Hans Haacke manipolava dati?
Direttore superbo,
vorrei fare con lei un ragionamento: mettiamo che sia valido il dato che Hans Haacke aveva censito nel 1976, ossia che i frequentatori delle gallerie d'arte erano costituiti dal quaranta al sessanta per cento da artisti o da studenti d'arte (bene il quindici per cento), se questo dato fosse reale, e secondo me oggi lo è più che mai (se si è modificato si è modificato in eccesso); dimostrerebbe che in fondo non dico poi una grossa castroneria, quando sostengo che il filtro del gallerista limita la ricerca del linguaggio artistico tra gli stessi artisti appiattendoli ed omologandoli, loro malgrado subirebbero il gusto di un gallerista o del suo collezionista che preventivamente ne acquista l'opera e questo avverrebbe già durante la loro formazione, finendo per passare una vita di ricerca limitati dalla convinzione della convenzione, gradirei mi spiegasse se questo mio ragionamento ideale è sbagliato.
La sua non è una rivista concepita nella sua struttura per fare arrivare il messaggio dei galleristi e dei collezionisti agli artisti e tenerli aggiornati su quale sia la rotta di linea che dettano?
Perdoni la mia impertinenza, che come ben sa è dettata dalla stima.
Domenico "Mimmo" Di Caterino
Direttore superbo,
vorrei fare con lei un ragionamento: mettiamo che sia valido il dato che Hans Haacke aveva censito nel 1976, ossia che i frequentatori delle gallerie d'arte erano costituiti dal quaranta al sessanta per cento da artisti o da studenti d'arte (bene il quindici per cento), se questo dato fosse reale, e secondo me oggi lo è più che mai (se si è modificato si è modificato in eccesso); dimostrerebbe che in fondo non dico poi una grossa castroneria, quando sostengo che il filtro del gallerista limita la ricerca del linguaggio artistico tra gli stessi artisti appiattendoli ed omologandoli, loro malgrado subirebbero il gusto di un gallerista o del suo collezionista che preventivamente ne acquista l'opera e questo avverrebbe già durante la loro formazione, finendo per passare una vita di ricerca limitati dalla convinzione della convenzione, gradirei mi spiegasse se questo mio ragionamento ideale è sbagliato.
La sua non è una rivista concepita nella sua struttura per fare arrivare il messaggio dei galleristi e dei collezionisti agli artisti e tenerli aggiornati su quale sia la rotta di linea che dettano?
Perdoni la mia impertinenza, che come ben sa è dettata dalla stima.
Domenico "Mimmo" Di Caterino
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