"I ZINCHERI, SONO STATE GLI ZINCHERI.
STATO ATTENTI AGLI ZINCHERI QUANDO USCITO DA CASA". di Luciano Perrotta
La stampa, da due giorni a questa parte, riporta notizie che, bene o male, tutti noi che viviamo a Roma sappiamo da tempo.
Tante volte abbiamo fatto spallucce, oppure ci siamo abbandonati ad un moto di rabbia davanti allo sportello quando si è trattato di pagare l'ennesimo balzello.
Viene spontaneo prendersela cogli amministratori di questa città, dare tutti i torti ai politicanti di turno, sventolando la bandiera del giustizialismo; ma essendo loro inarrivabili
perché scortati da energumeni alti due metri, ce la prendiamo con gli extracomunitari o, se loro sono assenti, con il vicino di pianerottolo.
Gli altri sporcano ovunque, non pagano il biglietto del bus e le bollette dell'acqua, noi no, noi siamo cittadini probi con l'amor patrio nel cuore e senso civico che sprizza dai nostri pori.
Carminati e Buzzi e Alemanno sulle prime pagine di ogni testata.
Quest' ultimo riuscirà a cavarsela, ne sono certo, benché abbia aiutato i suoi amici palazzinari a distruggere Roma.
Eh si, bisognerà pur stoppare le frenesie dei costruttori edili, delle agenzie immobiliari di mezza capitale, se si vuole porre fine alle occupazioni abusive e al mercanteggiare truffaldino che ne consegue.
Gli alloggi popolari a Roma ci sono, ma non vengono affidati per favorire questi signori, ché se le case IACP od altri immobili venissero davvero affidati a chi ne ha realmente bisogno e da anni è in lizza, la bolla del mercato immobiliare scoppierebbe.
In fondo alle pagine di tutte le testate, in piccolo, le notizie sui misfatti degli agenti di polizia che hanno aiutato Carminati.
Notizie che passano. I politici, a quanto pare, sono gli unici capri espiatori.
I titoloni di giornali indipendenti per modo di dire, scrivono a caratteri cubitali, in neretto, i nomi dei politici responsabili dei rapporti fra Stato e Mafia Capitale, ma non parlano del poliziotto corrotto che applaude estasiato alle gesta dell'ex capo dei Nar:
"...Sono affascinato...Starei qua due giorni a sentirti, anche se non sei un santo...". Criminali che spalmano di merda i cadaveri degli agenti che da vivi furono ligi al dovere.
Mafia Capitale è ovunque.
Costituiscono associazioni a delinquere anche i vigili sensibili alle mazzette che se ne fregano della viabilità, i tanti cacciatori che, bardati come soldati e muniti di costosi fucili, sparano quintali di piombo nelle campagne circostanti Roma.
I problemi sono altri.
Il sette per cento di extracomunitari presenti, per esempio, i zincheri che fregano il ferro e il rame, i ladri di polli, i pensionati che escono dal Discount senza aver pagato il formaggio.
JOBS ACT di G Angelo Billia
I violini piangevano, le cetre guardavano meste i rami dei salici lontani e la campana esalava l’ultimo rintocco funebre, mentre i becchini della Repubblica gettavano le ultime palate di terra sulla “Repubblica fondata sul lavoro”.
ROMA, mentre l’istituzione giudiziaria pensa a ripulire alcune delle croste purulente, spia incontestabile della fase in cui la malattia preludeva alla fase terminale, la feccia della politica, occupante ormai stabilmente le istituzioni, effettuava l’ultimo massacro legislativo: sì al jobs act.
Fuori, facendosi largo fra le mille corruzioni, anche spicciole, della città eterna, una Roma giovane e determinata affrontava a muso duro l’apparato repressivo del regime.
Non passerete, dicevano, stringendo l’estremità del manganello, nerboruti giannizzeri in divisa.
Nella migliore tradizione della sbirraglia al servizio dei potenti stavano negando l’ultima possibilità di difesa ai condannati.
Da oggi i padroni tornano ad essere tali in tutto e per tutto, il velo legislativo, utile più a dare l’idea che anch’essi fossero soggetti alle regole comuni, piuttosto che a tutelare i lavoratori fino in fondo è caduto. Il padrone è lo Stato, all’occorrenza tuo padre, il tuo aguzzino, colui che determina come sarà la tua vita e quindi la tua morte.
D’ora in poi sai ciò che prima a volte non vedevi, tu non hai mai avuto patria.
Quando t’inducevano ai festeggiamenti celebrativi, celebravano il loro potere su di te e tu facevi ala a trionfi che tu stesso avevi pagato.
Quando sfilavi nelle feste del lavoro, senza capire che il parassita, se non vuoi i danni che causa, lo devi eliminare e non c’è compromesso che tenga, quando guardavi fiducioso a dirigenti che curavano amorevolmente le loro carriere, beh, oggi lo capisci, sei stato preso in giro.
Occorre ripartire da quei volti giovani che ieri assediavano il potere, occorre farlo sapendo che sono disarmati perché le generazioni del dopoguerra sono state inconcludenti, nella migliore delle ipotesi auto celebrative e nulla hanno trasmesso del patrimonio di conoscenze, di esperienze spesso anche negative che pure si è accumulato.
Il mostro, cioè il regime, continuerà alacremente a scavare fosse di povertà, di emarginazione, di schiavitù sempre meno mascherata, in una guerra che ha per obiettivo lo spietato predominio sulla grande maggioranza del genere umano.
A noi capire che chi sta alla finestra, chi continua ancora a coltivarsi l’orticello è qualcosa di peggio di un semplice cretino.
E’ ora di scendere in campo perché è una guerra per la vita o per la morte quella che si sta combattendo. Il nostro esercito c’è, deve essere mobilitato e dotato di uno Stato maggiore, chi ne sta fuori è un nemico e deve essere combattuto come tale, pena una sconfitta che pagheranno anche i nostri figli e nipoti.
STATO ATTENTI AGLI ZINCHERI QUANDO USCITO DA CASA". di Luciano Perrotta
La stampa, da due giorni a questa parte, riporta notizie che, bene o male, tutti noi che viviamo a Roma sappiamo da tempo.
Tante volte abbiamo fatto spallucce, oppure ci siamo abbandonati ad un moto di rabbia davanti allo sportello quando si è trattato di pagare l'ennesimo balzello.
Viene spontaneo prendersela cogli amministratori di questa città, dare tutti i torti ai politicanti di turno, sventolando la bandiera del giustizialismo; ma essendo loro inarrivabili
perché scortati da energumeni alti due metri, ce la prendiamo con gli extracomunitari o, se loro sono assenti, con il vicino di pianerottolo.
Gli altri sporcano ovunque, non pagano il biglietto del bus e le bollette dell'acqua, noi no, noi siamo cittadini probi con l'amor patrio nel cuore e senso civico che sprizza dai nostri pori.
Carminati e Buzzi e Alemanno sulle prime pagine di ogni testata.
Quest' ultimo riuscirà a cavarsela, ne sono certo, benché abbia aiutato i suoi amici palazzinari a distruggere Roma.
Eh si, bisognerà pur stoppare le frenesie dei costruttori edili, delle agenzie immobiliari di mezza capitale, se si vuole porre fine alle occupazioni abusive e al mercanteggiare truffaldino che ne consegue.
Gli alloggi popolari a Roma ci sono, ma non vengono affidati per favorire questi signori, ché se le case IACP od altri immobili venissero davvero affidati a chi ne ha realmente bisogno e da anni è in lizza, la bolla del mercato immobiliare scoppierebbe.
In fondo alle pagine di tutte le testate, in piccolo, le notizie sui misfatti degli agenti di polizia che hanno aiutato Carminati.
Notizie che passano. I politici, a quanto pare, sono gli unici capri espiatori.
I titoloni di giornali indipendenti per modo di dire, scrivono a caratteri cubitali, in neretto, i nomi dei politici responsabili dei rapporti fra Stato e Mafia Capitale, ma non parlano del poliziotto corrotto che applaude estasiato alle gesta dell'ex capo dei Nar:
"...Sono affascinato...Starei qua due giorni a sentirti, anche se non sei un santo...". Criminali che spalmano di merda i cadaveri degli agenti che da vivi furono ligi al dovere.
Mafia Capitale è ovunque.
Costituiscono associazioni a delinquere anche i vigili sensibili alle mazzette che se ne fregano della viabilità, i tanti cacciatori che, bardati come soldati e muniti di costosi fucili, sparano quintali di piombo nelle campagne circostanti Roma.
I problemi sono altri.
Il sette per cento di extracomunitari presenti, per esempio, i zincheri che fregano il ferro e il rame, i ladri di polli, i pensionati che escono dal Discount senza aver pagato il formaggio.
JOBS ACT di G Angelo Billia
I violini piangevano, le cetre guardavano meste i rami dei salici lontani e la campana esalava l’ultimo rintocco funebre, mentre i becchini della Repubblica gettavano le ultime palate di terra sulla “Repubblica fondata sul lavoro”.
ROMA, mentre l’istituzione giudiziaria pensa a ripulire alcune delle croste purulente, spia incontestabile della fase in cui la malattia preludeva alla fase terminale, la feccia della politica, occupante ormai stabilmente le istituzioni, effettuava l’ultimo massacro legislativo: sì al jobs act.
Fuori, facendosi largo fra le mille corruzioni, anche spicciole, della città eterna, una Roma giovane e determinata affrontava a muso duro l’apparato repressivo del regime.
Non passerete, dicevano, stringendo l’estremità del manganello, nerboruti giannizzeri in divisa.
Nella migliore tradizione della sbirraglia al servizio dei potenti stavano negando l’ultima possibilità di difesa ai condannati.
Da oggi i padroni tornano ad essere tali in tutto e per tutto, il velo legislativo, utile più a dare l’idea che anch’essi fossero soggetti alle regole comuni, piuttosto che a tutelare i lavoratori fino in fondo è caduto. Il padrone è lo Stato, all’occorrenza tuo padre, il tuo aguzzino, colui che determina come sarà la tua vita e quindi la tua morte.
D’ora in poi sai ciò che prima a volte non vedevi, tu non hai mai avuto patria.
Quando t’inducevano ai festeggiamenti celebrativi, celebravano il loro potere su di te e tu facevi ala a trionfi che tu stesso avevi pagato.
Quando sfilavi nelle feste del lavoro, senza capire che il parassita, se non vuoi i danni che causa, lo devi eliminare e non c’è compromesso che tenga, quando guardavi fiducioso a dirigenti che curavano amorevolmente le loro carriere, beh, oggi lo capisci, sei stato preso in giro.
Occorre ripartire da quei volti giovani che ieri assediavano il potere, occorre farlo sapendo che sono disarmati perché le generazioni del dopoguerra sono state inconcludenti, nella migliore delle ipotesi auto celebrative e nulla hanno trasmesso del patrimonio di conoscenze, di esperienze spesso anche negative che pure si è accumulato.
Il mostro, cioè il regime, continuerà alacremente a scavare fosse di povertà, di emarginazione, di schiavitù sempre meno mascherata, in una guerra che ha per obiettivo lo spietato predominio sulla grande maggioranza del genere umano.
A noi capire che chi sta alla finestra, chi continua ancora a coltivarsi l’orticello è qualcosa di peggio di un semplice cretino.
E’ ora di scendere in campo perché è una guerra per la vita o per la morte quella che si sta combattendo. Il nostro esercito c’è, deve essere mobilitato e dotato di uno Stato maggiore, chi ne sta fuori è un nemico e deve essere combattuto come tale, pena una sconfitta che pagheranno anche i nostri figli e nipoti.
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