sabato 6 aprile 2013

Quando le stanze del web non sono intelligenti





Mettiamo che un giorno mi ritrovi un mio scritto del 2009-2010 condiviso e pubblicato su faceboom e poi inviato a tale bislacco personale che mi aveva chiesto di lavorare su un progetto condiviso di "Altro sistema dell'arte" mestamente fallito visto lo spessore del personaggio col quale non ho mai trovato possibili sinergiche collimazioni.


Aggiungiamo che tale personaggio qualche anno prima aveva "dirottato" il "Santa Barbara Project", progetto (ideato nella sua struttura virale da me e mia moglie Barbara Ardau, compagna di arte e di vita) che voleva essere operativo e mirava viralmente a creare un sistema dell'arte a sostegno dell'artista, voleva essere un laboratorio condiviso che poi si è ritrovato a essere un progetto itinerante che qualche artista curatore sciacallo proponeva a amminsitrazioni comunali per monetizzare sul nostro lavoro senza neanche dare di conto (mentre in realtà l'idea originale era di muoversi a costo zero e promuovere liberamente ricerche artistiche tra artisti, come abbiamo poi fatto in autonomia privata e individuale al servizio del pubblico con il "Rockbus Museum" e la "Tavor Art Mobil").




Mettiamo che a distanza di qualche anno, tale personaggio prenda pari pari questo mio vecchio testo e lo pubblichi sul suo stato di facebook come fosse stato scritto e pensato da lui sperando che io non me ne accorgessi (un buon amico me l'ha segnalato e avevo già chiuso un occhio un anno fa per lo stesso episodio).
Mettiamo che io mosso da ira scrivessi direttamente al soggetto in questione (con cui non ho e non voglio avere nulla a che fare, errare e umano e può capitare di avere a che fare con truffaldini artisti che sopravvivono a carico del pubblico e del privato forti dell'ignoranza altrui, ma perseverare sarebbe diabolico e dequalificante).
Ecco l'incredibile risposta ricevuta:



Chiudo con un commento di un amico, artista del Sulcis Iglesiente e mi ha rallegrato l'animo e rasserenato l'anima, in fondo in fondo il signore in questione e uno dei tanti artisti truffaldini che s'ingegna come può per tirare a campare, niente di personale se non fosse che non è bello ritrovarsi dei propri concetti, figli di una propria ricerca e di una propria idea semantica dell'arte a firma di altri, non per i concetti in sé, perché l'arte è linguaggio ed è una ovvietà che i concetti circolino e si scambino, ma perché non ci si è presi neanche la briga di possederli e ricampionarli, insomma se l'arte è vita, il concetto artistico va vissuto e condiviso, non rubato e condiviso, altrimenti si millantano esperienze di vita e di ricerca non vissute e non è bello, chiudo la digressione e anche io copio e incollo il commento di Federico Franzina senza firmarlo a mio nome.

"ATTENZIONE!! AVEVO PREDETTO CHE L'AVREBBE FATTA PASSARE PER CITAZIONE!! HUAUHAUHUHAUHUHA MA COS'E' SEMBRA USCITO DA UN FILM DI TOTO' UHAHUAHUAUHHUAUHAUHA,
il problema è che quando si ha a che fare con certi personaggi la prevedibilità di questi ultimi è una costante, ma in questa splendida scan la cosa che andrei a sottolineare più di ogni altra cosa è la fine performance letteraria filo zingaresca che quest'uomo sfodera in occasione di questo suggestivo faccia a faccia virtuale , sostenendo con parole oltremodo espressive il concetto di benevolenza e altruismo che nutre verso di te... pochi artisti avrebbero saputo rendere possibili performance del genere, ritengo che "Vedi che non rispondo metro il tuo nome Cosi non mi offendo" possa essere accostata a frasi che hanno fatto ormai la storia del non sense nostrano come "chi troppo molto nulla niente" o la celeberrima "c'è qualquadra che non cosa". Ritengo inoltre doveroso sottolineare la sua internazionalizzazione anglofona di "ti" con "to" , particolari che a molti sfuggono e possono passare per grossolani errori, ma a noi estimatori dei grandi pensatori no! Abilmente camuffato da errore questa perla britannica risplende in un contesto del tutto autentico e casereccio, quasi rustico oserei dire.
uhauhahuahuahuuhahuhuahuahuahuauh!"
Federico Franzina


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