venerdì 7 marzo 2014

Pigliaru, Sciola e l'isola museo a cielo aperto.

Direttore caro, leggo di come il Maestro Pinuccio Sciola abbia invitato il neogovernatore Pigliaru a ragionare sull'isola, come grande Museo a cielo aperto nel quale fare lavorare artisti e scultori di fama internazionale.
 Condivido la presa di posizione culturale ed artistica, ma non apprezzo l'approccio "internazionalista", che sappiamo bene come finisca spesso per tradursi in mercato privato dell'arte, dettato da case d'aste internazionali, ai danni del pubblico, da questo punto di vista ben vengano le "resistenze politiche" nel nome della cassa e del portafoglio.
Un Museo a cielo aperto, ha senso nella sua specificità identitaria, e i veri artisti internazionali di cui la Regione deve farsi carico e tutela, sono quelli che abitano e vivono il territorio isolano, a loro e ai loro linguaggi deve andare il compito di non isolarlo.
Vera guida di un territorio sono i suoi linguaggi artistici culturali tradizionali, non è da questi che è partito lo stesso Pinuccio Sciola per farne linguaggio identitario internazionale? 
I linguaggi dell'arte, mutano le tradizioni e i rituali iconici nelle loro forme esteriori.
 Senza tradizione iconica non esiste linguaggio o civiltà artistica.
 La principale occupazione dell'uomo, in quanto artista sociale, da quando è comparso sulla terra, è stata lavorare per immagini,  creare immagini e poi distruggerle, quando gli effetti benefici di queste immagini erano terminati. 
Senza linguaggi artistici non c'è civiltà e non c'è territorio culturale, senza il superamento dei linguaggi fatti tradizione e Accademia, non c'è progresso.
 La difficoltà, quando si ragiona sui linguaggi dell'arte è quella di trovare il giusto equilibrio semantico tra stabilità e variabilità. 
Un linguaggio artistico troppo stabile e convenzionale è privo di dialettica e incapace di perfezionarsi.
Il conservatore, quando si ragiona sui linguaggi dell'arte è il pubblico, la folla che legittima la casta. Non sono i Musei o i galleristi a ospitare finti prodotti artistici, questi si possono eludere con facilità, a prescindere dal valore di mercato imposto, sono i padroni invisibili delle nostre anime che cedono purtroppo soltanto dopo usure secolari.
Ragion per cui, l'invito del Maestro Sciola, a sollecitare la giunta Pigliaru, a creare un isola laboratorio per artisti "internazionali", mi pare troppo conservatore, un Museo a cielo aperto di scultori in terra isolana, che vivano e conoscano la terra e la pietra sulla quale poggiano i piedi, mi appare più intrigante, già esiste in realtà, ma è invisibile e ignorato dalle istituzioni, sarebbe il caso di scovarlo, promuoverlo e tutelarlo, nell'interesse del territorio, il proprio valore simbolico e culturale va autodeterminato e non subito in nome di un internazionalismo di mercato omologante che dal punto di vista turistico e culturale non ha molto da offrire a chi voglia comprendere il significato di essere e vivere questa terra.




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