domenica 19 aprile 2015

CIRCA MILLE ANNEGATI E I TERRORISTI LI ABBIAMO IN CASA di G Angelo Billia

"CIRCA MILLE ANNEGATI
E I TERRORISTI LI ABBIAMO IN CASA" di G Angelo Billia




Poverini… una preghiera… che l’acqua vi sia lieve… i bambini annegati, pensa te… maledetti leghisti e fascisti (che poi è la stessa cosa), saranno contenti!
E ancora: va beh, ma insomma, non ne abbiamo neanche per noi… prima i nostri… qualcuno glie lo dica che qui c’è la crisi… le tradizioni culturali europee… noi siamo cattolici…
E poi, il Papa: “cercavano la felicità”. 

E certo, credevano di andare nei paesi del bengodi.
Due cose, la prima è che cercavano la vita, quella vita che gli è stata negata nei paesi di provenienza. La seconda che è proprio a causa dell’operato dell’occidente “cattolico”, se milioni di persone, (o si dovrebbe dire miliardi?), sono ridotti alla stregua di schiavi senza futuro.
L’Africa è da secoli terreno di conquista per la “civiltà” occidentale, infatti ricchezze enormi, spesso anonime, sono state costruite su questo continente.
Cambiano i tempi, si aggiornano i metodi, ma la sostanza non cambia. 

Un continente intero in balia dello sfruttamento intensivo e delle concorrenze incrociate che ha, come momento unificante, scontri armati dovuti alle diversificazioni di gruppi dirigenti fantocci, riflesso di questa concorrenza, arricchiti in cambio della loro appartenenza alla sfera d’influenza reciproca.
L’Italia sta facendo la sua parte: L’ha fatta con il Re e Mussolini, con il suo imperialismo da operetta, grondante sangue alla stregua degli altri, e l’ha fatto con l’Italia “nuova”, repubblicana, dapprima scambiando dignità con contratti (ad es. corteggiando Gheddafi), e poi tornando alle bombe, (con Napolitano), impegnato come sempre nello sport nazionale, cioè unire le pretese dei banditi di casa nostra (petrolieri ecc.) con la vocazione servile, verso chi ha più armi e più potere per imporre gli “affari”.
Un sistema c’è per impedire tutto questo, si chiama autodeterminazione dei popoli. 

Ma per raggiungere questo obiettivo occorrono alcune cose.
La prima è impedire attivamente la politica neocoloniale italiana, cosa che implica il rigetto reale di ogni ingerenza nelle vicende interne dei singoli paesi;
la seconda è il rifiuto del buonismo ipocrita istituzionale: salvare i migranti è un dovere, prima che morale, riparatorio, perché la classe dirigente del nostro paese è corresponsabile della situazione in cui versano;
la terza consiste nell’abbandonare l’idea diffusa che i migranti siano diversi da noi, non bastano il colore della pelle e la religione diversa per oscurare il fatto che siamo in presenza di vittime dello stesso nemico di classe.
A giorni ricorre il 25 aprile, guai se l’idea d’aver sconfitto, in quel frangente il nazifascismo, oscurasse la realtà indiscutibile che quegli ideali sono stati traditi, proprio in casa nostra. Il cimitero chiamato Canale di Sicilia è parte integrante di quello costruito in occidente dalle esigenze “incontestabili” del mercato.
A sinistra, chi non è disposto a battersi per evitare tutto questo, deve ricordare sempre che porta addosso il marchio di Giuda.

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