giovedì 10 dicembre 2015

"Centomila Euro" di G Angelo Billia

Centomila Euro
E LA VITA D’ALTRI “VALE” ANCHE MENO




Prima fase:
sai cos’è la miseria, hai visto vecchi, patriarchi da “tradizione”, tirare gli ultimi anni di vita con il frutto del lavoro dei famigliari più giovani, hai la fortuna d’avere un lavoro e intimamente dici che a te non capiterà.
Dodici ore al giorno, spesso compresa la domenica, qualche volta anche quando i tuoi compagni di lavoro scioperano. 

Inghiotti gli insulti ma non t’importa, perché tu sei diverso, perché a te non deve capitare.
Ti sposi, a volte fai figli e dopo qualche anno, pochi, ti ritrovi al fianco una sorella; la moglie l’hai persa con i tuoi momenti liberi. 

Non ti poni neanche il problema, perché a te non deve capitare.



Seconda fase:
Sei ancora, anagraficamente, relativamente giovane, la casa è tua, ne sei orgoglioso e pazienza se fra tasse e spese di condominio ti costa come quella in affitto.

 Sei contento, perché a te non deve capitare.
Sul lavoro, in quella casa dove vai per dormire e magari anche a scaricare i nervi con quella che era tua moglie, la non vita che conduci inizia a farsi sentire acciaccandoti, ma non importa perché a te non capiterà.




Terza fase:
Sei stato in banca e ti sei sentito importante.

 L’impiegato addetto agli investimenti ti tratta coi guanti e ti propone d’investire. 
“Abbiamo giusto delle obbligazioni bancarie che rendono niente male.” ti dice. 
Ascolti lo spiegone che ti viene sciorinato. 
Non l’hai capito, ma è un dettaglio senza importanza. 
Firmi e te ne vai col petto in fuori, quel tanto che te lo permette il mal di schiena cronico.
 Ti senti padrone della banca.



Quarta fase:
Arriva tutt’intero il dazio della vita. 

In poco tempo ti riduci fisicamente come quei patriarchi della tua gioventù. 
Allora, accanto alla donna che era tua moglie cominci a contare: “per questa malattia tot anni e tot soldi, ce la facciamo e ce ne rimane anche per la prossima. 
Se non t’ammali anche tu, non potremo aiutare i figli, ma per il resto ce la faremo.”
E invece no! 

Quello che ostinatamente non hai voluto vedere nel corso della tua non vita, ti appare all’improvviso: la “tua” banca è in crisi e tocca a te pagare. 
Qualche avvisaglia, per altri versi l’avevi già avuta: le tasse sulla casa, il figlio grande disoccupato, una pensione buona solo per pagare la pulizia della scala, il contratto telefonico in virtù del quale per anni hai ritenuto normale pagare cifre astronomiche per le telefonate urbane e nazionali, in cambio di tariffe agevolate per quelle intercontinentali, che tu neppure hai capito cosa sono.
Certamente, nei dettagli questa storia non coincide con quella del sessantottenne, impiccato alla notizia che il frutto del suo lavoro serve per salvare la “sua” banca. 

Altrettanto certamente, però, ricalca l’esperienza di un’infinità di persone che passano la vita come se davvero potessero essere padroni del proprio destino.
Forse, se questi uomini prendessero coscienza del loro essere, come tutti, in balìa delle necessità di un pugno di parassiti, quel nodo scorsoio finalmente finirebbe al posto giusto.


G Angelo Billia

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