SINISTRA RADICALE E FIBRILLAZIONE ELETTORALE di G Angelo Billia.
Basta la vita per decrittare ciò che ci accade intorno?
Non lo so, ma vedendo i rinnovati slanci (vitali?) di certa sinistra, temo che da qualche parte ci sia un blocco automatico all’alimentazione cerebrale, che quando scatta impedisce tutto fuorché le velleità elettorali, ovviamente per chi ce l’ha.
La storia è arcinota, Cofferati trombato, come san fare nel e intorno al PD, se ne va, ed ecco che si intravede nuovamente la luce!
“Facciamo la Syriza italiana” è il commento speranzoso pressoché unanime degli orfanelli di Bertinotti.
Ne ricavo l’impressione d’essere di fronte ad una versione politica del materiale a memoria di forma, tiralo dove vuoi ma puoi star certo che poi torna alle origini.
Già, le origini, forse è proprio questo il problema.
Uno s’aspetterebbe che, in tanto passato, avesse lasciato il segno anche la capacità di trarre i debiti insegnamenti dalla propria storia, ma su questo versante c’è un’agghiacciante tabula rasa.
Non è successo nulla, noi non abbiamo mai sbagliato e ciò che è accaduto non ci compete.
Per usare una definizione non troppo pesante, potremmo compendiare la storia politica di Rifondazione e della maggior parte delle formazioni fuoruscite da essa, con il termine di opposizione e governo responsabili.
La realtà purtroppo rimanda questa definizione ad un’integrazione, cioè “verso la borghesia”.
Alimentare la finzione che alleanze di governo che non si oppongano alla questione centrale, cioè al “diritto” della borghesia a imporre i suoi interessi e legarsi all’idea immaginifica che vi sia una borghesia illuminata con la quale remare contro i cattivi, non recedendo neppure di fronte alla prova dei fatti, i quali hanno dimostrato esattamente il contrario, colloca obiettivamente gli autori in una posizione ausiliare rispetto alla borghesia stessa.
Questo avviene, al di là dei richiami formali all’ideologia comunista, i quali assumono la semplice funzione della foglia di fico con la quale coprire tutto il resto.
In questo quadro, anche la strombazzata volontà unitaria, esemplificata, ora con una tentata scimmiottatura di Syriza, ieri con Ingroia, passando a piè pari sopra gli argomenti appena accennati, si pone nel calderone dei diversivi, utili alla borghesia e ai suoi partiti e idonei per regalare l’immagine poco esaltante di qualche eletto che si barcamena per cercare di giustificare il suo operato e la sua permanenza al fianco del nemico di classe.
Del resto, i modelli ai quali queste formazioni si rifanno, pur comprendendo al loro interno anime diverse, rimangono pur sempre nell’alveo del semplice rifiuto di questo o quel provvedimento particolarmente odioso.
L’Europa dei popoli contrapposta a quella della borghesia, per queste formazioni finisce con l’identificazione di qualche miglioria rispetto ai diktat della troica, lasciando concettualmente invariato il modello che a parole si denuncia.
E’ lo stesso meccanismo alla base dell’identificazione delle personalità di spicco a cui affidarsi in Italia. Sarebbe, così, lungimirante, oltre che rivoluzionario, affidarsi a pezzi del PD “dissenzienti”, come se questi non avessero la loro buona parte di responsabilità nella costruzione di questo mostruoso agglomerato chiamato partito Democratico e nell’adozione delle misure antipopolari in cui è specializzato.
Né valgono gli argomenti, alla base della loro eventuale “scelta di campo”. Non importa a nessuno che questi fino al giorno prima brucassero tranquillamente nel pascolo PD, al figliol prodigo (papà, nel caso di Cofferati), si perdona tutto, anche l’aver aderito per “disciplina” all’adozione delle peggiori misure, anche l’aver fatto il sindaco con criteri propri della destra.
Probabilmente è per questo che, gli ingenui come me, in questo modo di procedere scorgono anche un tentativo d’autoassoluzione morale, per le molte porcherie coperte dagli amministratori pubblici di questa sinistra.
Comunque sia, al di là dei giudizi morali sempre opinabili, rimane il problema di fondo, la fibrillazione elettorale è una pessima consigliera, induce a credere che la salvezza sia lì, in qualche eletto purché sia e nel suo vagare nelle anticamere delle stanze dei bottoni, propedeutico ad apporre gli ultimi chiodi alla bara di quella che, molto impropriamente, qualcuno si ostina a definire sinistra radicale.
Basta la vita per decrittare ciò che ci accade intorno?
Non lo so, ma vedendo i rinnovati slanci (vitali?) di certa sinistra, temo che da qualche parte ci sia un blocco automatico all’alimentazione cerebrale, che quando scatta impedisce tutto fuorché le velleità elettorali, ovviamente per chi ce l’ha.
La storia è arcinota, Cofferati trombato, come san fare nel e intorno al PD, se ne va, ed ecco che si intravede nuovamente la luce!
“Facciamo la Syriza italiana” è il commento speranzoso pressoché unanime degli orfanelli di Bertinotti.
Ne ricavo l’impressione d’essere di fronte ad una versione politica del materiale a memoria di forma, tiralo dove vuoi ma puoi star certo che poi torna alle origini.
Già, le origini, forse è proprio questo il problema.
Uno s’aspetterebbe che, in tanto passato, avesse lasciato il segno anche la capacità di trarre i debiti insegnamenti dalla propria storia, ma su questo versante c’è un’agghiacciante tabula rasa.
Non è successo nulla, noi non abbiamo mai sbagliato e ciò che è accaduto non ci compete.
Per usare una definizione non troppo pesante, potremmo compendiare la storia politica di Rifondazione e della maggior parte delle formazioni fuoruscite da essa, con il termine di opposizione e governo responsabili.
La realtà purtroppo rimanda questa definizione ad un’integrazione, cioè “verso la borghesia”.
Alimentare la finzione che alleanze di governo che non si oppongano alla questione centrale, cioè al “diritto” della borghesia a imporre i suoi interessi e legarsi all’idea immaginifica che vi sia una borghesia illuminata con la quale remare contro i cattivi, non recedendo neppure di fronte alla prova dei fatti, i quali hanno dimostrato esattamente il contrario, colloca obiettivamente gli autori in una posizione ausiliare rispetto alla borghesia stessa.
Questo avviene, al di là dei richiami formali all’ideologia comunista, i quali assumono la semplice funzione della foglia di fico con la quale coprire tutto il resto.
In questo quadro, anche la strombazzata volontà unitaria, esemplificata, ora con una tentata scimmiottatura di Syriza, ieri con Ingroia, passando a piè pari sopra gli argomenti appena accennati, si pone nel calderone dei diversivi, utili alla borghesia e ai suoi partiti e idonei per regalare l’immagine poco esaltante di qualche eletto che si barcamena per cercare di giustificare il suo operato e la sua permanenza al fianco del nemico di classe.
Del resto, i modelli ai quali queste formazioni si rifanno, pur comprendendo al loro interno anime diverse, rimangono pur sempre nell’alveo del semplice rifiuto di questo o quel provvedimento particolarmente odioso.
L’Europa dei popoli contrapposta a quella della borghesia, per queste formazioni finisce con l’identificazione di qualche miglioria rispetto ai diktat della troica, lasciando concettualmente invariato il modello che a parole si denuncia.
E’ lo stesso meccanismo alla base dell’identificazione delle personalità di spicco a cui affidarsi in Italia. Sarebbe, così, lungimirante, oltre che rivoluzionario, affidarsi a pezzi del PD “dissenzienti”, come se questi non avessero la loro buona parte di responsabilità nella costruzione di questo mostruoso agglomerato chiamato partito Democratico e nell’adozione delle misure antipopolari in cui è specializzato.
Né valgono gli argomenti, alla base della loro eventuale “scelta di campo”. Non importa a nessuno che questi fino al giorno prima brucassero tranquillamente nel pascolo PD, al figliol prodigo (papà, nel caso di Cofferati), si perdona tutto, anche l’aver aderito per “disciplina” all’adozione delle peggiori misure, anche l’aver fatto il sindaco con criteri propri della destra.
Probabilmente è per questo che, gli ingenui come me, in questo modo di procedere scorgono anche un tentativo d’autoassoluzione morale, per le molte porcherie coperte dagli amministratori pubblici di questa sinistra.
Comunque sia, al di là dei giudizi morali sempre opinabili, rimane il problema di fondo, la fibrillazione elettorale è una pessima consigliera, induce a credere che la salvezza sia lì, in qualche eletto purché sia e nel suo vagare nelle anticamere delle stanze dei bottoni, propedeutico ad apporre gli ultimi chiodi alla bara di quella che, molto impropriamente, qualcuno si ostina a definire sinistra radicale.
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