Pinuccio? Ancora vilipeso e offeso.
Un ennesimo episodio vede coinvolto il Maestro Pinuccio Sciola e evidenzia la scarsa attenzione all'arte e alla ricerca dei suoi linguaggi che le varie amministrazioni dedicano ai loro artisti.
In un anno Pinuccio Sciola si è visto cancellare un suo storico affresco a Cagliari, si è dovuto difendere dalla messa in discussione del suo operato curatoriale a San Sperate e come se non bastasse si è ritrovato deliberatamente danneggiate, a martellate, delle sue sculture sonore a Serbariu - Carbonia.
Premesso che il problema non si limita al solo Pinuccio Sciola, bisognerà pure prendere atto del fatto, che il sistema amministrativo e politico isolano, sembra essere studiato appositamente per dequalificare il lavoro degli artisti, quasi come se fossero un bene a termine da usare come spot propagandistico da abbandonare a se stesso uno volta esaurito l'attimo.
L'ignoranza, l'inciviltà, la scarsa cultura di un territorio e le reiterate umiliazioni, che subiscono gli artisti che ci operano, a chi è da addebitare?
Sicuramente non agli artisti, che altro non fanno che lavorare nonostante tutto per esprimerne l'energia, per amore della propria ricerca che sonda il confine poetico e ambiguo tra identità e comunità.
Non me la sento di parlare di vandalismo e neanche d'ignoranza, se non da parte delle amministrazioni, che hanno il dovere morale e sociale di tutelare il lavoro degli artisti che ospitano, facendone bene culturale e comune, non abbandonandole a se stesse e all'incomprensione.
Serve un cambiamento di rotta politico prima che poetico, serve una classe dirigente politica che sappia tutelare i beni culturali ed artistici che la propria terra produce, una terra senza cultura e dialettica diffusa sulla propria produzione artistica è una terra senza dignità che offendendo i propri artisti offende la propria anima e la propria memoria.
Gli artisti sono l'anima di un territorio e un territorio che soffoca la voce dei propri artisti è un territorio dominato, destinato a subire culture altre, incapace di ascoltare e tutelare il proprio vissuto e la propria memoria.
Martellare le pietre sonore, vuole dire idealmente rifiutare la propria natura ancestrale, non ascoltarne la voce, non sapere convivere con l'ideale contemplazione naturale che l'isola, nel suo isolamento ideale ancora consente.
Mi piacerebbe smettere di scrivere lettere su questo tema, ma ho il sentore che per cambiare rotta culturale e cognizione di causa sociale sul lavoro dell'artista in un territorio, ne scriverò ancora molte altre, in tempi di crisi economica anche la diseguaglianza culturale è qualcosa da combattere e a cui va posto freno studiando soluzioni di tutela e diffusione dei linguaggi dell'arte e degli artisti che animano un territorio, vivendolo e rappresentandolo.
PH Pinuccio Sciola, caricate da uno smartphone su Facebook.
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