L'espressionismo contemporaneo? Dello spettatore
La cultura dell'arte da galleria (un tempo scrivevo da galleria-galera) è una sovrastruttura che naviga contro sviluppi processuali e assimilazioni condivise di un linguaggio artistico; la galleria è un limite, un argine che normalizza e canalizza l'anomalia della ricerca linguistica di un artista, lo reprime, con la galleria ci hanno convinto che l'arte sia comunicazione, non è vero, l'arte è partecipazione.
La distorsione è avvenuta per mezzo degli intermediari che storicamente si sono interposti tra il mutato ruolo sociale dell'artista e del suo linguaggio e chi a esso si relaziona, praticamente infiltrando il potere nella cultura di ricerca artistica contemporanea, effetto collaterale presumibilmente imprevisto dalle avanguardie storiche (anche se Modigliani e Duchamp avevano messo in guardia tutti).
Almeno fino alla fine del secolo passato, la cultura di certi artisti imposti dal sistema è stata dissolta in strategia di sistema e di potere che marcava e rimarcava differenze linguistiche fino a renderle diseguaglianze, impedendo all'arte e agli artisti di trovare un ambito comune nel quale confrontarsi.
L'invito che questo scorcio di secolo ci pone è quello di comprendere il processo elaborativo e cognitivo di un linguaggio artistico e sperimentarne la possibile e reale condivisione al fine di sviluppare sapere; considerando che il potere non è solo omissivo o repressivo ma è anche normativo, il linguaggio artistico può partire dal presupposto di potere creare una norma anche privo d'intermediari; la norma può passare per traiettorie e limiti non necessariamente imposti dall'alto.
Tutto questo non vuole dire rinnegare luoghi come le Accademie e i Licei, vuole dire tenere presente che nella loro istituzionalità didattica non possono essere spazi privati, sbagliano i Maestri artisti che l'intendono così.
Il linguaggio dell'arte è una questione complessa, che include da un lato l'adattamento normalizzante o contestuale, dall'altro la costruzione di spazi condivisi e liberi che portino alla manifestazione di altri universi e sistemi dell'arte.
Il sistema dell'arte "Accademico" di mercato è nato alla fine dell'ottocento, in un contesto di colonialismo liberista industriale verso altri mondi, il tempo è cambiato, forse si è allargato e sono mutati gli equilibri tra l'osservatore e l'osservato, sembra essersi bilanciato attraverso la riproduzione digitale il rapporto tra chi si esprime e chi riceve o subisce l'espressione artistica, esprimendosi su di essa, il nuovo linguaggio dell'arte nell'altro sistema che verrà sembra potere vivere dell'espressionismo dello spettatore.
La cultura dell'arte da galleria (un tempo scrivevo da galleria-galera) è una sovrastruttura che naviga contro sviluppi processuali e assimilazioni condivise di un linguaggio artistico; la galleria è un limite, un argine che normalizza e canalizza l'anomalia della ricerca linguistica di un artista, lo reprime, con la galleria ci hanno convinto che l'arte sia comunicazione, non è vero, l'arte è partecipazione.
La distorsione è avvenuta per mezzo degli intermediari che storicamente si sono interposti tra il mutato ruolo sociale dell'artista e del suo linguaggio e chi a esso si relaziona, praticamente infiltrando il potere nella cultura di ricerca artistica contemporanea, effetto collaterale presumibilmente imprevisto dalle avanguardie storiche (anche se Modigliani e Duchamp avevano messo in guardia tutti).
Almeno fino alla fine del secolo passato, la cultura di certi artisti imposti dal sistema è stata dissolta in strategia di sistema e di potere che marcava e rimarcava differenze linguistiche fino a renderle diseguaglianze, impedendo all'arte e agli artisti di trovare un ambito comune nel quale confrontarsi.
L'invito che questo scorcio di secolo ci pone è quello di comprendere il processo elaborativo e cognitivo di un linguaggio artistico e sperimentarne la possibile e reale condivisione al fine di sviluppare sapere; considerando che il potere non è solo omissivo o repressivo ma è anche normativo, il linguaggio artistico può partire dal presupposto di potere creare una norma anche privo d'intermediari; la norma può passare per traiettorie e limiti non necessariamente imposti dall'alto.
Tutto questo non vuole dire rinnegare luoghi come le Accademie e i Licei, vuole dire tenere presente che nella loro istituzionalità didattica non possono essere spazi privati, sbagliano i Maestri artisti che l'intendono così.
Il linguaggio dell'arte è una questione complessa, che include da un lato l'adattamento normalizzante o contestuale, dall'altro la costruzione di spazi condivisi e liberi che portino alla manifestazione di altri universi e sistemi dell'arte.
Il sistema dell'arte "Accademico" di mercato è nato alla fine dell'ottocento, in un contesto di colonialismo liberista industriale verso altri mondi, il tempo è cambiato, forse si è allargato e sono mutati gli equilibri tra l'osservatore e l'osservato, sembra essersi bilanciato attraverso la riproduzione digitale il rapporto tra chi si esprime e chi riceve o subisce l'espressione artistica, esprimendosi su di essa, il nuovo linguaggio dell'arte nell'altro sistema che verrà sembra potere vivere dell'espressionismo dello spettatore.
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