1) I lavori sono liberamente prelevabili da chi lo desiderasse, è il privato, lo spettatore e il fruitore a determinare il valore simbolico e affettivo che determina una operazione artistica.
2) Lo spettatore che decide di ritirare l'elaborato, ha a disposizione un pennarello con il quale firmare il o i lavori che intende prelevare, altrimenti avrà un lavoro non firmato e non autenticato da lui stesso (sarà impossibile ricostruire le vicissitudini di una operazione artistica a così ampio raggio di interconnessione). Nella auto autentica dovrà anche indicare la data e il luogo dove è avvenuto il prelievo dell'opera.
3) Una volta firmato il lavoro, lo spettatore che lo preleva, per la sua abusiva e privata collezione d'arte contemporanea, s'impegna a farsi fotografare con i lavori prelevati e a postare o fare postare dall'organizzazione dell'evento culturale il proprio lavoro tramite facebook con tanto di tag agli autori, allo scopo di documentare negli anni tutta l'operazione e anche l'itinerare dei lavori sulla piattaforma di movimento www.tavorartmobil.blogspot.it.
Claudio Golizia
"sign. mimmo domenico di caterino, apprezzo il modo di certificare l'opera in tal modo, anzi, dovrebbero prenderne spunto molti artisti !!!
Il mio mah era riferito all'opera..., senza offesa, non mi dice nulla..., per me non è classificabile..."
Angelo Lionetti
"Signor Angelo, che un opera "dica" senza intermediazioni, mi lasci scrivere che è una cazzata fuorviante, lei ha mai parlato con un opera?
Nel qual caso avrei per lei un buon psicologo o forse è lei a potermi consigliare un buon pusher di riferimento per verificare su di me questo stato allucinatorio della coscienza.
Premesso questo che l'opera sia non classificabile per lei è un valore aggiunto, dal momento che in una operazione come questa si antepone il processo del fare artistico al prodotto, che in questo mondo interconnesso rendono proprio l'umano consumatore del web il prodotto a costo zero sul mercato.
Quindi nessun prodotto, nessuna opera parlante e nessuna classificazione nel secolo del 2.0 e delle applicazioni, soltanto la volontà, attraverso la complicità delle stesse intermediazione web che consentono a chi partecipa al processo di condivisione e di movimento del fare artistico tali operazioni che più che parlare, evidenziano, denunciano e discutono. Si offende se le scrivo che trovo il suo commento non classificabile e completamente incapace di comprendere per saccenza, pedanteria o ignoranza le rivoluzioni del secolo in corso?
Nello specifico, lo schizzo in questione è un mio autoritratto studio (come tutti) attraverso il quale per qualche minuto ho indagato il mio segno e il mio umore in chiave arteterapeutica, evidentemente non le dice niente perché non le dico niente e se non mi ascolta, come può pretendere che uno schizzo parli per me e mi racconti?
A maggior ragione se lei non lo vuole "classificare".
Chiudo scrivendole che il fatto che lei non l'abbia prelevato, evidentemente la pone in condizione di chi non ha classificato, il mondo è bello perché e vario, la saluto esco e vado a parlare con un quadro, avrà tante cose da dirmi, magari mi aiuta a comprendere la differenza tra opera e operazione..."
La risposta di T.A.M. Cagliari al signor Angelo Lionetti.
"Spazi come luoghi da gestire in maniera nuova, utopica e alternativa, spazio come mezzo di fuga di cui appropriarsi per uscire dalle convenzioni, dagli stereotipi e dalla retorica" . Michele Trotti
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