giovedì 12 novembre 2015

"Accorpare, uniformare e togliere autonomie." di Antonio Musa Bottero



Circa due mesi fa, un caro amico improvvisamente si è trovato nella condizione di non poter più mantenere la famiglia, quando dico mantenere intendo nemmeno i soldi per mangiare.
È un eccellente artigiano, è cagliaritano ma da qualche anno vive in un paesino del campidano di qualche migliaio di abitanti.
Ormai sessantenne, e senza nessuna possibilità di trovare lavoro, si è recato al comune dicendo loro che non avrebbe voluto nessuna assistenza, nessun elemosina, nessuna mensa caritas, ma che, se fosse stato possibile, avrebbe voluto lavorare.
Lì al comune c'erano quattro gatti ma non si sono mica spaventati, non l'hanno mandato da un ufficio all'altro, non l'hanno riempito di moduli da compilare, si sono mostrati interessati e sensibili e gli hanno parlato come uomini che parlano ad altri uomini. 

Gli hanno chiesto cosa fosse successo di preciso, come mai da Cagliari si fosse trasferito lì, ma sopratutto gli hanno chiesto minuziosamente cosa sapesse fare.
Nel giro di pochi giorni il mio amico ha iniziato a lavorare con piccoli contratti temporanei e con mansioni diverse.
Un sindaco di cui non conosco nemmeno il nome, non so chi sia, non so se sia di sinistra o di destra, un sindaco di un paesino di poche migliaia di abitanti è stato in grado di ascoltare, capire e agire tempestivamente, è stato in grado in tempi ridottissimi di rendere la dignità a un uomo che non l'aveva più.
Ecco, senza nessuna polemica con la città metropolitana (che non costituisce certo il nocciolo del discorso) appare chiaro quanto il Pd, Sel, Don Abbondio, Felicetto il giovane e tutto il variopinto e saltellante "gruppo vacanze università" in prestito alla politica, non capiscano l'inestimabile valore umano dei piccoli comuni, l'insostituibile ruolo di legante tra cittadini e amministrazione pubblica.
Accorpare, uniformare, togliere autonomie, questo è il mantra dei professoroni del "gruppo vacanze università".




Antonio Musa Bottero

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