Cagliari capitale europea del prodotto artistico che arriva da altrove?
Direttore,
scrivo perché la settimana scorsa sono stato invitato, con la mia compagna di arte e di vita Barbara Ardau ed il consigliere comunale Enrico Lobina a Radio X, per discutere d’arte e contemporaneità e nello specifico delle sorti del Rockbus Museum, di cui si è abbondantemente trattato nel suo quotidiano.
Il consigliere comunale Enrico Lobina, ha difatti scritto una lettera (alla quale non ha ancora avuto risposta) al sindaco di Cagliari Massimo Zedda, dove gli chiede di fare sì che Cagliari acquisisca il bus Museo simbolo della lotta degli ex lavoratori Rockwool e degli artisti che si sono schierati al loro fianco con il loro lavoro e la loro professionalità.
Mi risulta che non ci siano state risposte da parte sua; per questo motivo mi chiedo ma Cagliari per che cosa si sta candidando?
Per essere una capitale estetica della cultura priva di contenuto identitario, storico e memonico alcuno?
Leggo nel programma di Cagliari capitale europea della cultura si prevede dal 2016 al 2019 la presenza a Cagliari e provincia (compreso il complesso ex minerario Sulcis che è proprio quello dello scenario della vertenza Rockwool e del Rockbus Museum) di ben quaranta musei d’arte contemporanea o Biennali e fiere d’arte debitamente proposte da istituzioni culturali ed espositive (non sarde) per indicare giovani talenti per la formazione e produzione sarda (?).
Adesso quello che le chiedo è questo che cosa vuole dire?
Tacitamente si sottintende che le istituzioni che si occupano d’arte nell’isola siano meno preparate di chi arriva da quell’altrove che scremando non è altro che il solito nido di mercato?
Trovo paradossale che si continui a navigare culturalmente e artisticamente in un’unica direzione fatta di opportunismi e ipocrisie; Mimmo Paladino alla Galleria Comunale, il murales di Sciola cancellato, l’appello di Lobina e il Rockbus ignorato e tappetini rossi stesi alle istituzioni (non radicate nel territorio) al fine di legittimare il proprio buon governo della cultura, senza scommettere su nulla che non appartenga alla propria memoria e alla propria storia contemporanea recente, su cui grava il carico e la responsabilità dell'amministratore, chi se non lui ne è lo scrivente?
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