L'ideologia nei linguaggi artistici porta a ridurre ed astrarre il simbolo dandogli forma, questa astrazione si presenta portatrice di un valore autonomo e di un contenuto trascendente, come rappresentazione della coscienza nel significato.
Il pensiero borghese o marxista sono vecchi nel non considerare il problema e trascendere i contenuti, non considerano di essere merce feticcio legata al valore di scambio.
Forme astute nascoste dietro i contenuti, così il consumismo ha fatto la rivoluzione ideologica nel sessantotto.
I linguaggi dell'arte non dovrebbero entrare mai in conflitto, anche se l'ideologia e il distinguo di contenuto che determinano il prodotto lavorano sulle coscienze per accettare finti conflitti che determinano finte identità di consumatori culturali e artistici , una medesima forma processuale che attraversa tutti i campi della produzione artistica e sociale, in questa maniera ogni produzione artistica materiale o simbolica entra a fare parte dello stesso processo di astrazione, riduzione, equivalenza e sfruttamento.
Il segno artistico nega e rimuove, esorcizza e integra nella propria operazione, cancella le tracce della sua trascendenza astratta e si pone come il principio di una realtà di senso.
Attraverso una idea del segno ideologica inquadrata in una organizzazione di sistema e di distribuzione funzionale e terroristica, di controllo del segno attraverso il filtro del contenuto positivo e/o del valore, il significato regna sovrano, questo porta naturalmente e socialmente alla gerarchia del senso.
La rivoluzione è nel ripristinare il simbolo e anteporlo al segno, al gesto e ai valori, bisogna indagare i segni.
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