Bisognerebbe che gli imprenditori smettessero di discutere con gli "addetti ai lavori", dovrebbero avere il coraggio d'intavolare ragionamenti diretti con gli artisti, in fondo l'imprenditore dovrebbe essere il portatore di un meccanismo di mutazione e lavorare per una innovazione reale; deve tornare a fidarsi del suo gusto e riconsegnare al nulla assoluto da cui provengono critici, curatori e galleristi.
Il sistema dell'arte e il suo mercato sono in piena crisi e servono "irruzioni" di potenze vive per ricomporlo, bisogna anteporre il linguaggio dell'arte e degli artisti al critichese.
Il capitalismo ha generato l'inutile valorizzazione di figure intermediarie che sono caricaturali e come tali vanno narrate, gli intermediari hanno finito con lo sfasare e sfaldare i linguaggi dell'arte, creando narrazioni incompatibili con le radici dei linguaggi dell'arte e delle immagini, hanno allontanato l'artista dai movimenti e dalle istituzioni sociali.
I computer degli addetti ai lavori abbondano di bannati e bloccati, la voce dei ricercatori di linguaggi artistici e omessa, l'avvento dei social network ha reso però in questi anni l'artista un libero professionista che non si può più oscurare a tempo indeterminato, l'artista è l'umano e l'unico reale addetto al lavoro, con lui bisogna entrare in empatia, lui è il lavoratore delle immagini, lui ha un corpo simile al tuo e come te soffre le condizioni del tuo tempo, attraverso l'artista si possono recuperare pratiche che si rischiano di dimenticare, pratiche che tagliano realmente il superfluo e l'inutile.
Bisogna evidenziare forme culturali e di comportamento che imbarazzano gli addetti ai lavori, che sopprimono poetiche e linguaggi dell'arte, che diffondono descrizioni che mirano a fare apparire l'arte come "pura estetica", mi spiace molto per loro, ma questo è impossibile.
Il sistema dell'arte e il suo mercato sono in piena crisi e servono "irruzioni" di potenze vive per ricomporlo, bisogna anteporre il linguaggio dell'arte e degli artisti al critichese.
Il capitalismo ha generato l'inutile valorizzazione di figure intermediarie che sono caricaturali e come tali vanno narrate, gli intermediari hanno finito con lo sfasare e sfaldare i linguaggi dell'arte, creando narrazioni incompatibili con le radici dei linguaggi dell'arte e delle immagini, hanno allontanato l'artista dai movimenti e dalle istituzioni sociali.
I computer degli addetti ai lavori abbondano di bannati e bloccati, la voce dei ricercatori di linguaggi artistici e omessa, l'avvento dei social network ha reso però in questi anni l'artista un libero professionista che non si può più oscurare a tempo indeterminato, l'artista è l'umano e l'unico reale addetto al lavoro, con lui bisogna entrare in empatia, lui è il lavoratore delle immagini, lui ha un corpo simile al tuo e come te soffre le condizioni del tuo tempo, attraverso l'artista si possono recuperare pratiche che si rischiano di dimenticare, pratiche che tagliano realmente il superfluo e l'inutile.
Bisogna evidenziare forme culturali e di comportamento che imbarazzano gli addetti ai lavori, che sopprimono poetiche e linguaggi dell'arte, che diffondono descrizioni che mirano a fare apparire l'arte come "pura estetica", mi spiace molto per loro, ma questo è impossibile.
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