lunedì 19 maggio 2014

Vacca e Fibra, quando il "selfie" si finge "dissing".


Vacca e Fibra, quando il "selfie" si finge "dissing".

"Fibra cosa ti aspettavi che ti dessimo un trofeo, dopo le dita che hai preso nel culo dalla carissima Lea di Leo?"
Vacca

Ragionavo su come la rivoluzione digitale e virtuale che stiamo vivendo, stia mutando in maniera epocale non solo i nostri usi, costumi e consumi sociali; ma anche e principalmente i linguaggi dell'arte e le sue culture.
Lo si voglia o no, c'è una differenza linguistica evidente tra i linguaggi e i contenuti di questo secolo e quelli del secolo passato.
L'estetica del selfie e del suo individualismo esasperato e la socializzazione attraverso i social media, dove i contenuti di un messaggio fondono e confondono pubblico e privato, stanno immiserendo i linguaggi dell'arte, i contenuti estetici e le cause comuni stanno lasciando il posto ai regolamenti di conti privati.
Ragioniamo sul "dissing", nel secolo passato nasceva come forma di dissenso e disistima nei confronti di un artista, ma costituiva anche un "cavallo di troia" per discutere o argomentare i reali contenuti di artisti che si confrontavano, il linguaggio condiviso era un momento di crescita critica e di approfondimento personale; in questo secolo, il secolo dei selfie narcisi e forse patologicamente autoreferenziali e autistici più che artistici, uno scambio tra artisti sembra impossibilitato a valicare la soglia dell'insulto personale privato al limite della diffamazione e della calunnia; il dissing si registra e lo si pubblica on line sul tubo, in cerca della logica del consenso che passa per l'insulto facile, proprio come si trattasse di un reality show, una finzione calcolata che viralmente alimenta uno spettacolo che muove interessi e plagia coscienze insinuandosi viralmente nei neuroni a specchio di entità e coscienze in formazione.
La viralità dell'insulto, azzera la vitalità del linguaggio e della cultura hip hop, schiera i fan consumatori di un artista o con l'uno o con l'altro ("non puoi mettere mi piace alla pagina di Fabri Fibra e anche di Vacca", mi diceva un mio studente) e il linguaggio e la cultura della periferia che reclama politicamente i propri diritti regredisce all'accoltellamento verbale privato, questa è la tendenza del mercato che muta e questo è quello che il secolo passato aveva lavorato per evitare, nel giro di boa di un secolo ci si è trovati in venti anni a vedere un linguaggio artistico dei centri sociali e dei movimenti, ridotto miseramente a regolamento di conti e di beghe private tra artisti autodeterminati non come individui e identità sociali, ma come prodotti socioculturali e antropologici rivolti agli adolescenti, non è una involuzione da poco, chi sono i responsabili di questo se non gli artisti?
Questa del dissing fideizzato, sembra un investimento di mercato a lunga scadenza, i social network hanno già modificato il mercato e gli artisti inseguono la direzione sulla pelle-campione dell'adolescente "ribelle" per sua struttura biogenetica, tra un "selfie" e "un mi piace" viene portato a schierarsi con l'uno o con l'altro,  investendo per un ventennio di mercato futuro con una logica di contenuti anti social tipici dell'estetica bidimensionale dei "social media".
Il dissing Vacca- Fabri Fibra, sembra un reale scontro tra due adolescenti, che ad amicizia virtuale o reale che sia,  spiato e indagato il profilo privato dell'ex amico, lo mettono in piazza per deriderlo,  ricorda una puntata di "Grande Fratello" o di "Amici" e i vari antitalent show spazzatura, dove si antepone la spettacolarizzazione mediatica sotto il sole dei riflettori allo studio e alla crescita individuale;  il pubblico consumatore vota da casa o clicca un "mi piace" schierandosi moralmente con un partecipante piuttosto che con un altro, una ipertrofia megalomane individualistica ( figlia della logica del "selfie") che alimenta l'ignoranza e azzera i contenuti della memoria di un linguaggio.


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