lunedì 13 maggio 2013

Garibaldi, la mafia, la Sicilia e l'Italia


di Giuseppe Scianò
La tappa di Garibaldi a Rampingallo, sul percorso fra Marsala e Salemi, è senza dubbio uno degli episodi minori dell’epopea risorgimental-garibaldina. Ma è molto significativo perché costituisce il primo incontro “operativo” con quelli che saranno i collaboratori ed i collaborazionisti del Governo SABAUDO, nell’operazione “CONQUISTA della SICILIA” in corso e che sarà portata a compimento dell’ARMATA ANGLO-GARIBALDINO-garibaldi bisPIEMONTESE e MAFIOSA alla quale si aggiungerà la partecipazione dell’ESERCITO DI MERCENARI UNGHERESI e di interi reparti dell’ESERCITO SABADUO.
Intanto era di fondamentale importanza che Garibaldi potesse VANTARE una collaborazione locale. A Marsala, com’è noto, vi era stata prevalentemente una KERMESSE britannica.
A Garibaldi ed ai suoi Mille, tuttavia, i capi-mafia ed i picciotti di MAFIA mafia statofecero una pessima impressione. E non bella (per non dire brutta) figura fecero pure i baroni SANT’ANNA, i MISTRETTA e gli altri nobili e bendatari presenti.
Ma si sa: non era alla “forma” che bisognata guardare, bensì alla “sostanza”. Tutto ciò che era successo e che succederà successivamente era stato, infatti, previsto, programmato ed attuato dal Governo di LONDRA, che era il più potente del Mondo.
Quella notte, – fra il dodici ed il tredici maggio del 1860, – Garibaldi dormì, quindi, tranquillamente. Non così i suoi “storiografi personali”, Giuseppe Cesare Abba e Beppe Bandi, che pensavano alle fatiche che avrebbero dovuto sostenere e alle bugie che avrebbero dovuto inventare, per rendere “presentabile” anzi esaltante, un’impresa che di eroico avrebbe avuto ben poco.

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