giovedì 30 maggio 2013

Andrea P-Ars Roccioletti e Filippè Eè per la Tavor Art Mobil


a - se mostro solo il disegno e non la macchina che l'ha disegnato? E' un inganno lecito?
b - può dirsi che lo scopo dell'installazione sia proprio questo: condurre a scoprire il meccanismo?
c - la casualità del disegno evoca impressioni nell'osservatore. Dunque si legittima nel risultato?
d - siamo noi stessi (artisti in primis) macchine che si credono libere di epressione?
e - i motori usati per l'installazione provengono da soprammobili cinesi, uccelli meccanici...
f - …dunque è leggibile un discorso di riuso creativo di un oggetto "commerciale" effimero…
g - …peraltro prodotto in una catena di montaggio, affollata di operai sottopagati in lizza tra di loro
g - la serialità è un tema già visto, ma che oggi si ripresenta sotto mentite spoglie…
h - se costruisco una macchina che disegna, i disegni della macchina comunque sono "miei"?
i - l'installazione reagisce al passaggio del pubblico, iniziando a disegnare tramite sensore collegato
l - dunque, è la presenza dell'osservatore che la mette "al lavoro"
m - l'arte oggi si può presentare solo in forma di escamotage…
m2 - …perché il pubblico può essere solo raggiunto così, disabituato all'osservare?
m3 - …perché l'artista non può più prescindere da transmedia che recitano il mantra del "creativi tutti"?
m4 - …oppure l'evoluzione dell'arte poteva prendere un'altra strada, e restare "impermeabile"?


Andrea P-Ars Roccioletti




Filippè Eè

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