Luca Beatrice su "Il Giornale" ci informa che la pittura italiana rispetto a quella della west coast americana (Pop Surrealism) è più spontanea e meno movimento, anche se più ancorata alla tecnica nonostante frughi tra le sottoculture giovanili.
Ci informa che è il critico Ivan Quaroni a individuarne le traiettorie più significative del non movimento (ma allora è un movimento?) e ci presenta questi caustici artisti che ancora non conosce nessuno a dovere, la star è Giuseppe Veneziano, massmediotico pittore che costa solo 40000 euro, le sue "provocazioni"? Cose del tipo Cristo brandizzato con Dolce e Gabbana.
Gli altri noti ignoti? Lo scultore "maniacale" Diego Dutto, il disegnatore "dallo spirito settecentesco" Vanni Cuoghi, il "punk" Michael Rotondi che "predilige installazioni" (ma in questo non movimento non si privilegiava la tecnica?).
I più "classici" e arretrati sono secondo Beatrice i sardi Silvia Argiolas e Giuliano Sale, sempre a distinguerci dall'isola, i "pop" (ma non sono tutti pop?) sono Massimo Gurnari e Fulvia Mendini (figlia dell'architetto Alessandro) e conclude l'elenco con Ester Grossi e la sua pittura computer grafica piatta e artificiale.
Per quanto tempo gli artisti dovranno subire insulti del genere dal mercato del critico pur di vendere e apparire?
Al solito Luca Beatrice conferma di capire più di calcio che di linguaggi dell'arte che riduce a etichette vuote di senso.
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