FANTASMI DI PARIGI di Giulietto Chiesa.
Valanghe di retorica dolciastra e fuorviante, attorno alla gigantesca manifestazione di Parigi, mentre l’Europa dei potenti (ma ricattati e ricattabili leader del vecchio continente) si appresta a varare a Bruxelles, domani, misure di emergenza anti-terroristica che ricopieranno fedelmente il Patriot Act di George Bush nei giorni che seguirono l’11 settembre 2001.
Il caravanserraglio mediatico dei servitori del potere sta già archiviando la prima pagina di questa tragedia:
la versione (anzi le versioni) ufficiali dell’attentato sanguinoso contro Charlie Ebdo sono date per acquisite.
Come se sapessimo ciò che è accaduto.
Invece non sappiamo niente di niente.
A meno di non pensare che tutto questo immenso Circo Barnum di emozioni, lacrime false, e vere, paure, bugie, chiacchiere più o meno insulse, che ha fatto muovere tutti i governi d’Europa, più Netanyhau e Abu Mazen, sia stato provocato dalla follia di due giovanotti (che, per altro) erano sotto controllo da molti anni da parte dei servizi segreti francesi.
La minaccia c’è, e quelle facce, molto simili al bronzo, che aprivano il corteo di Parigi, lo sanno.
E’ lo Stato islamico”?
Certo: “anche” lo Stato islamico, ma bisogna chiedersi cos’ è lo Stato Islamico, da dove viene, chi lo ha creato, pagato, organizzato.
Chi lo guida? Sfruttando l’enorme forza motrice di immense masse diseredate del pianeta.
A Parigi è stato compiuto un “atto di guerra” contro i popoli europei.
Il secondo dopo la vera e propria aggressione che gli Stati Uniti e i dirigenti europei hanno scatenato contro la Russia, in Ucraina, all’inizio del 2014.
Lo scopo?
Gli scopi?
Colpire i diritti e le libertà del vecchio continente, legare a doppio filo i destini dell’Europa e quelli degli Stati Uniti, avviare un’offensiva strategica contro Russia, Cina, Iran, i paesi del BRICS.
L’Occidente, guidato dagli Stati Uniti, cerca di riportarsi al centro del mondo.
A tutti i costi.
La crociata cristiana contro l’Islam è lo strumento contundente e sanguinoso con cui si cerca di invertire il corso inesorabile della fine dell’Impero.
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