Quando l’azione politica è artisticamente
poetica.
Finita l'epoca del
realismo esistenziale cominciata negli anni '30 e terminata negli anni '50,
dall'idea di progresso modernista inizia l'epoca del post-moderno, del vizio
del mercato che trasgredisce e offende l'opera.
Il critico si fa
intermediario tra l'artista e il mercato esclusivo del collezionista, divente
un cortigiano del vizio del mercato, interpreta la sparizione dell'opera e la
svende, opera che tanta valenza aveva nel periodo modernista.
La sparizione
dell'opera legittimata dal mercato si conclude alla fine degli anni '80.
Dagli anni '90 si
assiste alla sparizione del mercato, che non legittima più l'opera legittimata
dall'artista.
Quale valenza può
avere l'opera, rispetto all'opera realista-esistenziale degli anni 30?
Una valenza
idealista-esistenziale, la crisi di un'idea della propria esistenza.
Il sistema
dell'arte anni '60-'70 e '80 trova il critico protagonista, intermediario tra
l'artista e mercato attraverso la militanza del collezionismo.
L'opera anni
'60-'70 interpreta il linguaggio o il metalinguaggio, proietta la creatività
dell'artista nel sociale, legittimata dal mercato attraverso il critico,
protagonista,interpretando il vissuto dell'artista nella dimensione sociale e
cioè quella del mercato del suo vizio e del sistema dell'arte.
Gli artisti
di oggi? Tendono a voler 'fuggire dalla libertà' accettando la convivenza
con il presente.
Pensare a un
progetto,che diventi un futuro è per l'artista contemporaneo difficile come
trovare un bar nel deserto della solitudine.
Resta nel lavoro di
tutti i giorni il rapporto con la realtà, per sopravvivere fino a che non si
riuscirà a sovvertire l'ordine statico delle cose attraverso l'anarchismo del
pensiero mediante la carica della nuova epoca e della trasformazione della
bellezza predestinata.
Questo prologo
inspirato da un ragionamento di un artista contemporaneo italiano che tutti
dovrebbero conoscere di nome Carlo Sain
per introdurre due storie, che mirano a raccontare che l'artista politico è
qualcosa che è sempre esistito, a prescindere dal fatto che possa essere un
imprenditore di se stesso come Ai Weiwei.
La prima storia:
Banksy ha dichiarato che i profitti dalle sue vendita di stampe
dovrebbero essere dotati a un gruppo artistico anarchico russo, Voina.
Noti per avere
disegnato un fallo enorme su un ponte
di fronte agli uffici ex - KGB, in Italia li avrebbero glorificati?
Pensate a Cattelan,
la sua operazione semantica in Piazza degli affari non è figlia della stessa
logica di comunicazione?
Voina ( o "
War" per dare loro il nome inglese ) sono un gruppo artistico radicale
interessato impugnare la costituzione russa su importanti questioni politiche ,
quali gli atteggiamenti verso l'omofobia , la razza , e le azioni totalitarie
dello Stato, attraverso la creazione di processi artistici scandalosi e
provocatori.
Oleg Vorotnikov e Leonid Nikolayev sono stati detenuti per più di un mese a St.Pietroburgo prigione con
false accuse.
Alex Plutser
- Sarno e Natalia Sokol sono stati nascosti dalla polizia .
La seconda
storia che vorrei raccontare, dovrebbe essere già storia dell'arte ma non lo è,
perché sappiamo che quando si ragiona sul contemporaneo la Storia dell'Arte è
sempre al traino dei vincitori di mercato:
Dal 16 Gennaio al
30 Marzo, il Museo Nazionale di Belle Arti Cileno (NMFA), che non è un museo
fondato sul sistema delle fondazioni private a carico del contribuente
nell'interesse del privato a sdognare come pubblica necessita i suoi
investimenti, ospita la mostra di Cecilia
Vicuña, un artista in
grado di parlare così:
" Il Colpo di Stato in Cile ha causato un
grande impatto nel mondo, dove pacificamente Cile è stato percepito come una
speranza e un esempio da seguire.
L'azione violenta che ha distrutto il processo
democratico nel nostro paese, è stata universalmente ripudiata e ha generato
diverse forme di solidarietà nel campo dell'arte .
Nel 1974 , la Biennale di Venezia è stata
dedicata al Cile e Londra Artisti per la Democrazia ( AFD ) è stato un
programma di lavoro, un invito per l'azione diretta e la mobilitazione in cui
gli artisti articolarono un collettivo che arrivò al Festival delle Arti,
fondato per la democrazia in Cile presso il Royal College of Art di Londra nel
1974 "
Insomma un
collettivo di artisti, mai studiato e mai trattato sul serio, un azione
collettiva e una storia non solo cilena omessa dal mercato.
Il Museo Nazionale
di Belle Arti e il Museo della Memoria dei Diritti Umani hanno il merito di
avere collaborato per ricostruire questa inedita mostra storica, con gli
artisti che hanno fatto e sostenuto con la loro arte la cultura contro la
dittatura, qualche nome tra gli altri: John Dugger , Mike Leggett , Liliane
Lijn , Roberto Matta , Cecilia Vicuña e Julio Cortáza.
Concludo con le
parole della stessa Cecilia Vicuña:
" Artisti per la democrazia, il
file-progetto Cecilia Vicuña emerge oggi per far rivivere nel presente, la
questione della democrazia partecipativa, la sua esistenza o la
riconfigurazione in seguito alla crisi ecologica, culturale e sociale che sta
generando una nuova mobilitazione di artisti, studenti e cittadini impegnati
per il futuro della giustizia sociale e della convivenza umana ".
Cavolo, così parla
un artista, la sua voce sarà ascoltata dai tanti assessorati alla cultura
italica con occhi rivolti esclusivamente verso prodotti artistici di mercato
incapace di raccontare le problematiche del loro territorio?
Il Link per chi
fosse a Santiago avesse voglia di osservare quanto possa essere poetica
l'azione artistica realmente e scomodamente politica: http://www.museodelamemoria.cl/expos/artists-for-democracy-el-archivo-de-cecilia-vicuna/
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