Oggi voglio essere superficiale e faccio i conti della massaia.
Correggetemi se sbaglio:
1) Abbiamo deciso di non salvare la Grecia dal default per circa un miliardo di euro.
2) Per questa decisione nei mercati finanziari vanno in fumo circa 250 miliardi di euro.
3) Il ministro Padoan ci dice che nel caso ci fosse il rischio di contagio sono già pronte delle contromisure, ovvero la BCE comprerà ancora più titoli di Stato per tenere basso lo spread (altra vagonata di miliardi che volano via)
Direi che solo un demente o un thatcherino (non sempre le due tristi condizioni coincidono) potrebbero ancora pensare che si tratti di una crisi economica.
Ma, badate bene, nemmeno finanziaria; sebbene queste operazioni si prestino a operazioni finanziarie selvagge (i grandi speculatori di tutto il globo sono già lì a sfregarsi le mani) non si può certo pensare che l'Europa intera sia alle dipendenze e succube dei poteri occulti (nemmeno tanto) della finanza (lasciamo questi pensieri ai mezzi scemi grillini).
La realtà è che questa devastazione selvaggia ha, come spesso accade nella storia, un significato puramente politico.
Siamo di fronte a una battaglia politica che mette in discussione le basi stesse della democrazia, i diritti storicamente acquisiti, gli assetti, le regole, gli equilibri di potere in seno all'unione Europea e ai singoli stati.
Trattasi di precise strategie politiche mascherate da regole economiche e finanziarie, anche perché le regole economiche e finanziarie non vivono di vita autonoma ma sono elaborate e alimentate da decisioni politiche ben individuabili, portate avanti secondo gli interessi di gruppi dominanti.
Decisioni tanto più forti quanto più condivise.
Per complessi motivi di natura culturale che non stiamo qui ad analizzare, negli ultimi trent'anni è stato più semplice ottenere l'adesione incondizionata e plaudente del "cittadino medio del cazzo" mascherando da ineluttabili e fisiologici processi economici e finanziari radicali strategie politiche di riassetto della forma stessa degli ordinamenti repubblicani e democratici.
Ma, badate bene, nemmeno finanziaria; sebbene queste operazioni si prestino a operazioni finanziarie selvagge (i grandi speculatori di tutto il globo sono già lì a sfregarsi le mani) non si può certo pensare che l'Europa intera sia alle dipendenze e succube dei poteri occulti (nemmeno tanto) della finanza (lasciamo questi pensieri ai mezzi scemi grillini).
La realtà è che questa devastazione selvaggia ha, come spesso accade nella storia, un significato puramente politico.
Siamo di fronte a una battaglia politica che mette in discussione le basi stesse della democrazia, i diritti storicamente acquisiti, gli assetti, le regole, gli equilibri di potere in seno all'unione Europea e ai singoli stati.
Trattasi di precise strategie politiche mascherate da regole economiche e finanziarie, anche perché le regole economiche e finanziarie non vivono di vita autonoma ma sono elaborate e alimentate da decisioni politiche ben individuabili, portate avanti secondo gli interessi di gruppi dominanti.
Decisioni tanto più forti quanto più condivise.
Per complessi motivi di natura culturale che non stiamo qui ad analizzare, negli ultimi trent'anni è stato più semplice ottenere l'adesione incondizionata e plaudente del "cittadino medio del cazzo" mascherando da ineluttabili e fisiologici processi economici e finanziari radicali strategie politiche di riassetto della forma stessa degli ordinamenti repubblicani e democratici.
Quant'è bella libertà, che si fugge tuttavia
Chi vuol esser scemo sia, di doman non v'è certezza...
Chi vuol esser scemo sia, di doman non v'è certezza...
Antonio Musa Bottero
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