi collezionisti privati saranno sempre più ricchi e detteranno il buono ed il cattivo tempo dell'arte e del suo mercato.
La pubblicità invece d'informare influenza occultamente l'informazione e l'artista è diventato un prodotto in cerca di pubblicità che informi su di lui, l'artista è diventato un prodotto a perdere, qualcosa difficile da riparare da quando l'effimero ha cominciato a farla da padrone, senza la novità non c'è la frenesia della visione e dell'acquisto da parte di chi può.
Basta la giusta critica divenuta pubblicità e non informazione per fare diventare una ricerca artistica improvvisamente vecchia, anche per gli stessi artisti che inseguono pubblicità ed in maniera indotta seguono il vento del prodotto dominante.
Si cambiano collezioni private d'arte contemporanea come signore eleganti cambiano il guardaroba, il mimetismo d'artista e la rivalità indotta tra gli artisti sono complici nel produrre rifiuti, in questa maniera hanno colonizzato l'immaginario in nome dell'ideologia consumista anche quando è comunista.
L'arte è l'artista si sono ridotti ad una quantificazione numerica del valore del prodotto, non più significato affettivo simbolico, ma numero calcolabile trasformabile in merce scambiabile.
La mercificazione del tempo ha fagocitato tutto: tempo libero, affetti, cultura, uso e consumo di sostanze stupefacenti, basta un clic elettronico a mutare la sorte di un popolo e muovere enormi transazioni di denaro, dominio a km.zero alla giusta distanza di sicurezza, in fondo non serve neanche più risparmiare usando la politica del credito che diventa sempre un debito contratto, l'artista? 
Davanti alla sterminata potenza della finanza internazionale non è più una risorsa umana e culturale ma è diventato un costo di produzione nelle mani di criminali patologici amanti del denaro prima che della ricerca di senso della condizione umana.
La rivoluzione del sessantotto? Mai stata sul serio antiproduttivista, per la finanza si è trattato di un nuovo movimento sociale alternativo e creativo, dove un modello culturale produttivo realizzatosi negli anni ottanta ha voltato le spalle al vecchio mondo industriale in nome del prodotto.

Mario Pisci a Forasa, dal sud ovest della Sardegna aspettando una catastrofe presente da tempo

Eccheré?


DANILO ECCHER

Pablo mi fa notare come curatori come Danilo Eccher dalle pagine del Corriere della Sera come strategia personale ritiene utile attaccare la categoria degli stessi curatori, cosa resta da fare agli artisti se non curarsi da solo con arterapia alternative?
Il reale problema è nella inconsapevolezza degli artisti contemporanei che altro non li rende che pedine mosse dagli stessi curatori in una guerra teorica mossa dalla futilità della sponda politica, non questioni di destra o sinistra, ma tacita spartizione da nomine Rai, una biennale a te, una quadriennale a me, l’unica variabile è l’artista, basta che sia zerbino e supino.
Un piccolo aspetto positivo è che tutto sommato la sua posizione sdogana una posizione anticuratoriale che gli si ritorcerà contro e si avvicinerà sempre più l'arte e gli artisti verso una autodeterminazione comunitaria ed identitaria priva dei filtri del potere economico e politico, in altre parole not a problem.

Quando Eccher era direttore del MACRO, gli venne proposto un progetto.
La presentazione di un libro appena uscito con la storia inedita e quasi sconosciuta del famoso BATTAGLIONE LOMBARDO VOLONTARI CICLISTI 1915. in cui militavano Marinetti, Boccioni, Sant'Elia, Erba e Sironi.
Inoltre gli avrebbero fornito un video inedito, all'epoca, appunto su quell’ episodio.
Una chicca! tutto gratis.
Si chiedeva solo la sala conferenze, che non era in usoda tempo, per un giorno.
L'assistente disse che avrebbe parlato con Eccher e che al più presto avrebbe dato una risposta.
Passarono tre mesi e poi arrivò una e-mail:
 Gentile Dott. Rossi Lecce, lei deve avere sbagliato museo, noi ci occupiamo solo di arte contemporanea!
Il museo continuò ad essere non inutilizzato per anni!
Gli stessi materiali furono poi usati e proiettati all'inaugurazione, come grande evento, al cinema del Palaexpò, durante l'inaugurazione del centenario del futurismo.
Li videro migliaia di persone.
Esempio della lungimiranza e dell'ignoranza del cecchino serbo, come lo chiamavano al MACRO!
L'origine del suo soprannome?
Non ben chiara, forse perché fisicamente ricordava proprio un cecchino serbo o come dice qualcuno un C(H)ecchino in Treastevere....




mercoledì 8 agosto 2012

Dossier Andrea Diprè.

- Salve sono il critico Andrea Diprè.....
- Che piacere sono onorato.....
- Allora Domenico io ho visto il tuo lavoro, una cosa mi ha colpito particolarmente ed è che tu mi dici di non avere soldi....
-Si faccio fatica ad arrivare a fine mese....
- Trecento euro, cento euro al mese, per tre mesi di passaggi televisivi su sky sono troppi per te?
- .....non so, faccio fatica ad arrivare alla fine del mese....
- Cento euro al mese sono troppi per te per andare in televisione?
- Ci posso pensare un attimo? Ci sentiamo dopo?
- Domenico non perdiamo tempo, voglio una risposta secca, un si o un no, sono troppi?
- Si!
- Addio Domenico, non mi disturbi più!
- Arrivederci....

Altro sistema e Luca Rossi....


Politi e Flash Art, Tonelli, la Vanali ed Exibart, Artribune, Equilibriarte, vetusti Maestri di Accademie anche se più giovani di me, miei cloni arrossati e supini a scoop e richiami di mercato, politicanti analfabeti dell’arte in grado di fare nascere biennali in una settimana a  carico del contribuente su progetto diffuso e condiviso altrove; avevate annunciato il mio decesso?
Invece no, rilancio, anzi con mia moglie Barbara e santa rilanciamo; Altro sistema è un libro che potrebbe diventare per voi un appuntamento fisso, annuale, dove purtroppo per voi raccontando il mio percorso racconterò di voi, ma senza fltro e privo di conflitto, anche perché la vostra idea d’interesse pubblico privatizzato è naufragata come e peggio della Concordia e voi vittime sul serio non lo sarete mai, proprio come Schettino, lo farò raccontando il vostro sistema dell’arte al fine di farlo diventare inclusivamente nostro, lo farò dal sud di un isola che non è Italia, anche se l’Italia la subisce, nel sud di quest’isola che Italia non è, mi sono rifuggiato e mi sono accasato e sposato, ho qualche capello bianco in più, sono maturato ma non mutato, ho lavorato ed ora aspetto di potere immettere il progetto e l’idea di altro sistema in un mercato in cisi, spero di potervi piazzare un prodotto in libreria e per quando l’acquisterete in libreria il codice a barra di quel prodotto che avrà resistito a tutto ed a tutti lo troverete anche tatuato sulla mia pelle, chi mi osteggia sarà costretto ad informarsi per continuare a diffidarmi e diverrà un consumatore di un prodotto, altro che Wim Delvoye che tatua Tim Steiner per venderne la pelle, la mia pelle sarà in vendita, ma per ll bene comune e non per le vostre anal-fabetiche reti d’interesse.
Dimenticavo il blogger Luca Rossi, vale quanto un peto d’artista sganciato una settimana d’agosto in una piscina di Villasimius, vedete le bolle senza sentirne il rumore o la puzza

Question time: Pablo Picasso


Si racconta  che Miguel Bosè da piccolo (i suoi erano amici di famiglia di picasso) era spesso a ospite del maestro a Cannes, sembra che alcuni interventi su più di un quadro siano stati i suoi, in questo caso "l'opera" rimane "capolavoro" in quanto Picasso è Picasso? 
Quindi se ci camminava sopra il suo cane era una "trovata geniale"?
Oppure anche qui la "storia è stata raccontata e scritta" a favore di qualcuno?

domenica 5 agosto 2012

Da Sandy Marton a Carlo Giuliani


LA NOSTRA RIVOLUZIONE ANNI OTTANTA:

Nel 68 le battaglie operaie sovente erano sindacalizzate, non sempre autonome, le brigate rosse sono nate in una facoltà di sociologia a Trento, nella stessa maniera in cui sono nati i prodotti anni ottanta, il punk? Rivoluzioni e controrivoluzioni al mondo? Diciamo che io sto parlando del nostro mondo quello occidentale post bellico e dipendente dagli Stati Uniti d'America economicamente, il Sud America è un altro discorso, altri equilibri nello scacchiere geopolitico e geoeconomico, un altro mondo rispetto al nostro, i nati negli anni settanta che hanno vissuto gli anni ottanta si sono un poco spaccati i coglioni di essere in debito non solo economico con la generazione che li ha preceduti e devastati, voi avete per finta criticato il consumismo seguendo il messaggio subliminale dominante ed imperante ed a quello ci avete consegnato, per cui basta con queste ipocrisie un poco paracule.
Gli anni sessanta e settanta erano anche anni di stragi di stato mai spiegate, di vertici Almirante Togliatti per capire da dove partisse la lotta tra terrorismo rosso e nero che sembrava non avere una matrice e forse neanche una causa militante, che negli anni ottanta non si studiasse è un forte luogo comune ed una forte pregiudiziale della tua generazione, io formato da adolescente negli anni ottanta per entrare in una scuola pubblica ho dovuto fare tre master post universitari e non solo, in quegli anni in pieno boom economico si arrivava al servizio pubblico anche solo e dico SOLO con il diploma, nel 2012 dobbiamo ancora continuare a pensare che il boom economico e l'accoglienza mediatica dei movimenti non siano stati sinergici? 
Puntualizzato questo e puntualizzato che in quegli anni si assestavano degli equilibri politici ed economici non da poco e non solo in Italia, quando si comincerà a leggere anche gli anni sessanta come prodotti anche di logiche liberal consumistiche? 
Quanto antibigottismo liberal ed antitradizione e di riflesso anti locale e territoriale passa per gli anni sessanta?
Questa idea di vicinanza generazionale e di origine della storia contemporanea che ha come epicentro gli anni sessanta e settanta mi sembra scritta male e pecchi di presunzione "generazionale" se pensi che io non l'abbia letta o che abbia smesso di leggerla, anzi le mie considerazioni sono frutto di riletture critiche in relazione all'attuale corso della storia che vi vuole, ed anche questo tuo approccio alla discussione lo dimostra, corresponsabili nella peggiore delle ipotesi, vittime inconsapevoli ed in buona fede nella migliore delle ipotesi, ma qualora volessimo fare un ragionamento "storico" gli anni sessanta e settanta sono semplicemente frutto di una ristilizzazione posi bellica dove in qualche maniera il Nord Americano doveva risultare più simpatico del bolscevico, i due tronconi nodali degli equilibri economici occidentali del dopoguerra erano quelli, mi parli di anni sessanta come anti bigotti? 
Ma tu ragioni mai con i tuoi coetanei ora? 
Ti sembrano in grado di capire tempi e generazioni che mutano? 
L'errore della vostra generazione, da sempre e subito al potere sono da non ripetere, è una generazione che ha speculato sulle generazioni a seguire ed in virtù del tutto e subito le ha depredate ed in posizioni come la tua forse cova il desiderio di continuare a farlo, prendo le distanze dal tuo pensiero come dai miei compagni di percorso e di generazione nati vecchi ed esecutori passivi di un modus operandi concepito per annientarli, welfare, potere alla famiglia ed al reddito famigliare ed origine nella storia contemporanea negli anni sessanta, ma sul serio si pensa di offendere delle intelligenze dopo averle coltivate e depredate in questa maniera?
La mia generazione rispetto alla tua è stata allevata dalla tua dal ed al prodotto e quell'unica volta che ha ritenuto di potere e dovere fare sul serio è stata massacrata a Genova ed a Genova è stata spinta da prodotti anni novanta che erano incapaci di comprendere la violenza che si celava dietro la realtà delle idee.
Scusa ma il problema in sostanza qual'è? 
Oltre il fatto che tu non riesci a comprendere i miei interventi e rivendichi una centralità storica e generazionale e forte di una mastodontica cultura fai una serie di errori ortografici e fai un pessimo uso della punteggiatura. Che non siamo e non mi sento figlio della tua generazione ma dei prodotti anni ottanta lo sto rivendicando e tu con questo modo di argomentare non fai altro che confermarlo, a Genova eravamo impreparati a fare sul serio? 
Guarda che Genova era ed è figlia di un cittadino del globo che pensa che la conoscenza e la cultura siano fondamentali nella formazione dell'individuo, ma quasi quasi evito di fare lo stronzo ed approfondire, ho la sensazione spesso quando mi confronto con tuoi coetanei di avere a che fare con persone che ragionano sulla rivoluzione come se stessero parlando della nazionale di calcio, ma si sa, siamo in Italia e se sessantottini siamo tutti rivoluzionari.
Poi se stiamo facendo un discorso "generazionale" perché farne una questione "personale"? 
Con i miei genitori ho uno splendido rapporto e penso che la prima palestra politica comunitaria e rivolta al bene comune sia proprio da ricercare all'interno dell'ambito famigliare come sostiene Toni Negri, sono il tipo da quattro amici al bar è verissimo e non me ne vergogno e penso proprio che quattro amici al bar possano cambiare il mondo o sognare di cambiare il loro di mondo, presuntuoso anche nel pensare che negare o prendere le distanze da una lettura acritica degli anni sessanta e settanta voglia dire smettere di lottare con i propri genitori, questa personalizzazione e quest’ uso privato della storia io lo trovo pericoloso, tu no?
Tutte queste classi sociali che mi citi sono sempre state coese in basso e strumentalizzate dall'alto, stiamo ragionando di tempi in cui il partito comunista era al quarantacinque per cento ed i cui i terroristi venivano etichettati come "compagni che sbagliavano", ma sai che cosa ti contesto? 
Continuo a farlo vista la faziosità con cui ti sei introdotto in una riflessione privatamente pubblica, non tanto gli usi degli slogan perché che tu lo voglia o no uno slogan porta voti ed elettorato ed all'epoca portava voti ed elettorato, ti contesto la negazione del dopo ed una impossibilità ad accettare l'eventualità che forse si era comunque pedine non protagoniste, ma sul serio pensi di avere fatto la storia marciando ad un corteo?
 Ti rendI conto che è proprio la capacità di fare un laboratorio in movimento che oggi rende un corteo ed un movimento inutile da sfigato o forse modaiolo? 
Detto questo   e vista la tua incapacità a giocare ed a metterti in gioco e la tua determinazione a prenderti troppo sul serio ti concedo un ultimo diritto di replica e poi con tutto il rispetto ti faccio uscire dalla mia casa virtuale, qui si lavora e si discute su tutto ciò che è discutibile, hai mai letto Popper?

                          TAVOR ART MOBIL FEAT MICHELE MEREU E CHIARA SCHIRRU



sabato 4 agosto 2012

With Luca Rossi :)


Intervista a Luca Rossi

Mimmo:
Ho letto il tuo articolo su Flash Art, veramente imbarazzante, per te s'intende, giochi tutto su un meccanismo dialettico interno che non può che mirare a materializzare situazioni interne a quel sistema dell'arte, non si tratta di vera critica ma di un ritaglio di spazio, lo trovo poco coraggioso....

Luca Rossi:
Interne? Come puoi parlare di interno se non hai una definizione della "scatola". Io credo che tu vedi solo quello che hai negli occhi e ti privi di tante cose.

Mimmo:
..la definizione della scatola e la sua struttura la puoi conoscere e ricavare dall'esterno, smontandola, rimontandola, per capire come funziona una scatola per le scarpe non devi necessariamente ridurti ad essere piccolo come uno scarafaggio per entrarci dentro non trovi? Ovviamente io vedo quello che la mia cognizione di causa mi mostra e penso che tutto sommato non mi stia privando di molte cose o tu come insider pensi di passartela molto meglio di me?
            Ho anche una storia per te si chiama Fabio Cavallucci....
                        Qualche anno fa nel 2005 clono una performance del Mario pesce a fore con un artista poi mestamente uscito di scena che si chiamava Emanuele Benedetti, dopo qualche anno sei arrivato tu che come il Benedetti di allora ha diplomaticamente impacchettato una ricerca nata e proposta come antiimpacchettabile se penso che questo Cavallucci non è proprio un professionista serio secondo te sbaglio?

Luca Rossi

Mha, mi sembra che tu ti senta defraudato dal mio lavoro di blogger. Mentre siamo diversi e compatibili: chiunque può fare quello che vuole a prescindere dall'essere dentro o fuori un sistema. Il punto non è FARE ma è COSA fare. O meglio ancora COME: ci sono tanti modi per giocare tra realtà e fiction.

Mimmo:

Su questo posso essere d'accordo, tu sei confuso su di una cosa: L'obiettivo. Io ho in mente un altro sistema dell'arte snodato in rete che faccia a meno di tutto il superfluo plusvalore di mercato, tu che cosa hai in mente? Così tanto per essere chiari sulla nostra coesistenza?
P.S. Riguardo Cavallucci non hai niente da dire?

Luca Rossi:

per ora il mercato non mi interessa, ma cerco di non fasciarmi la testa prima di cadere. Ho sempre scritto che prima di progettare una nuova opera sia meglio vedere diversamente quelle che ci sono già.

Mimmo:

Al solito evadi eludi e ti ritagli il tuo spazio di nicchia ecologica ed egotica, nei fatti la tua figura non muove e non smuove nulla ed è un inutile orpello di sistema creato strategicamente per configurare una dialettica che non esiste, altrimenti le nostre esperienze non sarebbero così dissimili, dici di non progettare nuove opere ma ti manifesti in operazione artistiche che disegni come  movimentiste e figlie di un blog ed una identità collettiva, pensi sul serio che qualcuno abbocchi? Per quanto mi riguarda sei già caduto, non configuri nuovi scenari e possibilità ma segui e riporti il vento e gli eventi, sei la negazione del movimento, provo a richiedertelo in maniera più diretta che cosa pensi di Fabio Cavalucci come operatore e clonatore artistico-culturale?
..già che ci sono, giusto per regolare le rispettive posizioni strategiche e di sistema, trovo datato l'uso del blog ed in qualche maniera verticistico (penso a fenomeni mediatici politici come Grillo o Travaglio ed a come dettino l'agenda politica), la cultura e la ricerca artistica se tendono alla diffusione e non al controllo piuttosto che al blog si rivolgono a social network che per loro struttura consentono di fare rete in maniera orizzontale, insomma sono laboratoriali rispetto ad i blog che in qualche maniera sono conservatori nella forma trasmettente e ricevente, in quanto blogger filtri e controlli la tua informazione eludendo reazioni ed effetti collaterali, non sarai un liberal fascista sull'onda Berlusconiana?

Luca Rossi:

Tutte chiacchere le tue, io bado solo ai contenuti all'interno del sistema arte contemporanea. Che considero un laboratorio interessante e non un partito politico per cambiare il mondo. Mai pensato ad identità collettive o al blog come strumento di per sè innovatore. Bisogna vedere COME si usano le cose.
Cosa penso di Cavallucci? Penso bene. Ma non ho ho voglia di farti un report sulla persona. Non siamo mica al ricevimento genitori.

Mimmo:

Il problema è che i contenuti rivolti solo all'esclusivo sistema dell'arte contemporanea (cosa poi voglia dire lo sai solo tu) in automatico diventano poco estetici e per nulla etici, una comunicazione critica rivolta ad uso e consumo dello stesso sistema è qualcosa di autistico che di artistico ha ben poco, parli spesso di vedere come si usano le cose ma non codifichi mai come le usi tu, il tuo sguardo non sorvola mai sulla facile apparenza ed il tuo blog è finalizzato ad operazioni critiche che attaversano gallerie, fiere e spazi d'arte; Pensi bene di Cavallucci? Sei timorato da fare un report sulla sua persona? Non siamo al ricevimento dei genitori ma ti presenti come un blogger o sbaglio?