Quando la Banca determina il "bene" pubblico.
La giunta comunale ne ha anche deciso la collocazione, nei giardini adiacenti alla Direzione Generale della Banca, che in questo processo di pubblica acquisizione funge da illuminato mecenate.
La scultura realizzata dall'artista originario di Banari (6 metri di circonferenza e 7,2 metri di altezza) era stata acquistata nel 2013 ed era stata protagonista della scenografia del Teatro del Silenzio, un anfiteatro naturale ricavato nella cornice delle colline di Lajatico, in provincia di Pisa.
Senza entrare nel merito del reale valore artistico dell'opera, che ricorda le sculture dei fratelli Arnaldo e Giò Pomodoro, delle quali non ha la stessa dignità del materiale, che non è bronzo, ma nel caso di Giuseppe Carta, la meno nobile resina, quello che mi sembra incredibile è che una banca acquisisca una scultura (chi sono gli esperti d'arte contemporanea che ne hanno consigliato l'acquisto come investimento?) e che poi arbitrariamente la collochi in un area pubblica senza la minima pantomima che accenni a un processo di reale condivisione e partecipazione (così mi raccontano artisti Sassaresi).
Mi appare grave è che uno spazio pubblico e comune, che dovrebbe essere organizzato attraverso percorsi progettuali partecipati e condivisi, acquisisca una scultura in questa maniera, la formazione Accademica da scultore, mi porta a ragionare non sulla scultura come soprammobile che può essere collocato all'occorrenza, ma come elaborazione di una idea da legare a un contesto, insomma la Direzione generale di una banca sassarese e i suoi giardini e un anfiteatro naturale di Lajatico non mi sembrano proprio lo stesso scenario per collocare una forma plastica; come al solito mi sbaglio?
Domenico "Mimmo" Di Caterino, dal sud di un isola.
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