giovedì 28 marzo 2013

PETER P.IPPA -AVVENTURE.

ERAVAMO RIMASTI AL GIROVAGAR DEL BUON PETER P.IPPA CHE DOPO LA GALERA SI ERA MESSO ALLA RICERCA DELL' ISOLA CHE NON C'E' DELL'ARTE......PETER  E' IN ASCOLTO PRONTO AD ENTRARE IN AZIONE ALLA PRIMA OCCASIONE PROPIZIA, SOLDI NON SE NE FANNO CHIUNQUE EGLI INCONTRI GLI PIANGE ADDOSSO ( E LO DICONO A LUI CHE E' APPENA USCITO DI GALERA...) TUTTI SE LA PRENDONO CON IL GOVERNO ... LADRO SI LO SA PETER , MA IL PROBLEMA E' CHE SIAMO TUTTI UN PO' LADRI , LADRI SENZA PALLE SI RUBA DI TUTTO . IDEE , MACCHINE , SCARPE E MUTANDE USATE APPESE AL BALCONE.   PETER OSSERVA E RIFLETTE LUI VUOLE VIVERE PERFORMANDO OGNI ISTANTE DELLA SUA VITA O ALMENO CIO' CHE GLI RESTA, VUOLE VIVERE FELICE ANCHE SE E' UNA P.IPPA DI ARTISTA QUINDI SI FA AIUTARE DALLA SUA COMPAGNA (CHE ANCORA GLI STA VICINO) PETER PAOLA E INSIEME PREPARANO IL PROSSIMO COLPO.   PERFORMANCE SIMILE A VERE E PROPIE RAPINE ORGANIZZATE CONTRO TUTTI I PIAGNONI CHE INCONTRANO SULLA LORO STRADA,.: VIRGOLA PUNTO E DUE PUNTI '' E' PIU' CORRETTO''. I GRANDI E PICCOLI ARTISTI CRITICI E CURATORI D'ARTE SONO AVVISATI.

Cosa resterà dell'arte contemporanea?

L'ottocento è stato il secolo dell'avvento della cultura artistica di massa, il mecenate era colui che commissionava la maggiore parte degli oggetti artisticamente alti, eccezion fatta per la stampa (primogenito diretto della rivoluzione industriale).
Nell'ottocento nasce il mito persistente dell'opera unica irripetibile e costosa (come se non esistessero opere uniche  e irripetibili omesse, escluse e non comprese che della stessa epoca sono figlie).
 In Europa i produttori dell'arte unica e non riproducibile dipendevano da sovrani, principi e nobili, patrizi, milionari e chiese.
Il novecento ha ampliato il raggio, distinguendo tra arte nazionale e/o internazionale, l'arte della società extraeuropea che ha dato il via alla modernizzazione e alla europeizzazione.
Da quel momento è diventato improbabile che la distribuzione geografica e museale della grande arte universale muti, nessun Museo di un paese emergente, per quanto ricco, ma confinato in una condizione di partenza nazionale, può e potrà competere con la concentrazione di arte "globalmente, storicamente e universalmente" riconosciuta in Europa e in Usa, d'altro canto le collezioni d'arte occidentale grazie a razzie di guerra e frodi varie non sono prive di tesori di altre culture.
L'anomalia del nostro sistema espositivo museale è da cercare in quel crollo della modernità negli  del novecento che ha spinto realmente e non come proclama avanguardistico, l'arte figurativa verso l'indeterminato anche attraverso la performance espositiva, questo ha costituito (con resistenza di mercato fortissime) già nel secolo scorso la messa in discussione della differenza pregressa ottocentesca tra "arte globale" e "locale".
Il modello tradizionale di arte elevata a vita non poteva attecchire su popolazioni indifferenti a Rembrandt o Vermeer, il secolo era imbevuto di immagini, forme e suoni prodotti e distribuiti solo per gonfiare il consumo di massa.
Gli artisti non erano più centrali nella produzione di un opera, non era più chiaro cosa fosse una operae quale fosse la differenza tra un quadro appeso in galleria e il flusso di immagini pubblicitarie comune.
L'arte di Warhol stessa, si proponeva come antiarte, non aveva pretese e sfidava nel distinguere tra arte e non arte.
Il problema del secolo in corso è quello di adattare l'arte alla identità culturale, a un senso collettivo e simbolico di appartenenza a un qualche gruppo di "noi" che non appartiene a "loro".
In fondo siamo tutti membri di svariate e diverse collettività che contestualizzano di riflesso arti e artisti differenti.
Molta post-arte, si trascina stancamente dal secolo scorso adattandosi a una cornice culturale che non ha più senso alcuno, la scultura pubblica ha resistito attraverso interventi urbani e extraurbani  e spazi in espansione, ma il vero problema dell'oggi è: cosa del contemporaneo resisterà (anche attraverso i performing media) senza essere ridotto a memoria generazionale avvicendata un poco rétro?
 Difficile dirlo, intanto viviamo tsunami di sistema nel mondo una volta specializzato e riservato degli addetti ai lavori dell'arte contemporanea e aspettiamo che il ventunesimo secolo si assesti in qualche rotta di movimento.



mercoledì 27 marzo 2013

M5S


L’”IDILLIO” DEL M5S.

Non vorrei, francamente, portare acqua al mulino della comprensione (o dell’incomprensione) del “fenomeno” Grillo. Fior di “professionisti” vi si sono cimentati e un dilettante allo sbaraglio come me ha poche possibilità d’imbroccarla. Mi ci sento tirato per i capelli dall’ultima esternazione del leader maximo, quindi procedo. Ulteriore premessa, non ho mai, dico mai scritto qualsiasi cosa sul suo sito e questo per la semplice ragione che ritengo di non dovergli dare nessuna mano ad infognarsi. E’ molto bravo a farlo da solo.
Ricordate quando quello di Arcore attaccava i giornalisti televisivi “comunisti” e le loro televisioni? L’uomo “costruito” dalla televisione che attacca lo strumento perché, a suo dire lo usano “i nemici”.
Non sta accadendo qualcosa di simile? Il Leader maximo attacca il “suo” strumento, quello che il giorno prima era il massimo dell’espressione democratica e lo fa perché lo usano anche quelli che la pensano diversamente: “noi faremo di questo web sordido e grigio…” Procede con quello che lui ritiene linguaggio del web, ma le differenze finiscono qui e la cosa grave è che non si rende neppure conto di smentire se stesso.
Mano a mano che i “fumi” elettorali lasciano il posto al “fare” post elettorale, il progetto politico del suo partito assume contorni sempre più definiti ed è un progetto profondamente classista, come solo sanno esserlo i progetti interclassisti. La millantata differenza rispetto ai partiti si scontra prima di tutto con questa semplice constatazione, si comporta come un partito d’opposizione senza avere la forza, il coraggio, la capacità, la volontà di farsi portavoce di un progetto autenticamente alternativo. Il messaggio più forte è cambiamo l’amministratore perché quello che c’è è disonesto. Non una parola sul fatto che, a prescindere dall’amministratore, nell’attico c’è il condomino che decide per tutti ed è l’unico che ci guadagna e non paga mai. E’ questa la ragione per la quale trova così difficile far digerire le sue posizioni rispetto al futuro governo. Chi constata, e gli sta bene così, il fatto che le differenze rispetto al PD e al PDL non sono poi così radicali, non riesce a capacitarsi del rifiuto di qualsiasi trattativa. E’ una ricerca del potere per il potere, condotta con supposti strumenti innovativi gabellati per “rivoluzionari di per sé”.
Impropriamente la cosa mi ricorda la riforma Biagi del lavoro. La riforma partì con la promessa di dare più lavoro ai giovani quando in realtà nascondeva i disoccupati dietro le partite iva, i lavori a progetto, ecc. Qualcuno si domanderà che c’entra. Se si considera che i figli di quella riforma sono oggi l’elemento preponderante in questo partito e se si pensa al tipo di comprensione politica che può acquisire chi non è mai stato inserito, se non qualche volta, marginalmente, nel mondo del lavoro, forse qualcosa c’entra. Vorrei fosse chiaro, che questa considerazione non rappresenta in nessun modo un giudizio negativo, perché nessuno può essere accusato di qualcosa che non ha potuto fare, al contrario è una semplice constatazione.
Nel partito del leader maximo sgomitano varie anime, come in ogni partito interclassista che si rispetti, il problema attuale del leader è quello di impedire che l’una prevalga sull’altra ed è per questo che non tratta, spera così di arrivare alle elezioni e di dare un’altra spallata, magari pigliatutto. Credo che il maximo stia commettendo un’ingenuità di tipo strategico, perché il non fare finirà per spingere una parte del partito, quella che vedrebbe positivo un accordo col PD, fuori dalla porta, o comunque ai margini. A quel punto l’unica possibilità di cercare di conseguire l’obiettivo, comporterà la necessità di sbilanciare ulteriormente il partito a destra. D’altronde il fare comporterebbe uno sbilanciamento a “sinistra” e poi chi glie lo dice Alla componente destrorsa. In sostanza ho l’impressione che il maximo si sia auto costruito una bella tagliola e credo anche che da lì derivi la sua necessità spasmodica di zittire ogni essere minimamente pensante nel partito. Confesso che guardo con sentimenti di solidarietà ai parlamentari di quel partito, sprovveduti come pochi, ognuno convinto di essere depositario di una verità assoluta, ma al guinzaglio stretto del leader, il quale teme persino che aprano bocca perché la Verità è solo la sua.
In ultimo, tento di introdurre un elemento di riflessione utile per la sinistra autenticamente d’alternativa. Vedo nella componente di sinistra di questo partito un riflesso, nemmeno tanto nascosto, delle problematiche che hanno scosso e scuotono le formazioni che si riferiscono agli ideali comunisti. E’ una questione che era già “sotto traccia” nel PCI ai tempi del governo di centro sinistra di Nenni e coinvolge il ruolo dei comunisti nel parlamento di una repubblica borghese.
Chi viene eletto deve gestire il potere favorendo la componente “progressista”, oppure deve esercitare un’opposizione severa contrapponendo sistematicamente l’alternativa?
Personalmente attribuisco alla risposta che negli anni abbiamo dato, molta causa dello sfacelo nella sinistra d’alternativa. Di volta in volta si è chiamata senso di responsabilità, meno peggio, bisogna sporcarsi le mani, non lasciare il campo libero alla destra, desistenza. Proviamo a pensare ad un PCI che nonostante i problemi anche preesistenti non sceglie di “sporcarsi le mani” e mantiene saldo il proprio ideale di società esercitando un’opposizione conseguente. Pensiamo ancora che il leader maximo sarebbe il modello che le masse seguono per fare la “rivoluzione”? Ma soprattutto, le masse popolari, oggi, sarebbero al livello di povertà in cui, sporcandosi le mani, gli eredi del PCI le hanno gettate? Non da soli, ovviamente.
Problematiche uguali a quelle della sinistra del partito del leader, ma con una differenza, la sinistra comunista ha un modello di società da contrapporre, ma non ha l’organizzazione, gli altri hanno l’organizzazione ( chiamiamola così ) e perseguono semplicemente un cambio d’amministratore. 

G. Angelo Billia

Il manifesto

Il manifesto di un artista visivo  o di gruppi di artisti è qualcosa di frustrante se scritto o concepito seriamente, la lettura è divertente solo se si ragiona sul manifesto in termini performatici, sono burle, berleffi, scherzi che mirano a riflettere sul legame tra arte e vita, non potrà mai essere un programma.
La truffa del manifesto programmatico sta per essere smascherata, il tardo capitalismo ha fornito una vita agiata a più artisti rispetto al passato (Maestri, docenti, artisti al servizio del mercato in forma e salse di industrie culturali differenti strutturate per livelli...), ma non è riuscito a soddisfare gli artisti, non della loro situazione e neanche della loro reale condizione sociale, cosa diventeranno gli artisti nell'immaginario collettivo del 2060? Non possiamo saperlo o preventivarlo, lo scopriremo solo vivendo.

I linguaggi artistici stanno attraversando l'epoca più rivoluzionaria della loro lunga storia pur dipendendo dalla rivoluzione tecnologica con la sua comunicazione e riproducibilità digitale.
Le vecchie arti visive, la pittura e la scultura sono rimaste fino a ieri, artigianato, nelle stesse scuole d'arte ed Accademie, ma anche nelle gallerie private, questo ha materializzato la loro repentina crisi oggi, il pittore e lo scultore non sembra capace di relazionare i propri processi tecnico creativi al contemporaneo bidimensionale digitale.
La scultura conduce dal secolo scorso una miserabile esistenza ai margini della cultura sociale, sembra incapace di intercettare la realtà e il simbolismo della mutazione della condizione umana, sembra avere perso mercato eccezion fatta per gli spazi pubblici per commissioni private (lo scrivo tristemente da scultore), la pittura? Dalla rivoluzione industriale in poi sembra incapace di superare lo shock del nuovo.
L'opera d'arte si è persa nei fiumi di immagini, di parole e di tentativi di comprensione, si è dissolta nel processo dell'esperienza estetica, si è confusa tra noi e la nostra immagine di noi, tra interno ed esterno, schiava e schiva della attribuzione associativa individuale, il suo ruolo e il ruolo degli artisti in questo nuovo secolo? Da definire attraverso il fare.
Si è dimenticato (e io lo urlo proprio dagli anni novanta) che la fruizione dell'arte non è una esperienza privata ma sociale e politica e che è nell'ambito della cultura artistica diffusa che si forma un processo di educazione all'arte.
Il web sta demolendo le barricate e le ipocrisie di sistema e contribuisce a influenzare questo altro sistema dell'arte che non tutti gli artisti "addetti ai lavori" sono capaci di affrontare.
L'esperienza artistica passa oggi per una dimensione virtuale altra che non è più quella della galleria e orienta verso luoghi di reale incontro dell'arte dove si può tornare a sognare una fusione di comunità, arte e genius loci, pubblico e artisti, dove la poetica dell'azione artistica diventa realtà a tre dimensioni.


martedì 26 marzo 2013

Il borghese ha ucciso il linguaggio dell'arte

Il Romanticismo è stato di fatto l'espressione artistica attraverso la quale il capitalismo europeo ha imposto il suo dominio sulla terra, le arti e le scienze sono state di fatto il nucleo che di fatto ha sostituito la religione tradizionale nella "civiltà borghese".
Musei e gallerie sono diventati i luoghi di culto della gente colta, luoghi dove si fonde il prestigio tradizionale e il potere finanziario.
Luoghi di culto di una cultura borghese minoritaria in espansione, di fatto meritocratica, niente di egualitario e neanche di democratico davanti al culto dell'arte che la nega in quanto linguaggio, in altre parole la stessa civiltà borghese era destinata a lavorare per distruggere il linguaggio che sosteneva.
Oggi l'arte si sviluppa in un ambito sociale "tecnoindustriale", tra continue informazioni e produzioni culturali, svincolata da parametri di buono o cattivo, vero, bello e valori di contenuto.
Difficile controllare immagini, suoni e parole, il linguaggio dell'arte è diventato incontrollabile nel cyberspazio e i suoi uomini d'ordine governano il caos forti dell'uso strumentale e fazioso dei media classici.


lunedì 25 marzo 2013

Bansky? Un bluff al servizio del mercato delle case d'aste

Bansky non è più un artista che appartiene a una sottocultura dalla quale è emerso.

Bansky non è mai stato un rivoluzionario, la sua fortuna è dovuta a immagini dirette e immediate, che più che ad una ricerca artistica fanno pensare a una comunicazione grafico pubblicitaria, non c'è ricerca di un linguaggio, c'è constatazione di un linguaggio.

Bansky sembra essere anonimo ma di fatto le sue opere battute all'asta arrivano a 65000 euro.

Bansky non esegue neanche i suoi lavori, non tutti sanno che le sue sculture sono effettuate da un certo Charlie Becker (Scultore di New York che vive a Los Angeles), nel 2007 lo stesso Becker postava nel suo sito: "Qualche tempo fa ho avuto l'onore di vedere un pezzo che avevo contribuito  a portare alla luce per un altro artista, venduto da Sorheby's insieme ai Warhol, Basquiat e Hirst, per una bella sommetta. Devo procurarmi quel catalogo, mi darà un obiettivo cui aspirare nella vita".

http://charliebecker.blogspot.it/2007/02/sculpture-banksy-rat.html



Bansky e il suo team (che in realtà sono la stessa cosa) cercano e si ostinano a controllare la sua immagine, rappresentandolo come un sovvertitore.


Fonte: Bansky, "L'uomo oltre il muro", Will Ellsworth-Jones






Banksy is no longer an artist who belongs to a subculture from which it emerged.

Banksy has never been a revolutionary, his fortune is due to the immediate and direct images, which more than with artistic research suggest a graphic advertising communication, there is no search for a language, there is a finding of a language .

Banksy seems to be anonymous but in fact his works sold at auction come to € 65,000.

Banksy does not his work, not everyone knows that his sculptures are made by a certain Charlie Becker (New York sculptor who lives in Los Angeles), in 2007 the same Becker postava on its website: "Some time ago I had the honor of seeing a piece I helped bring to light for another artist, sold by Sorheby's along with Warhol, Basquiat and Hirst, for a tidy sum. I need to get that catalog, give me a goal to strive for in life. "
http://charliebecker.blogspot.it/2007/02/sculpture-banksy-rat.html



Banksy and his team (which are actually the same thing) and will insist on trying to control his image, representing it as a subversive.


Source: Bansky, "The man over the wall", Will Ellsworth-Jones

domenica 24 marzo 2013

Luca Rossi vs Pino Boresta


La performance di Pino Boresta alla Biblioteca di Roma per la conferenza stampa della Biennale di Venezia


Mimmo


Pino Boresta con la sua azione non chiede di essere invitato, attesta bensì l’inutilità della Biennale di Venezia e degli addetti ai lavori e di infiltrarsi non gli interessa proprio, la teoria dell’infilitrazione è quella dei paraculi che mirano a piazzare un prodotto in virtù di paventati diversi contenuti, che in realtà i contenuti mirano a controllarli e a svenderli, ma secondo te caro Luca Rossi, pensi che a un artista del calibro di Boresta possa interessare la Biennale di Venezia o qualche tuo progettino che in realtà mira a piazzare te stesso? Dimenticavo, sei la schifezza dell’attivismo artistico italiano o meglio rappresenti al meglio l’italianità con la tutta la sua furbizia da ladri di polli e mancanza di dignità.

Luca Rossi

Non dire cavolate. Per vivere bisogna andarlo a urlare alla conferenza della biennale? La risposta è no. Vivi se hai contenuti interessanti rispetto una certa argomentazione critica consapevole della storia e del presente. Questa è solo critica istituzionale. Ma mostra la debolezza di Boresta, che ha bisogno di essere alla Biennale per vivere...Boresta dipende da ciò che critica....contraddittorio e fine a se stesso...

Mimmo
Tu invece no? Boresta è fuori sistema e ne nota la vacua e futile struttura sostenuta sull'illusione che crea capitale, tu sei un progetto che mira a capitalizzare i cambiamenti che verranno, il tuo è un lavoro senza un briciolo di dignità, quello di Boresta rivendica la dignità della ricerca artistica e la connette alla vita, oltre i limiti del tuo sistema....

Luca
Boresta è il più insider di tutti perchè per vivere deve andare alla conferenza stampa della biennale..neanche alla mostra. Critisca istituzionale di vecchia data. Io vivrò???? Alla conferenza stampa? Vivrà cosa??? Ma dai...si vive con il fare e con i contenuti. Oggi tutti possono scrivere io vivrò sulla propria bacheca....Boresta è incagliato in vecchie logiche sistemiche...io capitalizzare???? mai tu sogni....

Mimmo
Boresta va alla conferenza stampa con i suoi contenuti e crea un flusso tra quel sistema che tu tanto difendi in nome del nuovo ma che risale alla fine dell'ottocento e che uccide la libera ricerca artistica e racconta che nonostante subisca l'omissione dell'istituzione vivrà, con la forza della sua identità e dignità artistica, questi sono i suoi contenuti, sono reali e tridimensionali, non bidimensionali e figli della truffa del web che tanto cavalchi con un progetto privo d'identità che mira a raccogliere quello che il sistema diventerà ed a cui si adatterà con la furbizia radical chic del paraculo addetto ai lavori, stai capitalizzando il sogno ma purtroppo per te non tutti sognano...

Il web inchioda Luca Rossi e lui farfuglia


Questo testo è una sintesi di commenti sul web sull'operazione Luca Rossi, che molti riconducono all'esperienza del Mario Pesce a Fore






Luca Rossi si autoinvita nelle sue gallerie del cuore attraverso i comunicati mail artosi (ma anche un po’ merdosi) che lancia ai vari uffici stampa.

Rossi come critica è una riproposizone pop/grossolana/(un tantino meschina) di tesi sul livellamento/omologazione del sistema elaborate da Grimaldi quasi 10 anni fa.
Come prassi non mi pare azzardato ricondurre il “presenzialismo differito” di Rossi a figure laterali come Boresta e Pesce a fore; per non scomodare padri nobili come Cadere o l’artista sconosciuto che, durante l’ultima Documenta, ha cercato d’interagire con l’esposizione/sistema mediante delle preghiere quotidiane ed altre azioni non meglio precisate descritte approssimativamente in un blog.
Non basta inviare mail per autoinvitarsi nelle gallerie d’arte Boresta style o scaricare le fotine di berlusconi o della macchia d’olio nel mare seguendo le ultime notizie sul giornale, così al massimo vai bene per far satira insieme a ghignetto travaglio.
Le foto sono di un didascalico e di un egotismo imbarazzante, l’ascensore che rappresenta la sua attesa all’aeroporto mentre sei fermato dalla macchia d’olio ahaahahahah scusa ma a chi dovrebbe interessare questa sua piccola sfiga?
Evidente a qualsiasi persona si sia imbattuta nel suo blog è solo che la sua ‘arte’ si basa esclusivamente sulle relazioni finge di disprezzare nella critica, che in realtà coltiva in modo estenuante in gran segreto, quindi critica bene e razzola malissimo.
Non si capisce nemmeno perchè Rossi dovrebbe scrivere su flash art o avere articoli dedicati se non per il fatto che è già il sistema, la realtà è che Rossi è già il sistema quindi solo un minus habens può essere lo spauracchio di sé stesso .
Agisce in un’ottica da servizi segreti, ha informazioni in anticipo su quanto accade allo iuav di venezia, è il sistema che critica per autolegittimarsi a oltranza e razzolare ancora peggio.
 La priorità da porre in atto non é sicuramente una critica ma una vera liberazione dal sistema dal momento che questo domina in ognuno di noi dalla interno.
Detto questo, luchetto può essere preso come paradigma di perfetta sistematicità perché non si accorge di essere già assorbito dallo stesso in quanto Personaggio riconosciuto.

Questo è il peccato che Lo avvolge e di cui fa finta di niente.

È in jullare del re che fa finta di lavorare in proprio.

La primavera africana è roba da servizi segreti, roba fake da identità fake (proprio come rossifake), non è un cambiamento dal basso ma dal super alto per far sì che tutto rimanga uguale . stessa cosa il blog di luca rossi/cesare pietroiusti/morsiani/cavallucci/politi/cramerotti e tutti quelli invitati sopra .

- Allo stesso tempo ha sviluppato una serie di lavori coerenti presentati dentro e fuori il sistema. -

I lavori presentati sono la stessa sbobba criticata, con l’aggravante di essere ancora più vintage e autoreferenziali .

Vilmente inutile abbaiare contro se il desiderio di sistema lo porti già prima nella tua casa.


Il problema del fare artistico oggi non è più fare del NUOVO, cadavere teorico che molti bestioni del ghetto agitano per impedire l’ingresso, tra cui il nostri amato luca MA il problema è fare solo mondo, FUORI dai musei, è chiaro.

C’è un addizione che gira riferita all’operatività di Rossi :
nome multiplo/anonimato (blissett, mario pesce a fore) + 
mail art (fluxus, ecc.)                                                    + 
critica “sistema”: livellamento/omologazione (grimaldi) + 
anedottica/lavori sul/col/nel “sistema” (blissett,zuffi, ecc.) + anedottica/smaterializzazione (seghal, Wilson, ecc.) + 
rapporto magazine/uso ambiguo-pop dei media (cattelan, Jacopo dell., ecc.) + frammentazione dell’opera nell’informazione (fine anni ’60) + 
blog upgrade-portfolio 
stalking in forum/blog (boresta, pesce a fore, jacopo dell. ecc.) +
 enigmatica o grossolana infiltrazione in spazi espositivi, ecc. (a. c, brener, bansky cadere,, ecc.) + 
uso curatore come alter ego _cavalucci_ (cattelan_gioni) + 
superamento del ruolo tradizionale dell’artista (quasi tutti) +
 sottrazione/sparizione (Hsieh , ube. _anni ’60_, bas jan ader,ecc.) (-“morsiani?”) + preghiera (motti, ube, ecc.) +
strategia nella lotta per il riconoscimento (cattelan, ecc.) = luca rossi.
 Credo sia piuttosto accurata. Rossi è diventato un fenomeno perchè ha riempito, con una certa dose di aggressività, un vuoto critico determinato da operatori scostanti e “dimentichi di un recente passato artistico” (vedi l’oblio sul personaggio/ operazione Pesce a Fore).

Poi:

1. non molti hanno il tempo/energie per argomentare contro certe strumentali approssimazioni critiche di rossi , presidiando certi luoghi dell’arte cont. (blog, forum).

2. gli operatori con cui si confronta rossi: con un piglio alla travaglio, ci si può interrogare: chi sono? che ruolo hanno nel “sistema”? perché lo fanno? es. sulla vecchia exibart passò questa puntuale osservazione, riferita al dibattito sui commenti anonimi _ in cui l’operatività di rossi è andata efficacemente insinuandosi, un pò come boresta e pesce_: “L’unica ragione per la quale lei continua a difendere l’anonimato dei commenti, spesso non tanto offensivi , nel senso di sgarbati, ma piuttosto calunniosi, diffamatori e immotivati come questo, è il fatto che Exibart trae vantaggio di accessi (e fidelizzazione) dal sensazionalismo di questi commenti. Esattamente come il corriere.it è un bollettino di guerra, e via dicendo riguardo tutto il giornalismo da salumeria, il quale altro non brama che una notizia ulteriormente negativa e sporca.” Altri sono intimiditi dalla scrittura di rossi: “se questo continua a scrivere male di me, sul suo blog, lasciando commenti ovunque, alcuni ...” 

Lo so, sembra una puttanata, indica fragilità, ma Non mi sembra una novità l’uso del blog: mai sentito parlare del personaggio, nome multiplo, proto lucarossi, MARIO PESCE A FORE?
Cose accadute nel 2005: USO DEL BLOG e MAIL!!!
Ti ricorderai certamente di lui perchè teneva pure delle piccole rubriche su cui rifletteva sul sistemaitalia su flash art. Sono molte le coincidenze con il lavoro di Rossi, non trovi? Per quanto riguarda la preghiera/blog/arte/precipitatosumostre ti invito ad informarti sul lavoro di jacopo dell. e del mostro sacro ROY ASCOTT

Il lavoro di Luca Rossi? Una versione aggiornata di mail art e un ruffiano e rassicurante depotenziamento dell’operazione di Pesce a Fore. L’arrivare con tempi diversi/altri rispetto alle dinamiche espositive è una convenzionale riproposizione di soluzioni/strategie anni ’70 e ’90: Cadere andava alle mostre (degli altri) con la sua sbarra (COINCIDENZA SPETTATORE/CRITICO/ARTISTA) Cattelan “ruba/decostruisce” l’installazione di Holler per fare una propria mostra
Sislej Xhafa “Padiglione Clandestino Albanese”, nel 1997 alla biennale di venezia ecc. 
L’agire “sulla” distanza: attacchi telepatici di Motti

Non mi sembra inedita ed efficace la posizione di rossi sulla perdita d’identità.
Nel 2005 è stato “inventato” il personaggio nome multiplo pesce a fore _ che ha usato, ben prima di rossi, il blog e una “strategia” di distanza dal sistema: “Se tutti gli artisti si proclamassero Mario Pesce a Fore questo sistema cesserebbe d’essere individualista e mercificatorio.” 

La risposta di Luca Rossi

Per Pesce a Fore solo il nome da venire l’orticaria
E non ho voglia di approfondire: certo se fai cose non incidenti mantieni la distanza da tutto, e che centra?         
Se uno sputa per terra a Parigi, è lontano dal sistema e non allineato, ma a me può non interessare. 
Io penso anche ad altri progetti di Rossi uniti ad una visione critica puntuale e pungente. 
Qui, non si tratta di repulgere tutti in modo fine a se stesso. 
Penso al suo progetto da zero, solo documentato, e che ha indotto il gallerista a togliere oscurare le foto dal sito lasciando solo i curriculum vitae. 
Questo unito ad una riflessione critica rispetto al fatto che le relazioni pubbliche e private fossero l’unica materia delle opere per certe gallerie giovani. 
Certe opere sembrano i titoli gonfiati del caso parmalat. 
Per il resto Pesce a Fore non si è fatto conoscere e sembra solo un livoroso bastian contrario. 
E questo a me non porta nulla, Luca Rossi mi porta molto.
La rubrica su flash art era illeggibile e confusa. 
La forza di un progetto è anche quello di crearsi un seguito, io non riesco a cliccare su pesce a fore perché è stucchevole e pesante. 
Whitehouse è diverso anche da altri progetti stranieri, diverso anche da Dell.
Smettete di scrivere che ho copiato Pesce a Fore e che faccio mail art, invidiosi anonimi. 
Approfondite i mie progetti invece. 
La pratica della preghiera non è poi una continuazione di prassi critiche di smaterializzazione degli anni ’60, no! 
Negli anni’60 NON C’ERA IL BLOG! 
Infine, i miei dialoghi, le mie relazioni private e pubbliche non sono l’unica materia delle mie opere, io mi sono fatto conoscre, io, altro che quel bastian contrario di Pesce.


LUCA ROSSI

MARIO PESCE A FORE


The web nails Luca Rossi and he babbles

This text is a summary of comments on the web about the operation Luca Rossi, many bring back the experience of Mario Pesce Fore



Luca Rossi invites himself in the galleries of the heart through press Artosi email (but also a bit 'crappy) that launch the various press offices.

Rossi is as critical a riproposizone pop / rough / (a ​​bit petty) thesis on the leveling / approval of the system developed by Grimaldi almost 10 years ago.
As a matter does not seem risky to bring the "presenteeism deferred" to Rossi side figures as Boresta and fish in forest, not to disturb the noble fathers as Falling or unknown artist who, during the last Documenta, tried to interact with exposure / system through daily prayers and other unspecified actions described in approximately one blog.
Do not just send mail to invite themselves in art galleries or download the photino Boresta style of Berlusconi or wildfire in the sea following the latest news in the newspaper, so the maximum fine to go along with satire grin labor.
The photos are of a didactic and an embarrassing egotism, the elevator is its waiting at the airport while you're stopped by the wildfire ahaahahahah excuse but to whom should this affect his little bad luck?
Obvious to any person has come across in his blog is just that his 'art' is based solely on reports pretends to despise the critique, which actually grows so exhausting in secret, then criticism well and scratching terrible.
You do not even understand why Rossi should write flash art or have articles about if not for the fact that it is already the system, the reality is that Rossi is already the system so only a minus habens may be the specter of himself.
Acts with a view to secret services information in advance about what is happening at the IUAV of Venice, is the system that is critical to autolegittimarsi indefinitely and scratching worse.
 The priority to be put in place is certainly not a criticism but a true liberation from the system since this dominates in all of us from the inside.
That said, padlock can be taken as a paradigm of perfect systematically because they do not realize they have already absorbed the same as character recognition.
This is the sin that surrounds you and which pretends not to notice.
It is jullare the king who pretends to work on their own.

The spring is the stuff of African intelligence services, stuff from fake fake identity (just like rossifake), is not a change from below but from super high to ensure that everything stays the same. same blog luca red / Pietroiusti / Morsiani / horses / political / Cramerotti and all those invited over.

- At the same time developed a series of works presented consistent inside and outside the system. -

The works presented are the same slop criticized, with the aggravating circumstance to be even more vintage and self-referential.

Cowardly useless barking up the system if you desire to bring him before in your home.

The problem of making art is no longer making the NEW, theoretical body that many beasts of the ghetto shake to prevent the entry, including our beloved luca BUT the problem is making One World, OUTSIDE museums, of course.

There is an addition that runs the operations referred to Rossi
multiple name / anonymity (Blissett, mario fish fore) +
mail art (Fluxus, etc..) +
critical "system" leveling / approval (grimaldi) +
Anecdotal / work on / with / in the "system" (Blissett, Zuffi, etc..) + anecdotal / dematerialization (Seghal, Wilson, etc..) +
relationship magazine / ambiguous use of pop-media (cattelan, of Jacopo., etc..) + fragmentation in information work (late 60s) +
upgrade-portfolio + blog
stalking in forum / blog (Boresta, fish fore, jacopo of. etc..) +
 enigmatic or gross infiltration into exhibition spaces, etc.. (A. c, brener, Bansky fall, etc.) +
Use curator as alter ego _cavalucci_ (cattelan_gioni) +
overcoming the traditional role of (almost all) +
 abduction / disappearance (Hsieh, ube. _Years '60_, bas jan ader, etc..) (- "Morsiani?") + Prayer (sayings, ube, etc..) +
strategy in the struggle for recognition (cattelan, etc.). = luca red.
 I think it's pretty accurate. Rossi has become a phenomenon because he has filled with a certain amount of aggression, a critical gap caused by operators and unfriendly "forget the recent past artistic" (see oblivion on the character / Operation Fish Fore).

Then:

1. not many have the time / energy to argue against certain instrumental approximations critical red, overseeing certain places art cont. (Blogs, forums).

2. operators faced by red: with a look at the labor, we can wonder: who are they? what is the role in the "system"? why they do it? eg. on the old exibart passed this timely observation, referring to the debate on anonymous comments _ that the operation of red has been effectively insinuating, a bit like Boresta and pesce_: "The only reason why she continues to defend the anonymity of comments, often not so much offensive, in the sense of serviceminded, but rather libelous, defamatory and unmotivated like this, is the fact that Exibart takes advantage of accesses (and retention) from sensationalism of these comments. Just like the corriere.it is a war report, and so on all about the journalism delicatessen, who craves nothing more than a further negative news and dirty. "Others are intimidated by red writing:" If this continues to write ill of me, on his blog, leaving comments everywhere, some ... "

I know it looks a bitch, it indicates weakness, but I do not think the use of a new blog: never heard of the character, multiple name, proto lucarossi, MARIO FISH FORE?
Things that happened in 2005: USING THE BLOG and EMAIL!
You certainly remember him well because he kept small sections of the themes in the sistemaitalia of flash art. There are many connections with the work of Rossi, is not it? With regard to the prayer / blog / art / precipitatosumostre I invite you to inform you about the work of Jacopo. and the sacred monster ROY ASCOTT

The work of Luca Rossi? An updated version of mail art and a pimp and reassuring weakening operation of fish in Fore. The arrive at different times / other than the dynamic display is a revival of conventional solutions / strategies 70s and 90s: Falling go to exhibitions (of others) with his bar (COINCIDENCE SPECTATOR / CRITICAL / ARTIST) Cattelan "steals / deconstructs "the installation of Holler to do your own show
Sislej Xhafa "Clandestino Albanian Pavilion" in 1997 at the venice biennale etc..
The act "on the" distance: telepathic attacks Motti

It does not seem unusual and effective position of red on the loss of identity.
In 2005 it was "invented" the character name multiple fish fore _ he used, well before red, the blog and a "strategy" away from the system: "If all the artists proclaim Mario Pesce Fore this system would cease to be individualistic and mercificatorio. "

The answer to Luca Rossi

To fish in Fore only the name come from hives. And I have no desire to learn: some things if you do not accident keep your distance from everything, and that centers?
If one spits on the ground in Paris, far away from the system and aligned, but I can not be of interest. I also think other projects Rossi together with a critical view on time and pungent. Here, it is not so repulgere all end in itself. I think his project from scratch, only documented, and that prompted the dealer to remove obscure photos from the site leaving only the curriculum vitae. This combined with a critical reflection of the fact that the public and private relationships were the only subject of the works for some young galleries. Some works seem inflated titles of the Parmalat case.
For the rest fish Fore and not 'made known and it seems only a livoroso contrarian. And that I did not bring anything, Luca Rossi brings me a lot.
The book of flash art was illegible and confusing. The strength of a project is also to attract a following, I can not click on fish and forest because 'cloying and heavy. Whitehouse and 'different from other foreign projects, different even from Dell.
Stop writing that I copied to fish Fore and I do mail art, envious anonymous. The depth my projects instead. The practice of prayer is not a continuation of the practice of critical dematerialization of the '60s, no! In the 60s THERE WAS THE BLOG! Finally, my conversations, my relationship private and public are not the only subject of my work, I have done conoscre, me, other than that contrarian Fish.



Luca Rossi su Pino Boresta, al solito non capisce nulla

"Molto divertente, davvero. Questa sua ossessione di partecipare, e di vivere. E ossessione di Gioni, soprattutto. E’ un peccato che rimanga sempre appeso al limite istituzionale: “vivere significa infiltrarsi nell’istituzione”. Quindi è triste che l’istituzione debba dare la vita. Sarebbe bello se Boresta si infiltrasse con un contenuto. Ma forse non conosciamo bene il suo percorso. Forse servirebbe un Gioni coraggioso che lo invitasse e porgesse l’altra guancia, e vedere cosa succede. Io posso invitarlo a Kremlino, se Pino Boresta volesse:http://www.whlr.blogspot.it/2013/03/kremlino.html"


non capite…ma forse non lo capisce neanche Boresta…che Boresta un posto lo ha già, lo ha preso nei modi che lui apprezza……o vogliamo ancora dire che “bisogna essere invitati ufficialmente” con la lettera anni 70 ingiallita e scritta dalla macchina da scrivere….ma dai…


Al solito Luca Rossi non capisce nulla, Pino Boresta con la sua azione non chiede di essere invitato, attesta bensì l’inutilità della Biennale di Venezia e degli addetti ai lavori e di infiltrarsi non gli interessa proprio, la teoria dell’infilitrazione è quella dei paraculi che mirano a piazzare un prodotto in virtù di paventati diversi contenuti, che in realtà i contenuti mirano a controllarli e a svenderli, ma secondo te caro Luca Rossi, pensi che a un artista del calibro di Boresta possa interessare la Biennale di Venezia o qualche tuo progettino che in realtà mira a piazzare te stesso? Dimenticavo, sei la schifezza dell’attivismo artistico italiano o meglio rappresenti al meglio l’italianità con la tutta la sua furbizia da ladri di polli e mancanza di dignità.


                                                          Pino Boresta

Pino Boresta

In tale clima sobrio ma pacifico è parsa quasi finta l'irruzione in sala (assolutamente reale) del perennemente escluso situazionista, Pino Boresta il più outsider di tutti, che aveva da tempo annunciato il suo suicidio nel caso non fosse stato invitato alla Biennale. Non essendo ovviamente stato invitato neanche questa volta ha rassicurato che sì, nonostante tutto, ancora “vivrà”. Claudia Colasanti (pubblicato sul Il Fatto Quotidiano)


I don’t give up”, urla a pieni polmoni Pino Boresta. E se c’è qualcosa che va riconosciuto all’artista romano, insieme a una rara genuinità, sono la tenacia e la convinzione con cui porta avanti la sua ricerca, da almeno un paio di decadi. Performer, situazionista (o “situazionauta” come ama definirsi), oltre che street artist ante litteram, Boresta è sbucato fuori dal pubblico della conferenza stampa della Biennale di Venezia, ieri a Roma, al grido di “Io vivrò”.
Dopo aver provocatoriamente annunciato, con email, post su forum e pubblicità sui giornali, che si sarebbe tolto la vita se Gioni non l’avesse invitato alla mostra, ha invece a sorpresa deciso di riaffermare con forza la propria esistenza, la propria condizione di outsider, di irregolare, di allegro e consapevole disturbatore. La performance, interrotta dal servizio d’ordine come ogni blitz che si rispetti, si è chiusa con un forte applauso, mentre Paolo Baratta, presidente della Biennale, riprendeva la parola dicendo a Massimiliano Gioni: “pensavo fosse una delle tue trovate”…
- Valentina Tanni su Artribune

Video here:


http://www.youtube.com/watch?v=gDxYnZFyx_0

http://www.youtube.com/watch?v=uyUoEyubttc


Trying to be invited at the most important biennial: The mother of all Biennale di Venezia, started more than a hundred years ago in Venice. Any person with proved trust in reason knows that an approach like that of Pino Boresta is automatically destined to fail. The Roman artist, in fact, for years has worked persistently to prompt curators and critics to invite him at the event, but with care to operate in a direct, unpleasant and no-licker manner. The blitz, the noise, the contestation in public debates, all measures of disturbance in which they are – programmatically – wrong approaches, methods, tones. We could even say that if this does not happen (that is if his requests were successful), he would deny himself the pleasure that nasty children often have to mess up the clean swot’s copybooks. And it’s too easy to develop winning strategies. Try to imagine how could be losing strategies. Anyway Boresta is that kind of personality: He is essentially an artist who loves to make questions, loudly breaking “cabasisi” (to break the balls) as Camilleri writes. Even the interview that follows is the proof. 

Daniele Capra (DC): Inside or outside the art system, what is the difference?
Pino Boresta (PB): In the future it makes no difference, but today when an artist is presented within the system through special influential channels, it will be sure that his work will endorsement or at least a strong focus, regardless to the fact that it is appreciated, or not, by majority.

DC: But the Art is a work of relations…
PB: Yes, but what it will decree every time is the inevitable and repeated defeat of those who – despite – having a significant background work – always it will have to resign to face with a sort of systematic distrust, which affect the quality and amount of attention needed for a proper understanding of his work.

DC: So, do you want simply change the system?
PB: Simply! Do you think it’s not enough? We should quit with these opportunistic logic, used each time to make up Biennial and Quadrennial exhibitions for the benefit of those usual privileged artists supported by a small group of corporate galleries, foundations and institutes!

DC: So, the Sgarbi’s Italian pavilion is welcome?
PB: Who knows! I do not know, for sure I did not think in a formula like that of Vittorio Sgarbi! But more than that Quadrennial will adopt, also criticized – I dared to suggest in October 4, 2008 to Roberto Pinto, Emanuela De Cecco and other, in the break of the presentation of Subrizi’s book – where will be the artists to invite other artists, even if, looking to the late bad fact about me, I do not think the things will change much for me.

DC: I do not think it is important for you to become famous, but rather to help people to think about the mechanisms of inclusion/exclusion.
PB: Yes! Exactly!


DC: And you started immediately with public actions. When was the first?
PB: One of the first subject is the one where I made the offhand that intervention I told you before, where I promoted my project Boresta’s Signature. The opportunity was the presentation of the book “Why Duchamp” by Carla Subrizi at the National Gallery of Modern Art in Rome.

DC: You do not even remember what you said…
PB: Yes! Because I have write down a rag on the spur of the moment, that I still own. “I’m here to talk about the importance of Duchamp and his work, but unfortunately I have not prepared anything and also people have spoken and will speak more certainly competent than me. But I have a dream. No, far from it! I had a dream, dream where Duchamp, with a blond wig, urged me saying: “Go to the conference of Carla Subrizi who wrote and she is going to show a beautiful book about me”. Therefore on mandate of the great Marcello (Marcel Duchamp). I am here as a parasite, parasite of art, in attempting to make a petition as an artwork. I want to rate if a petition can become an artwork, but also I want to verify if today, an unsupported and un-promoted artist by the usual familiar faces, critics and powerful dealers, can still affect and influence this debate in its dynamics as surely Duchamp did, and I believe he would I have liked this idea. Or maybe not?”.

DC: Maybe not! And then what?
PB: I then distributed my flyers and collected some signatures.

DC: Now, what does it remain of the project FB?
PB: Everything! But what I still wonder to whom, the curator Daniel Birnbaum, claimed to be intellectually honest and virtuous, have requested information on a certain artist Boresta Pino, who had mailed a large parcel with almost 1000 subscriptions and miscellaneous publications concerning a curious initiative concerning in an auto-petition to be invited to his Venice Biennale…




DC: Maybe he never saw in person…
PB: I know for sure that he has received it and saw it, otherwise it would be very strange for a serious curator.

DC: Maybe your work interested him or maybe he’s just disgusting!
PB: “Bravo!” Yeah, maybe he was interested or even hated it, but he will definitely ask someone close to him who knew better the Italian art scene, and what they have said to him I will never know, but I can imagine how since the things are gone.

DC: I repeat. You should take advantage of Sgarbi (the incompetent)
PB: Are you saying that if I have failed to slip myself at the Biennale, even with Sgarbi, I will no longer have any hope to succeed?

DC: Yes!
PB: You may be right but I believe that at the Italian Pavilion curated by Vittorio Sgarbi, should participate only artists who make a certain kind of work, artists who make work that comes out even in the chaos of a thousand works and indeed the feed on chaos.


DC: You had to ask to him!
PB: I did it and he also called me, but then he told me that he is not convinced about me , but maybe this is a good sign. Taking part at the exhibition I would not have had nothing to lose, I do not care to hang my work stucked side by side with thousand other, when like a parasite, I hang them even over the other artworks. Do you really think that I care to compete for grabbing some public art attention within hundreds and hundreds of works of almost three hundred artists, when from eighteen years I stick up on the streets stickers with my face printed on, at the mercy of distracted every day citizens, defying the massive invasion of advertisement by which the cities are assaulted and raped? So, there is the risk to lose my battle, and every day I take my revenge.

DC: But this led you nowhere…
PB: But for example, it led me to you…are you “nobody”?

DC: So Venice will remain just a dream?
PB: But I was there at the hall and I am still there, take a closer look!

DC: What have you done?
PB: I unrolled my PVC poster titled “I want Pino Boresta to the Venice Biennial” and it rested there the whole day, illegally hanged. Many have seen it and i can confirm an enthusiastic Laura Palmieri. 




DC: Is there anything that you liked of last Venice Biennale?
PB: I liked the Biennale Pavilion of Spain called “The Inadequate”. When I discovered it, I thought it was dedicated to me. In fact, I do not understand why I am not invited at the events. One of my articles that I wrote in the magazine Juliet, magazine with which I work from several years, is entitled “The out-date”, fancy that!

DC: You are not the only one to complain indeed…
PB: I’m right inside and over the themes of which are now debated in the art scene, having many years of work, contributing to go public, but I guess you right… I am unpleasant and I miss all the approaches, among these, they do not want me and they do not want to give me visibility.

DC: Do you think you are the victim of a plot?
PB: But it seems there is some dark figure plotting against me, and causes me not being there where it’s important to be there. Obsession of persecution?



DC: Yes!
PB: Maybe, but when someone else tells you and confirms some of the things you think, you start to believe that, perhaps, your rating are not entirely wrong.

DC: Aren’t you tired to complaining?
PB: But I told you, other do it because they want to get something. I do it because it is part of the work. They want stop me! They want stop me being an artist? Well, if Cattelan leave off, as he said, I leave off to be an artist. It is the “drag effect”, but if you think that however, he got some satisfaction while I do not, almost makes me think back! Ah ah!

DC: So what?
PB: I will tell you what: I give to myself another two years of time, and if I will not be invited to the next Biennial, I will commit suicide!