cui tento di fare riflettere è che i veri “addetti ai lavori” del sistema sono gli artisti. Vi è stato un tempo non molto lontano dove la discussione intorno al senso dell’arte era propria degli artisti, poi è arrivato il mercato privato insieme a critici, curatori e galleristi ed il circo circolo bipolare mediatico che in nome dell’omologazione e del libero mercato hanno convinto gli artisti che per farsi comprendere dal loro pubblico e dalla loro comunità avessero bisogno di un critico, di una ideologia politica, di una galleria e di un collezionista mecenate.
Ma questo è vero? In nome di un’idea di autodeterminazione d’artista formata dai tempi dei miei studi Accademici di Storia dell’arte ho negli anni collezionato una serie d’insulti e diffide legali che mi hanno collocato alla periferia estrema di tutti i dibattiti ufficiali sul senso dell’arte, a tutto questo ho deciso di rispondere con questo testo molto caotico nella scansione filologica e temporale, dove tento di rinegoziare gli attuali equilibri del sistema mercantile dell’arte contemporanea globalizzato che relegano spesso l’artista nella condizione (unica) di libero professionista impossibilitato a partecipare a dibattiti e convegni che riguardino il suo lavoro, un tentativo di aprire un nuovo percorso che porti ad un altro sistema con gli artisti liberi di dibattere dinanzi ad un pubblico il senso del loro lavoro per orientarlo ed orientare nella lettura della contemporaneità, senza filtro di casta e nepotismi di sorta”
Ma questo è vero? In nome di un’idea di autodeterminazione d’artista formata dai tempi dei miei studi Accademici di Storia dell’arte ho negli anni collezionato una serie d’insulti e diffide legali che mi hanno collocato alla periferia estrema di tutti i dibattiti ufficiali sul senso dell’arte, a tutto questo ho deciso di rispondere con questo testo molto caotico nella scansione filologica e temporale, dove tento di rinegoziare gli attuali equilibri del sistema mercantile dell’arte contemporanea globalizzato che relegano spesso l’artista nella condizione (unica) di libero professionista impossibilitato a partecipare a dibattiti e convegni che riguardino il suo lavoro, un tentativo di aprire un nuovo percorso che porti ad un altro sistema con gli artisti liberi di dibattere dinanzi ad un pubblico il senso del loro lavoro per orientarlo ed orientare nella lettura della contemporaneità, senza filtro di casta e nepotismi di sorta”
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