sabato 31 ottobre 2015

"MARINO" di G Angelo Billia

"MARINO" di G Angelo Billia



Ho evitato di entrare nel merito di questa questione perché mi pareva giusto permettere, senza frapporre elementi di disturbo, alle persone che la valutavano una porcata, di esprimersi.
A giochi fatti, dopo che il commissario straordinario al comune di Roma è stato indicato, ritengo corretto aggiungere anche la mia opinione.
La verità nuda e cruda, porta dritto ad una considerazione: la farsa delle primarie, intese come momento democratico, ha convinto fior di persone, anche chi, in assoluta buonafede, non è stato in grado, concettualmente, di inserirla nel contesto generale del degrado democratico del paese.
E’ un fenomeno sociologico che viene da lontano, precisamente risale alla personalizzazione della politica. 

Pochi si sono resi conto che l’imbroglio, oltre a rappresentare la negazione della politica come confronto di idee, ha in sé una clausola di salvaguardia della classe dominante la quale, proprio perché non espressa apertamente, la pone al riparo dai contraccolpi della gestione ufficiale del potere.
Senza spremersi troppo, non è forse vero che, in termini percentuali, chi riversa il proprio risentimento verso il ventennio fascista, lo fa al 90% sulla figura di Mussolini e solo il rimanente 10%, ad essere ottimisti, ricorda con pari rigore le responsabilità del mandante, cioè della borghesia?
Domandiamoci perché, anziché prendercela con gli ispiratori delle misure d’austerità, cioè Gli Squinzi, ci limitiamo a condannare Napolitano, Monti, Letta e Renzi, senz’altro meritevoli del nostro disprezzo, ma pur sempre strumenti.
Allo stesso modo, l’entità Europea non è altro che ciò che la classe dominante, anche italiana, ha voluto. 

Ed è per questo che, chi si oppone all’Europa su basi nazionalistiche, in realtà supporta gli interessi di chi l’ha costruita.
Tornando a Marino, cioè a quella genìa di politici “non politici”, figli naturali della concezione “democratica” assimilata dagli Stati Uniti, tristemente paga il frutto delle sue scelte. 

Quando i presupposti politici sono quelli del suo partito, il destino e la longevità politica di ognuno sono legati semplicemente al maggiore o minore gradimento di chi conta davvero, e il chi conta davvero pro tempore è Renzi.
L’onestà, la corretta amministrazione, la stessa mafia capitale non c’entrano nulla. 

C’entra soltanto non mettersi, neanche incidentalmente, per traverso rispetto ai progetti di chi tutto decide, non ultimo il Vaticano.

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