venerdì 14 marzo 2014

Direttore di un Museo? Quattro euro al giorno a San Sperate.

Direttore caro, 
ho sempre amato San Sperate, il paese museo che costituisce un modello di sviluppo turistico e culturale, a partire dal fare artistico contemporaneo, radicato nel territorio.
Leggo che il Comune è in cerca di un direttore-curatore scientifico per il Museo della terra cruda.
Cinque anni di contratto con ipotesi di rinnovo per altri cinque, insomma una bella occasione per chi ha fatto dell'arte e della ricerca del senso dei linguaggi artistici il centro della sua esistenza.
Il compenso di tale figura professionale? Con delibera della giunta comunale nr.21 del 27 Febbraio scorso, di ben mille euro l'anno, ottantatre euro virgola tre al mese, quattro euro al giorno per creare un progetto espositivo artistico, valutare percorsi e contenuti, valorizzare beni e gestire un museo;  a San Sperate il lavoro quotidiano di Direttore e curatore del Museo vale una colazione al Bar con l'acquisto dell'Unione Sarda.
Come al solito in questa terra non si riconoscono politicamente i professionisti della culturale e dell'arte e la colpa di questo è da ricercare ovviamente  nelle amministrazioni politiche.
A questo punto chiedo perché non offrire la gestione del Museo a costo zero? Io lo farei e Antonio Manfredi a Casoria con il suo Cam, di cui è direttore lo fa, con la sua formazione da artista e la sua capacità di confrontarsi con i linguaggi dell'arte contemporanea.
Un museo può essere anche uno spazio sociale e culturale fatto di confronto tra i linguaggi dell'arte al servizio del territorio (sul modello del Cam di Casoria) e può essere pensato come un nodo di rete, di dialogo e di confronto tra gli stessi artisti (in questa maniera ho ragionato ad esempio con un bus ed una automobile, mutandoli in spazi di ricerca linguistica d'arte contemporanea e prima ancora in un centro sociale); semanticamente, se dal punto di vista economico non è più sostenibile, che senso ha parlare ancora di Direttore o curatore di un museo?
 Non sarebbe forse il caso di rimettere al centro del tutto la figura dell'artista e degli artisti, come liberi ricercatori del senso dell'arte contemporanea?




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