IL SILENZIO DEI MISERABILI di G Angelo Billia
Un minuto di silenzio, in Parlamento, per Giovanni Lo Porto, fior di commentatori sui media, fra l’apparizione di un gerarca e l’altro, si spendono seriosamente per dimostrare l’ineluttabilità dell’accaduto.
Un silenzio molto più lungo per nascondere che è anche colpa di questo parlamento se la parola, sul piano internazionale, è alle armi.
E i silenzi che era meglio se c’erano.
Mattarella: “il 25 aprile è il giorno della libertà di tutti”.
Di tutti chi?
Di chi è senza lavoro, di chi fa la fila per il panino della Caritas, di chi ha perso casa o di chi non l’ha mai avuta, dei vecchi al limite della sussistenza, delle generazioni bruciate sull’altare delle compatibilità capitalistiche, dei torturati dalla Polizia o di quelli che sono stati uccisi “democraticamente” da essa?
25 APRILE
Tu prova:
Cammina sui monti senza meta, poi vai in città e continua a camminare.
Troverai cippi ovunque, posti a ricordo di chi combatteva la barbarie anche per te.
Non sono che numeri, sui libri che ancora si occupano di loro.
Ma lì, dove un giorno quei ragazzi, alcuni veramente imberbi, diedero fondo all’ultimo proiettile ben sapendo che non c’era un dopo per loro, se ascolti attentamente li sentirai ancora: “ i compagni mi vendicheranno”.
Li vedrai sanguinanti per le torture subite, mentre affrontano la morte col sorriso dei forti.
Poi vai nelle fabbriche sopravvissute ad altri settant’anni di capitalismo, anche lì troverai dei cippi, a ricordo degli operai resistenti caduti e di quelli mandati nei lager nei carri bestiame.
Se ascolti sentirai ancora le loro voci.
Voci di uomini e donne che hanno affrontato Golia, ben sapendo che avrebbero pagato duramente per questo.
Poi prenditi un po’ di tempo e guardati attorno, guarda te stesso e a ciò che è rimasto delle conquiste strappate a così caro prezzo.
Il parlamento ridotto a bivacco dei partiti aziende, il presidente del Consiglio nominato da un Presidente Re, che lavora attorniato da gerarchi fotocopia dei predecessori, una Magistratura che nella sua essenza è in antitesi anche con i pochi magistrati che credono ancora che la Legge sia uguale per tutti, delle forze armate, che si differenziano rispetto a quelle del ventennio esclusivamente per la dotazione maggiore di armi, le forze di polizia, che in maggioranza si specchiano senza remore nei metodi del fascismo, una Costituzione mai applicata e soggetta a continue modifiche, per cancellare anche il ricordo di un compromesso che dimostra la forza degli straccioni.
Se hai fatto tutto questo siediti e ascolta, sentirai con maggior forza La voce dei nostri martiri: “i compagni mi vendicheranno”.
Sei triste, lo so, magari domani porti un fiore su un cippo, ma non basterà per cancellare la tua tristezza, né varranno a cancellarla le tue professioni di fede resistente.
Un giorno, forse capirai, che quella che tu avverti come tristezza, in realtà è consapevolezza d’aver lasciato quel grido senza risposta.
Purché non sia davvero troppo tardi.
Un minuto di silenzio, in Parlamento, per Giovanni Lo Porto, fior di commentatori sui media, fra l’apparizione di un gerarca e l’altro, si spendono seriosamente per dimostrare l’ineluttabilità dell’accaduto.
Un silenzio molto più lungo per nascondere che è anche colpa di questo parlamento se la parola, sul piano internazionale, è alle armi.
E i silenzi che era meglio se c’erano.
Mattarella: “il 25 aprile è il giorno della libertà di tutti”.
Di tutti chi?
Di chi è senza lavoro, di chi fa la fila per il panino della Caritas, di chi ha perso casa o di chi non l’ha mai avuta, dei vecchi al limite della sussistenza, delle generazioni bruciate sull’altare delle compatibilità capitalistiche, dei torturati dalla Polizia o di quelli che sono stati uccisi “democraticamente” da essa?
25 APRILE
Tu prova:
Cammina sui monti senza meta, poi vai in città e continua a camminare.
Troverai cippi ovunque, posti a ricordo di chi combatteva la barbarie anche per te.
Non sono che numeri, sui libri che ancora si occupano di loro.
Ma lì, dove un giorno quei ragazzi, alcuni veramente imberbi, diedero fondo all’ultimo proiettile ben sapendo che non c’era un dopo per loro, se ascolti attentamente li sentirai ancora: “ i compagni mi vendicheranno”.
Li vedrai sanguinanti per le torture subite, mentre affrontano la morte col sorriso dei forti.
Poi vai nelle fabbriche sopravvissute ad altri settant’anni di capitalismo, anche lì troverai dei cippi, a ricordo degli operai resistenti caduti e di quelli mandati nei lager nei carri bestiame.
Se ascolti sentirai ancora le loro voci.
Voci di uomini e donne che hanno affrontato Golia, ben sapendo che avrebbero pagato duramente per questo.
Poi prenditi un po’ di tempo e guardati attorno, guarda te stesso e a ciò che è rimasto delle conquiste strappate a così caro prezzo.
Il parlamento ridotto a bivacco dei partiti aziende, il presidente del Consiglio nominato da un Presidente Re, che lavora attorniato da gerarchi fotocopia dei predecessori, una Magistratura che nella sua essenza è in antitesi anche con i pochi magistrati che credono ancora che la Legge sia uguale per tutti, delle forze armate, che si differenziano rispetto a quelle del ventennio esclusivamente per la dotazione maggiore di armi, le forze di polizia, che in maggioranza si specchiano senza remore nei metodi del fascismo, una Costituzione mai applicata e soggetta a continue modifiche, per cancellare anche il ricordo di un compromesso che dimostra la forza degli straccioni.
Se hai fatto tutto questo siediti e ascolta, sentirai con maggior forza La voce dei nostri martiri: “i compagni mi vendicheranno”.
Sei triste, lo so, magari domani porti un fiore su un cippo, ma non basterà per cancellare la tua tristezza, né varranno a cancellarla le tue professioni di fede resistente.
Un giorno, forse capirai, che quella che tu avverti come tristezza, in realtà è consapevolezza d’aver lasciato quel grido senza risposta.
Purché non sia davvero troppo tardi.
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