Cattelan ? Un tecnico dell’arte e le
sue dinamiche
Il consumo
dell'arte e anche dei suoi spazi pubblici istituzionali, la stessa profusione
dei suoi oggetti e dei suoi gadget a segnare il limite delle possibilità
sociali e linguistiche dell'arte contemporanea.
Questa è la prospettiva da cogliere
oltre le apparenze, il consumo di prodotti artistico culturali che omologano
nella identificazione simbolica. Un tempo l'accesso all'arte contemporanea era
possibile solo ai grandi mecenati e ai cortigiani, oggi la sua diffusione è
fondamenta del potere, dei criteri di produzione artigianale della stessa arte,
di responsabilità di decisioni economiche e politiche (pensate al dito di
Cattelan a Piazza degli affari e a come poi si è materializzato lo spread e il
governo tecnico Monti in Italia).
Il consumatore
artistico, anche quando è lo stesso artista, dovrebbe chiedersi se la sua
salvezza passa per queste truffaldine operazioni, se queste operazioni
ideologiche non servano ad assegnarli un destino sociale di produttore e
consumatore servile di logiche di cui non è padrone, schiavi di un linguaggio
imposto, immorali, irresponsabili e sopra le righe, in contrasto con i padroni
che con responsabilità occupano posti di potere.
Il consumo
istituzionale artistico, in questo tempo di delegittimazione è la morale di
riferimento che si proietta nel futuro.
Non
dimentichiamolo mai: l'oggetto artistico pubblico non si fonda sulla preminenza
o l'abbondanza, ma è qualcosa altro, gestione del potere politico ed economico,
manipolazione di segni per uomini, la materializzazione per gli stessi artisti
di un paese della cuccagna che non esiste.
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