sabato 18 maggio 2013

A cosa serve il Man di Nuoro?


A cosa serve il MAN?

Direttore, 
scrivo perché continuo a trovare inconsistente la programmazione del Man di Nuoro,
serviva un toscano come Lorenzo Giusti per fare eseguire un murales a Crisa?
Ma poi, tecnicamente quelli di Crisa sono murales? Tra il graffitismo e il muralismo c'è uno spazio storico non da poco, non si possono comparare Rivera e Orozco con Haring e Basquiat.
 Crisa ha un merito in una realtà come Cagliari, quella di avere convinto giovanissime generazioni di writer e artisti che basti la ripetizione ossessiva e compulsiva del segno per fare  street art e questo ha alimentato il proliferare di segni, sogni e confronti urbani, ma è anche vero che da qualche anno la qualità del confronto tra gli street artisti cagliaritani sembra essersi di parecchio abbassata, non dico che in tempo di crisi economica globale e di carestia e fame isolana e isolata si dovessero fare arrivare al Man di Nuoro Bansky e Obey, e non è detto che non lo si possa fare, ma anche nell'isola il nuovo avanza pur non avendo il merito di avere attirato l'attenzione dei media nazionali per motivi di bipolarismo mediatico prima e politico dopo.
Vogliamo parlare di Italo Antico? Presentarlo senza un supporto e un confronto di artisti e linguaggi che in quegli stessi anni si ponevano le sue stesse problematiche e interrogativi quanto lo rende didatticamente e artisticamente fruibile e comprensibile dalle nuove generazioni?
   Uno spazio dell'autorevolezza del Man di Nuoro non può fermarsi a lavori di artisti iper presenti sul territorio che si possono contemplare a ogni angolo di strada (il troppo storpia) e/o presentare artisti concettualmente complessi in solitudine, così si rischia non di promuovere la cultura e la ricerca artistica sarda ma di contribuire ad ammazzarla e debellarla, non si può fare di un pubblico Museo uno spazio barricato e culturalmente isolato, bisogna lavorare per farne un forum di scontro e/o di confronto, anche senza mezze misure, ma con adeguati filtri di comprensione per un pubblico sempre più socialmente interconnesso e aperto.

Con affetto e sperando di non avere offeso nessuno, Mimmo Di Caterino, Capoterra.

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