sabato 18 aprile 2015

ROMA: manifestazione scuola di G Angelo Billia

ROMA: manifestazione scuola di G Angelo Billia



Scorrono le immagini degli insegnanti passabilmente indignati, quelle decisamente penose del sindacalista CISL e, in sottofondo, per bocca della giornalista in studio, la dichiarazione del
Ministro Giannini sul DDL : “ la riforma è rivoluzionaria”.
Penso a torme di pensionati piagnucolanti per la propria sorte, completamente inerti anche di fronte alla cancellazione delle prospettive di vita delle generazioni future;
alle famiglie con figli lasciati allo sbando, in pasto alla negazione della cultura veicolata dalla “buona scuola”;
a quelli che: se decide il Preside è un problema degli insegnanti;
alla parte di insegnanti che, anziché distribuire calci nel sedere per i depistaggi messi in atto dalla triade sindacale, dimostrano di essere antesignani dei risultati che saranno prodotti dal DDL;
ai sindacati confederali che, come da tradizione, circoscrivono al settore quello che è un problema della società intera;
ai lavoratori dipendenti i quali, grazie al solerte “lavoro” di chi dovrebbe rappresentarli, vivono in solitudine i loro drammi senza poter razionalizzare che la scuola fa parte di essi;
al numero inverosimile di insegnanti precari, una parte dei quali destinati a divenire moneta di scambio con l’assunzione;
alle somme di denaro pubblico distribuite magnanimamente alla scuola privata perché possa formare la classe dirigente di domani.
Infine penso alle migliaia di studenti che, ne sono certo, ancora suppliranno all’isolamento obiettivo lottando, rischiando mazzate e denunce da parte di uno Stato forte coi deboli e servile coi forti.
Un sudario intessuto di vergogna è steso sulla società intera, cercare di strapparlo è, oltre che un imperativo morale, una necessità assoluta.





RICHIESTA URGENTE:

A chi si prepara alla farsa delle elezioni "democratiche".
Non sarebbe ora di rendersi conto che la mafia classica è sempre più indistinguibile da quella che occupa le istituzioni dello Stato?
In questo paese si muore per mano di uomini dello Stato, si viene torturati impunemente, il servizio "d'ordine pubblico" viene svolto in un anonimato, funzionale all'impunità, tipico dei picciotti, il fascismo è cosa sua dentro e fuori le istituzioni, i contabili definiti politici mettono in ginocchio lavoratori e pensionati perchè "lo vuole il mercato".
Mi fermo ma si potrebbe continuare. Aggiungo che non mi stupisco che la mafia, di Stato e no abbia una base di massa, mi stupisco ancora, invece, nel constatare che qualcuno crede ancora nella bontà di qualche sua parte.
 Chi sceglie consapevolmente di vivere all'ombra di questo Stato non ha il diritto di chiamarsene fuori.

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