"OMS: ALLARME ITALIA" di G Angelo Billia
La virulenza della mutazione genetica di un virus presente da anni nel paese, fa temere per le conseguenze della diffusione.
Per un attimo, solo per un attimo, pareva che la nota BERTINOTTITE avesse perso parte della sua vitalità.
I contagiati dal ceppo originale, colpiti per l’assenza di anticorpi, davano segni di ripresa dopo la pubblicazione dell’immagine di una provetta, contenente il ceppo originale accanto al ceppo responsabile dell’ALMIRANTITE.
Lo shock conseguente pareva aver avuto effetti benefici su una parte dei pazienti, tanto da far pensare ad una qualche vaccinazione naturale.
Purtroppo a breve distanza l’epidemia ha ripreso tutta la propria virulenza, a causa della saldatura del ceppo originale con "nuovi" ceppi emergenti.
Si ritiene che il periodo d’incubazione, nei soggetti predisposti, sia da ricercare nei decenni precedenti l’instaurazione dell’epidemia.
Qualcuno teorizza che la BERTINOTTITE fosse già la mutazione di un virus che la medicina classificò, poi, come BERLINGUERITE.
Sembra che tale BERLINGUERITE manifestasse molti dei sintomi odierni.
In sostanza si tratta di uno stato di confusione, in virtù del quale si rimane attratti da una persona, ritenuta carismatica, sia perché lo è davvero, sia che sia definita come tale.
Il pericolo della situazione che si determina è noto, perchè il paziente prescinde spesso da ciò che rappresenta il prescelto.
Tale visione induce una parziale cecità e inibisce completamente ogni senso critico.
In letteratura si trova traccia di una minoranza di persone che, pur non avendo contratto il contagio, frequenta i contagiati.
Alcuni li definiscono novelli monatti, in cerca dei privilegi che la malattia può indirettamente produrre.
A volte sono indistinguibili dagli ammalati veri, a meno che non abbiano già usufruito apertamente nel passato, nel qual caso i medici più accorti sono in grado di individuarli.
In tutti i casi è consigliato l'isolamento.
In conseguenza del contagio, torme di colpiti si aggirano alla ricerca spasmodica di nuovi virus atti ad alimentare la malattia.
A causa dell'agente patogeno, che cambia anche il senso del gusto, i colpiti sono di bocca buona, ed è per questo che non è difficile trovarli in adorazione dei personaggi più improbabili.
Di fronte alla situazione, i ricercatori sono divisi sia sulla prognosi, che sulla cura.
Alcuni sostengono addirittura che il virus si estinguerà solo con i contagiati e per questo consigliano una vigile attesa come unico rimedio.
Altri invece pensano che sia necessario tentare di penetrare nei fumi cerebrali causati dalla malattia, assicurando così la possibilità ad alcuni di essi di salvarsi.
Altri ancora, e con essi lo scrivente, pensano che non ci sia nulla da fare.
La malattia è in fase troppo avanzata, conviene cercare di evitare altri contagi e basta.
La virulenza della mutazione genetica di un virus presente da anni nel paese, fa temere per le conseguenze della diffusione.
Per un attimo, solo per un attimo, pareva che la nota BERTINOTTITE avesse perso parte della sua vitalità.
I contagiati dal ceppo originale, colpiti per l’assenza di anticorpi, davano segni di ripresa dopo la pubblicazione dell’immagine di una provetta, contenente il ceppo originale accanto al ceppo responsabile dell’ALMIRANTITE.
Lo shock conseguente pareva aver avuto effetti benefici su una parte dei pazienti, tanto da far pensare ad una qualche vaccinazione naturale.
Purtroppo a breve distanza l’epidemia ha ripreso tutta la propria virulenza, a causa della saldatura del ceppo originale con "nuovi" ceppi emergenti.
Si ritiene che il periodo d’incubazione, nei soggetti predisposti, sia da ricercare nei decenni precedenti l’instaurazione dell’epidemia.
Qualcuno teorizza che la BERTINOTTITE fosse già la mutazione di un virus che la medicina classificò, poi, come BERLINGUERITE.
Sembra che tale BERLINGUERITE manifestasse molti dei sintomi odierni.
In sostanza si tratta di uno stato di confusione, in virtù del quale si rimane attratti da una persona, ritenuta carismatica, sia perché lo è davvero, sia che sia definita come tale.
Il pericolo della situazione che si determina è noto, perchè il paziente prescinde spesso da ciò che rappresenta il prescelto.
Tale visione induce una parziale cecità e inibisce completamente ogni senso critico.
In letteratura si trova traccia di una minoranza di persone che, pur non avendo contratto il contagio, frequenta i contagiati.
Alcuni li definiscono novelli monatti, in cerca dei privilegi che la malattia può indirettamente produrre.
A volte sono indistinguibili dagli ammalati veri, a meno che non abbiano già usufruito apertamente nel passato, nel qual caso i medici più accorti sono in grado di individuarli.
In tutti i casi è consigliato l'isolamento.
In conseguenza del contagio, torme di colpiti si aggirano alla ricerca spasmodica di nuovi virus atti ad alimentare la malattia.
A causa dell'agente patogeno, che cambia anche il senso del gusto, i colpiti sono di bocca buona, ed è per questo che non è difficile trovarli in adorazione dei personaggi più improbabili.
Di fronte alla situazione, i ricercatori sono divisi sia sulla prognosi, che sulla cura.
Alcuni sostengono addirittura che il virus si estinguerà solo con i contagiati e per questo consigliano una vigile attesa come unico rimedio.
Altri invece pensano che sia necessario tentare di penetrare nei fumi cerebrali causati dalla malattia, assicurando così la possibilità ad alcuni di essi di salvarsi.
Altri ancora, e con essi lo scrivente, pensano che non ci sia nulla da fare.
La malattia è in fase troppo avanzata, conviene cercare di evitare altri contagi e basta.
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