sabato 7 settembre 2013

L'unico artista buono è un artista morto?


PER L'INFORMAZIONE DI MASSA, L'UNICO ARTISTA BUONO è UN ARTISTA MORTO?

Scrivo in merito alla tragedia delle due artiste Cagliaritane Sara Onnis e Michela Delle Cave, sperando di non essere frainteso e turbato per l’accaduto ma forse anche di più per come i mezzi di comunicazione di massa (o di messa?) hanno come al solito risposto.
Non conoscevo le due artiste e il lavoro delle due artiste, pur lavorando e operando nel loro stesso territorio, ma degli amici in comune, via facebook , mi avevano consigliato di recarmi al Bastione di Cagliari per osservare questa installazione shock di cui si parlava a dire il vero da qualche tempo, la sera dell’inaugurazione c’è stato un nubifragio e il resto della storia la conosciamo bene, spettacolo e performance shock rimandata e epilogo tragico annunciato con relativa missiva, Michela Delle Cave è stata salvata all’ultimo momento dalla forestale.
Questa storia mi sembra nella sua linearità, molto simile nel modello di arte e vita e anche nel relativo triste epilogo a quanto successo nel Marzo 2008 a Pippa Bacca e Silvia Moro, entrambe vestite da sposa e partite da Milano dovevano attraversare 11 paesi Europei e Medio Orientali teatri di conflitti, economici, politici, culturali e sociali,  “Spose in viaggio” recitava la didascalia del progetto performance delle due.
Pippa Bacca è stata violentata e  uccisa a Instanbul dopo essersi separata dalla compagna di viaggio e di percorso di arte e di vita (avevano fino a quel momento attraversato insieme vestite da sposa Slovenia, Croazia, Bosnia e Bulgaria, si sarebbero dovute ritrovare a Beirut per proseguire ancora insieme verso Giordania, Israele e Palestina), nella loro idea, questa loro performance e azione artistica avrebbe in qualche maniera celebrato il ruolo della donna nei luoghi del conflitto (uomo?), il vestito da sposa sporcato durante il viaggio e il relativo lavaggio dei piedi delle ostetriche erano l’omaggio a  chi nei luoghi teatro dei conflitti globali, nonostante tutto, aiutava a fare nascere vite e speranza.
Nel 2008 mi indignai per come l’industria giornalistica e l’informazione di massa scoprisse il lavoro di queste due artiste ignorato fino a quel momento anche dall’atteggiamento utilitaristico ed egotico di certi addetti ai lavori.
La performance-installazione di Michela Delle Cave e Sara Onnis  “Donne a pezzi” toccava un argomento delicatissimo  come quello del femminicidio (che ha visto vittima la stessa Pippa Bacca),  Sara Onnis come  Pippa Bacca cercava di arrivare a comunicare tensione e messaggi vitali attraverso l’arte e la sua ricerca e la sera del loro suicidio avrebbero dovuto donare o lasciare in giro per la città un manichino fatto a pezzi infiocchettato con nastrini rosso sangue, insomma volevano donare la tragedia, se fosse anche la loro tragedia esistenziale non lo so e rispettando il loro dramma e il loro suicidio annunciato ai familiari non voglio e non sono in condizione di commentare questo, Michela Delle Cave è fuori pericolo e questo mi fa piacere, ma quello che mi chiedo è questo rituale intimo e sacrificale era da deporre sull’altare di cosa?
Cosa spinge chi ama e si occupa praticamente di processi e linguaggi dell’arte ad arrivare fino a tanto? Che ruolo ha in tragedie come questa l’informazione e la divulgazione di massa? Quanti artisti invisibili e signori nessuno devastati si tolgono la vita anche lentamente perché uccisi dall’invisibilità di cui sono colpevoli in gran parte gli addetti ai lavori e anche il giornalismo d’arte e le pagine di cultura dei quotidiani che si limitano a promuovere il politicamente corretto o sponsorizzato? Non conoscevo il lavoro di Pippa Bacca e di Silvia Moro e neanche quello di Michela Delle Cave e Sara Onnis, adesso attraverso il suo quotidiano so tutto di loro, so che si voleva shockare per imprimere un vero messaggio diretto so che si sono tolte la vita in una Ford Fiesta bianca sulla costa di Cala Regina, che Sara ha inalato gas direttamente dal tubo di una delle due bombole e Michela non direttamente e per questo si è salvata ed è fuori pericolo, so che tutti gli articoli delle tre pagine del suo quotidiano che mi raccontano addirittura quante palme avessero in casa o a chi volessero lasciare il cane sono firmate a riproduzione riservata, ma mi chiedo e chiedo a voi addetti ai lavori e all’informazione di massa, perché arrivare a tanto? Perché spingere delle vite, delle intelligenze, delle persone, delle sensibilità d’artista ad arrivare a tanto per fare arrivare un messaggio?
Questo mi turba nel profondo, ci saranno altre Pippa Bacca e altre Sara Onnis, ci sono ogni settimana e ogni giorno, soffrono in silenzio e scompaiono anche da un giorno all’altro senza che nessuno se ne accorga, perché il condimento della storia non è così perfetto monograficamente come in questi casi.
Mi turba che non si informi e non si relazioni prima, quanto più è possibile sulle ricerche artistiche diffuse in un territorio, mi turba che sia proprio l’industria culturale, giornalistica  e artistica di massa a spingere sensibilità artistiche verso l’isolamento facendole sentire diverse e/o rifiutate, mi turba che dopo delle tragedie annunciate lo show business mediatico si catapulti come un avvoltoio sulle vite di queste artiste e le cominci a chiamare ARTISTE senza ombra di dubbio (cosa che senza la tragedia non avrebbe mai fatto), mi turba vedere spuntare notizie relative alla loro azione artistica non divulgate qualche giorno prima, ma si può? Mi turba che sembri per l’informazione di massa che oggi nel 2013 l’unico artista buono debba essere per forza un artista morto, ma questa è cultura diffusa? Questa è una società realmente a cultura diffusa? Sembra che ci sia tutto un sistema diffusivo e informativo indotto che spinga tacitamente gli artisti outsider a gesti estremi come questi per farli a vita post morte insider.
Spero di non essere frainteso, sono veramente addolorato per quanto è successo e qualsiasi sia stata la dinamica che ha innestato tale scenario sono delle vittime sacrificali, anche se ripeto, non capisco quale sia l’altare sul quale si siano immolate, basterebbe poco a evitare queste tragedie annunciate, evitare un pessimo giornalismo clientelare mascherato da critica intellettuale, curiosare e proporre il lavoro degli artisti, riassegnarli simbolicamente un reale ruolo sociale anche attraverso i media di massa, diffonderne la voce diretta priva di filtro e intermediazione e invece tutto resterà come prima, soliti noti sulla pagina della cultura e l’ignoto invisibile destinato a diventare noto e sbattuto e catapultato ovunque solo dopo il decesso tragico e spettacolare dell’artista, tutto questo mi sembra sciacallo, un gioco di riflessi misero dove l’informazione di massa esclude la massa se non per consegnarle simbolicamente una vittima sacrificale che esclusa, forte della propria diversità, non vuole essere.

Con affetto e stima,
Domenico “Mimmo” Di Caterino

 La mia posizione al tempo del decesso di Pippa Bacca e il relativo commento del Direttore di Flash Art Giancarlo Politi e le sorelle di Pippa Bacca.



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