martedì 30 giugno 2015

T.A.M. Cagliari nr.53 # Simone Marini "Icone".

T.A.M. Cagliari nr.53 # Simone Marini "Icone".


lunedì 29 giugno 2015

ONORARE I DEBITI di Antonio Musa Bottero


ONORARE I DEBITI di Antonio Musa Bottero


Chi di voi, nelle calde estati della sua giovinezza, non si è ritrovato "imbruscinato" con qualche giovane tedesca tra le sabbie di Porto Giunco o nelle calette di S.Stefano e Cala Caterina o, alla mala parata, nelle nascoste pietre di Cava Usai (nei casi in cui l'esistenza di un fidanzato teutonico parallelo vi richiamasse ad atteggiamenti più prudenti)?
Chi di voi non ha giurato amore eterno a qualcuna di quelle giovani ragazze giunte in terra di Sardegna alla ricerca di sole, mare, paesaggi struggenti ed esotiche avventure?
Bene, amici miei, alla luce dei nuovi equilibri politici e finanziari che regolano il quieto vivere della Comunità Europea, è giunta l'ora di contestualizzare politicamente e finanziariamente gli intensi scambi internazionali intercorsi negli anni '80 con la nazione Tedesca.
Cara signora Merkel, è inutile che lei faccia orecchie da mercante. 
Anche le pietre di Cava Usai e le sabbie argentate di Porto Giunco sanno bene che non si trattava di vero amore.
Anche i raggi di sole e le raffiche del fresco Maestrale conoscono i sacrifici a cui i giovani sardi sono andati incontro in quegli anni in nome della salvaguardia delle relazioni diplomatiche con il suo Paese.
Cara signora Merkel, i debiti vanno onorati, perché è l'Europa che ce lo chiede.

Cara signora Merkel, se non si fosse ancora capito, la leggendaria e tanto onorata "Minca Sarda Trunconàzza" non era gratis.



"SONO COMMOSSO" di G Angelo Billia

"SONO COMMOSSO" di G Angelo Billia



Ieri Tsipras ha detto che l’accordo non va bene, ma, forse per la mia proverbiale incapacità di capire, nulla ha rivelato sull’alternativa che ha in serbo.

 Quindi, l’elettore greco voterà senza sapere cosa l’aspetta, se dirà no. 
Francamente è difficile immaginare un referendum meno democratico.
Juncker, oggi, fa il suo appello al voto a reti unificate. 

Inanella una falsificazione dopo l’altra nella migliore tradizione del lessico montiano a cui siamo avvezzi. 
Sappiate che, nell’accordo non sottoscritto, non è previsto né la riduzione degli stipendi, né quella delle pensioni. 
Addirittura rivela una troica rivoluzionaria che vuole tassare anche gli armatori!
Da un lato la voce di chi, per le molte contraddizioni interne, non può esprimere fino in fondo un orientamento filo capitalistico europeo, peraltro reso esplicito nei dieci punti programmatici di Tsipras, e per questo affida al referendum il compito di firmare senza perdere la faccia, dall’altro i contabili europei che rivestono di immaginifici obiettivi, la dura realtà di un mondo finanziario che conosce solo la ricchezza pagata dalle masse e difesa a prescindere dai costi umani che ciò comporta.
Difficile non vedere, in Grecia, in scala maggiore rispetto all’Italia, e per questo ancor più drammatica, la macelleria sociale che si nasconde dietro le decisioni del comitato d’affari della borghesia chiamato Europa. 
Essere al fianco del martoriato popolo greco, oggi, vuol dire avere la forza di rigettare qualsiasi ipotesi di composizione del contenzioso economico, partorita nell’ambito dell’accettazione delle regole ragionieristiche dei predoni dell’Europa. 

Nessuna illusione, questo è il volto del capitalismo e chi immagina ce ne sia uno migliore, consapevolmente o no è al suo servizio.


T.A.M. Cagliari nr.52 # Itto "Verba volant".

T.A.M. Cagliari nr.52 # Itto "Verba volant".


domenica 28 giugno 2015

"L'omoatlantismo di Facebook" di Gigi Puliga.








Dunque dunque, a proposito di arcobaleni......
In Argentina il matrimonio omosessuale è legale da tempo, ma non fa notizia perché l'Argentina ha osato ribellarsi agli strozzini del FMI che ora stanno dissanguando la Grecia. 


Nessuno mise arcobaleni nel 2010 nel suo profilo; e non lo fecero nemmeno nel 2013, quando il Brasile legalizzò il matrimonio omosessuale


Forse perché il Brasile è parte del BRICS e quindi "nemico"?
E ora il complottista sarei io perché dico che il fiorire di bandierine di questi giorni è OMOATLANTISMO allo stato puro?
 




"Giancarlino Benedetti Corcos" di Iskra Iskra Iskra

Giancarlino Benedetti Corcos alla prima chiamata alle arti in una foto stringe inginocchiato un quadro.
Il vestito è sporco di quel colore che fa parte del suo sistema circolatorio, una deambulazione perenne intorno alla grazia di celebrare Roma.
L’astrazione come in Matisse ha le mentite spoglie dei fiori, della decorazione. 
Una linea della gioia nell’arte.
I mille papaveri rossi della celebre canzone diventano segno, la parola scritta introduce spesso da allucinazione ma si dice illuminazione! 

Ripeto introduce al segno dove astratto e figurativo si contendono il riposo su supporti laceri poveri, vissuti.
Sono passati tanti anni da quella foto e fin da allora l’artista è entrato in scena con il teatro, e la sua drammaturgia, fatta di parole che lui ha raccolto in taccuini che tiene nelle buste della spesa, la sera quando tutti eravamo più felici veniva la poetessa Laura Rosso allo studio di via De Cappelllari, i due innamorati stavano ore assieme al riparo da persone care ma invadenti. 
Erano soli e si scriveva quella dotta drammaturgia, quella comica stesura di lazzi e modi di dire, il teatro di una Roma che non si stupisce ed accarezza, pronta a dire la sua che la storia ‘’se l’è imparata da mo’’.
Molto spesso questo artista è animato da sentimenti filantropici ma se pure apre un borsellino è più quello che riceve di quello che può dare, e nel suo teatro-commediole in un atto solo-la stessa riflessione del suo ambiente tanto variegato fa tutti commensali ad uno stesso tavolo, il nobile, l’accattone, la persona di talento e chi non ha ne arte ne parte ‘’ma le piace de mangià e beve’’. Ma poi il dissidio continua solo lui l’artista si toglie il cappello e può attraversare il mondo.
C’è qualche episodio di insofferenza ma l’arte di Giancarlino si allarga e trova una nuova epoca di avventori, muse, perditempo. 
Chi si ferma è perduto, la regola benedettina ora et labora, qui anche uno stolto capisce.
Pittura e scrittura rispondono e interrogano ancora ed ancora, fanno un mercato nero, mercato di piccolo cabotaggio, un assicurazione contro il furto? Dalle carte arancioni dipinte con il colore ad olio che faceva un alone giallo e la madre professoressa incorniciava ai quadri che Laura Rosso poetessa e pittrice faceva esporre nei locali di Roma centro. 
Due momenti di cura ed amore.
Poi arriva la critica d’arte:Bonito Oliva mentore di Giancarlino una cosa detta ai quattro venti.
Lo sanno i collezionisti ma questi vengono non per delle parole altisonanti ma per una resistenza che fin dal 1972, lasciata la vespa e la protesta ha reso Giancarlino grande maestro.
Era un liceale e se non andava al mare andava a trovare gli uccelli alla facoltà di architettura anni dopo studierà architettura con Bruno Zevi. 
Ma soprattutto viene da studi economicI Giancarlno.

sabato 27 giugno 2015

"Il politico rosso da call center" di Antonio Musa Bottero.

"Il politico rosso da call center" di Antonio Musa Bottero.



Il problema serio di questa generazione politica di trentenni mezzi scemi e reazionari è costituito dal fatto che - anche alla luce degli avvenimenti recenti che hanno stravolto equilibri culturali, economici e geopolitici - essi si ostinano ancora a difendere e a credere negli sgangherati presupposti ideologici che hanno caratterizzato le pseudo sinistre degli ultimi trent'anni.
Continuano a ripetere come mantra intramontabili le stesse identiche coglionerie di Tony Blair, di Massimo D'Alema, di Bill Clinton, di Valter Veltroni...
Sia ben chiaro, i suddetti leader in disuso si guardano bene dall'andare in giro a ripetere quelle cose che profetavano trionfalmente negli anni '90 sul Mercato, sulla liberalizzazione del lavoro, sull'Islam moderato, sulla primavera araba, sulle operazioni di polizia internazionale e sull'esportazione della democrazia... e quando anche lo fanno, in circostanze pubbliche, vengono comunque presi a troddi.
I giovani thatcherini no! 

Queste anime semplici, strappate al destino dei call center, continuano imperterriti a recitare le stesse stucchevoli cantilene...
In queste ore seguenti alla strage in Tunisia, per esempio, tutti insieme dichiarano solennemente la necessità di difendere le grandi conquiste della primavera araba.



Ehhh?
Sì! avete capito bene... la primavera araba!
Questi mezzi scemi, questi Padre Georg di Renzi e Vendola parlano ancora di primavera araba!
Vabbè, io dico, un fascista lo picchiavi, lo ammazzai di botte senza tante complicazioni e via... ma con questi cosa vuoi fare?
Non è una domanda retorica.
Io mi tiro indietro, vedete voi che fare... a me viene troppo da ridere.



"POSSO DIRE? Tspiras è doppiezza politica" di G Angelo Billia

"POSSO DIRE?" di G Angelo Billia

Il referendum greco sulle misure imposte dai “creditori” fa schifo.
Non ho usato perifrasi per definire Tsipras, al momento della sua elezione, come personaggio inserito a pieno diritto nel filone politico della socialdemocrazia. 

Allo stesso modo, oggi, devo definire il suo operato come un capolavoro di doppiezza.
Gli affamati, (letteralmente), del popolo greco, sono una minoranza. 

Per gli altri, e vale anche per l’Italia, esiste solo la fame inconsapevole di cultura e conoscenza.
Quindi per la maggioranza vale ancora il condizionamento intellettuale, prodotto dalle residue differenziazioni, più supposte che reali, esistenti nel popolo lavoratore. 

Questo produce un fenomeno che, esemplificando, può essere definito ideologia della paura. 
In sostanza, l’incapacità della maggioranza di immaginare un futuro migliore.
Il messaggio implicito insito nel referendum, consiste nel “fate voi, perché io, che ero il futuro migliore, non posso fare altro”

Ci sono dubbi sul risultato di siffatta scelta?
 Sul piano scientifico credo di no.
Credo, e vorrei sbagliarmi, lo giuro, che il risultato sia scritto.

 Verrà presentato come una scelta “democratica” del popolo greco, mentre, in realtà, sarà la prova provata dell’inconsistenza “alternativa” di Tsipras.
In subordine, mutuando il verbo avvocatesco, aggiungo che, se mai le proporzioni non fossero quelle che io immagino, (parlo dei risultati referendari), sarà la volta dei colonnelli e di qualche “eroe” in più, nel panteon di certa sinistra “comunista” in Italia.


GRECIA: INTERVIENE LA CINA?

Sembra sia intenzione cinese d'intervenire per mantenere la Grecia nell'Euro. 

Non è dato sapere come.
In attesa azzardo un'ipotesi: vuoi vedere che con la montagna di carta straccia, (altrimenti detta debito USA) che detiene, ha deciso di comprarsi l'Europa?



giovedì 25 giugno 2015

LA CORTE DICE ILLEGITTIMO IL BLOCCO DEGLI STIPENDI AGLI STATALI di G ANGELO BILLIA

LA CORTE DICE ILLEGITTIMO IL BLOCCO DEGLI STIPENDI AGLI STATALI di G ANGELO BILLIA



Illegittimo, quindi, a casa mia trattandosi di soldi vuol dire sottrazione fraudolenta, furto, ecc.
A casa mia, perchè l'alto consesso usa due pesi e due misure.

 Le pensioni d'oro sicuramente sono state trattate in modo diverso.
Pareggio di bilancio in Costituzione, la colpa è sua, si dice.

Domandina facile facile: 

Tagliare l'acquisto degli F35, la TAV, le missioni militari incostituzionali all'estero è un fatto impossibile? 
Stranamente la Costituzione scendiletto pone vincoli solo per i lavoratori. 
O forse no, i vincoli se li pone la Consulta deliberando, ma il risultato è lo stesso.
Quando capiremo che in questa Repubblica non si salva nessuna istituzione?



L'odio dei thatcherini verso la scuola pubblica...di Antonio Musa Bottero.


L'odio dei thatcherini verso la scuola pubblica...di Antonio Musa Bottero.



L'odio che i thatcherini di renzifonzi hanno per la scuola pubblica, da solo, sarebbe di per sé ragione sufficiente per prenderli a calci nel culo ogni volta che li si incontra per strada.
(Solo che quando li incontri nella vita reale, fuori dal branco protetto, con quello sguardo impaurito e diffidente, con quel torace ricurvo all'indentro, con la postura da impiegati del catasto e la pettinatura di Davide Serra... a quel punto, purtroppo, la tenerezza prevale sul ribrezzo).
L'odio per la scuola pubblica è quanto di più incompatibile con la storia e la cultura della sinistra; la sinistra che sulla difesa della scuola pubblica ha da sempre ancorato le sue radici più profonde.
La si vuole far apparire come una riforma qualsiasi ma vedrete che sulla scuola pubblica e sulla tutela delle diversità locali e periferiche si giocherà l'esistenza stessa di una eventuale sinistra futura.
Intanto oggi assistiamo all'apoteosi di quest'odio.
Proprio in queste ore, l'odio per la scuola pubblica è drammaticamente approdato nelle aule semivuote del Parlamento con la ripugnante formula del "prendere o lasciare" ancorato all'abusato istituto della "fiducia".
Piero Calamandrei definiva la scuola pubblica un "organo costituzionale".
Non scandalizzatevi dunque se moltissimi democratici, moltissimi uomini e donne di sinistra avvertano la riforma renziana come un atto sovversivo di formidabile gravità.




mercoledì 24 giugno 2015

Lateral Search Engine

Lateral Search Engine
The day that Google stopped working

Maybe - well, no: definitely - I do not have the skills to carry out this project, perhaps already it exists in some other forms that I don't know, almost certainly is an idea that I can hardly put into practice, but it is a project that I'd hate to leave " in the form of notes" in one of my notebooks. A "lateral" search engine. If the normal search engines classify the information's reality (with criteria more or less valid, more or less monetary) the "laterlat" search engine performs researches "horizontally", not in order of importance but according to other criteria of relevance (or not-relevance), for example :

- Synonyms
- The same search but in another language
- The opposite of the term sought
- An anagram of the word sought


... And so on. This type of  "lateral" search engine may be used by the creatives, perhaps specifically by lazy creatives, those who do not have ideas, by those who want to leave the door open to am unexpected search, probably not correct, but overt to possible alternative visions of the search. The major issue to be addressed would be the starting database: however, it is the support of a search engine that already exists, but creating a kind of filter between the user and the engine, which subverts the research carried out.

martedì 23 giugno 2015

Dal Tre Luglio: NEXT CLOSE - Paura di diventare famosi - Lavagetto e Zoncati

Dal tre Luglio:




3 luglio:

Il mondo dell'arte è sempre un problema insolvibile e qualche volta succede di essere travolti di un'onda di liquami che ci sommerge. 
Capita sempre che progettiamo una mostra in una galleria neonata e subito ci rendiamo conto che stiamo costrue
ndo un castello di carte senza semi. 
Questa mostra è la prova inconfutabile che artisti di provincia si ammalano prima di essere invitati ad una qualsiasi biennale e sarà di certo la prova del nove, concludendosi in data da decidere a causa dei collezionisti che saranno già in vacanza con le loro pance molli, sorseggiando un negroni in una location molto trendy. 
Ma noi artisti, poveri e malati, abbiamo deciso di farla senza pensare alle tragiche conseguenze di questa cagata piacentina che sara' cancellata e dimenticata da curatori, critici, galleristi, giornalisti, direttori, politici, prostitute, preti e musulmani.
 Siamo noi gli ultimi artisti che si masturbano godendo appieno guardandosi negli occhi e nei testicoli, valutando la qualita' delle opere esposte senza veli, senza cortei di comizi inutili con eiaculazioni precoci. 
E quando la mostra sarà inaugurata, rimarrà in piedi con le nostre preziose stampelle di vetro che qualche censore proverà a segare.
E' gia scritto:
La mostra si farà e noi chiuderemo la porta senza sbatterla. 
Next to close..
Grazie a Lino Budano che ha avuto il coraggio di aprire una galleria solo per la passione dell'arte. 
Adesso prendiamo la staffetta che ci ha consegnato. 
E se poi ci sfugge, la cercheremo nella nebbia di Piacenza.



"Siamo tutti responsabili" di G Angelo Billia


"Siamo tutti responsabili" di G Angelo Billia
L'ITALIA, IL PAESE CHE E' RIMASTO INCOLLATO AI TELEVISORI PER ALFREDINO E CHE VA IN FIBRILLAZIONE QUANDO VEDE DUE NERI ADULTI CHE, SI SA, ATTENTANO ALLA STABILITA' DEL NULLA NAZIONALE.
Non chiamiamoci fuori, perchè siamo tutti responsabili. 
PER TUTTI UNA DOMANDA: CI COMPORTEREMMO ALLO STESSO MODO SE LI', IN QUELLE CONDIZIONI CI FOSSERO I NOSTRI BIMBI?
Se è vero che ci dev'essere una graduatoria, dovuta alle diverse responsabilità, nella vergogna, davvero c'è qualcuno che può sentirsi innocente?

lunedì 22 giugno 2015

Kipple - by Andrea Roccioletti

The kipple is the "thing" that, walking the streets,
we see on the ground but we do not know exactly what it is,
or rather what it was: perhaps a piece of a bumper,
of an umbrella, of an ice cream spoon,
if it is plastic, metal or fabric,
with molded smooth edges or rough ones for the break-point.




The streets of every city are strewn with amorphous fragments,
escaped the garbage but in any case not recyclable,
moved in space by the passage of a car
or by a gust of wind stronger than usual,
handheld briefly by curious children
before their mothers told them to throw away it
saying "do not pick things off the ground."




Without a purpose, the shape unusable,
the kipple takes part, indeed it has a perennial farewell
from the universe of things that humans produce and use;
subjected to the action of weather and using
it is the first line to fall in the war of everything
against the inevitable entropic matter's destiny.




The kipple is also a messenger, a time traveler from the future
telling a truth that no one wants to hear:
all the matter, sooner or later, breaks up, transforms,
returns to the shapeless state from which for a short period
it was torn by the genius of the man who organized it,
first with the thought and then with the hands,
to meet a need, to chase a desire.




Ironically, if the man is not a mistake of evolution
but one of the steps towards the complexity
and man in turn produces unconsciously and naturally kipple
the circle is closed and disorder back to the disorder.



------------------------------

Notes:

> http://nl.urbandictionary.com/define.php?term=kipple

Kipple is a word coined by the remarkable science fiction writer Philip K. Dick.
It refers to the sinister type of rubbish which simply builds up without any human intervention. Eventually, one day, the entire world will have moved to a state of kipplization.

From Phil Dick's "Do Androids Dream of Electric Sheep?" 

JR - Kipple is useless objects, like junk mail or match folders after you use the last match or gum wrappers of yesterday's homeopape. When nobody's around, kipple reproduces itself. For instance, if you go to bed leaving any kipple around your apartment, when you wake up the next morning there's twice as much of it. It always gets more and more. 

Pris - I see. 

JR - There's the First Law of Kipple, "Kipple drives out nonkipple." Like Gresham's law about bad money. And in these apartments there's been nobody there to fight the kipple. 

Pris - So it has taken over completely. Now I understand. 

JR - Your place, here, this apartment you've picked - it's too kipple-ized to live in. We can roll the kipple-factor back; we can do like I said, raid the other apartments. But - 

Pris - But what? 

JR - We can't win. 

Pris - Why not? 

JR - No one can win against kipple, except temporarily and maybe in one spot, like in my apartment I've sort of created a stasis between the pressure of kipple and nonkipple, for the time being. But eventually I'll die or go away, and then the kipple will again take over. It's a universal principle operating throughout the universe; the entire universe is moving toward a final state of total, absolute kippleization.

-----

> http://www.technovelgy.com/ct/content.asp?Bnum=128

Kipple seems to be a combination of entropy and capitalism. 
I don't think past civilizations had the resources to produce so much packaging
to hold our stuff until we buy it or consume it.

Don't forget the First Law:
"There's the First Law of Kipple… 'Kipple drives out nonkipple'."

Kipple is useless objects, like junk mail or match folders after you use the last match or gum wrappers or yesterday's homeopape. When nobody's around, kipple reproduces itself. For instance, if you to go bed leaving any kipple around your apartment, when you wake up there is twice as much of it. It always gets more and more. No one can win against kipple, except temporarily and maybe in one spot.

According to the philosopher of kipple in the novel, J.R. Isadore, "the entire universe is moving toward a state of total, absolute kippleization." Physicists will note the similarity to the concept of entropy, which is most usually taken to refer to the tendency of closed systems toward increasing disorder.

I like the definition taken from classical thermodynamics, that entropy is a quantitative measure of the amount of thermal energy not available to do work. In the 21st century, we seem to be working as hard as we can to take available resources and transform them into objects that cannot be used for anything (kipple). We are doing this socially as well; by using welfare, we encourage our human resources not to do work, either. If we can recycle paper, we can recycle people, too.

Are you having a little problem with kipple where you live?
Maybe you need the high tech trash can from Islands in the Net, by Bruce Sterling

"Is there a relationship or correlation between kipple and noise? Audible kipple? Does noise somehow accumulate the way kipple does? If so, what does it leave behind? "
( 4/28/2004 4:41:22 PM )

"Interesting thought. Urban environments have a lot of "waste noise" (as opposed to useful noise, like the sound a garbage truck makes when it backs up!). However, noise tends to dissipate; it is absorbed by objects and is attenuated by its passage through the atmosphere. Unlike kipple, which never seems to go away. On the other hand, Frederick Brown wrote a stunningly original story called The Waveries in 1945, in which sounds had a life of their own. (Philip K. Dick called that story one of the best he ever read.)"
(Bill Christensen 4/28/2004 5:45:03 PM )

"Dick's novel Do Androids Dream of Electric Sheep? was not "Published by Del Rey in 1968." It was published in 1968 by Doubleday. Del Rey is one of the paperback reprinters who eventually issued it, though not the first. (Got it, thanks! -Bill)"
(Gregory Feeley 7/10/2005 8:17:49 PM )

"E-waste seems a lot like specific kipple to me. Objects that have outlived their usefulness and cannot be recycled and as such, have nowhere to go but on the floor."
(Mysterious Bill 3/23/2010 5:51:47 PM )

"The analogy of Kipple to the social products of a welfare system is quite repulsive. It brings an unnecessary socially normative dimension into the trash-definition as intended by Dick. "
(Boris 3/19/2012 4:18:56 AM )

"Just realized a more horrifying concept - Kipple that can create more kipple, self-replicating waste. "
(Gatomon41 4/23/2013 10:36:32 PM )

-----

> http://www.shmoop.com/do-androids-dream-of-electric-sheep/kipple-symbol.html

Symbolism, Imagery, Allegory
Don't look, but chances are there's kipple hanging around your life somewhere right now.

No, no, it's not you specifically—it's just that kipple is everywhere, because it's the representation of decay and degeneration in physical form. In Do Androids Dream of Electric Sheep?, it's really everywhere. World War Terminus has left our home planet in an awful mess: entire cities have been leveled, radioactive dust is getting in everyone's hair, and people have left the planet to go seek a new existence in the space colonies—leaving behind all their stuff. As that stuff rots and decays, it becomes kipple.

Isidore describes it:

"Kipple is useless objects, like junk mail or match folders after you use the last match or gum wrappers or yesterday's homeopape. When nobody's around, kipple reproduces itself. For instance, if you go to bed leaving any kipple around your apartment, when you wake up the next morning there's twice as much of it. It always gets more and more." (5.23)

So, in other words, just like the dishes in our sink?

We kid, we kid. But that does give you an idea of what this means. The decay of an entire planet or species might be too much for us to fully grasp, but we experience the disrepair of consumer goods in our everyday lives. Anyone who has ever maintained an attic, rented out a storage unit, or had a locker can tell you how true this is. As we collect stuff, and the stuff just spreads out, growing in number, expanding the mess as it goes, bringing disarray into our lives with a tsunami of junk.

Is there hope against this state of decay? Maybe:

"No one can win against kipple," [Isidore] said, "except temporarily and maybe in one spot, like in my apartment I've sort of created a stasis between the pressure of kipple and nonkipple, for the time being. But eventually I'll die or go away, and then the kipple will again take over." (5.31)

Maybe it's time to buy a tiny house.

-----

> http://www.thisiscolossal.com/2014/09/kipple-dan-tobin-smith/

About 3 months ago photographer Dan Tobin Smith set up a website to ask the public to donate kipple: junk that was lying around their house. “It’s time to free yourself of the pointless or unused objects in your life,” read the plea. “Give them a purpose as part of Dan Tobin Smith’s installation for the London Design Festival 2014.”

Sure enough, the donations began coming in and in no time at all Smith had enough junk on his hands to create a sprawling installation that filled an entire floor and mezzanine, “carpeting 200-square-metres with a dense, precise, chromatically-themed arrangement of thousands of objects.” The objects are so carefully placed that gradients seem to blend together seamlessly.


The fictional word Kipple was coined by science fiction writer Philip K Dick. Kipple appears in his 1968 novel “Do Androids Dream of Electric Sheep” (the film adaptation was Blade Runner) and is used to describe useless, pointless stuff that humans accumulate. It served as the inspiration for Smith’s installation “The First Law of Kipple,” which was part of London Design Festival this month.

sabato 20 giugno 2015

Aura

Provo a contare quante volte ho sofferto di aura nella mia vita. Non saprei esattamente, non ho tenuto il conto, mai avrei detto che avrei scritto qualcosa al riguardo, né certamente che avrei cercato nell'aura una qualche relazione con la mia arte. Comunque, all'incirca: una ventina di volte. Mi è servito parecchio tempo per capire di che cosa si trattasse, e darle un nome: essendo un fenomeno piuttosto raro, non ne ho mai parlato con il mio medico.





Soltanto in seguito alle ultimissime manifestazioni d'aura ho iniziato ad interessarmi maggiormente a questo fenomeno. Forse sono stati episodi più sconvolgenti di quelli passati, forse voglio esorcizzare il loro ripresentarsi, forse li temo oggi molto più che in quel periodo della vita in cui tutto passa in fretta, il futuro è vastissimo e ci sono troppe cose a cui pensare per soffermarsi sui propri malesseri.





Essendo un fenomeno non ancora del tutto compreso, e non essendo stata messa a punto una cura per esso, la lista delle cose da evitare per far sì che non accada è puramente ipotetica, dettata dal buon senso più che dalla scienza medica.

> stati di stanchezza psicofisica
> stress visivo
> alimentazione (alcool, latticini, zuccheri, diabete, caffeina)
> pasti disordinati
> composti chimici (farmaci, coloranti, fumo, nitrati, glutammato, tiramina)
> problemi di pressione sanguigna
> problemi ai recettori nervosi
> problemi neurovegetativi (mancanza di sonno, anomala quantità di serotonina)
> odori, rumori, allergie, ecc.





Per esperienza posso affermare che sì, effettivamente quando ho avuto episodi d'aura avevo poco prima "contravvenuto" a qualche precetto della lista; tuttavia, e questo mi fa sorgere sospetti sull'efficacia dei consigli sopra citati, quando ho provato a trasgredirne qualcuno non sono mai riuscito ad indurre in me volontariamente un fenomeno d'aura. Questo fatto mi sorprende: c'è qualcosa in me che sa se sto barando oppure no, se mi aspettavo qualcosa o meno, entriamo forse nel campo misterioso della psicosomatica.





Un salto logico notevole è pensare all'aura in senso "artistico" ed "immaginifico" oppure, almeno, in qualche modo correlato alla sfera della creatività. D'altro canto non sarebbe la prima volta che questo fenomeno viene scambiato per altro. Pare infatti che ne fosse affetta tra gli altri Santa Teresa d'Avila, che interpretò lo scotoma scintillante come - addirittura - le porte del paradiso. Che cos'è dunque l'aura?



L'aura si presenta con uno scotoma scintillante: si tratta di una sorta di tempesta cerebrale, cioè un'onda di intensa attività delle cellule nervose che si diffonde attraverso una zona insolitamente ampia della corteccia, particolarmente focalizzata nelle aree occipitali che controllano la visione. Il neurone inibito normalmente scarica i neurotrasmettitori e quando la membrana è depolarizzata subito si iperpolarizza per un breve istante; se il neurone resta eccessivamente iperpolarizzato o inibito, può richiedere maggiore o minore energia se è in fase eccitata o quiescente, e di conseguenza un flusso sanguigno superiore o inferiore a seconda dello stato in cui permane, scatenando un'onda elettrica progressiva; l'onda si propaga nella corteccia a una velocità tra i 2 e i 3 millimetri al minuto, e le anomalie visive che accompagnano l'aura si diffondono nei campi corticali a quella velocità.





L'aura è caratterizzata da sensazioni estremamente spiacevoli che possono durare da 5 a 15 minuti, più raramente oltre i 30 minuti e fino ad un'ora. Lo scotoma scintillante si presenta sia lateralmente limitatamente ad un solo emicampo, sia in entrambi i campi visivi e di conseguenza su tutta la visione stereoscopica. Durante l'aura non si avverte nessun dolore alla testa; si ha la comparsa nel campo visivo di una particolare sensazione luminosa che assume quasi sempre l'aspetto di un arco irregolare, linee spezzate o greche, o un tratto costituito dal susseguirsi di questi aspetti combinati, di densità fiammeggiante e liquida, con puntini e riflessi lampeggianti e sfrigolanti di colori blu, giallo, rosso,verde e bianco, solitamente a decorso progressivo partendo da alcuni punti (teicopsie) che formano lentamente delle linee spezzate (spettri di fortificazione). In una fase acuta più o meno lunga possono arrivare a occupare gran parte del campo visivo, per poi affievolirsi gradualmente e svanire.





Dunque, una sorta di cecità neurologica. Durante un episodio d'aura, sono in balia della mia realtà organica: l'essere fatto di ingranaggi "materiali" che, per un certo tempo, smettono di funzionare come dovrebbero. Ma non è solo questo: durante l'aura, tra perdita di equilibrio, nausea e tachicardia, perdo coscienza di un pezzo di mondo che diventa a me invisibile, e allo stesso tempo di un pezzo di me: lo stato confusionale che ne deriva è simile per certi versi ad alcuni stati di dormiveglia dove pensieri e sogni si confondono, si accavallano, sono difficili poi da ricordare; dunque permane la sensazione di "esserci", ma non saprei poi dire dove né come. Fino ad oggi il concetto che la realtà circostante esista solo grazie all'osservatore è già stato masticato da molti e sotto molti punti di vista; il fatto che - al contrario e al contempo - la mente smetta di esistere (o di funzionare come dovrebbe) quando viene a mancare la realtà circostante, oppure un frammento di essa, è forse meno indagato. Dunque è anche tutto ciò che percepisco che fa sì che la mia mente sia così come è.

















Mi chiedo anche - nel caso in cui il sovraccarico neurale di informazioni sia la causa principale scatenante dell'aura - se sia possibile "costruire" ad hoc un'opera d'arte che la induca: qualcosa di così complesso, così comunicante, come un fiume in piena di stimoli percettivi, che faccia scattare nella mente degli osservatori l'interruttore di sicurezza. Se sia possibile concepire e realizzare un'opera tale, e se la negazione fisica neurologica di essa sia percepita da tutti allo stesso modo (oppure, se ci siano persone più soggette al tilt percettivo di altre). Un'opera d'arte che sia il confine ultimo, la pietra miliare oltre la quale, così come siamo fatti geneticamente, non si possa andare.

www.p-ars.com