Medioevo artistico 2.0
La cooperazione tra artisti dovrebbe essere un processo naturale, un linguaggio artistico da solo non sopravvive, la divisione di generi e linguaggi aiuta a moltiplicare le forze ed è più efficace se è flessibile, questo perché l'ambiente sistema è in fase di continuo cambiamento.
Questo è il quadro nel cui ambito gli artisti dovrebbero tendere a un equilibrio tra cooperazione e competitività, artisti professionisti che con la loro esperienza sappiano mitigare la competitività, l'artista incapace di comprendere questo è un dilettante ed è giusto che si rivolga a un "addetto ai lavori".
La cornice collaborativa tra artisti sarà il rituale che lo stesso artista deve rappresentare e progettare, nell'interesse del suo linguaggio, della sua ricerca e degli artisti con cui si relaziona; la ritualità del gesto artistico trasforma oggetti, movimenti e senso delle cose, il rituale permette all'oggetto attraverso il linguaggio di divenire pregnante.
Ritualizzare i linguaggi dell'arte vuole dire lavorare per renderli quotidiani, alla portata di tutti, facili da comprendere e imparare, consentire e aprire a chiunque la possibilità dialettica dello spettatore.
La logica del potere dei mercati è antirituale ed esclude la partecipazione e la condivisione, in galleria non si commenta e comprende solo chi compra e chi vende.
Il web ci riporta a pensare all'arte come fosse un laboratorio comune, nel Medioevo al termine dell'apprendistato il giovane presentava un lavoro da esporre nel palazzo delle corporazioni di Arti e Mestieri per essere giudicato prima dai cittadini liberi e poi dai Maestri, l'opera non poteva essere accompagnata dalla parola e il manufatto doveva parlare, da solo, con la sua lingua, ai Maestri e ai cittadini, l'oggetto era lingua viva con la quale discutere, ci si rivolgeva a lui dandogli del tu, con l'oggetto si discuteva e disputava, bisogna tornare a fare parlare l'oggetto in questa maniera, fare tornare a viaggiare l'oggetto e non il produttore.
L'artista del medioevo 2.0 ha un laboratorio diffuso, il web e a partire da questo con il suo linguaggio può depurare l'ambiente sistema in cui opera, il sistema dell'arte Accademico e figlio dell'età moderna semplifica e inibisce, distorce la naturalezza con cui l'artista può fare rete o cooperazione diffusa, ma non ha più i mezzi per controllare o cancellare questa capacità, l'artista resta una figura sociale, in grado di collaborare più in profondità di quanto gli si cerca di imporre in nome della professionalità, questo perché l'enigma sociale dello stesso gesto artistico abita dentro di lui.
La cooperazione tra artisti dovrebbe essere un processo naturale, un linguaggio artistico da solo non sopravvive, la divisione di generi e linguaggi aiuta a moltiplicare le forze ed è più efficace se è flessibile, questo perché l'ambiente sistema è in fase di continuo cambiamento.
Questo è il quadro nel cui ambito gli artisti dovrebbero tendere a un equilibrio tra cooperazione e competitività, artisti professionisti che con la loro esperienza sappiano mitigare la competitività, l'artista incapace di comprendere questo è un dilettante ed è giusto che si rivolga a un "addetto ai lavori".
La cornice collaborativa tra artisti sarà il rituale che lo stesso artista deve rappresentare e progettare, nell'interesse del suo linguaggio, della sua ricerca e degli artisti con cui si relaziona; la ritualità del gesto artistico trasforma oggetti, movimenti e senso delle cose, il rituale permette all'oggetto attraverso il linguaggio di divenire pregnante.
Ritualizzare i linguaggi dell'arte vuole dire lavorare per renderli quotidiani, alla portata di tutti, facili da comprendere e imparare, consentire e aprire a chiunque la possibilità dialettica dello spettatore.
La logica del potere dei mercati è antirituale ed esclude la partecipazione e la condivisione, in galleria non si commenta e comprende solo chi compra e chi vende.
Il web ci riporta a pensare all'arte come fosse un laboratorio comune, nel Medioevo al termine dell'apprendistato il giovane presentava un lavoro da esporre nel palazzo delle corporazioni di Arti e Mestieri per essere giudicato prima dai cittadini liberi e poi dai Maestri, l'opera non poteva essere accompagnata dalla parola e il manufatto doveva parlare, da solo, con la sua lingua, ai Maestri e ai cittadini, l'oggetto era lingua viva con la quale discutere, ci si rivolgeva a lui dandogli del tu, con l'oggetto si discuteva e disputava, bisogna tornare a fare parlare l'oggetto in questa maniera, fare tornare a viaggiare l'oggetto e non il produttore.
L'artista del medioevo 2.0 ha un laboratorio diffuso, il web e a partire da questo con il suo linguaggio può depurare l'ambiente sistema in cui opera, il sistema dell'arte Accademico e figlio dell'età moderna semplifica e inibisce, distorce la naturalezza con cui l'artista può fare rete o cooperazione diffusa, ma non ha più i mezzi per controllare o cancellare questa capacità, l'artista resta una figura sociale, in grado di collaborare più in profondità di quanto gli si cerca di imporre in nome della professionalità, questo perché l'enigma sociale dello stesso gesto artistico abita dentro di lui.
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