giovedì 1 agosto 2013

Comunque sia, artista di classe

Comunque sia, artista di classe.

Ogni artista è in relazione con diverse collettività, questa sua relazione definisce la sua "identità di classe".
Un artista con il suo linguaggio appartiene a un clan, a una crew, una fascia d'età, un paese, una ragione, a una nazione; si rafforza anche attraverso relazioni simboliche con altri individui e/o artisti che possono anche non appartenere alla sua collettività.
Il senso sociale di un artista si snoda su due assi:
- quello delle appartenenze o delle identità.
- quello delle relazioni o dell'alterità.
L'attività gestuale e rituale dell'artista è la sua mediazione rituale (non servono altri intermediari "addetti ai lavori"), l'attività rituale costituisce la sua appartenenza di classe.
Il rito dell'artista con il suo linguaggio introduce la mediazione dell'appartenenza simbolica e della successiva parola.
Prima il rito-linguaggio, poi l'appartenenza e poi la parola.
In questo gli artisti privi di una storia scritta da altri non sono diversi dagli artisti con una storia scritta da altri.
L'artista come lo spettatore-osservatore connettivo nel suo rituale acquista senso nella relazione, relazione rituale che non ha senso alcuno senza la loro interazione, i confini (quando ci sono) tra l'artista e lo spettatore connesso o tra gli stessi artisti, sono confini culturali e linguistici; sono l'insieme dei luoghi problematici di una cultura simbolica di cui sono espressione.
Nel nostro sistema liberale di valori, l'artista comunque operi, ha una libertà chiavi in mano che non gli consentirà mai di aprire tutte le serrature, sarà sempre iscritto (suo malgrado) in un sistema di classe, che però consente, attraverso il rito dello stesso artista, la presa di coscienza.

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