martedì 16 febbraio 2016

Focolai Sensoriali

Focolai Sensoriali
Mostra d’arte contemporanea

Organizzazione:
ArteNova associazione culturale
Direzione artistica: Vittorio Varavallo

Sede espositiva: Casale di Teverolaccio, Succivo (CE)

Vernissage: sabato 12 Marzo 2016 h 20.00
Finissage: sabato 26 Marzo 2016 h 20.00

Informazioni
artenovacultura@gmail.com

Art Partner:
ManSourcing
TavorArt Mobil

Ingresso gratuito


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Era il 23 marzo del 1902 quando Paul Klee, a soli 22 anni, arrivò per la prima volta a Napoli.
Nei suoi diari descrive Napoli come “un quadro movimentato di chiarezze”; dalla sua camera scrive: ” di fronte ad un tale spettacolo si pensa alla tentazione di Cristo.
Ci si esalta dalla gioia, si è librati da sfere splendenti, divenute il centro del mondo.”
Scende in strada e arrivando nei pressi del porto quelle chiarezze penetrano “attraverso un mondo pauroso”.
“Sono uomini questi quaggiù” si chiede; “abbruttiti, malati, straccioni… Voluttà di artista lasciarsi infettare così… so che la mia arte esige tutto ciò come stimolo… Possa venire presto quel giorno.
Poter conciliare gli opposti. Esprimere la molteplicità con una parola”.
Klee ambiva a poter esprimere la molteplicità di emozioni di un uomo che guardava ad un cosmo nuovo che si svelava sotto i suoi occhi come per la prima volta nel suo linguaggio.
Pochi, riconoscibili tratti primari.
Ogni artista sa che viaggiare, scoprire posti di interesse, belli o brutti che siano, riesce a dare forma al proprio potenziale creativo in modo da rispondere a quei bisogni intellettuali di libertà di espressione e di rappresentazione.
Per il pittore svizzero l’arte mantiene una connessione con le forme sensibili, segno di un legame imprescindibile con la realtà.
Non c’è cosa più vera.
L’arte contemporanea deve continuare a porre interrogativi e indurre a riflettere su argomentazioni vive e reali, dev’essere lo strumento con il quale relazionarsi con ogni singolo utente, in una modalità riflessiva che attraversa e ridiscute il quotidiano.
Chi vive o ha vissuto fino a pochi anni fa nelle province di Napoli e Caserta, in quel triangolo che abbiamo imparato a chiamare Terra dei Fuochi, conosce bene il fumo nero generato da scarti di pellame e copertoni che bruciano, ha assaporato per molte notti trascorse insonni il gusto amaro che lascia in bocca l’odore di quei fuochi che hanno bruciato.
Anche e soprattutto in estate.
Chi vive o ha vissuto in questa terra, conosce altrettanto bene le sfere splendenti che la compongono (vado a memoria): Positano, Sorrento e la Costiera Amalfitana e Sorrentina, il Maschio Angioino, il Belvedere di San Leucio, la Reggia di Caserta e Caserta Vecchia, la Reggia di Carditello, le Maschere Atellane, gli odori e i sapori della Napoli interna, Via Caracciolo, Pompei ed Ercolano. La pizza a portafoglio. (alla faccia delle due collinette d’oro).
Quale dei due volti dev’essere argomento di discussione?
Non nascondo niente di quello che mi appartiene.
È nostro dovere ricordare e preservare, ed è nostro compito migliorare. 
Voglio una terra nella quale regni la condivisione (argomento tanto usato ed abusato nei tempi del web 2.0), voglio una Campania Félix che possa essere come la Napoli descritta da Goethe nel suo Viaggio in Italia, nel quale ci restituisce non solo l’immagine vivida di luoghi di impareggiabile bellezza ma, soprattutto il carattere di un popolo: la capacità dei napoletani di usare la ricchezza dell’ambiente naturale a proprio vantaggio, senza approfittare, senza distruggere, trovando il proprio posto in un’economia fatta di scambi fittissimi, nient’affatto povera perché capace di creare un ciclo produttivo virtuoso, in cui ognuno svolge una funzione utile alla collettività e, nonostante tutto, compie bene e fino in fondo il proprio lavoro.
Poul Klee scopre la Napoli di sempre in un solo giorno.
Quella dal doppio volto, la stessa Napoli di Pino Daniele, quella dai mille colori e dalle mille paure.
Ad ogni colore una paura.
O meglio, ad ogni sfumatura di colore un diverso sentire. Perché i colori, come i sentimenti, sono fuggevoli alla definizione più stretta.
Sfuggire a quella tendenza razionale e tutta umana di definire le emozioni, come a quella di decidere che esistano una serie limitata di colori. Impossibile.
Conserviamo la ricchezza di poter usare un nostro linguaggio personale, una nostra interpretazione personale non assimilabile a… ma quanto più vicina al nostro sentire. Infinito.
In un tempo finito.
Voglio che la nostra terra ridiventi quel centro del mondo che Klee percepisce nel 1902, voglio essere avvolto dal fuoco sensoriale che ognuno di noi produce attraverso un modus operandi che ridiscute la percezione del tempo.









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