"Una sconosciuta persona perbene", G Angelo Billia.
Prendi una domenica pomeriggio con Medea (il ciclone), due scugnizzi che riempiono la casa, un telefono cellulare stanco, che riposa come te, uno squillo importuno, un display con un numero sconosciuto.
-“pronto!”- una voce guardinga che chiede: -“chi parla?” -
Sarà una delle tante imbranate che non riconoscendo la voce si accorge di aver sbagliato numero.
Col barlume di creanza che ti porti dietro ingoi il -“ma chi è lei piuttosto!”- - “Sono Billia, mi dica.”-
- “Lei ha fatto un messaggio di auguri sul cellulare di mia figlia, la conosce? “-
-“E’ un po’ difficile signora e per due ragioni, la prima perché non so di chi stia parlando, la seconda perché ho quasi sessantotto anni e nella mia vita non mi sono mai trastullato a fare gli auguri col cellulare a chicchessia.”-
-“Eppure ho trovato il messaggio mandato da questo numero 33…, sa, mia figlia è minorenne.”-
Con uno slalom degno del migliore Tomba per evitare la furia sanguinaria che detta tutt’altra risposta: -“Signora, confermo che il numero è il mio e che non ho mai fatto messaggi d’auguri. Se è certa di ciò che dice sarà opportuno che procediamo ad una denuncia.”-
Segue una risposta incomprensibile dalla quale traggo solo la parola “carabinieri” e la convinzione che la signora non ci pensa nemmeno.
Clic! Finito?
-“pronto!”- una voce guardinga che chiede: -“chi parla?” -
Sarà una delle tante imbranate che non riconoscendo la voce si accorge di aver sbagliato numero.
Col barlume di creanza che ti porti dietro ingoi il -“ma chi è lei piuttosto!”- - “Sono Billia, mi dica.”-
- “Lei ha fatto un messaggio di auguri sul cellulare di mia figlia, la conosce? “-
-“E’ un po’ difficile signora e per due ragioni, la prima perché non so di chi stia parlando, la seconda perché ho quasi sessantotto anni e nella mia vita non mi sono mai trastullato a fare gli auguri col cellulare a chicchessia.”-
-“Eppure ho trovato il messaggio mandato da questo numero 33…, sa, mia figlia è minorenne.”-
Con uno slalom degno del migliore Tomba per evitare la furia sanguinaria che detta tutt’altra risposta: -“Signora, confermo che il numero è il mio e che non ho mai fatto messaggi d’auguri. Se è certa di ciò che dice sarà opportuno che procediamo ad una denuncia.”-
Segue una risposta incomprensibile dalla quale traggo solo la parola “carabinieri” e la convinzione che la signora non ci pensa nemmeno.
Clic! Finito?
Forse dovrebbe, se da questa parte del cellulare non ci fosse un uomo che non sopporta le situazioni ambigue.
Display- numero del telefono che ha chiamato prima- chiamata. -“Buongiorno, sono Billia, quello a cui ha telefonato poco fa.”- Segue passaggio del telefono da chi risponde alla signora con la voce che riconosco.
-“Sì, mi dica!”-
-“Signora, riflettendoci mi chiedevo se lei stessa ha ricopiato il mio numero dal cellulare di sua figlia. Capisce che, se ho la certezza che il numero è effettivamente il mio, devo procedere per cautelarmi, questa volta sono auguri, ma la prossima potrebbero essere minacce o qualsiasi altra cosa. Anche se mi sembra impossibile devo verificare che il mio numero non sia stato clonato.”-
-“Ma, adesso mia figlia non c’è …”-
-“Non importa, quando arriva faccia la verifica e poi mi chiami per dirmi se conferma oppure no.”-
-“Ma, sa, mia figlia si è già lamentata prima, dice che le consumo i soldi della scheda.”-
Ingoiando la rabbia: -“Ho capito signora, buongiorno.”-
Inutile dire che era una scusa visto che, a quel che so le nostre conversazioni sono avvenute sul telefono della madre e non della figlia.
Lunedì, Medea continua ad imperversare. Ore 14, portineria delle poste:
-"buongiorno, devo parlare con la Polizia postale.”-
-“Mi spiace, ci sono solo dalle nove alle dodici.”-
Pazienza, un altro giorno per pretendere che una madre poco attenta e una figlia, minorenne, ma evidentemente già spregiudicata, non si permettano mai più di coinvolgere nei loro problemi una sconosciuta persona per bene.
Display- numero del telefono che ha chiamato prima- chiamata. -“Buongiorno, sono Billia, quello a cui ha telefonato poco fa.”- Segue passaggio del telefono da chi risponde alla signora con la voce che riconosco.
-“Sì, mi dica!”-
-“Signora, riflettendoci mi chiedevo se lei stessa ha ricopiato il mio numero dal cellulare di sua figlia. Capisce che, se ho la certezza che il numero è effettivamente il mio, devo procedere per cautelarmi, questa volta sono auguri, ma la prossima potrebbero essere minacce o qualsiasi altra cosa. Anche se mi sembra impossibile devo verificare che il mio numero non sia stato clonato.”-
-“Ma, adesso mia figlia non c’è …”-
-“Non importa, quando arriva faccia la verifica e poi mi chiami per dirmi se conferma oppure no.”-
-“Ma, sa, mia figlia si è già lamentata prima, dice che le consumo i soldi della scheda.”-
Ingoiando la rabbia: -“Ho capito signora, buongiorno.”-
Inutile dire che era una scusa visto che, a quel che so le nostre conversazioni sono avvenute sul telefono della madre e non della figlia.
Lunedì, Medea continua ad imperversare. Ore 14, portineria delle poste:
-"buongiorno, devo parlare con la Polizia postale.”-
-“Mi spiace, ci sono solo dalle nove alle dodici.”-
Pazienza, un altro giorno per pretendere che una madre poco attenta e una figlia, minorenne, ma evidentemente già spregiudicata, non si permettano mai più di coinvolgere nei loro problemi una sconosciuta persona per bene.
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