domenica 22 dicembre 2013

Un lettore di Gabriele Muccino ci spiega la web tax.

"Se questo post che un mio lettore mi ha inoltrato, corrisponde al vero, stiamo per assistere ad una censura dell'informazione via web in totale contraddizione con le norme della libera informazione vigente nei paesi occidentali e democratici.
Spero che qualcuno che ne sappia più di me possa verificare l'informazione e nel caso, tragico, confermarla". 

Gabriele Muccino

***

Buongiorno Gabriele,
come da te richiesto, inoltro dettagli più precisi riguardo l'argomento accennato su Facebook, riguardo una parte, oscura ai cittadini, della Web Tax.

Nel testo della famigerata legge Web Tax, oltre alla nota questione sull’apertura della partita IVA alle multinazionali, esiste un punto a mio avviso clamoroso, che non viene diffuso dai media. Usando una terminologia molto ampia viene fatto divieto di utilizzare, in su sito web, sia amatoriale che professionale, l’utilizzo anche di SEMPLICI LINK, indicizzazioni o citazioni parziali di contenuti giornalistici di ogni tipo, dagli articoli o spezzoni televisivi. Agcom ordinerà agli hosting provider o ai provider d'accesso internet rispettivamente di rimuovere il contenuto dai propri server o di oscurare il sito. La procedura durerà 35 giorni e l'ordine andrà eseguito in cinque giorni (i tempi scendono a dodici e tre giorni nei casi più gravi e urgenti). I provider rischiano fino a 250 mila euro se non ubbidiscono. Si dà inoltre compito ad Agcom (un nuovo potere), che si somma a quello sul diritto d'autore appena sancito con la nuova delibera, di stabilire il prezzario per questo utilizzo.

Si tratterebbe di un terremoto rispetto alla prassi attuale. Com'è noto, i motori di ricerca indicizzano tutto fino a prova contraria, senza chiedere autorizzazioni; editori o gestori di una qualsiasi pagina possono decidere di escludere le proprie pagine dall'indicizzazione. Youtube invece elimina in automatico o su segnalazione il materiale protetto da diritto d'autore di editori tv o altri soggetti.
La novità starebbe quindi nell'accordo preventivo e nell'obbligo di pagare gli editori per usare quei contenuti. È prevedibile che i motori di ricerca e altre piattaforme, piuttosto che pagare, reagiranno escludendo a priori tutti i siti giornalistici.
Non a caso dal 2014 aumenteranno, sempre in Italia, i prezzi degli smartphone e tablet.
Ora che anche i governatori italiano hanno capito che Internet è un mezzo di informazione molto potente, e forse pericoloso per loro, vogliono forse soffocarlo o censuralo come in Cina?
Dov’è finita la libertà di informazione, la democrazia?

Ci sono noti portali, come ad esempio Google News, che offrono una rassegna stampa aggiornata in tempo reale, che con dei semplici link o richiami portano il lettore a scegliersi la notizia che poi continuerà a leggere sul sito specifico della testata giornalistica. Queste piattaforme favoriscono un informazione pluralista, oltre a pubblicizzare le singole testate. Ora con questa legge assurda eliminerà uno stumento così utile?
Come potrebbe continuare ad esistere Internet senza i siti che collegano ad altri siti?

Grazie per l'attenzione,

Carlo




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