lunedì 31 dicembre 2012

Spam: Mario pesce a fore al Cam di Casoria


Per sostenere il Cam di Casoria dell'artista prima che Direttore Antonio Manfredi, si riunisce la storica posse anni novanta di artisti visivi partenopei "Mario Pesce a fore", accompagnati per l'occasione dal sax di Vito Ranucci e dal Mc N'z (Enzo Ozne Delirio).
Gli artisti " Mario pesce a fore" (posse che negli anni novanta criticava con irruzioni di terrorismo estetico performatico il sistema dell'arte contemporanea in grado solo di determinare artisti visivi dal pensiero unico omologato) che hanno partecipato all'azione di rivendicazione di una idea di spazio pubblico da sostenere per tutelare l'autonomia e la libera autodeterminazione della ricerca artistica sono stati:

Barbara Ardau, Domenico "Mimmo" Di Caterino, Luigi Ambrosio, Donato Arcella, Antonio Conte e Gennaro Cilento.

Sax: Vito Ranucci

Mc/Vox: Enzo Ozne Delirio

SPAM AL CAM:

L'azione mira a "spammare" nuove figure di artisti visivi in grado di determinare e rappresentare un altro sistema dell'arte dove gli artisti in quanto liberi professionisti privi di filtro siano in grado di proporsi e promuoversi in rete nell'interesse della propria comunità e del proprio territorio di riferimento, in grado di resistere per continuare a fare esistere linguaggi artistici che sappiano fare tesoro delle differenze, invece di negarle per brama di affermazione e interesse di mercato.





Il video dell'opera-azione:


http://www.youtube.com/watch?v=ZmPLsq3dsOc&feature=youtu.be

martedì 25 dicembre 2012

L'ideologia? Cosa vuoi che sia.....

L'ideologia nei linguaggi artistici porta a ridurre ed astrarre il simbolo dandogli forma, questa astrazione si presenta portatrice di un valore autonomo e di un contenuto trascendente, come rappresentazione della coscienza nel significato.
Il pensiero borghese o marxista sono vecchi nel non considerare il problema e trascendere i contenuti, non considerano di essere merce feticcio legata al valore di scambio.
Forme astute nascoste dietro i contenuti, così il consumismo ha fatto la rivoluzione ideologica nel sessantotto.
I linguaggi dell'arte non dovrebbero entrare mai in conflitto, anche se l'ideologia e il distinguo di contenuto che determinano il prodotto lavorano sulle coscienze per accettare finti conflitti che determinano finte identità di consumatori culturali e artistici , una medesima forma processuale che attraversa tutti i campi della produzione artistica e sociale, in questa maniera ogni produzione artistica materiale o simbolica entra a fare parte dello stesso processo di astrazione, riduzione, equivalenza e sfruttamento.

Il segno artistico nega e rimuove, esorcizza e integra nella propria operazione, cancella le tracce della sua trascendenza astratta e si pone come il principio di una realtà di senso.
Attraverso una idea del segno ideologica inquadrata in una organizzazione di sistema e di distribuzione funzionale e terroristica, di controllo del segno attraverso il filtro del contenuto positivo e/o del valore, il significato regna sovrano, questo porta naturalmente e socialmente alla gerarchia del senso.
La rivoluzione è nel ripristinare il simbolo e anteporlo al segno, al gesto e ai valori, bisogna indagare i segni.

domenica 23 dicembre 2012

Incredibile quotazione in tour


INCREDIBILE QUOTAZIONE IN TOUR
L'incredibile quotazione di certa arte contemporanea è figlia di una sfida istituzionale di una comunità di privilegiati, che si determinano come tali attraverso la speculazione su di un numero limitato di segni.
La competizione attorno agli oggetti li eleva a casta, si differenziano così dagli altri nell'atto lussuoso dello scambio valori-segno.
Feticisti che si riconoscono in un oggetto d'arte dando luogo ad una insana competizione in una comunità di privilegiati.
La vera passione dell'amatore e compratore d'arte sta nella prevaricazione, della esaltante e continua umiliazione degli altri amatori.
La distorsione del segno e del suo valore affettivo e simbolico è nell'opera, nel suo valore genealogico, nascita, firma, transazioni, pedigree, plusvalore prodotto nel momento stesso in cui si fa circolare il segno.
Gli unici valori reali sono quindi quelli che si producono all'interno della casta, la casta sa che la vera legittimazione e riproduzione, che la perpetuazione della classe dominante è fondata sulla manipolazione artistocratica delle opere come materiale di scambio e di segno.
Il gioco è fondato su un sistema di scambio limitato tra paritari aristocratici e lo scambio di valori universali a uso di tutti nella modalità di uguaglianza formale (i segni e linguaggi dell'arte liberi di circolare tramite gli individui per capitalizzare popolarmente il segno limitato e posseduto).
I Musei garantiscono pubblica copertura bancaria e consente la circolazione del capitale e la speculazione privata, poi con la sua riserva fissa legittima la funzione di segno del quadro.
Il Museo è la banca nell'economia politica dell'arte, come garanti dell'universalità dell'estetica di tutti.

sabato 22 dicembre 2012

L'ARTE? Cosa è?




IL LINGUAGGIO DELL’ARTE SPIEGATO AI Più GRANDI
L'arte è ciò che meno si può spiegare, ha degli obblighi, quello di rinnovare i segni, la sua continua produzione di un senso arbitrario (solo in apparenza), la sua pulsione di senso, il mistero logico del suo ciclo costituiscono l'essenza del momento sociale.
I processi logici dell'arte e i suoi linguaggi vanno applicati all'intera dimensione della cultura, all'intera produzione sociale e comportamentale dei segni, dei valori e delle relazioni.
Il classico e il romantico (o avanguardistico) non hanno niente a che vedere con una liberazione o defenestrazione dell'arte, del bello o del vecchio.
Il concetto di bellezza dell'arte è da cercare in termini come "chic", di "gusto", di "eleganza" e fondamentalmente di "distinzione".
La verità è che la bellezza come concetto assoluto non ha nulla a che vedere con l'arte, non va cercata neanche come modello, l'arte veramente e assolutamente bella porrebbe fine all'arte, ragion per cui i linguaggi dell'arte negano la bellezza, proprio a partire dalla logica equivalenza tra bello e brutto.
Può imporre l'arte, come elementi di distinzione, l'eccentricità, l'ermeticità, la scarsa funzionalità e il ridicolo.
Questo è il trionfo del linguaggio dell'arte, l'imposizione e legittimazione del surreale e irrazionale, perseverando nella logica profonda del razionale.
Occorre arrendersi forse all'evidenza che l'arte moderna e contemporanea nasce per non contestare niente, sempre che l'abbia mai fatto.
La rivolta è imbrigliata, la maledizione attraverso il segno è "consumata".
Bisognerebbe abbandonare nostalgie,aspirazioni e pretese di originalità; ammettendo che la propria diversità linguistica è figlia di una costrizione formale che si costruisce per gioco attraverso successive differenze.
 L'arte quando si fa opera o prodotto è sempre costituita per essere immediatamente integrata in un sistema che la declina come qualsiasi altro oggetto.
 Questo ha reso l'arte contemporanea quotidiana, carica di connotazioni che non creano un reale problema dell'ambiente.
 Uno stile o un linguaggio artistico non contraddice mai nulla, entra in un gioco naturale di distribuzione nello spazio, non può esistere un artista non colluso.
L'artista con i suoi linguaggi è parte del gioco generale del sistema, può parodiare, illustrare, simulare e truccare il sistema linguistico dell'arte, ma non ne turberà mai realmente l'ordine.
Non esiste e non è questo il tempo dell'arte borghese, che riconciliava con la propria immagine, siamo davanti alla guerriglia con il mondo, davanti a soggetti che cercano diplomaticamente di riconciliarsi con la propria immagine, questo tentativo crea la serialità e questo nella presa di distanza e nella sfida e destinato a creare un mondo sempre più integrato.


mercoledì 19 dicembre 2012

Cattelan? Un tecnico al governo!

Cattelan ? Un tecnico dell’arte e le sue dinamiche
Il consumo dell'arte e anche dei suoi spazi pubblici istituzionali, la stessa profusione dei suoi oggetti e dei suoi gadget a segnare il limite delle possibilità sociali e linguistiche dell'arte contemporanea.
 Questa è la prospettiva da cogliere oltre le apparenze, il consumo di prodotti artistico culturali che omologano nella identificazione simbolica. Un tempo l'accesso all'arte contemporanea era possibile solo ai grandi mecenati e ai cortigiani, oggi la sua diffusione è fondamenta del potere, dei criteri di produzione artigianale della stessa arte, di responsabilità di decisioni economiche e politiche (pensate al dito di Cattelan a Piazza degli affari e a come poi si è materializzato lo spread e il governo tecnico Monti in Italia).
Il consumatore artistico, anche quando è lo stesso artista, dovrebbe chiedersi se la sua salvezza passa per queste truffaldine operazioni, se queste operazioni ideologiche non servano ad assegnarli un destino sociale di produttore e consumatore servile di logiche di cui non è padrone, schiavi di un linguaggio imposto, immorali, irresponsabili e sopra le righe, in contrasto con i padroni che con responsabilità occupano posti di potere.
Il consumo istituzionale artistico, in questo tempo di delegittimazione è la morale di riferimento che si proietta nel futuro.
Non dimentichiamolo mai: l'oggetto artistico pubblico non si fonda sulla preminenza o l'abbondanza, ma è qualcosa altro, gestione del potere politico ed economico, manipolazione di segni per uomini, la materializzazione per gli stessi artisti di un paese della cuccagna che non esiste.


Non addetto ai lavori

La finzione del prodotto artistico anteposto al processo è generata dall'immaginazione di qualcuno che gli imprime il carattere, la realtà è negli effetti sensibili che le cose producono, un effetto che le cose reali hanno è generare credenza, il problema è come distinguere le credenze reali da quelle false, insomma certe credenze sull'arte contemporanea sono delle macchine teatrali rappresentate nella finzione del sistema.
Il critico non è un uomo d'arte, come la gran parte di coloro che si definiscono e propongono come addetti ai lavori non capisce un cazzo d'arte, non riesce neanche a leggere una discussione sull'arte a un livello un poco più profondo e sostenuto senza passare per i soliti nomi e le solite cifre da gossip di casa d'aste e da circoletto di galleria privata.
Purtroppo per lui, problematiche esterne all'arte lo metteranno in virtù di forze esterne dettate dalla stessa opulenta economia che l'ha prodotto a prendere atto della sua pochezza e nullità, non è una questione di punti di vista e neanche di selezione di ricerche artistiche da indagare, non potrà sfuggire alla riconfigurazione di tutto il sistema dell'arte.
So che in materia di arte il pubblico che non m'interessa preferisce la merce, qui cerco di elaborare idee vitali, che vorrei virali e capillari in nome del buon senso dell'arte e dell'artista, arte non ridotta a regola ma a cui dai segreto la scienza e la sua storia fornisce qualche indizio, intanto qualcuno ammira i suoi stronzi generati dal suo metabolismo nel fondo della sua tazza del cesso
.
La giurisdizione del sistema del valore sociale dell'arte contemporanea è immanente all'ordine domestico. Il rapporto privato con la ricerca linguistica dell'arte nasconde un riconoscimento e un consenso profondo nei confronti del pubblico.
In fondo ciascun addetto ai lavori (che in realtà se non è un serio ricercatore praticante dei linguaggi artistici non è addetto a nulla) è consapevole di essere giudicato dagli oggetti che possiede, e si sottomette a questo giudizio del suo privato, anche quando lo sconfessa in apparenza.
Il privato, il domestico e il rifugio dell'arte, il vero rifugio dalle costrizioni del ruolo pubblico nel sociale (?), il privato è lo spazio autonomo del bisogno e della soddisfazione.
L'oggetto artistico è la giurisdizione privata dell'individuo in privato, anche quando in apparenza la rifiuta.
In tutto questo c'è un aspetto realmente patetico, si mima attraverso il possesso privato l'arte per l'arte, in quanto in fondo in fondo, per gli stessi addetti ai lavori (che di addetto non hanno un cazzo) non è un vero lavoro e neanche una vera cultura, altro non è che retorica della cultura domestica.
Quanti artisti, anche a livello inconscio, lavorano per non essere compresi dal pubblico? Anche quando si danno il tono pop, in fondo sono gratificati dal ruolo che hanno con il loro lavoro come segno di distinzione, il problema è che spesso si rivolgono a chi già distingue e non a chi non li vede.

martedì 18 dicembre 2012

Idea di ricerca


IDEA DI RICERCA:

L'idea di un artista è l'idea degli effetti sensibili della sua ricerca, se immagina una altra idea o una altra rappresentazione della propria arte, un dirottamento della propria ricerca e della propria vita, l'artista si inganna.
L'assurdità è che certi artisti e certi addetti ai lavori che li promuovono, non si relazionano con coerenza a quello promuovono come loro pensiero, il prodotto nega il loro linguaggio e il loro pensiero.
Quando è che un artista è chiaro come traiettoria umana e di vita? Quando considera direttamente gli effetti della conseguenza pratica e vitale della sua ricerca.
La concezione dell'effetto autonomo del suo lavoro, il suo processo creativo rappresenta l'intera concezione del suo prodotto.



lunedì 17 dicembre 2012

Arte è linguaggio identitario e comunitario


ARTE è LINGUAGGIO IDENTITARIO E COMUNITARIO:

Il pensiero, tutto il pensiero di un artista è mosso dal suo linguaggio. Su questo è fondato il vero senso della pubblicità della conoscenza umana. Il linguaggio, e l'arte è un linguaggio, è per forza pubblico, non si può pensare all'arte come linguaggio privato, linguaggio privato vuole dire linguaggio non artistico ma autistico, è inconcepibile pensare a un mercato privato costruito esclusivamente da un individuo per se stesso. Il segno è semantico quando ragiona in termini di significato ed è pragmatico quando si relaziona agli utenti che l'interpretano, questo è il senso di qualunque ricerca linguistica dell'arte. L'arte prima di essere mercato è richiesta di significazione identitaria.

                                  Ph Kilo Sa razza/Maloscantores

Tavor Art Mobill, programmazione 2013

Grafiche d'Assalto per la Tavor Art Mobil, Autunno 2013


Joanna Romaniuk per la Tavor Art Mobil, Primavera 2013

Carlo Cecaro per la Tavor Art Mobil, Estate 2013

mercoledì 12 dicembre 2012

Anna Pisani per la Tavor Art Mobil

"Quando ho fame mi tiene la mano"
                                                  "in me felicità e paura insieme"


                                          "Mamma sirena"
                                         
"Il sogno, amici, casa, caldo"

La ricerca artistica al tempo del web 2.0


Se affrontiamo l'arte come linguaggio e ricerca linguistica nell'epoca del web 2.0 dobbiamo tenere presente un poco di cose:

- Ogni conoscenza ed esperienza di un artista è una interpretazione: L'esperienza visiva in base alla quale un ricercatore di un linguaggio artistico vi propone la sua visione del mondo è sempre un punto di vista peculiare, un linguaggio artistico è sempre rivolto a certi aspetti trascurandone altri.

- Le interpretazioni del linguaggio artistico sono socio culturali, l'arte è una forma simbolico culturale e come tale si rappresenta, letture oltre la logica simbolico affettiva sono mistificanti.

- Non esiste una posizione privilegiata per fruire dell'arte, la variabile è nell'interpretazione del senso dei segni, e non c'è artista o linguaggio artistico assoluto fuori dal suo contesto.

- Le interpretazioni avvengono fuori contesto. Impossibile capire i processi, il lavoro e il linguaggio di un ricercatore di un linguaggio artistico fuori dal suo contesto.

- In certe nicchie comunitarie di elaborazione e ricerca di un linguaggio artistico certe interpretazioni sul senso dell'arte sono privilegiate o manipolate.

Quello che sta succedendo, è che manipolare la volontà linguistica di un ricercatore artistico, è sempre più complicato per quella nicchia di sistema dell'arte che si auto conferiva autorevolezza autoritaria, attraverso la limitazione dei media cartacei, adesso le vecchie autorità e figure di sistema sono oggettivamente allo sbando.
Lo sono perché incapaci di superare le barriere del vecchio sistema mercantile dell'arte (che dagli anni sessanta in poi è stato in assoluto un falso storico) e di creare gruppi di esperti diversi che sarebbero assolutamente più intelligenti dei loro fidati portantini intelligenti. Il sistema dell'arte specialistico e la rete può rendere la trasmissione di senso dell'arte contemporanea più intelligente se c'è la volontà di essere più intelligenti.


lunedì 10 dicembre 2012

Altro sistema oltre il sistema


Per lo specialista d'arte contemporanea, il vecchio sistema dell'arte e la sua conservazione ha i suoi vantaggi.
Si trattava e resiste in quanto tale di un'enclave di gente che condivideva assunti basi indiscutibili, ci si scambiava informazioni accurate e filtrate, le idee e i prodotti artistici di discussione sempre ben ponderati.
Un club e un sistema isolato immune da critiche  e opinioni esterne. La nuova rete dell'arte contemporanea, l'altro sistema oltre il sistema è vivace e estesa, forse traghetta persone con una preparazione di settore specialistica debole, forse per questo contribuisce a svilire processi e linguaggi artistici alti; non si tratta di scegliere tra un modello, il sistema dell'arte fino a qualche anno fa era e resiste come un circolo ristretto o un grumo di specialisti sobri e qualificati (oggi incarnati mediaticamente da personaggi come Gioni, Beatrice o Bonami), Facebook è invece in grumo di una moltitudine ribollente di entità che vogliono ragionare e comprendere il senso dell'arte contemporanea per qualsiasi ragione; insieme formano una rete di altre persone, un altro sistema dell'arte, variamente connessa e curiose e appassionate di ricerca artistica contemporanea. Si tratta di una coscienza collettiva superiore che stimola coscienze, nella sua multidirezionalità permette ai nuovi specialisti intelligenti dei processi artistici contemporanei (gli artisti stessi) di essere più intelligenti che mai, sempre che non si imbocchi la strada sbagliata.
Personaggi andati come Sgarbi e Bonito Oliva che soffrivano della sindrome della persona più intelligente del sistema, adesso fantocci come Diprè sembrano avere compreso che lo specialista più intelligente dell'altro sistema attraverso il web è l'altro sistema stesso con le sue dinamiche.

Mob artista


Riunire persone intelligenti è una tecnica antica ed efficace per sviluppare idee.
La rete fa incontrare tra di loro artisti comuni secondo una configurazione nuova, strana e anomala, questa nuova anomalia si riflette anche nel modo di funzionare dell'expertise di sistema.
Fino a pochi anni fa, almeno fino al 2007, anno in cui sono stato diffidato e allontanato da Flash Art, il sistema era rappresentato dagli addetti ai lavori come una struttura piramidale, con alla base di questa l'artista, la discriminate tra l'artista e il non artista era costituita dal vertice della piramide, alla base della piramide la folla di artisti pecoroni in cerca di approvazione e consenso sociale e per questo pronti a conformarsi al gusto di chi è al vertice della piramide.
Alla base della piramide di sistema c'è una altra forma sociale di artista, immersa nel mob, la plebaglia, la massa tumultuosa, folla pronta a compiere azioni becere.
Negli ultimi anni proprio attraverso il web che indirizza verso una nuova configurazione di sistema i termini crowds (folla) e mob (massa in tumulto) sono diventati positivi, caratterizzazioni della socialità attraverso il web, protagonisti attivi di un altro sistema dell'arte oltre il sistema dell'arte classico piramidale.
Un altro artista oggi si configura come vettore e risultante delle plebaglie intelligenti e delle folle sagge, che sviluppano il sapere e elaborano diversi linguaggi e processi artistici anche solo connettendosi.

domenica 9 dicembre 2012

Flash Art? Fuori da questo tempo....


Le vecchie istituzioni del sapere e della ricerca laboratoriale artistico, anche sotto forma di mercato e sistema dell'arte, hanno fondato la loro autorevolezza filtrando le informazioni anche per lo stesso ricercatore del proprio linguaggio artistico.
Oggi il filtro non è più nelle riviste d'arte specializzate, anche se Flash Art e Artribune cercano miserabilmente di vendere ancora questo distinguo anacronistico, il filtro è oggi costituito esclusivamente dalla nostra rete sociale, non più esperti che sentenziano sull'isola seduti in uffici Milanesi a Via Farini o Maestri d'Accademia che vengono sull'isola a professare la loro avanguardia accademica a carico del contribuente.
Attraverso il web non è possibile escludere le idee, anzi i filtri di sicurezza paradossalmente fanno salire clic e risultati verso le prime posizioni nei motori di ricerca.
L'arte e la sua ricerca linguistica è qualcosa che nel senso comune è sempre andato oltre la comunicazione imposta, oggi però tutto questo ci è quotidianamente sbattuto in faccia. Oggi sappiamo che ci sono molti artisti da conoscere e le vecchie istituzioni e i vecchi mercati non sono in grado di ampliare la conoscenza e dialogare con essa.
Un pericolo è da evitare tra i ricercatori di linguaggi artistici, trasversalmente al settore e al genere, evitare inutili contraddittori per smania di visibilità, il sovraccarico informativo è diventato una realtà del nostro ambiente come il disaccordo perpetuo.
Anche le idee base che determinano i nostri prodotti linguistici sono ovviamente oggetto di discussione e per induzione la rete può creare attaccamenti inutili e futili alle opinioni.
I filtri di quest'altro sistema oltre il sistema sono completamente cambiati, le informazioni non si possono più nascondere e rivelano attraverso motori di ricerca tutto ciò che si vorrebbe occultare.
I linguaggi dell'arte oggi devono sopravvivere e convivere con il super carico cognitivo dell'età contemporanea e attraverso ciò come risultante bisogna orientarsi.

Il contemporaneo rende il nostro incontro ordinario con i fatti dell'arte diverso da come era un tempo. Il sistema dell'arte non può essere più inteso in maniera chiusa come una catena di Sant'Antonio, non basta più un critico o un catalogo a determinare e rappresentare una teoria dell'arte nel contempo più credibile di altre.
Quanto con questo cambiamento di sistema personaggi come Politi o Bonito Oliva si sono trovati sbattuti contro un muro, contraddetti, smontati, amplificati e irrisi?
In rete ogni fatto e ogni teoria sull'arte a seconda della prospettiva e del punto di vista di chi la formula materializza la legge di Newton: ogni fatto ha una reazione uguale e contraria.
 La realtà è che quando due fatti si contraddicono uno dovrebbe essere sbagliato, ma la contraddizione cambia la teoria e la forma morfologica dell'arte e del suo linguaggio.
 I fatti collegati, il mio nome collegato a Bonito Oliva o Politi, spalanca una rete di processi e prodotti differenti.
Non viviamo più l'economia della carta della rivista specializzata, per la fisica che regolava il vecchio sistema dell'arte di carta, una volta stampato e pubblicato il fatto restava lì, sulla pagina della testata e entrava quasi in tempo reale in un manuale di Storia dell'arte, era impossibile da contraddire, almeno su quella pagina (questo rende rubriche come e "Lettere al Direttore" di Politi su Flash Art obsolete.
Il limite della carta faceva apparire tutto possibile e gestibile di quanto appaiano oggi.
L'ottimismo insindacabile di certi professionisti addetti ai lavoro dell'arte dipende forse ancora dai limiti intrinseci di un mondo che attestava la loro verità attraverso la pubblicazione su carta.

sabato 8 dicembre 2012

Auto-mobili intelligenti dell'arte:)


STANZE DI RICERCA INTELLIGENTI DEL SENSO DELL’ARTE

Fai arte e ricerca on line? Secondo i "professionisti" barricati e rintanati lavori per indebolire la memoria, contribuisci come Google a rendere stupidi, sguazzi i territori di amatori e appassionati un poco fissati a scapito dei professionisti. Costituisci senza rendertene conto l'ascesa degli ignoranti, esalti il plagio e la fine della cultura, vivi una dimensione conoscitiva medioevale con masturbatori dallo sguardo vitreo che giudicano la verità in base al numero di pollici in su, la saggezza la misurano col numero di visite e la conoscenza è ridotta a ciò che fa più comodo credere.
Ma forse la verità è che gli specialisti operatori dell'arte stanno finendo al muro per una crisi in parallelo con una esaltazione e manifestazione epocale della conoscenza.
Il sapere artistico oggi non è più in luoghi di culto, in gallerie-galere, in Musei, in Accademiche riviste di Accademici mercati.
I movimenti culturali hanno espropriato, la ricerca artistica è proprietà della rete, la moltitudine nella sua folle follia può racchiudere saggezza e mostrarsi più intelligente del suo membro più intelligente.
Attraverso la rete siamo tutti nella stessa stanza laboratoriale o a bordo della stessa automobile, il nostro compito artistico è determinare stanze o automobili di ricerca intelligente, siamo davanti a una ineludibile presa d'atto, il nostro sapere sui linguaggi dell'arte, basato sui cataloghi e i manuali non si poteva ammettere: i linguaggi dell'arte sono troppi e il sistema è troppo grande per metterlo sul serio a fuoco davanti alla storia e ai mercati.

lunedì 3 dicembre 2012

Accademia di Napoli, incredibile articolo di "La Repubblica"

Incredibile articolo su Repubblica:

Parentopoli all'Accademia di Belle Arti:

NULLA di nuovo all'orizzonte solo un vecchio, ritrito e silenzioso affondo alla meritocrazia. Panorama dell'ennesimo, e ormai collaudato sistema di baronismo, nepotismo, familismo o come lo si voglia etichettare, questa volta è l'Accademia di Belle Arti di Napoli dove, evidentemente, non solo si iscrivono tutti coloro che
 hanno avuto la fortuna di nascere artisti ma, ancor più fortunati dei primi, insegnano coloro che sono "nati" docenti solo per essere figli o parenti di altri docenti.
Ed è così che molti aspiranti docenti ieri come oggi, anche non più giovanissimi, sono puntualmente scavalcati da imberbi professori ai quali è stata offerta la magica corsia preferenziale che si materializza solo ai fortunati cui innanzi. Credo sarebbe giunta l'ora anche per l'Accademia di Belle Arti di spezzare questo vizioso circuito di privilegi e favoritismi per restituire dignità a se stessa e a tutti coloro che ogni giorno vedono mortificati i propri diritti, meriti e titoli con tanta fatica conseguiti. Ecco solo un esempio di nomi eccellenti: Fabio Barisani (Tecniche e tecnologie grafiche) figlio di Renato Barisani, Stefano de Stefano (Storia dell'arte) figlio di Armando de Stefano, Lorenza Di Fiore (Teorie della percezione) figlia di Gerardo Di Fiore, Francesco Iandolo (Tecniche dei nuovi media integrati) figlio di Vincenzo Iandolo, Massimo Perez (Costume) figlio di Augusto Perez, Marcello Pisani (Architettura Cad) figlio di Gianni Pisani, Davide Siciliano (Anatomia artistica) figlio del pittore Siciliano, Aurora Spinosa (Storia dell'arte) figlia di Domenico Spinosa. Una tradizione questa rinnovata anche dall'attuale direttore dell'Accademia Giovanna Cassese con il conferimento delle nuove docenze per l'anno accademico 2012/2013, così possiamo proseguire l'elenco con Luca Castellano (Psicologia dell'arte) figlio di Aurora Spinosa, attualmente docente, Ivana Gaeta (Elementi di grafica editoriale) figlia di Giuseppe Gaeta attualmente docente, Daniela Pergreffi (Tecniche dell'incisione) moglie di Stefano de Stefano, Ludovica Caniparoli (Marketing culturale) figlia di Gabriella Spizzuoco attualmente docente. Non mancano poi cattedre ad hoc per curare rapporti con le istituzioni (Sovrintendenza, musei, gallerie), spesso anche in conflitto con le realtà lavorative di provenienza come nel caso di Valeria Pitterà dipendente della Pierreci, che pare addirittura essere all'oscuro di tale contratto. Anche la direttrice Cassese per non venir meno alla nobilissima tradizione ha avuto la fortuna di avere in famiglia un docente di Fotografia e diritto d'autore (cattedra attualmente occupata dal cognato Francesco Lucrezi) e una vicedirettrice, la cugina Maria Teresa Girosi.






domenica 2 dicembre 2012

Luca Beatrice è un intenditore di calcio?

Luca Beatrice su "Il Giornale" ci informa che la pittura italiana rispetto a quella della west coast americana (Pop Surrealism) è più spontanea e meno movimento, anche se più ancorata alla tecnica nonostante frughi tra le sottoculture giovanili.
Ci informa che è il critico Ivan Quaroni a individuarne le traiettorie più significative del non movimento (ma allora è un movimento?) e ci presenta questi caustici artisti che ancora non conosce nessuno a dovere, la star è Giuseppe Veneziano, massmediotico pittore che costa solo 40000 euro, le sue "provocazioni"? Cose del tipo Cristo brandizzato con Dolce e Gabbana.
Gli altri noti ignoti? Lo scultore "maniacale" Diego Dutto, il disegnatore "dallo spirito settecentesco" Vanni Cuoghi, il "punk" Michael Rotondi che "predilige installazioni" (ma in questo non movimento non si privilegiava la tecnica?).
I più "classici" e arretrati sono secondo Beatrice i sardi Silvia Argiolas e Giuliano Sale, sempre a distinguerci dall'isola, i "pop" (ma non sono tutti pop?) sono Massimo Gurnari e Fulvia Mendini (figlia dell'architetto Alessandro) e conclude l'elenco con Ester Grossi e la sua pittura computer grafica piatta e artificiale.
Per quanto tempo gli artisti dovranno subire insulti del genere dal mercato del critico pur di vendere e apparire?
Al solito Luca Beatrice conferma di capire più di calcio che di linguaggi dell'arte che riduce a etichette vuote di senso.

sabato 1 dicembre 2012

Arte per consumatori?

"Nei prossimi cinque anni puntiamo alla nascita di più di novemila musei, centri d'arte e fondazioni", questo afferma il fondatore di Artprice, Thierry Ehrmann, le sue convinzioni sono basate su di un inchiesta sul "consumo museale" condotta negli ultimi tre anni, l'inchiesta considera che "strutture potranno disporre di stanziamenti (fondazioni, immobiliari o derivanti da collezioni) di almeno settanta milioni di dollari".
Terminologia limpida e trasparente. Non c'è il problema dei contenuti, la realizzazione dei contenitori sarà di architetti di grido, costruzione e inaugurazione sarà già evento oltre le opere esposte, grossi contenitori spettacolo a beneficio del consumatore.
Intanto Jan Fabre è stato denunciato dal vice sindaco di Anversa per una video performance dove una serie di persone lanciano gatti per aria; una trentina di presidenti di squadre di calcio chiedono lo smantellamento della statua di bronzo di Abel Abdessemed che immortala la testa di Zidane a Materazzi  durante la finale del mondiale del 2006 al Pompidou e Martha Rosler al Moma mette in scena una mostra mercatino che parte dalle teorie di Marx, 14 mila articoli ammassati in un anno in vendita a prezzi popolari, vende a prezzi popolari oggetti che nel loro complesso artistico valgono milioni di dollari, peccato che non tutto è stato venduto, in fondo il biglietto d'ingresso costava 25 dollari.

lunedì 26 novembre 2012

I LINGUAGGI DELL'ARTE: Formalizzazione di una etica del bisogno

I LINGUAGGI DELL'ARTE: Formalizzazione di una etica del bisogno

Evitiamo un poco di luoghi comuni, l'arte non è democratica mai dal punto di vista dell'artista, non esistono idee espositive libere e democratiche, si può però cominciare a ragionare in termini di reti affettivo simboliche e partecipate, eludendo così i meccanismi clientelari e di rappresentanza fatti di critici, curatori, direttori, mercanti e collezionisti, eludendo quei pochi intimi che seduti a tavolino ragionano per te su cosa è e cosa non è arte.
Superiamo l'idea del valore assoluto di Damien Hirst e Maurizio Cattelan, superiamo il mito di Vincent Van Gogh figlio di un corto circuito finanziario e simbolico, distinguiamo tra valore commerciale e valore artistico affettivo, simbolico e comunitario.
Non tutti lo sanno ma negli Stati Uniti di Obama, artisti senza mediazione alcuna, hanno sottoscritto un appello al Congresso per rivendicare il diritto di essere riconosciuti come parte attiva e integrante del sistema sociosanitario.
 L'arte difatti è ricerca di un linguaggio e un linguaggio è utile a scopo terapeutico, educativo e espressivo.
La ricerca e la formalizzazione di un linguaggio consente di elaborare e produrre una estetica del bisogno.
 Nuove generazioni di artisti e specialisti di ricerca didattica dell'arte dovranno cominciare a produrre laboratori in grado di formalizzare cognitivamente non solo estetica, ma un etica del bisogno.
Quanto in laboratori artistici e accademici si riflette in Italia sulla capacità delle immagini di creare un dialogo socratico con lo studente e i suoi bisogni o con il malato e la sua malattia?
In un laboratorio di ricerca artistica di un linguaggio non deve esistere gerarchia tra i suoi attori sociali, ma partecipazione e condivisione; il ricercatore didattico dell'arte o l'artista si deve autodeterminare e riconfigurare in un nuovo modello laboratoriale che gli consenta di camminare con il sociale sciogliendo nodi.
Il sistema di un laboratorio di formazione e in-formazione necessita di professionisti in grado di dialogare con testimonianze e speranze, l'artista è quel curatore del laboratorio che entra in dialogo comunitario attraverso il linguaggio dell'arte, forte del fatto che non esistono realtà indipendenti da interpretazioni diverse, niente è vero e oggettivo nei linguaggi dell'arte, questo consente ai linguaggi dell'arte di costituire una fonte di emancipazione, certo è difficile fare comprendere che attraverso l'idea del vero assoluto si determinano possibili dominii e violenze, ma questa è la verità da conquistare e accettare.
Oggettivo è che le immagini attivino sensazioni, emozioni, sentimenti, associazioni mentali, immaginazioni, fantasie, attribuzioni di senso, elaborazioni di senso, interpretazioni e sollecitazioni della creatività, espressioni di sé, apprendimento e orientamento attitudinale, problem solving, riduzione della sofferenza psichica e fisica e regolano anche il tono dell'umore, quello per immagini laboratoriali è un nuovo apprendimento, immediato e imporovviso, il processo diventa prodotto e il prodotto diventa processo simbolico di ricerca di conoscenza.
Per inciso in Finlandia è stata già prevista una formazione specifica per creare un linguaggio comune tra arte e sanità che prevede l'utilizzo dell'arte per risvegliare capacità cognitive e di benessere, l'assunto è che attivare la ricerca di un linguaggio artistico vuole dire incentivare voracità, famelicità e irrazionalità.

domenica 25 novembre 2012

L'arte sonda e non sondaggia

L'arte cerca di sondare quali sono le leggi che ci regolano, lo fa mediante appunti, osservazioni, esperimenti e comportamenti.
La conoscenza di un artista e del suo linguaggio ci rende sempre un poco più liberi, ci sottrae da paure irrazionali, dal terrore che i nostri antenati provavano davanti l'inusuale che raffiguravano e configuravano.
La curiosità e la ricerca del segno ci ha portato a deci
frare i linguaggi dell'arte trasversali a tutto. La conoscenza diretta degli artisti e dei loro linguaggi permette di tendere alla libertà, non conoscere la struttura e l'identità di un linguaggio artistico e l'incapacità d'individuare il proprio vuole dire impedirne la comprensione e la diffusione, vuole dire indurre ignoranza per manovrare e assoggettare meglio.
Questo sentimento anti diffusivo della grammatica dei linguaggi artistici è presente negli stessi artisti professionisti, si sentono Dio come si sentiva e dichiarava di sentirsi Picasso, ma un Dio padre dovrebbe fare scuola e legittimare i figli che fanno meglio di lui, dovrebbe fare riflettere sulla struttura del suo linguaggio prima che sulla forma legittimata dal mercato.
Ciascuno di noi, è in sostanza, suo malgrado, un prodotto dell'evoluzione di un linguaggio artistico, un prodotto che ha sviluppato capacità di percepirlo e osservarlo. Le leggi ottiche sono in realtà le stesse in tutto il globo e anche le emotivo-simboliche.
L'ignoranza sulla struttura di un processo artistico fa sì che molti si facciano guidare dal mercato o credano a farneticanti galleristi e c
uratori nel determinare il loro investimento. L'ignoranza è il vero tsunami artistico di questo secolo che incide sicuramente non sui grandi patrimoni.
Gran parte dell'ignoranza artistica diffusa anche tra le persone colte è dovuta indubbiamente alla scuola e alle Accademie, raramente i laboratori sono attrezzati e consentono agli studenti di sperimentare realmente i propri linguaggi con le proprie mani.
L'arte non si capisce bene se sia per gli "intelletti piccoli" o per gli "intelletti elevati".
Nei nostri programmi l'arte nell'attività di laboratorio ha contenuti come:

- possedere un’adeguata padronanza tecnica - operativa, di metodi e contenuti relativamente ai settori di ricerca negli ambiti propri delle arti, delle tecniche e delle tecnologie della scultura;

- possedere strumenti metodologici e critici adeguati all'acquisizione di competenze dei linguaggi espressivi, delle tecniche e delle tecnologie più avanzate relative;

Quando la si insegna si pensa al docente come pittore, scultore, grafico, scenografo, architetto e non come un ricercatore o un elaboratore trasversale di linguaggi, oggi non può esistere un artista limitato a un solo linguaggio e se e quando esiste è un artigiano a cui non è richiesto di concettualizzare un processo cognitivo con il suo linguaggio artistico.
In altre parole, la ricerca di un linguaggio artistico deve essere libero di autodeterminarsi attraverso sperimentazioni linguistiche, "la libertà è una forma di disciplina" canta Lindo Ferretti, le sue applicazioni concettuali devono potere contribuire a elaborare e determinare linguaggi comuni in un territorio e non essere imposte irresponsabilmente e sadicamente dall'alto del valore di mercato.

venerdì 23 novembre 2012

Il bamboccio è il padre non il figlio


Pieter van Laer era il Bamboccio (Haarlem, c. 1599 – 30 giugno 1642), un pittore olandese, attivo a Roma tra il 1625 e il 1638.
Le sue opere, caratterizzate da piccole dimensioni e spirito aneddotico, erano le bambocciate. L'autore, partendo da modelli caravaggeschi, creò opere caratterizzate da un realismo narrativo e bozzettistico.
I temi erano tratti dalla vita quotidiana romana, come feste popolari, litigi per strada, etc.
I bamboccioni oggi? La nostra storia dimostra ch
e i veri bamboccioni sono i nostri padri generazionali? Coloro che proiettano e scaricano sui loro figli le loro frustrazioni personali, ambizioni, carenze affettive e comunicative, tutto scaricato sui figli, impossibilitati dalla nascita alla morte a avere la possibilità di autodeterminarsi e autorappresentarsi, la crisi? Non c'entra nulla nella ricampionatura semantica che vuole convincervi che i bamboccianti siano i figli, i bamboccianti sono i padri, coloro che rappresentano la violenza psicologica e debellano la creatività che non hanno, che prendono possesso di una vita non loro e ne disegnano scelte e traiettorie, sono criminali.
Non commettiamo l'errore di schierarci dalla parte dei padri, i figli impossibilitati a essere per colpa dei padri sono le reali vittime del sistema.
 

mercoledì 21 novembre 2012

Alfonso Siracusa


L'artista Alfonso Siracusa legge "Altro sistema dell'arte", tu cosa aspetti a rappresentarlo?



http://www.booksprintedizioni.it/libro/arte/altro-sistema-dell-arte

Antonio Guerra


Luglio – Settembre, Estate 2013

L'arabo Hamid Piccardo, autore ad Algeri di "Les enfants de Osama"  (Marco Lavagetto) feat Sara Bernardi, Vito Triolo, Antonio Guerra, Pasquale Coppola e Luigi Ruggiero Malagnini.

Per non dimenticare: Emilio Isgrò, Andy Warhol, Joseph Beuys, Capogrossi, Valerio Adami, Toti Scialoja, Giuseppe Chiari e Ernesto Treccani.

In automobile Davide Pisu, Giorgio Pellegrini e Matteo Campulla (Mov.oscurantista)