Joseph Beuys è uno dei responsabili dello scatafascio artistico contemporaneo dettato dalla malapolitica, più di Warhol che bene o male si limitava a rincorrere immagini mediatiche facendole rimbalzare per creare prodotti del desiderio; lui proclamava che "ogni uomo è un artista e tutto ciò che fate è arte".
Arte socialmente impegnata la sua? No, demagogia generalizzata, lui ha fornito una grande risorsa politica ai governanti che si sono occupati di arte contemporanea, senza di lui non ci sarebbe stato un Benito Ulivo politico a lavorare spalla a spalla con Bassolindo ad esempio, ha fornito un incredibile strumento di propaganda aprendo nell'ambito di una professione la strada della valenza dell'arte dell'arrangiarsi atteggiandosi a persona di anima e spirito aperto, contemporaneo è diventato un termine che non si pone il problema e la fatica di mettere a punto veri programmi d'insegnamento e di didattica dell'arte, questo secolo è nato saturo di imbecilli totalitari alla Beuys, Beuys ha consentito con il suo lavoro la cancellazione della storia dell'arte nelle scuole e la quasi estinzione della scultura e di una visione artistica tridimensionale.
Colpa di Beuys se oggi gli artisti visivi elaborano strategie di marketing ed elaborano lessico di arte contemporanea, nessuna formazione specifica o processo artistico per la pratica del fare arte.
Certo ancora si disegna ma è scomparsa dai piani ministeriali l'anatomia per esempio e come si può imparare la scultura senza conoscere la struttura anatomica? Fabbricare immagini presuppone la conoscenza del mestiere. avere competenze ed una idonea conoscenza.
Beuys ha trasformato il sogno delle avanguardie in un incubo, facendole risucchiare dalle retroguardie, cavalcando l'ideologia degli anni sessanta ha tolto e cancellato i riferimenti, i giovani artisti sono ignoranti, non hanno storia e vivono solo il quotidiano, il presente ed il piccolo commento giornalistico, quanti sono i giovani artisti che si preoccupano di leggere un libro sull'arte dove non si parli di loro?
Hanno unici punti di riferimento comuni, ovunque essi siano: Beuys, Warhol, la Biennale di Venezia, Kassel e vai con la fiera delle idiozie. Vivono un totale distacco dal bagaglio della loro disciplina e professione.
Si dipinge ancora è vero, ma c'è speranza per la pittura? Sicuramente è improbabile che la pittura diventi nuovamente dimensione collettiva, i pittori e gli scultori sono di fatto gli ultimi eredi di una lunga tradizione, gli unici che ancora ragionano in termini di fratellanza, confraternita e comunità, nonostante questo, per colpa di Beuys e della fiera delle vanità vengono considerati dalla critica imperiale di mercato degli outsider, isolati, eccentrici, inclassificabili e scomodi per la storia che vogliono che scriva lo storico, questa è ignoranza, non capire da dove proviene un opera, senza contesto intellettuale formale l'opera non la si riesce a vedere, questo è il dramma storico, Beuys e la politica che ha cavalcato le sue idee, hanno reso l'opera d'arte irresponsabile e priva di valore.
Il disgusto sta vincendo, il potere che dal neoclassico agli anni settanta si manifestava con il gusto adesso alimenta il disgusto, sembra vogliano indurre attraverso l'arte ad uno shock necessario, un sacro in negativo da negare, la colpa di tutto questo è di Beuys!
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