giovedì 16 aprile 2015

70° DELLA LIBERAZIONE di G Angelo Billia.

70° DELLA LIBERAZIONE  di G Angelo Billia:



Commemorazione in Parlamento:
In quel luogo, là dove, dalla liberazione in poi si trascina stancamente la farsa di una democrazia mai realizzata, usata sempre per coprire la spietatezza di un sistema di potere che nulla ha da invidiare al fascismo, essendo figlio della stessa classe dirigente, oggi ho sentito l’ambiguità di una Resistenza che, anziché fare i conti con la sua incompiutezza, si specchia nel potere sporcando sé stessa.
Non c’è d’esser fieri degli elogi di chi ha contribuito a normalizzare il paese, restituendo tutt’intero il potere di vita e di morte sulle masse a chi ha fatto uso del fascismo per gli stessi scopi.
Se la metà della popolazione sopravvive con la certezza di non avere nessuna voce in capitolo nella determinazione del suo presente e del suo futuro, e se l’altra metà è incapace persino di porsi il problema, per mancanza dei mezzi culturali necessari a vedere la situazione per quella che è e non per quella che gli viene detto che sia, è un problema della Resistenza. 

Non sarà la benevola pacca annuale sulla spalla, di chi porta tutt’intera la responsabilità d’aver permesso al mostro di sopravvivere e prosperare nelle determinazioni assunte dalle istituzioni, che potrà cancellare questo fatto.
C’è voluta la sentenza di un tribunale europeo, il quale non se l’è sentita di falsificare una fotografia che ormai era stata vista da tutti, per far dire agli uomini delle istituzioni, a mezza bocca e neanche a tutti, che sì, c’è stata tortura.



Ma questa ammissione ha cambiato uno Stato ancora fascista nella sua struttura profonda? 

No. Anzi, si prosegue imperterriti nella restaurazione anche formale del sistema , sia pure sotto l’egida della “modernità”, attraverso la modifica delle istituzioni in senso ancor più autoritario.
Oggi i figli della lupa sono stati sostituiti dai dipendenti dei partiti aziende, i quali a loro volta hanno il loro duce, designato con gli stessi sistemi “democratici” del fascismo. 

Il profitto aziendale, parlo soprattutto delle aziende vere, è l’unico valore a cui tutto viene subordinato. Intere generazioni sono scientemente considerate alla stregua dei molti oggetti usa e getta contemporanei.
 Il mercato viene prima degli uomini e l’interesse economico è, per legge, un valore assoluto.
In poche parole, la mancata attuazione della Costituzione, se non si vogliono alimentare finzioni è lì per dirci che le stesse istituzioni non hanno alcun legame con la Resistenza, con i suoi ideali di libertà e giustizia sociale. 

Chi pretende di rappresentare l’epopea partigiana deve avere il coraggio di vedere questa realtà e rompere ogni rapporto col nemico. 
Occorre coscienza del fatto che chi non lo fa non ha alcuna legittimazione e che, anzi, è complice nel processo di restaurazione avviato il giorno dopo la liberazione.


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