mercoledì 29 aprile 2015

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martedì 28 aprile 2015

"‪#‎SaDie‬ ‪#‎Indipendenza‬ ‪#‎NoAlNucleareInSardegna‬" Gavino Sale


SA DIE, OE.


All'indomani del terremoto e del disastro alla centrale nucleare di Fukushima nel marzo del 2011, che impressionò profondamente tutto il mondo, la Sardegna fu la prima nazione chiamata ad esprimersi, tramite referendum consultivo, circa l'installazione o meno di centrali e lo stoccaggio di scorie nucleari sul proprio territorio.
Il risultato fu un plebiscito straordinario: il popolo sardo disse chiaramente no con il 97,13% dei voti ad ogni ipotesi di utilizzo del suolo sardo per attività che avessero a che fare con il nucleare.
Quattro anni dopo, il 28 aprile 2015, il Consiglio regionale si riunisce in seduta solenne in occasione della ricorrenza per "Sa Die de sa Sardigna", e discute inoltre cinque mozioni che esprimono ancora una volta parere negativo sull'eventualità di creare in Sardegna la sede del deposito italiano di rifiuti radioattivi a bassa e media attività.
I due eventi ci spingono a fare alcune considerazioni sullo stato dell'arte dell'Autonomia.
Non sfugge una paradossale contraddizione: nonostante il popolo sardo e le sue istituzioni si siano in più sedi già espresse sulla presenza del nucleare in Sardegna, ad oggi l'Isola non possiede alcuna sicurezza affinché quanto stabilito per volontà del popolo venga rispettato. Quanto vale la nostra Autonomia?
Quanto conta davvero l'esercizio democratico referendario dei sardi di fronte agli interessi dello Stato italiano?

Sa Die può diventare una circostanza significativa di profonda riflessione su un trinomio, ovvero il rapporto tra Autogoverno-Democrazia-Libertà nella Sardegna di oggi, a più di due secoli dai Vespri Sardi.
Il dato certo è che l'Autonomia non mette al riparo l'Isola da questi pericoli. Per questo è essenziale un passo in avanti verso l'autogoverno così come sta avvenendo in Scozia, perché il 97,13% dei sardi potrebbe valere nulla di fronte ad una decisione presa a Roma.
E' questa la Sardegna che avrebbe voluto G.M. Angioy?
Vogliamo essere un popolo a cui viene negato lo strumento democratico come metodo di decisione politica e veder abolita di fatto la libertà di scegliere il nostro destino?
Intorno a questi temi la Giunta e l'intero Consiglio regionale non possono più girare lo sguardo dall'altra parte.
Questi sono nodi irrisolti della storia della Sardegna, problematiche che 60 anni di Autonomia non hanno risolto.
E' bene che la massima Assemblea nazionale sarda prenda una posizione netta in linea con quanto stabilito dal referendum del maggio 2011. iRS appoggerà un voto congiunto che unisca il Consiglio nel dire NO al nucleare, oggi come ieri.
Tuttavia dire "no" non basta più, pertanto le istituzioni sarde hanno il dovere di proteggere e far rispettare la volontà dei cittadini sardi dichiarata attraverso il referendum del maggio 2011.
E' necessario l'autogoverno per costruire la strada verso l'indipendenza. 
Senza nucleare.


Vacuum bags full of empty vacuum

I stumbled into “Vacuum bags full of empty vacuum” working as assistant cook in a restaurant - then, metaphorically, giving up part of my work as an artist in favor of a job that would allow me to earn money, for necessities. I decided to exhibit them in frames purchased from low-cost chains of furnitures, the same low-quality frames that are purchased to frame family photographs, very common in homes: I searched the proximity to everyday experience. The performance-exhibition will ideally end when a gallery or an exhibition space will propose to its visitors, completing the transformation of the Vacuum bags full of empty vacuum from everyday object to ready-made. The function of the vacuum bags would be to preserve foods in time; I chose to seal them with no content to fall back on itself the object and its function; furthermore, the shape of the installation so structured takes audiences to some general reflections, on the fringes of the personal ones that everyone can give. First, in how our society interacts with the vacuum, with the absence, with the object waterproof, in an era of continuous osmosis between different media, and strong horror vacui by the lack of information. Second, I read a novel of Moorcock during my adolescence, “Elric of Melnibonè”: the protagonist reached the extreme limit of the explored lands, and it was his move beyond this boundary to create reality step by step. That chapter of the novel had anticipated the most modern theories of Heisenberg, about the observer that collapses the function wave of a quantum making crystallize it in a defined shape; the same happens when the public casts his gaze within an artwork, by redefining it with its own experience and sensitivity.





domenica 26 aprile 2015

"Vieni avanti, cretino" di Alessandro Dal Lago


VIENI AVANTI, CRETINO!  di Alessandro Dal Lago


 Credo che "Il giormale" non sia la vostra lettura preferita. 
Ma un'occhiata al suo sito riserva sempre liete sorprese. 
Tra queste un articolo di Magdi Cristiano Allam su "Il giornale" del 26 aprile. M.C. A.è un uomo che, dopo essersi convertito al cattolicesimo (e averlo fatton sapere a tutto il mondo tra il rullare dei tamburi) ha deciso di abbandoonare la Chiesa perché non combatterebbe abbastanza l'Islam. 
Ebbene, questo pensatore d'avanguardia e impavido atleta della libertà ha avanzato nell'articolo una tesi singolare: che i viaggi dei "clandestini" sarebbero organizzati dai terroristi. 
Ecco una citazione dall'articolo:
"Dal governo Monti in poi l'Italia, unico Stato al mondo, ha investito centinaia di milioni di euro per l'auto-invasione. 
Ed è proprio qui che si riscontra la connivenza dello Stato, dal momento che è il Governo che ordina alle nostre unità militari di spingersi anche al di là delle nostre acque territoriali, se necessario, per imbarcare i clandestini dalle loro imbarcazioni fatiscenti - dopo che hanno pagato un pedaggio agli scafisti che oscilla tra i 1.000 e i 10.000 dollari a testa - e garantendo loro una sistemazione e un tenore di vita in Italia negato a milioni di italiani poveri o ridotti alla fame. 
Come fanno questi clandestini disperati, in fuga dalla miseria e dalle guerre, dopo aver attraversato per mesi deserti ed essere sfuggiti ad ogni sorta di vessazione, a disporre di tanti soldi che non sono nella disponibilità di tanti italiani? 
Ammesso che queste migliaia di dollari siano veramente loro, perché non s'imbarcano su una nave o su un aereo di linea da un Paese un po' più stabile e sicuro della Libia? 
E se invece questi soldi non fossero loro, chi glieli dà e in cambio cosa pretende? 
Comunque, a prescindere da chi paga, dico che i terroristi islamici sarebbero dei cretini se non cogliessero questa opportunità per mandarci dei loro affiliati o simpatizzanti in vista di possibili attentati. Ebbene, sono cretini loro che non lo fanno o siamo cretini noi che continuiamo a dirci che non ci sarebbero terroristi tra i clandestini?"
Chi sarà mai cretino, già. 
Ma prima di ridere di queste corbellerie, riflettete sul fatto che questa è l'opinione correne della destra, di FI, della Lega, e perfino di Grillo ecc, in materia d'immigrazione. 
Ed è l'opiione dominante in Europa, in Francia, dove il FN di Marine Le Pen è maggioritario o poco ci manca, e così via. 
Se non lo fate, spendete una decina di minuti al giorno a visitare il sito di "Il giornale". 
Come avrete senzìaltro capito, ne vale veramente la pena.


"RENDUCE E RAI" di G Angelo Billia

"RENDUCE E RAI" di G Angelo Billia



Una decina di adoranti dietro una transenna e Renduce che distribuisce il verbo.
“Per carità, lascia stare le altre immagini! 

"Si vede che sono pochi” (Dialogo immaginato, ma prevedibile, in fase di confezionamento del pezzo).
Qui Renduce non mi interessa, sono interessato, invece, alla decina in fase avanzata di scioglimento, davanti al vate.
Sì, si chiamano i “non ho capito niente, ma una leccatina val bene un’illusione”. 

Sono quelli che si precipitano a votare dopo essersi detti: “i gerarchetti mi vedranno e lo diranno a chi di dovere.” 
Il loro intelletto calza in permanenza scarpe da ginnastica: bisogna pur essere pronti al saltino se le cose vanno male.
Esattamente. 

Sono un campionario di quell’umanità che in altri tempi ha detto: “sì ero fascista,” (e voglio vedere, lo sapevano tutti), “ma non ho mai fatto niente di male!”
O di quell’altra, (stessa “razza”), che ha applaudito e taciuto, applaudito e taciuto, saltando poi con scaltrezza sul carro partigiano.
Forse è il caso di ricordarglielo, di 25 aprile ce n’è stato uno, il prossimo per Renduce sarà uguale, ma per loro sarà molto diverso.





venerdì 24 aprile 2015

"25 Aprile" di G Angelo Billia

IL SILENZIO DEI MISERABILI di G Angelo Billia

Un minuto di silenzio, in Parlamento, per Giovanni Lo Porto, fior di commentatori sui media, fra l’apparizione di un gerarca e l’altro, si spendono seriosamente per dimostrare l’ineluttabilità dell’accaduto.
Un silenzio molto più lungo per nascondere che è anche colpa di questo parlamento se la parola, sul piano internazionale, è alle armi.
E i silenzi che era meglio se c’erano. 

Mattarella: “il 25 aprile è il giorno della libertà di tutti”. 
Di tutti chi?
 Di chi è senza lavoro, di chi fa la fila per il panino della Caritas, di chi ha perso casa o di chi non l’ha mai avuta, dei vecchi al limite della sussistenza, delle generazioni bruciate sull’altare delle compatibilità capitalistiche, dei torturati dalla Polizia o di quelli che sono stati uccisi “democraticamente” da essa?



25 APRILE
Tu prova:
Cammina sui monti senza meta, poi vai in città e continua a camminare. 

Troverai cippi ovunque, posti a ricordo di chi combatteva la barbarie anche per te. 
Non sono che numeri, sui libri che ancora si occupano di loro. 
Ma lì, dove un giorno quei ragazzi, alcuni veramente imberbi, diedero fondo all’ultimo proiettile ben sapendo che non c’era un dopo per loro, se ascolti attentamente li sentirai ancora: “ i compagni mi vendicheranno”. 
Li vedrai sanguinanti per le torture subite, mentre affrontano la morte col sorriso dei forti.
Poi vai nelle fabbriche sopravvissute ad altri settant’anni di capitalismo, anche lì troverai dei cippi, a ricordo degli operai resistenti caduti e di quelli mandati nei lager nei carri bestiame. 

Se ascolti sentirai ancora le loro voci. 
Voci di uomini e donne che hanno affrontato Golia, ben sapendo che avrebbero pagato duramente per questo.
Poi prenditi un po’ di tempo e guardati attorno, guarda te stesso e a ciò che è rimasto delle conquiste strappate a così caro prezzo. 

Il parlamento ridotto a bivacco dei partiti aziende, il presidente del Consiglio nominato da un Presidente Re, che lavora attorniato da gerarchi fotocopia dei predecessori, una Magistratura che nella sua essenza è in antitesi anche con i pochi magistrati che credono ancora che la Legge sia uguale per tutti, delle forze armate, che si differenziano rispetto a quelle del ventennio esclusivamente per la dotazione maggiore di armi, le forze di polizia, che in maggioranza si specchiano senza remore nei metodi del fascismo, una Costituzione mai applicata e soggetta a continue modifiche, per cancellare anche il ricordo di un compromesso che dimostra la forza degli straccioni.
Se hai fatto tutto questo siediti e ascolta, sentirai con maggior forza La voce dei nostri martiri: “i compagni mi vendicheranno”.
Sei triste, lo so, magari domani porti un fiore su un cippo, ma non basterà per cancellare la tua tristezza, né varranno a cancellarla le tue professioni di fede resistente. 

Un giorno, forse capirai, che quella che tu avverti come tristezza, in realtà è consapevolezza d’aver lasciato quel grido senza risposta. 
Purché non sia davvero troppo tardi.


mercoledì 22 aprile 2015

"Vorrei dire" di G Angelo Billia

ERA MEGLIO LA RADIO

Il Duce parlava, ma almeno non si vedeva.
Oggi la TiVi è una iattura, non sapendo più come inquadrare Renduce, è talmente sfacciata da evidenziare anche i granelli di forfora che si staccano mentre gesticola.

 Al pari dell’altro ha studiato sull’enciclopedia a dispense “Se sei grande atteggiati così”.
L’ha letta fino all’ultima riga, ma anche lui non ha capito che parlava di statura fisica, non di altro.
Mi si dirà perché lo guardo. 

Ho un bel dire che ascoltando cento stronzate è possibile che, alla fine, una sia una notizia. Probabilmente la verità è che sono incuriosito dalla modernizzazione dell’autoritarismo. 
Vuoi mettere Renduce circondato dai gerarchi che fanno clap, clap,in primo piano, col sottofondo d’amore sussurrato, di quelli che un tempo, nonostante tutto ancora si chiamavano giornalisti.
A proposito, sbaglio o si diceva che erano i comunisti ad applicare il lavaggio del cervello?





Vorrei dire
Che il rifiuto dei partiti da parte di larga parte dell’opinione pubblica è ampiamente giustificato e che chi ne ha paura, non ha capito cosa sono diventati ed è incapace di proporre un’alternativa.
Vorrei dire che il rifiuto della gente a prender parte alle elezioni è giustificato, perché parte dalla constatazione che sono una farsa per nobilitare un potere ignobile e che, chi si sente coinvolto senza colpe, inganna sé stesso prima degli altri.
Vorrei dire che il non voto non basta, bisogna organizzarsi per scacciare i mercanti dal tempio e sostituirli con persone elette direttamente nei luoghi di lavoro e di studio. 

Chi ne ha paura, o ha problemi di comprensione, o ha da perdere. In tutt’e due i casi si tratta di nemici.




Ma quale democrazia? di G Angelo Billia.

Ma quale democrazia.?
La migliore sintesi della natura del Parlamento inconsapevolmente l’ha fatta Renzi, quando ha minacciato l’”opposizione” interna del PD con lo spettro delle elezioni. 

Voleva dire: o con me o metto qualcun altro al vostro posto. 
L’adeguamento pressoché silenzioso dei minacciati la dice lunga sulla natura della loro opposizione.
La constatazione che il “principio” vale per tutti gli “eletti” dimostra che l’istituzione è affine al mercato delle vacche, anzi, no, le vacche sono vendute, questi si vendono da soli.
E pensare che per alcuni i partigiani hanno combattuto per questo. 

Non sarebbe ora di smetterla di raccontarci balle?

Avevo perso il conto
Per fortuna una svista del giornalista televisivo ha rimesso le cose a posto: l’Italia è impegnata in una trentina di “missioni” all’estero. Si potrebbe anche non dire nulla sui militari, il cane va dove il padrone lo manda, ma qualcosina da dire sui padroni che li addestrano forse c’è.
Intanto Renzi ha accettato, su richiesta di Obama, di procrastinare lo sganciamento definitivo dall’Afganistan.


Renzi-Obama:
CLAMOROSO!!!
La solita talpa della CIA ha confidato che i due statisti, nel corso di un incontro riservato, hanno concordato reciprocamente l’uno di chiudere Guantanamo e l’altro di mandare sotto processo i responsabili delle torture. 

L’agente ha confidato di aver visto personalmente i due fare giurin giurello.


lunedì 20 aprile 2015

Così tanto per dire di G Angelo Billia.

Così, tanto per dire,
Qualcuno si ricorda della montagna di suicidi causati dalla classe dirigente in questi anni? 

Degli sfrattati, dei disoccupati, dei poveri vecchi e nuovi, voluti dalla montagna di merda morale che si chiama borghesia, di cui Renzi è l’attuale degno rappresentante?
Se la soluzione per ”risolvere” il problema dei disperati africani è un’azione di polizia in Libia, per quelli nostrani è prevista la stessa cosa?
Il pietismo ufficiale, peraltro molto selettivo, è un espediente per nascondere la sporcizia sotto il tappeto.


 La “natura” farà il suo corso, i disperati moriranno lontani dalle telecamere e l’Italia “per bene” tornerà a fare passerella promettendo miracoli idonei a produrre altri disperati.
A me sembra l’ora di lavorare per interrompere davvero il fiero pasto. 

Ridurre il tutto ad un pietismo molto morale, ma molto immobile, è il modo migliore per rendersi complici.


domenica 19 aprile 2015

CIRCA MILLE ANNEGATI E I TERRORISTI LI ABBIAMO IN CASA di G Angelo Billia

"CIRCA MILLE ANNEGATI
E I TERRORISTI LI ABBIAMO IN CASA" di G Angelo Billia




Poverini… una preghiera… che l’acqua vi sia lieve… i bambini annegati, pensa te… maledetti leghisti e fascisti (che poi è la stessa cosa), saranno contenti!
E ancora: va beh, ma insomma, non ne abbiamo neanche per noi… prima i nostri… qualcuno glie lo dica che qui c’è la crisi… le tradizioni culturali europee… noi siamo cattolici…
E poi, il Papa: “cercavano la felicità”. 

E certo, credevano di andare nei paesi del bengodi.
Due cose, la prima è che cercavano la vita, quella vita che gli è stata negata nei paesi di provenienza. La seconda che è proprio a causa dell’operato dell’occidente “cattolico”, se milioni di persone, (o si dovrebbe dire miliardi?), sono ridotti alla stregua di schiavi senza futuro.
L’Africa è da secoli terreno di conquista per la “civiltà” occidentale, infatti ricchezze enormi, spesso anonime, sono state costruite su questo continente.
Cambiano i tempi, si aggiornano i metodi, ma la sostanza non cambia. 

Un continente intero in balia dello sfruttamento intensivo e delle concorrenze incrociate che ha, come momento unificante, scontri armati dovuti alle diversificazioni di gruppi dirigenti fantocci, riflesso di questa concorrenza, arricchiti in cambio della loro appartenenza alla sfera d’influenza reciproca.
L’Italia sta facendo la sua parte: L’ha fatta con il Re e Mussolini, con il suo imperialismo da operetta, grondante sangue alla stregua degli altri, e l’ha fatto con l’Italia “nuova”, repubblicana, dapprima scambiando dignità con contratti (ad es. corteggiando Gheddafi), e poi tornando alle bombe, (con Napolitano), impegnato come sempre nello sport nazionale, cioè unire le pretese dei banditi di casa nostra (petrolieri ecc.) con la vocazione servile, verso chi ha più armi e più potere per imporre gli “affari”.
Un sistema c’è per impedire tutto questo, si chiama autodeterminazione dei popoli. 

Ma per raggiungere questo obiettivo occorrono alcune cose.
La prima è impedire attivamente la politica neocoloniale italiana, cosa che implica il rigetto reale di ogni ingerenza nelle vicende interne dei singoli paesi;
la seconda è il rifiuto del buonismo ipocrita istituzionale: salvare i migranti è un dovere, prima che morale, riparatorio, perché la classe dirigente del nostro paese è corresponsabile della situazione in cui versano;
la terza consiste nell’abbandonare l’idea diffusa che i migranti siano diversi da noi, non bastano il colore della pelle e la religione diversa per oscurare il fatto che siamo in presenza di vittime dello stesso nemico di classe.
A giorni ricorre il 25 aprile, guai se l’idea d’aver sconfitto, in quel frangente il nazifascismo, oscurasse la realtà indiscutibile che quegli ideali sono stati traditi, proprio in casa nostra. Il cimitero chiamato Canale di Sicilia è parte integrante di quello costruito in occidente dalle esigenze “incontestabili” del mercato.
A sinistra, chi non è disposto a battersi per evitare tutto questo, deve ricordare sempre che porta addosso il marchio di Giuda.

sabato 18 aprile 2015

ROMA: manifestazione scuola di G Angelo Billia

ROMA: manifestazione scuola di G Angelo Billia



Scorrono le immagini degli insegnanti passabilmente indignati, quelle decisamente penose del sindacalista CISL e, in sottofondo, per bocca della giornalista in studio, la dichiarazione del
Ministro Giannini sul DDL : “ la riforma è rivoluzionaria”.
Penso a torme di pensionati piagnucolanti per la propria sorte, completamente inerti anche di fronte alla cancellazione delle prospettive di vita delle generazioni future;
alle famiglie con figli lasciati allo sbando, in pasto alla negazione della cultura veicolata dalla “buona scuola”;
a quelli che: se decide il Preside è un problema degli insegnanti;
alla parte di insegnanti che, anziché distribuire calci nel sedere per i depistaggi messi in atto dalla triade sindacale, dimostrano di essere antesignani dei risultati che saranno prodotti dal DDL;
ai sindacati confederali che, come da tradizione, circoscrivono al settore quello che è un problema della società intera;
ai lavoratori dipendenti i quali, grazie al solerte “lavoro” di chi dovrebbe rappresentarli, vivono in solitudine i loro drammi senza poter razionalizzare che la scuola fa parte di essi;
al numero inverosimile di insegnanti precari, una parte dei quali destinati a divenire moneta di scambio con l’assunzione;
alle somme di denaro pubblico distribuite magnanimamente alla scuola privata perché possa formare la classe dirigente di domani.
Infine penso alle migliaia di studenti che, ne sono certo, ancora suppliranno all’isolamento obiettivo lottando, rischiando mazzate e denunce da parte di uno Stato forte coi deboli e servile coi forti.
Un sudario intessuto di vergogna è steso sulla società intera, cercare di strapparlo è, oltre che un imperativo morale, una necessità assoluta.





RICHIESTA URGENTE:

A chi si prepara alla farsa delle elezioni "democratiche".
Non sarebbe ora di rendersi conto che la mafia classica è sempre più indistinguibile da quella che occupa le istituzioni dello Stato?
In questo paese si muore per mano di uomini dello Stato, si viene torturati impunemente, il servizio "d'ordine pubblico" viene svolto in un anonimato, funzionale all'impunità, tipico dei picciotti, il fascismo è cosa sua dentro e fuori le istituzioni, i contabili definiti politici mettono in ginocchio lavoratori e pensionati perchè "lo vuole il mercato".
Mi fermo ma si potrebbe continuare. Aggiungo che non mi stupisco che la mafia, di Stato e no abbia una base di massa, mi stupisco ancora, invece, nel constatare che qualcuno crede ancora nella bontà di qualche sua parte.
 Chi sceglie consapevolmente di vivere all'ombra di questo Stato non ha il diritto di chiamarsene fuori.

venerdì 17 aprile 2015

“Cristiani buttati a mare dal barcone” di G Angelo Billia.

“Cristiani buttati a mare dal barcone”.



Allora fra quelli che vengono a “mangiarci tutto” ci sono anche cristiani?
Come la mettiamo intrepidi difensori delle “tradizioni europee”, solerti sostenitori delle “radici cristiane”, che vagheggiate l’affondamento dei barconi per “risolvere il problema”?
“Affondiamoli tutti e poi Dio sceglierà i suoi”, tanto per pescare nelle vostre radici?
Capisco… Ambaraba cicì coco sulle spiagge libiche, e poi vada come vada.
Della linea: quando l’esca deve essere di merda per pescare fra gente di merda.



NON C’E’ ALTERNATIVA PESCANDO NEL SACCO DEL NEMICO di G ANGELO BILLIA

NON C’E’ ALTERNATIVA PESCANDO NEL SACCO DEL NEMICO di G ANGELO BILLIA



Difesa. 

Quante volte nel corso della vita militante, questo verbo è stato usato. 
Difesa della Costituzione, delle conquiste democratiche, di quelle sindacali, ecc. 
Normale certamente, ma c’è un particolare che nella sua essenza obiettiva manda all’aria questa normalità. 
Si tratta del fatto che la declinazione del verbo corrisponde alla constatazione che il nemico è all’attacco. 
Constatazione veritiera, la quale, però, raramente s’accompagna ad un’analisi sulle molte ragioni a causa delle quali le masse lavoratrici hanno perso la prima battaglia per l’emancipazione dal mostro capitalistico.
Qualsiasi cultore dell’arte della guerra, posto di fronte ad una sconfitta politico militare sarebbe naturalmente indotto ad analizzarne le cause: le capacità del nemico, certo, ma soprattutto gli errori commessi dall’esercito sbaragliato.
A distanza di decenni dalla guerra guerreggiata, nelle ridotte incenerite dal nemico s’indugia ancora, invece, in un inverecondo scaricabarile senza alcun costrutto. 

Legioni di “generali” s’affannano a propinare ricette, ognuno pescando dal suo pezzo di storia “buono” indica il percorso infallibile da seguire, senza mai por mente al fatto che il cedimento della truppa, in guerra, corrisponde quasi sempre alla stupidità dei comandi.
Ed è così che, mentre le ruspe capitalistiche spianano anche il ricordo delle ridotte proletarie, i macilenti compartimenti dell’ex “armata rossa”, ponendo mano alle cerbottane, cioè alle armi che magnanimamente il vincitore concede, rincorre, con improbabili assalti “democratici”, le truppe del nemico, ormai intente al sacco dei vinti.
Se è vero che storica
mente i vincitori, dopo la vittoria militare, normalizzano la situazione sul piano culturale, è anche vero che per alimentare le speranze di riscossa dei vinti occorre resistere strenuamente a questa normalizzazione. 
In Italia, ma non solo, questa battaglia trova il suo ostacolo principale nella collaborazione attiva col nemico di settori consistenti della sinistra, o, per dirla in termini più purgati, settori che hanno introitato i “valori” del vincitore.
Sfruttare le contraddizioni del nemico è fattore fondamentale, ma ridurre la battaglia per la presa del potere a fattore interamente dipendente da ciò è segno d’immaturità, perché indica comunque un atteggiamento di dipendenza culturale, i cui riflessi si ritrovano nell’accettazione acritica degli strumenti messi a disposizione dalla borghesia.
Per questo il movimento partigiano è stato quanto di meglio si sia potuto fare in quel periodo storico, ma senza deimenticare che la Costituzione è frutto di un compromesso nell’ambito del quale le istanze sociali, peraltro mai applicate, sono comunque in second’ordine rispetto a quelle della borghesia.
Il fatto, poi, che la Costituzione repubblicana sia stata in gran parte ignorata e sia oggetto da decenni di modifiche peggiorative, sta solo ad indicare l’insofferenza profonda della borghesia per qualsiasi regola.
Per questo, da comunista qual mi ritengo, considero la battaglia per la salvaguardia della Costituzione, nei termini in cui è condotta, un momento di lotta di per sé tutto interno al sistema borghese.
Costituzionalisti “insigni” e la stessa Corte costituzionale rappresentano il volto “buono” di un sistema sociale destinato a servire molto meno dell’un per cento degli interessi della collettività. 

Ecco il motivo per cui la rappresentazione della difesa della Costituzione come momento rivoluzionario, assolutizzante, avulso dal contesto generale dello scontro di classe, è lontano anni luce da ogni istanza di cambiamento reale del sistema stesso.
Ogni istituzione, rappresentativa di questo Stato, trova il suo motivo fondante nella necessità di garantire un simulacro di legalità, ad un sistema sociale disumano nella sua essenza profonda. 

E’ per questa ragione che, nell’incoscienza generale, l’attenzione sugli elementi di corruzione di cui la società è infarcita, mette in secondo piano la sua matrice dirigente, annidata in profondità nel sistema di potere.
Si dice che la Legge è uguale per tutti, ed è vero, lo è per tutti quelli che deve proteggere, cioè ispiratori e autori materiali della legge stessa.

 E’ facile ingannare gli sprovveduti col contrasto al brutto e cattivo che ruba il portafogli e lo è ancora di più se si persegue anche qualche truffatore altolocato uscito dai compiti che gli sono stati assegnati. Ma nessuno persegue chi mette la collettività in ginocchio in nome degli interessi superiori del mercato, né potrebbe farlo, si tratterebbe di cannibalismo.
 Sono veramente pochi ad aver compreso che l’attribuzione al pubblico del debito di Stato, che ha ben altra origine, è un insulto al più elementare concetto di giustizia.
Oggi gli strali della “sinistra” si rivolgono contro l’”Italicum”, la nuova legge elettorale proposta da Renzi. E’ giusto, ma quanti di questi strali hanno come retroterra la consapevolezza che non c’è mai stato in Italia un momento elettorale veramente libero? 

Quanti hanno compreso che l’alternativa al sistema non ha mai avuto la benché minima possibilità elettorale?
La verità, per chi la vuol vedere, è che questa repubblica è una finzione dietro la quale si nasconde, come sempre, la dittatura della borghesia. 

Come diceva qualcuno: “i fatti hanno la testa dura”. 
E’ un fatto che quando la sinistra ha avuto l’accesso ai mezzi d’informazione di massa e ha potuto strappare una rappresentanza istituzionale, lo ha potuto fare solo grazie all’adesione ad un progetto di gestione della borghesia stessa. 
La borghesia “illuminata” a volte “di sinistra” contrapposta a quella “retriva” o, per dirla con qualche irriducibile, “meglio poco che niente”, è stata la cortina fumogena dietro alla quale il potere reale ha continuato a fare i propri porci comodi.
Quanto sopra vale sia per la concreta traduzione del compromesso storico, sia per chi ha ritenuto successivamente, dopo che il progetto è giunto alle estreme conclusioni, eliminando persino l’ambiguità del termine comunista, in un partito che comunista non era da tempo, di rivitalizzare quell’esperienza storica senza punto considerare il cammino interclassista che stava ripercorrendo.
Nei giorni in cui le “teste di turco” di chi conta danno vita all’ennesima farsa definita fraudolentemente elezioni democratiche, si nota con stupore l’arrembaggio velleitario di chi, illudendosi di trarre qualche vantaggio per il popolo dalla Kermesse elettorale, con un bailamme di posizioni che spazia dall’apprezzamento cieco e immemore di Landini, fino a giungere all’idea, semplicemente ridicola in questa fase storica, di usare i media di regime per propagandare il verbo.
Oggi, salire su ogni sella apparentemente disponibile, cioè illudersi di usare qualche elemento sovrastrutturale fornito dalla borghesia, assolve tristemente il compito di offuscare, quando non di far sparire, nella consapevolezza delle masse, il fatto che quello fornito è il cavallo del nemico.
La situazione indotta dalle scelte della borghesia è tale, che settori sempre più consistenti delle masse rifiutano, spesso su una base puramente istintiva, di dar credito alla borghesia rifiutando il momento elettorale. 

Concretamente tale rifiuto implica una condanna anche per le pseudo soluzioni della componente “legalitaria” della borghesia stessa. 
Tutto questo presenta dei rischi d’involuzione qualunquista, ma non è un buon motivo per far quadrato col nemico di classe “buono”.
L’idea dell’alternativa di classe, in questa situazione, passa prima di tutto attraverso i settori popolari che istintivamente hanno preso coscienza dell’inutilità dell’adesione ai riti che la borghesia ostenta. 

Un mondo senza sfruttatori è possibile, sta ai comunisti essere capaci di dimostrarlo a chi già rifiuta questo sistema sociale istintivamente. 
La borghesia stessa e il suo sistema sociale hanno aperto una voragine nella fiducia delle masse destinata ad estendersi. 
Se questa voragine non sarà riempita dall’idea dell’alternativa socialista, lo sarà nuovamente dalla borghesia, sotto mentite, ma consuete spoglie.
Non saranno né magistrati “onesti”, né sindacalisti “illuminati”, né tantomeno amministratori pubblici “alternativi” e di “sinistra”, a costituire le fondamenta del progetto d’alternativa comunista. 

E non saranno nicchie “rivoluzionarie” idonee ad appagare moralmente gli aderenti, a porre le basi per l’assalto frontale senza compromessi ai parassiti dell’umanità.
Certamente il cammino è ancora lungo, ma sarebbe già molto percorrerlo lasciando per strada le false illusioni gentilmente fornite dal nemico di classe.



giovedì 16 aprile 2015

70° DELLA LIBERAZIONE di G Angelo Billia.

70° DELLA LIBERAZIONE  di G Angelo Billia:



Commemorazione in Parlamento:
In quel luogo, là dove, dalla liberazione in poi si trascina stancamente la farsa di una democrazia mai realizzata, usata sempre per coprire la spietatezza di un sistema di potere che nulla ha da invidiare al fascismo, essendo figlio della stessa classe dirigente, oggi ho sentito l’ambiguità di una Resistenza che, anziché fare i conti con la sua incompiutezza, si specchia nel potere sporcando sé stessa.
Non c’è d’esser fieri degli elogi di chi ha contribuito a normalizzare il paese, restituendo tutt’intero il potere di vita e di morte sulle masse a chi ha fatto uso del fascismo per gli stessi scopi.
Se la metà della popolazione sopravvive con la certezza di non avere nessuna voce in capitolo nella determinazione del suo presente e del suo futuro, e se l’altra metà è incapace persino di porsi il problema, per mancanza dei mezzi culturali necessari a vedere la situazione per quella che è e non per quella che gli viene detto che sia, è un problema della Resistenza. 

Non sarà la benevola pacca annuale sulla spalla, di chi porta tutt’intera la responsabilità d’aver permesso al mostro di sopravvivere e prosperare nelle determinazioni assunte dalle istituzioni, che potrà cancellare questo fatto.
C’è voluta la sentenza di un tribunale europeo, il quale non se l’è sentita di falsificare una fotografia che ormai era stata vista da tutti, per far dire agli uomini delle istituzioni, a mezza bocca e neanche a tutti, che sì, c’è stata tortura.



Ma questa ammissione ha cambiato uno Stato ancora fascista nella sua struttura profonda? 

No. Anzi, si prosegue imperterriti nella restaurazione anche formale del sistema , sia pure sotto l’egida della “modernità”, attraverso la modifica delle istituzioni in senso ancor più autoritario.
Oggi i figli della lupa sono stati sostituiti dai dipendenti dei partiti aziende, i quali a loro volta hanno il loro duce, designato con gli stessi sistemi “democratici” del fascismo. 

Il profitto aziendale, parlo soprattutto delle aziende vere, è l’unico valore a cui tutto viene subordinato. Intere generazioni sono scientemente considerate alla stregua dei molti oggetti usa e getta contemporanei.
 Il mercato viene prima degli uomini e l’interesse economico è, per legge, un valore assoluto.
In poche parole, la mancata attuazione della Costituzione, se non si vogliono alimentare finzioni è lì per dirci che le stesse istituzioni non hanno alcun legame con la Resistenza, con i suoi ideali di libertà e giustizia sociale. 

Chi pretende di rappresentare l’epopea partigiana deve avere il coraggio di vedere questa realtà e rompere ogni rapporto col nemico. 
Occorre coscienza del fatto che chi non lo fa non ha alcuna legittimazione e che, anzi, è complice nel processo di restaurazione avviato il giorno dopo la liberazione.


lunedì 13 aprile 2015

I “troll” del Pd: influencer che si autodefiniscono “spartani” di Riccardo Ghezzi da Qelsi quotidiano.

 I “troll” del Pd: influencer che si autodefiniscono “spartani” di Riccardo Ghezzi da Qelsi quotidiano del 15-02-2015.



“Questa è Sparta”. Inizia così, con l’urlo di Leonida che ha reso celebre il film 300, il video di Youdem, la tv digitale del Partito Democratico, per celebrare le mirabolanti imprese della truppa di ragazzini arruolati come influencer per diffondere i contenuti propagandistici in rete.
Bisogna pur sempre giustificare l’esistenza di un Youtube del Pd, la cui direttrice Chiara Geloni, che si è dimessa appena due settimane fa, percepiva lo stipendio di seimila euro al mese. Una tv di partito che costa 2 milioni all’anno alle casse disastrate del Pd.
Qualcosa deve pur fare. 

Un video per rivelare l’esistenza dei troll, ad esempio, che tanto ha fatto infuriare i grillini.
“Il Pd usa ragazzi per insultare su internet” è il titolo di un post apparso sul sito pentastellato attivo.it. Nel video di Youdem, che pubblichiamo anche noi, non traspare che l’attività sia quella di insultare e causare flame, ma certo non si fa mistero dell’uso propagandistico della rete.
Quei ragazzi, però, più che 300 spartani giovani e forti sembrano leoni da tastiera!

“Fare propaganda e campagna” per l’allora segretario Bersani, ma soprattutto “usare l’arma dell’ironia”. Oddio, non che faccia particolarmente ridere “Mitopoiesi contemporanea”, certo sono più divertenti le supercazzole del conte Mascetti o le frasi astruse dell’alleato Nichi Vendola, ma i ragazzotti ci sanno fare.
L’occupazione militare e spartana di internet, costituita da una ventina di coordinatori che stanno nella redazione del Nazareno e da un migliaio che “trolleggiano” da casa propria, ricorda la logica degli influencer di Casaleggio. 

Quelli del Pd sono ragazzi che stanno su internet parecchie ore al giorno, si definiscono “volontari” ma è difficile pensare che lo facciano del tutto gratuitamente.
Sono a loro volta coordinati dai leader di partito, a meno che con la segreteria di Renzi non sia cambiato il modo di gestire la propaganda: chissà cosa potrebbe partorire il Rottamatore, sindaco di Firenze a tempo perso nonché inventore di Florence Multimedia, la società di comunicazione della provincia di Firenze trasformata in una macchina da guerra per valorizzare l’immagine di Renzi.
Ma cosa hanno prodotto i troll di Bersani immortalati da Youdem e finiti nel mirino dei grillini? Tanti bei risultati. 

La viralità di certe bufale, la campagna pro Pisapia sostenuta dalle cosiddette “Sentinelle politicamente scorrette della rete” (influencer del Pd, per l’appunto), cyber-stalking a Red Ronnie, azioni di cyber-bullismo, una famigliola di simpatici troll che si fa chiamare “Skura” e che genera pagine satiriche a ripetizione. 
Alcuni esponenti degli Skura collaborano con la testata Giornalettismo, altri preferiscono invadere pagine di centro-destra o grilline.
E poi c’è la pagina finta satirica, molto propagandistica pro Pd, per eccellenza:Siamo la gente il potere ci temono, che ha avuto il privilegio di essere pubblicizzata pure da Radio24 nonostante non abbia esattamente un esercito di fan!


Che ruolo hanno avuto i “troll” del Pd in fenomeni come Popolo Viola e Se non ora quando, nati sulla rete?
 E qual è stata la loro capacità di influenza virale nel proliferare di bufale sul web?
Non siamo in grado di dirlo.
Né sappiamo se ad oggi la forza del Pd sulla rete sia superiore addirittura a quella del Movimento 5 Stelle.
L’unica certezza è che i Democratici stanno tentando di monopolizzare satira e informazione on line. E non sembra stiano fallendo.
Certo, sarebbe ironico e paradossale se si scoprisse che gli unici utenti pagati per fare propaganda politica su internet siano proprio coloro che definiscono “servi prezzolati da Berlusconi” i loro avversari politici.

mercoledì 8 aprile 2015

T.A.M. Cagliari a Salerno.


V Seminario di Formazione in Sessoanalisi

Sabato 11 e domenica 12 aprile 2015

Con Domenico Trotta.
Interventi di Tatiana Strepetova, Goffredo De Maio, Loredana Otranto, Franca Pirolo.
Sabato. Ore 09:00-13:00-14:00-18:00
Definizione di perversione: perversione, aberrazione, parafila, atipia, diserotismo, etc
Normalità e perversione
La perversione nel linguaggio comune
La perversione nel tempo e la perversione oggi (microperversione, sexting, sex addiction etc)
Scritti sulla perversione
Krafft Ebing, Sacher Masoch, Fairbairn, De Sade, Stoller, Kahn, Crépault, De Masi
Perversione: aspetti teorici
La perversione secondo Freud e la psicoanalisi
Perversione e relazione oggettuale
La perversione nel DSM IV e V
Perversione e microperversione
Perversione ed emozioni
Domenica. Ore 09:00-13:00-14:00-18:00
Perversione: aspetti descrittivi e fenomenologici
Feticismo
Sado Masochismo
Esibizionismo e Voyeurismo
Altre perversioni
Perversione: aspetti clinici
Casi clinici
Isteria e Perversione
Arte e Eros
Erotismo, arte erotica, deviant-art, aggressività e pornografia
Presentazione di opere erotiche sul tema fallico: di Sergio Angeli, Barbara Ardau, Bicet, Dario Carmentano, Athos De Blasio, Nizzo de Curtis, Domenico Di Caterino, Lorenzo Cleffi, Antonio Coppola, Pino Florio, Ernesto Jannini, Pietro Lista, Antonio Mandarino, Ugo Marano, Domenico Liguori, Osvaldo Liguori, Pietro Lista, Paolo Pizzi, Franco Raimondi, Angelo Roberto, Lello Ronca, Diana Sodano, Tania Strepet.
Consulenza Artistica: Nicola Scontrino. Con Lorenzo Cleffi, Pino Florio, Angelo Riviello
Sabato ore 20:30
Cena presso ristorante “La Frestola” di Pontecagnano Faiano

sabato 4 aprile 2015

"Salvini non indossa le felpe FIOM" di Delfo Cantoni.

"Salvini non indossa le felpe FIOM" di Delfo Cantoni.



Come i fascisti i nuovi squadristi prezzolati della lega hanno i loro padroni.
Per questi padroni aboliscono la natura progressiva della tassazione indebolendo le casse dello stato e facendo il torto a tutti di non far pagare i ricchi e ricchissimi.
Il loro liberismo:
Lo stato minimo ed al posto dell’odiata forza pubblica ronde padane e fasciste, per intimidire, ecco la vecchia ricetta di Farinacci e Balbo, lo squadrismo.
Ecco chi sono i mandanti di questi signori, ricchi possidenti, industriali di quel nord, che sfrutta il lavoro non fa che evadere e cerca di contrapporre gli ultimi.
Menano le mani pronti a lutti ed a piazze in sommossa, squadristicamente con Iannone, casa Pound gente che usa le lame, e ti aggredisce quando sei solo e loro sono una decina.
Il fascismo di cui è reato l’apologia, tanto da determinare quadro istituzionale e carta costituzionale si ripresenta oltre il duemila.
La Lega il peggio del turpiloquio fa riabilitare Cossiga che sapeva minacciarli a dovere, e viste le ruberie e i diamanti le lauree comprate, Cossiga era un docile.
Kissinger sardo amico dei servizi, pazzo, ma aveva ragione sulla LEGA.
Il più vecchio partito che siede in parlamento è la LEGA, sempre presi per sbruffoni debutteranno con violenza se non creiamo ad ogni loro passo un argine cari compagni.
Alleati di Berlusconi, capaci con la legge Biagi di precarizzare tutto.
La lega è una cosa vecchia.
Una sola aliquota per convincere a pagare coloro che spalleggiano di più.
Quei padroncini di un nord dove venti o forse trent’anni fa ormai al benessere si univa l’incultura e la degenerazione di un gretto economicismo, che disgusta chiamare comunismo padano.
Nome che si è dato Salvini tanto per ricordare il Mussolini che è stato socialista massimalista.
Tutte queste felpe nessuna è della FIOM.
Ma sempre nel bacino del popolo guardano per portare la mistica della nazione, loro adoratori delle acque del po razzisti contro gli stessi meridionali, ineggiano alla mistica della nazione, contro l’Europa, ma sono su cose grandi tornati indietro.
La seccessione? 
Torneranno indietro anche sull’Europa.
A chi vuole il socialismo danno il nazionalismo che ne è la negazione, all’internazionalismo dei popoli, oppongono una visione corporativa intimamente gerarchica e violenta.
Sempre al carro del populismo si dicono di popolo e sono stati alleati di un miliardario corrotto.
Ma è dalla Francia, si è scritto, di ceti popolati e coltivatori, e perfino ex appartenenti alla classe operaia, che si prepara con la signora Le Pen a sdoganare un prodotto che è made in Italy cioè il fascismo stesso di vent’anni della nostra storia.
Ricomprato e rivenduto nel mercato delle cose vecchie delle ideologie colpevoli assieme a questo liberalismo liberismo ottocentesco che elimina il diritto al lavoro al welfare, rendendo la vita precaria, abbattendo diritti conquistati e conclamati facendo sciocchi favori al padronato per piacere ai poteri forti, e questo è Matteo Renzi l’altro Matteo, quello che fa caricare studenti e lavoratori dalla forza pubblica.