domenica 19 gennaio 2014

Politico? Artisticamente poetico.


Quando l’azione politica è artisticamente poetica.

Finita l'epoca del realismo esistenziale cominciata negli anni '30 e terminata negli anni '50, dall'idea di progresso modernista inizia l'epoca del post-moderno, del vizio del mercato che trasgredisce e offende l'opera.
Il critico si fa intermediario tra l'artista e il mercato esclusivo del collezionista, divente un cortigiano del vizio del mercato, interpreta la sparizione dell'opera e la svende, opera che tanta valenza aveva nel periodo modernista.
La sparizione dell'opera legittimata dal mercato si conclude alla fine degli anni '80.
Dagli anni '90 si assiste alla sparizione del mercato, che non legittima più l'opera legittimata dall'artista.
Quale valenza può avere l'opera, rispetto all'opera realista-esistenziale degli anni 30?
Una valenza idealista-esistenziale, la crisi di un'idea della propria esistenza.

Il sistema dell'arte anni '60-'70 e '80 trova il critico protagonista, intermediario tra l'artista e mercato attraverso la militanza del collezionismo.
L'opera anni '60-'70 interpreta il linguaggio o il metalinguaggio, proietta la creatività dell'artista nel sociale, legittimata dal mercato attraverso il critico, protagonista,interpretando il vissuto dell'artista nella dimensione sociale e cioè quella del mercato del suo vizio e del sistema dell'arte.
 Gli artisti di oggi?  Tendono a voler 'fuggire dalla libertà' accettando la convivenza con il presente.

Pensare a un progetto,che diventi un futuro è per l'artista contemporaneo difficile come trovare un bar nel deserto della solitudine.
Resta nel lavoro di tutti i giorni il rapporto con la realtà, per sopravvivere fino a che non si riuscirà a sovvertire l'ordine statico delle cose attraverso l'anarchismo del pensiero mediante la carica della nuova epoca e della trasformazione della bellezza predestinata.
Questo prologo inspirato da un ragionamento di un artista contemporaneo italiano che tutti dovrebbero conoscere di nome Carlo Sain per introdurre due storie, che mirano a raccontare che l'artista politico è qualcosa che è sempre esistito, a prescindere dal fatto che possa essere un imprenditore di se stesso come Ai Weiwei.

La prima storia:

Banksy ha dichiarato che i profitti dalle sue vendita di stampe  dovrebbero essere dotati a un gruppo artistico anarchico russo, Voina.
Noti per avere disegnato un fallo enorme su un ponte di fronte agli uffici ex - KGB, in Italia li avrebbero glorificati?
Pensate a Cattelan, la sua operazione semantica in Piazza degli affari non è figlia della stessa logica di comunicazione?
Voina ( o " War" per dare loro il nome inglese ) sono un gruppo artistico radicale interessato impugnare la costituzione russa su importanti questioni politiche , quali gli atteggiamenti verso l'omofobia , la razza , e le azioni totalitarie dello Stato, attraverso la creazione di processi artistici scandalosi e provocatori.
 Oleg Vorotnikov e Leonid Nikolayev sono stati detenuti per più di un mese a St.Pietroburgo prigione con false accuse. 
 Alex Plutser - Sarno e Natalia Sokol sono stati nascosti dalla polizia . 

 La seconda storia che vorrei raccontare, dovrebbe essere già storia dell'arte ma non lo è, perché sappiamo che quando si ragiona sul contemporaneo la Storia dell'Arte è sempre al traino dei vincitori di mercato: 
Dal 16 Gennaio al 30 Marzo, il Museo Nazionale di Belle Arti Cileno (NMFA), che non è un museo fondato sul sistema delle fondazioni private a carico del contribuente nell'interesse del privato a sdognare come pubblica necessita i suoi investimenti, ospita la mostra di Cecilia Vicuña, un artista in grado di parlare così:

" Il Colpo di Stato in Cile ha causato un grande impatto nel mondo, dove pacificamente Cile è stato percepito come una speranza e un esempio da seguire.
L'azione violenta che ha distrutto il processo democratico nel nostro paese, è stata universalmente ripudiata e ha generato diverse forme di solidarietà nel campo dell'arte .
Nel 1974 , la Biennale di Venezia è stata dedicata al Cile e Londra Artisti per la Democrazia ( AFD )  è stato un programma di lavoro, un invito per l'azione diretta e la mobilitazione in cui gli artisti articolarono un collettivo che  arrivò al Festival delle Arti, fondato per la democrazia in Cile presso il Royal College of Art di Londra nel 1974 "

Insomma un collettivo di artisti, mai studiato e mai trattato sul serio, un azione collettiva e una storia non solo cilena omessa dal mercato.
Il Museo Nazionale di Belle Arti e il Museo della Memoria dei Diritti Umani hanno il merito di avere collaborato per ricostruire questa inedita mostra storica, con gli artisti che hanno fatto e sostenuto con la loro arte la cultura contro la dittatura, qualche nome tra gli altri: John Dugger , Mike Leggett , Liliane Lijn , Roberto Matta , Cecilia Vicuña e Julio Cortáza.
Concludo con le parole della stessa Cecilia Vicuña:
" Artisti per la democrazia, il file-progetto Cecilia Vicuña emerge oggi per far rivivere nel presente, la questione della democrazia partecipativa, la sua esistenza o la riconfigurazione in seguito alla crisi ecologica, culturale e sociale che sta generando una nuova mobilitazione di artisti, studenti e cittadini impegnati per il futuro della giustizia sociale e della convivenza umana ".
Cavolo, così parla un artista, la sua voce sarà ascoltata dai tanti assessorati alla cultura italica con occhi rivolti esclusivamente verso prodotti artistici di mercato incapace di raccontare le problematiche del loro territorio?
Il Link per chi fosse a Santiago avesse voglia di osservare quanto possa essere poetica l'azione artistica realmente e scomodamente politica: http://www.museodelamemoria.cl/expos/artists-for-democracy-el-archivo-de-cecilia-vicuna/

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